Inaugurazione anno scolastico 2023/2024

Progetto educativo


Spesso la prevenzione è vista unicamente come una necessità, un modo per evitare di dover rimediare in seguito a una situazione di difficoltà.

L’ambiente educativo deve essere quindi una palestra per il giovane, un luogo sereno nel quale imparare, anche grazie ai “buoni esempi”, i valori e gli strumenti atti ad affrontare in autonomia la vita con tutte le sue difficoltà e contraddizioni.

La parola prevenzione ha però per Don Bosco un significato più ampio: non occorre soltanto prevenire il male, ma far questo andando incontro al bene, così da farlo emergere in tutte le sue forme.
Occorre quindi avere ottimismo, riconoscere in se stessi e nel giovane un’energia capace di guidarlo verso l’autonomia, risvegliare la voglia di camminare, di costruirsi, dandone l’esempio in prima persona e aiutare il giovane a prendere coscienza delle sue qualità positive, offrendo al tempo stesso concrete possibilità per cui queste possano esprimersi al meglio.

È l’esempio dell’educatore, colui che è venuto prima, che guida il giovane attraverso questo processo di scoperta e formazione della propria personalità.

Ragione
Porre la ragione al centro dell’educazione umana significa, essenzialmente, credere nell’uomo, nella sua capacità di apprendere, di decidere liberamente.
È un atto di fiducia e ottimismo nella persona.
Contrapposta alla ragione è l’istintività, anche emotiva: bella, certo, ma può giocarti dei brutti scherzi.


Religione
Un elemento molto importante, in quanto orienta l’uomo a Dio e lo rende capace di amare. Eppure anche davanti alla religione, la ragione ha la precedenza. Diceva infatti don Bosco: “mai obbligare i giovani alla frequenza dei Sacramenti, ma incoraggiarli e facilitarli nell’approccio a Gesù, facendo notare la bellezza e la santità di quella religione che propone mezzi così semplici per costruire una società civile”.


Amorevolezza
È la base di ogni azione educativa, ma “non è sufficiente amare i giovani, occorre soprattutto che i giovani stessi si sentano amati”.
E ancora, viceversa, “ognuno si faccia amare per educare i giovani”. Educare è quindi un donarsi in modo gioioso, trasmettendo gioia e serenità proprio con il dono di sé.
Questo amore si manifesta in una accoglienza del giovane così come egli è, con i suoi difetti e i suoi pregi, nella sua unicità.
Attenzione e dialogo – L’educazione è cosa di cuore
Don Bosco aveva affermato che la pratica di questo sistema è tutta poggiata sulle parole di San Paolo che dice: “La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene tutto”».

Don Bosco è convinto che solo Dio ci può insegnare l’arte di amare come Lui e di educare, e da ciò segue l’importanza della religione nel suo sistema educativo.

Fin da ragazzo Don Bosco aveva ricevuto il consiglio «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare il cuore dei giovani», una frase che segnò tutto il suo cammino.

L’amore per i giovani e soprattutto il farli sentire amati, attraverso l’interessamento ai loro giochi, alle loro vite e alle loro problematiche è quello che rende l’educatore un amico speciale, un fratello maggiore che guida il giovane verso l’autonomia
Riconoscimento delle unicità – Un punto accessibile al bene
Don Bosco diceva «Basta che siate giovani perché io vi ami assai», una frase che ci fa capire come egli guardasse al giovane con simpatia e che nella filosofia salesiana si traduce nella creazione di un canale di comunicazione tra educatore ed educando, che permette con il tempo la trasmissione di valori di vita e di fede.

Secondo Don Bosco in ogni giovane si trova «un punto accessibile al bene», grazie al quale è possibile instaurare questo rapporto di fiducia e insegnamento, volto ad aiutare il giovane a crearsi una personalità armonica e solida.

La ragione del Sistema Preventivo è dare fiducia alle forze di bene presenti in ogni persona, che l’educazione ha il compito di far crescere e maturare.


Un ambiente stimolante per lo sviluppo – Salute, scienza, santità
A Don Bosco interessava non solo la salvezza dell’anima del giovane ma anche il suo sviluppo mentale e sociale.

Oltre quindi ad educare al senso cristiano dell’esistenza, egli proponeva ai suoi ragazzi momenti di svago e protagonismo, quali teatro, musica e gioco, da inframezzare ad attività propedeutiche all’apprendimento di un mestiere con cui guadagnarsi la vita ed essere un onesto cittadino.


Orientamento – L’educazione può cambiare la storia!
Questa idea sostenne Don Bosco in tutto il suo lavoro e per tutta la durata della sua vita.

L’educatore, secondo questa visione, è «un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi».

La competenza educativa, l’amore della “vita profonda”, lo sguardo positivo su se stessi e sugli altri e la “passione” per i giovani sono le caratteristiche che consentono ad un educatore di educare il giovane ad usare la propria libertà nel migliore dei modi.
Il titolo del convegno era allarmante e propositivo: “È il momento della vera scuola cattolica”, illustrato ancora meglio dal sottotitolo: “Uscire dal sistema per essere se stessi”. Le tre relazioni di Stefano Fontana, don Samuele Cecotti e don Marco Begato sono state concordi nel constatare che esiste ormai un sistema ben collaudato e che si muove con coerenza non per educare ma per diseducare, per togliere i figli ai genitori, per impedire alla Chiesa di continuare a considerarsi primario soggetto educativo e non solo collaboratrice esterna e occasionale dopo aver delegato l’educazione ad altri e soprattutto allo Stato. Questo sistema si chiude a riccio per impedire vie di fuga,
In questo modo, però, la Chies rinuncia a quanto le è proprio per natura: come ha segnalato al convegno don Cecotti, la Chiesa insegna la verità rivelata, però questa si basa sulla ragione e quindi ha titolo originario anche per educare la ragione, in un unico progetto educativo perché unico, anche se distinto, è il progetto salvifico. Purtroppo, l’influenza di tante correnti della teologia contemporanea condizionate dalla prospettiva protestante ha rotto il rapporto tra fede e ragione sicché oggi si pensa che alla ragione debba pensare lo Stato e alla fede la Chiesa. Da qui il ritiro di quest’ultima dalla pubblica piazza.

Che poi magari lo Stato insegnasse ad usare la ragione. Oggi, anche se non da oggi, avviene il contrario. Come hanno segnalato le relazioni mattutine al convegno, dapprima lo Stato si è dichiarato neutro da principi e valori, poi ha cominciato a combattere coloro che pretendevano ancora di tenere formi principi e valori pubblici, quindi ha iniziato a fare violenza imponendo i propri principi e i propri valori. Come è avvenuto da qualche tempo con l’istituzione dell’insegnamento dell’Educazione Civica in ogni ordine di scuola pubblica.
La libertà di educazione e il confronto tra una scuola che forma al bene comune e quella moderna, ideologica e statale, originata dalla Prussia e poi importata anche in Italia. La scuola parentale come antidoto. L’abuso della tecnologia e i danni per i giovani. Dall’incontro della Bussola con Marco Sermarini e lo psicologo Roberto Marchesini.

Anticlericale, non c’era libertà». Da lì, l’indottrinamento da parte di chi detiene il potere è proseguito fino ai giorni nostri, quando la scuola è preda di teoria del gender, Agenda 2030, eccetera.

Di contro, come ha notato Sermarini, «il cristianesimo ha saputo valorizzare nei secoli» una cultura e un’educazione per il bene dell’uomo, anche mutuando il meglio del mondo greco-romano, «come ad esempio le famose arti liberali, che sono una grande introduzione alla realtà che la Chiesa ha fatto propria e che fa parte di quella che possiamo chiamare civiltà occidentale, civiltà europea», secondo «un’idea sana di Europa». Con l’era moderna si assiste invece al tentativo di cancellare questa identità, un’operazione a cui «la scuola di Stato si presta perfettamente», grazie anche a un equivoco di fondo: «È una scuola apparentemente neutra ma che in realtà funge, volontariamente o involontariamente, da megafono delle idee dominanti».

I due ospiti hanno sottolineato i danni che vengono da un inappropriato o eccessivo uso della tecnologia, concordando tra l’altro sull’opportunità per gli studenti di non portare il cellulare in classe. Riguardo all’insegnamento, se è vero che in determinate situazioni «ci sono delle tecnologie utili», come argomenta il rettore della Scuola Libera Chesterton, «in generale noi utilizziamo un metodo molto classico e antico: il professore parla, fa esempi, spiega qualcosa e i ragazzi ascoltano, prendono appunti, intervengono, domandano, sono stimolati a fare domande, a cercare di capire. È quello che si dice “seguire un maestro”, qualcuno che ti introduca alla realtà vera e propria, non a quella virtuale». Sermarini, per la sua esperienza a scuola, e Marchesini, per i pazienti ricevuti nel suo studio, evidenziano gli scarsissimi livelli di apprendimento e le altre conseguenze negative che hanno accompagnato la didattica a distanza (Dad). Anzi, per Marchesini, «la Dad è stata un esperimento per abolire la scuola in presenza e fisica». Attraverso la sua attività, lo psicologo clinico ha potuto constatare di persona l’incremento dei pensieri e tentativi suicidari nei giovanissimi, vedendovi un legame proprio con la Dad, il lockdown e il terrorismo mediatico in tempo di Covid-19. Senza dimenticare, come rileva Cascioli, che le politiche per spingere gli studenti di medie e superiori alla vaccinazione hanno aggravato ulteriormente il quadro, emarginando i non vaccinati.

Tornando al vulnus dell’uso abnorme dei mezzi tecnologici, lo psicologo ha riferito come gli addetti ai lavori concordino sul fatto che gli schermi di cellulari, computer, tablet, ecc., «sono dal punto di vista cognitivo la peggior disgrazia che poteva capitare a queste generazioni […]. Tutti questi strumenti tecnologici e digitali hanno ridotto l’attenzione dei ragazzi a intervalli brevissimi». Il loro uso prolungato aumenta disturbi del sonno, irritabilità e nervosismo, e diminuisce la capacità di relazionarsi. Tutto ciò ha una serie di altri effetti, di cui Marchesini riporta un paio di esempi emblematici, vittime immateriali incluse: vedi il compianto assolo di chitarra…

X TAVOLA DI ASSISI: LA GRANDE ASSENTE. Affari Big Pharma sui Feti Abortiti approvati dall’UE ma ignorati dai Cristiani

X TAVOLA DI ASSISI: LA GRANDE ASSENTE. Affari Big Pharma sui Feti Abortiti approvati dall’UE ma ignorati dai Cristiani

Indice dei contenuti

di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.


LE GIORNATE INTENSE SU “LE TAVOLE DI ASSISI”

Il 9 e il 10 settembre ho partecipato alla due giorni de “le tavole di Assisi” che si è tenuta, appunto ad Assisi. Sono state due giornate intense, e con numerosi interventi che si sono susseguiti dalla mattina alla sera.  Tutto è stato molto interessante,  e mi sono trovata in perfetta armonia con molti degli interventi fatti ma c’è un ma…

Mi limiterò a fare soltanto alcune osservazioni  senza le quali, ritengo non si possa avere la giusta chiave di lettura delle due giornate. L’ evento era teso, secondo gli organizzatori, “a riflettere, ragionare, ascoltare e pregare insieme.“ L’appuntamento nella splendida cornice di Assisi  ha messo al centro delle sue riflessioni le sfide che attendono l’Italia e l’intero Occidente: l’assalto alla vita e alla famiglia fino alla guerra, dalla dittatura del pensiero unico fino al definitivo sradicamento delle radici cristiane dell’Occidente.

Erano presenti alcune delle principali sigle del panorama cattolico Italiano con due vescovi, una pastora del mondo  evangelico ( protestante) numerosi intellettuali e più di 400 persone accreditate.

Voglio  partire dall’intervento di monsignor Giampaolo Crepaldi vescovo emerito di Trieste che ha  gettato  le fondamenta sulle quali si sarebbe dovuto ( ma  così non è stato) costruire l’intero evento con l’apporto dei vari relatori.

Bisogna recuperare la convinzione che il cristianesimo e la chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente. Bisogna recuperare l’idea, insegnataci anche da Benedetto XVI… Che non è possibile dissodare le terre incolte della vita sociale senza aver prima dissodato le nostre anime“.

Oggi questa eredità preziosa si trova in grave difficoltà e il motivo principale è di fede in primo luogo e in secondo luogo di ragione. Dice monsignor Crepaldi che  si concede troppo al naturalismo e si pensa che il mondo non abbia bisogno del Cristo della fede ma eventualmente solo del Cristo della ragione, per poi progressivamente scendere di livello ed arrivare al Cristo dell’etica mondialista ed infine al Cristo della coscienza individuale.

La conseguenza di tutto ciò è che il ruolo del Cristianesimo così concepito finisce di avere un ruolo importante nella società.

Questa è una menzogna perché il cristianesimo e la chiesa hanno invece qualcosa di proprio e di unico da dire nella pubblica piazza, in una piazza dove il vociferare “Del pubblico dibattito“ genera soltanto un grande baccano quotidiano.

Se il cristianesimo e la chiesa “hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e di unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti, perché non possono darsi da fare indifferentemente per tutto.“ Scriveva Benedetto XVI che “Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto“.

Questo tutto deve essere vagliato alla luce di quanto la chiesa ha da dire di proprio e di unico nella pubblica piazza. Monsignor Crepaldi ha rincarato la dose facendo riferimento a l’esistenza di troppe realtà cattoliche che oggi hanno fatto propria l’agenda ONU per il 2030.

Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, e li rende disponibili alle avventure anche le più strane.“

I CATTOLICI “FLUIDI” RESTANO IMPRODUTTIVI

La società non trae nessun vantaggio da attivisti frenetici cattolici “fluidi”che restano improduttivi.

Alla base dell’oblio dei “principi non negoziabili“, di cui ci parlava Benedetto XVI, sta l’agnosticismo cattolico il quale assolutizza la politica permettendole di fare tutto svilendola e rendendola cieca. Una politica fatta alla cieca.

Ad una politica così ridotta la dottrina sociale della chiesa non ha più nulla da dire.

Stanno scomparendo gli spazi in cui il cattolico può operare. “La pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della dottrina sociale della chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali“ si sta riducendo di numero.

La domanda che si impone e si erge a questo punto è molto semplice e allo stesso tempo molto seria: i cattolici, siano essi laici o uomini di chiesa, si  adeguano o tentano di opporsi?

Per opporvisi serve Il messaggio proprio e unico che la chiesa e il cristianesimo hanno da dire al mondo.

Tutti coloro che non lo fanno o lo fanno male verranno fecondati  e avvelenati da altre idee che con il Cristianesimo non hanno niente a che vedere.

LE IV TAVOLE DEL SIMPOSIO 

Queste sono state le tavole intorno alle quali ci si è seduti e i relatori hanno dato degli spunti sui quali sarebbe stato necessario confrontarsi. Non è stato possibile e non per mancanza di tempo ( considerando che alcuni relatori invitati non hanno potuto partecipare): alcune tematiche non “dovevano” essere affrontate.

Le IX tavole

  • La sacralità della vita umana
  • La famiglia società naturale fondata sul matrimonio
  • Inverno demografico e neo – malthusianesimo
  • Le ideologie e i giovani: Gender, Wolke, e molto altro
  • Transumanesimo e post-umanesimo la dittatura soft
  • Anima e trascendenza: fede, chiesa, vita eterna
  • Economia e cura del creato
  • L’Italia ripudia la guerra
  • La sovranità appartiene al popolo

Mentre Monsignor Crepaldi parla di Chiesa Cattolica alle tavole erano presenti alcuni rappresentanti delle chiese evangeliche: chiese nate dalla Riforma protestante, la quale rifiutò molte istituzioni e pratiche della Chiesa Cattolica in nome del ritorno al Vangelo,che ogni Cristiano poteva interpretare secondo la propria coscienza. Sarà bene per il lettore saper rispondere alla domanda : chi è il cattolico?

Il cattolico è colui che si oppone alla ribellione contro il Logos. È colui che si sforza di vivere in armonia con il Logos, cioè con l’ordine, il senso che ha creato e governa l’universo. E il Logos si è fatto carne, ha abitato in mezzo a noi e ha fondato la chiesa Cattolica.

Papà Benedetto XVI nel viaggio in Germania del 2011 non nascose la problematica morale, che costituisce una nuova sfida per il cammino ecumenico. “Nei dialoghi non possiamo ignorare le grandi questioni morali circa la vita umana, la famiglia, la sessualità, la bioetica, la libertà, la giustizia e la pace“. La presenza della pastora  Roselen  Böener Faccio  tra i relatori alle Tavole di Assisi ha riproposto  un problema cruciale dell’ecumenismo contemporaneo .

La questione della struttura della rivelazione-la relazione tra sacra scrittura, la tradizione viva nella santa chiesa e il ministero dei successori degli apostoli come testimone della vera fede. E qui è implicita la problematica dell’ecclesiologia che fa parte di questo problema: come arriva la verità di Dio a noi”.

Il problema teologico soggiacente è il discernimento tra la tradizione con maiuscola, e le tradizioni. Papa Benedetto XVI ci metteva in guardia sulla problematica dei metodi adottati nei vari dialoghi ecumenici dove il rischio del relativismo è più forte. I documenti comuni di studio prodotti dai vari dialoghi ecumenici non sono testi del magistero cattolico: vanno riconosciuti nel loro giusto significato come contributi offerti alla competente autorità della chiesa, che sola è chiamata a giudicare in modo definitivo.

Noi Cattolici dobbiamo rimanere fermi sui principi morali non negoziabili. Solo così sarà possibile combattere la dittatura del relativismo evitando che il dialogo ecumenico ne diventi l’ennesima vittima per malinteso buonismo. Accorgimento venuto meno durante il confronto con la Pastora.

 AFFARI SUI FETI ABORTITI APPROVATI DALL’UE, IGNORATI DAI CRISTIANI

La  prima tavola sulla sacralità della vita  pur avendo affrontato il tema “aborto non ha speso  una sola parola riguardo al problema morale degli esperimenti sui feti abortiti.

“La vita umana è sacra perché (…) Comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale col creatore, suo unico fine“.  Donum vitae, CDF,1988

È stato ampiamente condannata la  legge ingiusta come la 194 perché nessuna ragione può prevalere sulla sacralità della vita umana. La chiesa non può, in nome del dialogo venire meno alla doverosa chiarezza su aborto e 194.

L’impegno più grande è stato  quello di portare il discorso sull’aborto come atto delittuoso e illecito.  Quando  si parla di aborto, il valore che viene messo maggiormente in  gioco è il valore della vita nascente, che va tutelata, a maggior ragione, perché è più indifesa. Ma tacere sull’uso dei  feti abortiti significa essere complici alla creazione di una cultura che ritiene legittimo che alcuni muoiono per il bene dell’umanità, una cultura che decide che alcuni esseri umani non sono persone, ma cose, fornitori di “materiale biologico“.

Soltanto due giorni dopo, In data 12 settembre 2023, il parlamento europeo ha approvato una proposta di regolamento (483 voti a favore, 89 astensioni e 52 contrari, che sostanzialmente rischia di aprire le porte alla commercializzazione di embrioni e feti, Di fatto equiparati a “sostanze di origine umana“ come anche sangue e plasma. Addirittura il partito popolare europeo “riconosce e sostiene l’esistenza di un mercato europeo della fertilità per giustificare gli scambi trans frontalieri di gameti, embrioni e feti in caso di carenza in uno Stato membro“.

Questo scenario rischia di aprire concretamente alla legalizzazione del mercato di vite umane in Europa. Inoltre è chiaro come ci sia dietro un disegno politico e culturale per far passare sempre di più il messaggio  e il concetto della non dignità della vita umana nel grembo materno. Sì, infatti, si possono includere feti ed embrioni classificandoli come “sostanze di origine umana“ allora tutto ciò riduce Feti ed embrioni a qualcosa di non “vivo”, qualcosa di equiparabile agrumi di cellule e per questo non solo non degni di diritti, ma anche oggetti da sfruttare a uso e consumo anche di fini abbietti, come l’eugenetica.

IL PECCATO DI OMISSIONE

Pertanto  è necessario comprendere se alcuni  specifici preparati beneficiano  già in modo essenziale dell’aborto. Detto altrimenti: esiste un rapporto diretto tra l’aborto e la realizzazione di questi  preparati?  La risposta è sì.

Dal 1999 l’organizzazione non-profit Children of God for life è in prima linea per la battaglia sui vaccini etici.Debra Vinnedge, Fondatrice dell’associazione nel 2005 porta a conoscenza della pontificia Accademia per la vita il problema dei vaccini immorali.

Già dal 1961 il ricercatore del Winstar  Institute dell’Università della Pennsylvania, il dottor Leonard Hayflick, rivelava  al mondo i suoi esperimenti per ottenere le linee cellulari fetali WI 1-25 (WI sta per Winstar Institute, la  numerazione riguarda le linee cellulari progressive); tre  anni dopo, l’anno della rosolia epidemica negli USA, Hayflick ricavava  una nuova linea cellulare, la WI -38 tratta dai  polmoni di una bambina di tre mesi di gestazione.

Sapete  quanti aborti sono stati usati per estrarre il virus della rosolia dai  feti e utilizzarlo per il vaccino? Fu ammesso dagli stessi studiosi, tra cui il dottor Plotkin (padre del vaccino contro la rosolia), ben 67 aborti: 67 aborti per ottenere il virus e 30 per arrivare alla linea cellulare WI-38, per  la coltivazione del virus.

La storia della produzione del vaccino contro la rosolia rivela che dietro una linea cellulare si nascondono non uno, ma una molteplicità di feti dissezionati; inoltre il feto viene appositamente scelto in ragione di alcune caratteristiche importanti della madre e della famiglia.

Non  si tratta di aborti spontanei, ma di aborti selezionati, come conferma altresì lo studio sulla creazione di una recente linea cellulare, importante anche per  capire l’equivoco su una presunta perennità delle linee cellulari fetali. Queste linee cellulari vengono infatti comunemente definite “immortali“; l’aggettivo lascia intendere che si tratterebbe di linee cellulari disponibili nei secoli dei secoli per la ricerca e la realizzazione di vaccini o di altri farmaci.  Pertanto  non sussisterebbe più la necessità di nuovi aborti per ottenere nuove linee e Il ricorso a feti provenienti da aborto non risulterebbe pertanto più necessario.

IL CRIMINE DEGLI ABORTI SELEZIONATI 

La realtà è però differente. Questo crimine non appartiene affatto al passato, ma al presente e al futuro. In  uno studio pubblicato da Bo Ma,et al. nel 2015, si evince e conferma che le donne che abortiscono sono debitamente scelte e che per ottenere una linea Cellulare, sono necessari più feti con queste caratteristiche:

  • età gestazionale compresa tra i 2 e i 4 mesi
  • Induzione del parto con il metodo water bag
  • la professione dei genitori non deve prevedere il contatto con prodotti chimici e radiazioni
  • Entrambi i genitori devono essere in buona salute senza malattie neoplastiche e genetiche, e senza alcuna storia di trapianti di tessuti e di organi nella linea familiare per tre generazioni
  • Nessuna malattia infettiva

Impossibile dunque continuare a ritenere ingenuamente che queste linee cellulari provengono da aborti spontanei o “casuali“; non  sono aborti spontanei perché il processo rapido di autolisi  renderebbe i tessuti inutilizzabili. I tessuti sono presi a cuore battente perché il sangue deve ancora circolare per ossigenare le cellule.

Per coloro che ancora negano la presenza e l’utilizzo delle cellule embrionali fetali nei vaccini vi segnalo la pubblicazione del  CDC (Centers for Disease Control and Prävention) che pubblica un elenco degli eccipiente dei vaccini dove sono elencati i detriti cellulari fetali MRC-5 e  WI-38. Il passaggio finale è vero non utilizza linee cellulari fetali, ma ogni passo fino a quest’ultimo punto l’ha fatto. I vaccini dipendono dalle linee cellulari fetali.

Moralmente sono cattivi perché la cooperazione formale è sempre illegittima. Ricorrere ai vaccini illeciti ha comportato pericoli non solo in linea ipotetica, ma nella realtà ( vedasi il già citato emendamento europeo). Grave quindi è stato il silenzio  da parte delle associazioni pro-life e persino degli uomini di chiesa  presenti : a prescindere dalle scelte individuali, non si è ancora assistito a una estesa e forte condanna dei centri di ricerca, delle case farmaceutiche e delle scelte di politica sanitaria che hanno privilegiato la via immorale. In parole povere si dice silenzio-assenso.

Di certo, come un assenso è stata percepita la generale astensione durante la discussione della prima tavola di Assisi di una ferma condanna di questo macabro mercato dei feti.

LA PANDEMIA HA ACCELERATO IL PROCESSO IMMORALE SUI VACCINI

Il periodo pandemico ha accelerato  il processo immorale che ha condotto all’uso dei vaccini COVID-19 sotto la pressione della paura. Forse si doveva  provocare una reazione per spostare l’interesse della ricerca verso modalità lecite, opponendo l’obiezione di coscienza e cercando alternative eticamente accettabili. In caso contrario è  stato commesso un peccato di scandalo.

Vangelo di Matteo 18,7 “ Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano  scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”

Il 21 dicembre del 2020, anche la congregazione per la dottrina della fede si esprimeva  in una nota sulla illiceità assoluta della sperimentazione sui feti abortiti. Da allora nessuna voce ecclesiale parla più del problema.

La prima tavola di Assisi aveva un’occasione importante per lanciare un appello in tal senso e sollecitare non solo i nostri governanti ma anche i nostri vescovi a prendere una  posizione. Capiranno primo poi che si raccoglie quello che si semina.              

Chiunque si assuefà al male e a una concezione utilitaristica della vita umana, senza nulla obiettare è destinato a finire male come dice il salmo numero uno “ Il signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi finisce male“ .

ALEMANNO E LA BUCCIA DI BANANA VANNACCI 

Ora  la presenza di Alemanno, è stata la ciliegina sulla torta che ha svelato parzialmente il filo conduttore dell’evento.

A parte tutte le critiche infondate di classificare i partecipanti alle giornate di Assisi come puzzle di novax , putiniani, antidarwiniani  non si può negare che è stato fatto un tentativo di costruire una presenza del mondo politico e culturale identitario. In questo non c’è nulla di male nella misura in cui venga fatto superando quel senso di inferiorità che il mondo cattolico ha  e considerando il pensiero già espresso da monsignor Crepaldi :la chiesa cattolica ha qualcosa di unico e proprio da dire alla politica italiana e non il contrario.

È venuto a parlarci della guerra e della necessità di ripudiarla. Completamente d’accordo Ma sia Alemanno che Adolfo Morganti che Francesco Borgonovo, direttore de La Verità, sono scivolati su una buccia di banana il cui nome è Vannacci. L’accenno  al generale Vannacci come ad un difensore del buon senso e dell’ovvio lo chiarisce ancora meglio.

Guarda caso anche Vannacci nel suo libro non tocca le stesse tematiche che sono state censurate ad Assisi.

Di tutto si è occupato, fuorché della Pandemia (L’elefante che da tre anni è nella stanza) e di un altro tema estremamente importante: la libertà religiosa. A questo punto, mi sorge  la domanda del perché tanto mondo cattolico, presente ad Assisi, in particolare quello conservatore ( così ha presentato l’evento il senatore Pillon), si è tanto entusiasmato per il Generalissimo ?

Cosa propone?   Un orgoglio nazionale italiano puramente laicista, dove il grande assente è il ruolo del Cristianesimo in Italia. Si ispira  all’orgoglio nazionalista di altri Stati. Nulla di nuovo, lo stesso era avvenuto col Risorgimento. Secondo il generale Vannacci il mondo cosiddetto “normale  è quello che si fonda sull’antropocentrismo e l’occidentalcentrismo.  È un tecnocratico e che anche se apparentemente contesta l’ ecologismo poi di fatto promuove gli OGM.

Non possiamo permettere che Vannacci  diventi un paladino del mondo cattolico , fosse pure IL MONDO COSÌ  DETTO “conservatore“.

X TAVOLA: LA GRANDE ASSENTE

Qual è quindi la X  tavola assente che dovrebbe essere inserita  negli eventi da riproporre PROSSIMAMENTE, così come Simone  Pillon ha auspicato  alla fine delle sue conclusioni, in tutta Italia per rilanciare il pensiero cristiano, conservatore e identitario?

La  X tavola

La chiesa accoglie tutti ma non tutto. Rimettere al centro la tradizione autentica della chiesa da dove attingere per poter poi costruire e ricostruire ciò che è stato distrutto e ciò che di nuovo va edificato.  Serve il messaggio proprio e unico che la Chiesa e il Cristianesimo hanno da dire al mondo.