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LA VERITÀ SULLA LEGGE LORENZIN: l’obbligo che impone la legge non è la vaccinazione.

Viste le continue e numerose richieste di informazioni, da parte di genitori, riguardo il perfezionamento delle iscrizioni dei propri figli, sia agli asili nido, sia alla scuola materna, sia alle scuole primarie e secondarie, da fare entro e non oltre il 10 luglio 2024, secondo la Legge Lorenzin art. 3 bis, pena decadenza della pre-iscrizione, abbiamo organizzato vari incontri, in presenza ed on line, nel corso dei quali abbiamo fornito istruzioni e risposto alle varie domande a riguardo.

Questa nostra opera di informazione ed istruzione sta avendo molti riscontri positivi.
Ne è un esempio l’ultimo fatto accaduto nelle Marche.

Subito dopo aver partecipato ad una delle nostre serate informative, alcuni genitori nostri associati, muniti della legge, opportunamente preparati come da noi istruiti per non incorrere nelle sanzioni amministrative, in forza dei propri diritti, si sono recati presso l’hub vaccinale e dopo una accesa discussione con il medico vaccinatore, hanno chiamato i carabinieri, i quali sono intervenuti ed avendo accertato l’illeceità hanno dovuto sollecitare il medico, nonostante le sue opposizioni e resistenze, ad eseguire quanto richiedevano… poiche’ un pubblico ufficiale non può rifiutarsi di adempiere ad un obbligo di legge!!
Questi risultati ci riempiono di soddisfazione, poiché scopo della nostra associazione è istruire i nostri associati per renderli consapevoli dei propri diritti e fornire loro gli strumenti per farli valere!!

Coloro che volessero ricevere informazioni o assistenza, riguardo alla possibilità delle frequenza scolastica senza la vaccinazione, possono inviare una richiesta a:

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LE MINACCE DELLA DITTATURA PANDEMICA OMS: Italia e UE restano Sovrane sul Nuovo Regolamento dopo il Flop del Trattato

LE MINACCE DELLA DITTATURA PANDEMICA OMS: Italia e UE restano Sovrane sul Nuovo Regolamento dopo il Flop del Trattato

Indice dei contenuti

di Paola Persichetti

Sfatiamo le fake news: gli accordi internazionali OMS non legittimano cessioni di potere in ambito sanitario

La 77esima Assemblea mondiale della sanità ha  concordato un pacchetto di emendamenti al regolamento sanitario internazionale (2005) (IHR) ed ha assunto impegni concreti per completare i negoziati per un accordo globale sulla pandemia entro un anno. Le nuove modifiche, richiedevano solo l’approvazione di una maggioranza semplice dei paesi.

Le basi legali per il regolamento sanitario internazionale poggiano sull’articolo 21 e l’articolo 22 della costituzione dell’OMS:

  • Articolo 21 l’assemblea mondiale della sanità ha l’autorità di adottare regolamenti concernenti:Richieste sanitarie o quarantenarie ed altre procedure studiate allo scopo di prevenire la diffusione internazionale delle malattie
  • Articolo 22 i regolamenti adottati sulla base dell’articolo 21 entrano in vigore per tutti gli Stati membri dopo debita comunicazione della loro adozione da parte dell’assemblea mondiale della sanità, con l’eccezione di coloro che presentano, nei tempi dovuti, riserve o respingimenti

Finalità storiche e il supporto ad interessi privati

L’OMS è stata istituita dopo la seconda guerra mondiale come braccio sanitario delle Nazioni unite, per sostenere gli sforzi, per migliorare la salute della popolazione a livello globale, comprendendo il benessere fisico, mentale e sociale..

Nel 1946 l’OMS aveva come obiettivi far raggiungere ai popoli della terra il maggior livello di salute possibile ed evitare abusi e sperimentazioni non etiche sul corpo umano, nel principio che tutte le persone sono uguali e nate con diritti fondamentali inviolabili. Le priorità si sono spostate dall’assistenza incentrata sulla comunità ad un approccio più verticale e gerarchico che segue gli interessi personali dei finanziatori. In Italia, il nostro ordinamento non consente l’entrata in vigore automatica dei protocolli OMS, i quali, quindi, devono forzatamente essere recepiti con atto interno.

Modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale e poteri dell’OMS

 Il regolamento sanitario internazionale 2005 IHR fornisce un quadro giuridico generale che definisce i diritti e gli obblighi dei paesi nella gestione degli eventi e delle emergenze di sanità pubblica che hanno avuto conseguenze gravi, la possibilità di oltrepassare i confini.

 Il regolamento sanitario internazionale è uno strumento di diritto internazionale giuridicamente vincolante per i 196 paesi, compresi i 194 Stati membri dell’OMS.

Tale strumento si applica a questioni che rientrano nella competenza concorrente dei governi nazionali e della comunità europea (CE) . [La CE costituisce il primo pilastro dell’UE con personalità giuridica. Il secondo e il terzo pilastro sono quelli relativi alla cooperazione politica in materia di politica estera e di giustizia]

Numerosi articoli del RSI riguardano questioni regolate dal diritto comunitario. Secondo il diritto applicabile, tali questioni rientrano nella competenza esclusiva della comunità, ovvero nella competenza concorrente dei governi nazionali e della comunità. Ad esempio, l’articolo 45 del RSI riguarda il trattamento dei dati di carattere personale che, nell’UE, è regolato da una normativa facente riferimento alla base giuridica del mercato unico (Direttiva 95 / 46/ CE del PE E del consiglio relativa alla protezione dei dati) rientrando quindi nella competenza esclusiva della comunità.

Altri articoli del RSI rientrano nella competenza specifica dei governi nazionali in caso di assenza di diritto comunitario. Lo stesso vale per l’articolo 41 del RSI che regolamenta i diritti per l’applicazione di misure sanitarie ad alcuni tipi di trasporto (navale e aereo)  nei casi in cui questa materia non sia regolata specificamente dal diritto comunitario e non rientri nella competenza della comunità.

Occorre aggiungere una riflessione critica rispetto all’obbligo che tali strumenti – i quali hanno il potenziale di incidere sui mezzi di sussistenza, la vita, la salute e i diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione – siano conformi, proprio al rispetto dei diritti fondamenti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (CDFUE) e allo Stato di diritto, quale principio cardine dei valori di cui all’art. 2 TUE .

L’IHR è nato per dare risposta alle epidemie mortali che un tempo colpivano l’Europa con lo scopo di determinare diritti e pronunciare raccomandazioni per i paesi, compreso la segnalazione di eventi di sanità pubblica.  I  regolamenti delineano inoltre i criteri per determinare se un particolare evento costituisca o meno una emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale.

Allo stesso tempo, il regolamento sanitario internazionale RSI richiede ai paesi di designarne un punto focale nazionale per comunicare con l’OMS, al fine di stabilire e mantenere le capacità fondamentali di sorveglianza e risposta, anche nei punti di ingresso designati.  Ulteriori disposizioni riguardano i settori dei viaggi e dei trasporti internazionali, come i documenti sanitari richiesti per il traffico internazionale.

Infine, L’IHR Introduce importanti garanzie per tutelare i diritti dei viaggiatori e di altre persone in relazione al trattamento dei dati personali, al consenso informato ed alla non discriminazione nell’applicazione delle misure sanitarie previste dal regolamento.

 Qual è la storia dell’ RSI?

 Nel 1951, Gli Stati membri della OMS adottarono la prima serie di regolamenti sanitari internazionali che comprendevano principalmente disposizioni di notifica e quarantena per i focolai di sei malattie: colera, peste, febbre ricorrente, vaiolo, tifo e febbre gialla.

Questi regolamenti vennero rivisti nel 1969 e adottati come regolamenti sanitari internazionali  1969.

Il  loro scopo era garantire la massima sicurezza contro la diffusione internazionale di malattie interferendo il minimo possibile con il traffico mondiale.  Vennero ulteriormente modificati nel 1973 per includere solo quattro malattie colera, peste, vaiolo e febbre gialla. Successivamente, dopo l’eradicazione del vaiolo nel 1980, i regolamenti includevano solo tre malattie colera, peste e febbre gialla.

Con l’aumento dei viaggi, del commercio internazionale e l’emergenza, la riemersione e la diffusione internazionale di malattie e altre minacce, l’Assemblea mondiale della sanità chiese una revisione sostanziale dell’RSI nel 1995.

Questa revisione ha esteso la portata dell’RSI oltre qualsiasi malattia specifica o modalità di trasmissione per coprire “malattia o condizione medica, indipendentemente dall’origine o dalla fonte che presenta o potrebbe presentare, un danno significativo per gli esseri umani”.

Altre aggiunte inclusero gli obblighi agli Stati membri di sviluppare e mantenere le capacità fondamentali di sanità pubblica, di notificare all’OMS eventi che potrebbero costituire un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale (PHEIC) e procedure attraverso le quali il Direttore generale dell’OMS potrebbe determinare un PHEIC ed emettere raccomandazioni temporanee o permanenti (non vincolanti)

L’RSI rivisto è stato adottato nel 2005 ed è entrato in vigore nel giugno 2007.

 La verità sulle modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale

Gli Stati membri dell’OMS, alla luce dell’esperienza della pandemia di COVID-19,  hanno concordato nel 2022, attraverso la decisione EB150(3), di prendere in considerazione potenziali emendamenti all’RSI. Tali emendamenti avrebbero  dovuto avere una portata limitata e affrontare specifiche questioni, sfide chiaramente identificate, comprendenti equità, sviluppi tecnologici o di altro tipo, o lacune che non avrebbero potuto  essere affrontate altrimenti ma fondamentali per sostenere un’efficace attuazione e conformità dei regolamenti sanitari internazionali (2005) e la loro applicazione universale atte alla equa protezione di ogni essere umano dalla diffusione internazionale delle malattie.

Nel maggio 2022, l’Assemblea Mondiale della Sanità decise di proseguire in questa direzione attraverso il Gruppo di lavoro sugli emendamenti ai regolamenti sanitari internazionali (2005) (WGIHR) e invitò gli Stati membri a proporre emendamenti  all’IHR.

Gli Stati membri dell’OMS chiesero inoltre al Direttore Generale di convocare un comitato di revisione per fornire raccomandazioni tecniche sugli emendamenti proposti. Il Comitato di revisione tenne diverse riunioni e presentò il suo rapporto al Direttore generale nel gennaio 2023, che lo condivise con il WGIHR.

Chi decide le modifiche del RSI?

Ci sono 196 Stati parte del RSI: tutti i 194 Stati membri dell’OMS più Liechtenstein e Santa Sede. Sono i 196 Stati parte che negoziano le proposte di emendamento al RSI, attraverso il WGHIR. Il WGIHR opera come una suddivisione dell’Assemblea Mondiale della Sanità. I negoziati sono facilitati dall’Ufficio del WGIHR, che comprende rappresentanti di ciascuna regione dell’OMS, inclusi due copresidenti.

Come richiesto dagli Stati membri, il Segretariato dell’OMS sostiene il WGIHR, compreso l’Ufficio di presidenza, convoca le sue riunioni e fornisce al WGIHR i servizi e le strutture necessarie per il suo lavoro, nonché informazioni e consulenza.

 Le proposte di modifica del RSI pubblicati online erano giuridicamente vincolanti? 

No, le proposte di emendamento al RSI presentate dagli Stati parte, distribuite agli Stati membri e pubblicate online erano proposte all’esame del WGIHR e, pertanto, non avevano alcun peso giuridico internazionale. In conformità con la decisione WHA75)  il WGIHR ha presentato il ​​pacchetto di proposte degli emendamenti negoziati alla settantasettesima Assemblea mondiale della sanità tenutasi nel maggio 2024 affinché fosse  esaminato.

L’ultima bozza di lavoro delle modifiche proposte al Regolamento sanitario internazionale la si può essere trovata qui:

Gruppo di lavoro sulle modifiche al regolamento sanitario internazionale (2005)

Testo proposto dall’Ufficio di presidenza per l’ottavo incontro del WGIHR, 22-26 aprile 2024

Il pacchetto di emendamenti negoziati proposti è stato sottoposto all’esame della settantasettesima Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2024, in conformità con l’articolo 55 dell’IHR.  Moltissime delle preoccupazioni allarmistiche lanciate dal falso dissenso si sono rivelate infondate.  Molti emendamenti  che venivano dati  già per certi  nella loro approvazione  sono stati  rimossi  e modificati  lasciando (art. 3   comma 1)  il rispetto della dignità, dei diritti umani  e delle libertà fondamentali delle persone  promuovendo  l’equità e la solidarietà .

Pur se qualunque potere può essere esercitato solo se conferito dalla legge, e se rispettoso dei presupposti e dei limiti previsti dalla stessa, soprattutto quando si tratta di poteri che incidono sensibilmente sulle libertà fondamentali, non si deve assolutamente abbassare la guardia.

Più precisamente, l’applicazione dello Stato di diritto mira a promuovere la trasparenza e la responsabilità nel processo decisionale in materia di salute pubblica, ad eliminare l’arbitrarietà nell’applicazione delle misure di emergenza, a consentire un migliore accesso alla giustizia ed a fornire un quadro legittimo, efficace e agile per l’applicazione di misure di salute pubblica in tempi critici. Solamente la consapevolezza e la conoscenza  dei diritti e della legge  può  impedire  la deriva  autoritaria  verso la quale  ci vogliono  spingere sotto il ricatto della paura, e quindi non dobbiamo riporre la fiducia  nell’interpretazione  della legge  esposta dalla narrazione mainstream o dal giornalismo spazzatura, dobbiamo sempre andare alle fonti, leggere i documenti, verificare le notizie e solo allora potremmo avere una visione oggettiva e realistica. La conoscenza neutralizza la paura.  Questo è ciò che intendiamo fare con il presente lavoro, rendendo cioè consapevole il lettore dei diritti fondamentali e dei principi dello Stato di diritto, conformemente a quanto prescritto, rispettivamente, dagli artt. 6 e 2 TUE.

L’RSI Modificato darà all’OMS la capacità di imporre con la forza misure sanitarie a qualsiasi paese?

No. L’OMS non avrà la capacità di imporre alcuna misura sanitaria, inclusi blocchi o altre restrizioni, alle popolazioni di qualsiasi Paese. Tra le disposizioni dell’IHR figurano la funzione di allarme sanitario pubblico globale, il quadro e le raccomandazioni per supportare gli Stati parte e la comunità internazionale nella risposta agli eventi di sanità pubblica, comprese epidemie e pandemie.

L’accordo trovato alla settantasettesima assemblea sulle modifiche al RSI sono entrate in vigore a partire dal 31 maggio 2024.

Secondo la Costituzione dell’OMS, i regolamenti adottati ai sensi dell’articolo 21 entrano in vigore per tutti i Membri dopo che l’Assemblea Mondiale della Sanità ne ha dato debita comunicazione, ad eccezione dei Membri che notificano al Direttore Generale un rifiuto o delle riserve all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Periodo indicato nell’avviso.

Inoltre, in conformità con l’articolo 59, paragrafo 2, dell’RSI (che è entrato in vigore  il 31 maggio 2024), le modifiche al RSI entreranno in vigore 24 mesi dopo la data di notifica da parte del Direttore Generale dell’adozione degli emendamenti. (non dopo 12 mesi come voleva la modifica del 2022)

Quali criteri vengono utilizzati dal Direttore Generale dell’OMS nel determinare un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale?

L’articolo 1 dell’IHR definisce attualmente un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale (PHEIC) come “un evento straordinario che è determinato a costituire un rischio per la salute pubblica per altri Stati parte attraverso la diffusione internazionale di malattie, la quale richiede potenzialmente una risposta internazionale coordinata.“

Ai sensi dell’articolo 12, paragrafo 4, del RSI, nel determinare se un evento costituisce un PHEIC, il Direttore generale, tra le altre questioni, considera inoltre quanto segue:

  • informazioni fornite dallo Stato Parte;
  • il parere del comitato di emergenza;
  • principi scientifici, prove scientifiche disponibili e altre informazioni pertinenti; E
  • una valutazione dei rischi per la salute umana, della diffusione internazionale delle malattie e delle interferenze con il traffico internazionale.

 Quali sono le implicazioni del direttore generale dell’OMS che determina un’emergenza sanitaria mondiale?

La determinazione di una PHEIC funge da allarme globale e, soprattutto, implica l’emissione di raccomandazioni temporanee agli Stati parte – che, per definizione, non sono giuridicamente vincolanti – per guidarli nella preparazione e nella risposta alla PHEIC.

Secondo il RSI, le Raccomandazioni Temporanee scadono automaticamente tre mesi dopo la loro emissione. I comitati di emergenza vengono, pertanto, riuniti nuovamente almeno ogni tre mesi per consigliare il Direttore generale dell’OMS sulla possibilità che l’evento continui a costituire un PHEIC, nonché sulle raccomandazioni temporanee agli Stati parte che il Direttore generale può continuare ad emettere.

Un resoconto della riunione del Comitato di Emergenza viene pubblicato sul sito web dell’OMS dopo ogni riunione del Comitato.

Quali sono le modifiche all’articolo 59?

L’articolo 59 del RSI, come modificato, specifica il periodo di tempo previsto in esecuzione dell’articolo 22 della costituzione dell’OMS per il rifiuto o la riserva del presente regolamento o di  un suo emendamento che sarà di 18 mesi dalla data di notifica da parte del direttore generale dell’adozione del presente regolamento.  Qualsiasi rifiuto o riserva ricevuta dal direttore generale dopo la scadenza di tale termine non avrà alcun effetto.  Il presente regolamento entra in vigore 24 mesi dopo la data di notifica di cui al comma 1 del presente articolo.

L’Articolo 55 dell’IHR è stato applicato al processo WGIHR?

SÌ. Le disposizioni dell’articolo 55 dell’IHR, che stabiliscono chi può proporre emendamenti all’IHR, e quando e come tali proposte devono essere comunicate agli Stati parte, sono state rispettate dal Segretariato dell’OMS.

L’articolo 55, paragrafo 1, dell’IHR consente a qualsiasi Stato parte o al Direttore generale dell’OMS di proporre emendamenti all’IHR affinché vengano esaminati dall’Assemblea mondiale della sanità. Questo è stato applicato al processo WGIHR.

L’articolo 55, paragrafo 2, dell’IHR prevede inoltre che il Direttore generale dell’OMS comunichi qualsiasi proposta di emendamento a tutti gli Stati parte almeno quattro mesi prima dell’esame dell’Assemblea mondiale della sanità. Ciò si applica a qualsiasi proposta di emendamento al RSI presentata da uno Stato parte o dal Direttore generale dell’OMS ai sensi dell’articolo 55, paragrafo 1. Nel soddisfare il requisito dell’Articolo 55,  il Segretariato dell’OMS ha diffuso tutte le proposte di emendamento al RSI il 16 novembre 2022, circa 17 mesi prima della Settantasettesima Assemblea Mondiale della Sanità, che è iniziata il 27 maggio 2024, quando le  proposte sono state prese in considerazione.

Il Fallimento dell’Operazione di Potere OMS

L’Assemblea Mondiale della Sanità ha istituito il WGIHR, che opera come una suddivisione dell’Assemblea e comprende tutti i 196 Stati Parte. Pertanto, il Segretariato dell’OMS ha ulteriormente superato i requisiti tecnici dell’Articolo 55 comunicando non solo i 308 emendamenti originali, ma anche comunicando tutte le modifiche proposte a questi emendamenti sviluppate dal gruppo di redazione del WGIHR, a tutti i 196 Stati Parte, dopo ogni riunione del WGIHR.

Queste comunicazioni a tutti gli Stati Parte sono avvenute al termine di ciascuna riunione del WGHIR.

In sintesi, sia la lettera che lo spirito dell’articolo 55, paragrafo 2, sono stati rispettati.

La lettera del provvedimento è stata soddisfatta  dalla comunicazione del 16 novembre 2022. Questa con largo anticipo rispetto ai quattro mesi richiesti. Questo avviso ha massimizzato il tempo a disposizione di tutti gli Stati parte per l’esame e il coordinamento a livello nazionale e internazionale.

Lo spirito della disposizione,  quello di garantire che tutti gli Stati parte avessero avuto il tempo adeguato per considerare e coordinarsi a livello nazionale e internazionale sugli emendamenti proposti in vista dell’Assemblea, è stato rispettato.  La maggior parte delle modifiche che erano state proposte non sono state accolte e questo soprattutto grazie ai paesi  Africani, che si sono dimostrati sin da subito molto scettici, grazie alla Slovacchia, all’Ungheria, ad alcuni paesi UE.

 Dietro le quinte c’è stata dunque una certa mobilitazione, completamente ignorata o oscurata dai media internazionali che hanno dedicato alla questione una scarsissima copertura.

 Possiamo dire che l’operazione è fallita, è fallita l’ennesima soluzione tecnica che l’élite al potere sta cercando di attuare.

Come è noto, essa sta progressivamente cercando di monopolizzare le ricchezze e i poteri, cercando di sottrarli agli Stati, sia a livello di governi che di singoli cittadini.  A livello istituzionale lo fa sovente attraverso organizzazioni private che vengono spacciate per pubbliche come l’OMS, l’ONU di cui è emanazione.  Questo presunto potere senza un contraddittorio siamo noi cittadini  a cederlo perché rinchiusi in un mondo dove la paura della morte e della malattia ci porta ad assumere comportamenti irrazionali e financo autolesionistici.

Come si collega il lavoro del WGIHR a quello del gruppo che guida i negoziati su un accordo pandemico?

Durante una sessione speciale dell’Assemblea sanitaria nel dicembre 2021,  i governi hanno concordato di redigere e negoziare una convenzione, un accordo o altro strumento internazionale ai sensi della Costituzione dell’OMS per rafforzare la prevenzione, la preparazione e la risposta alla pandemia . Questi negoziati sono stati fatti, guidati dall’organismo negoziale intergovernativo (INB), e un progetto di accordo sarebbe dovuto essere stato presentato all’Assemblea mondiale della sanità nel 2024 ma ciò non è stato.

Con il trattato pandemico si volevano sottomettere ufficialmente gli Stati all’OMS instaurando di fatto un governo mondiale facente capo ad un organismo apparentemente tecnico: l’operazione non è riuscita.

Importanza dell’articolo 57 del RSI

L’articolo 57 del RSI comprende disposizioni riguardanti i rapporti con altri accordi internazionali, inclusa la possibilità per gli Stati parte di concludere trattati o accordi speciali per facilitare l’attuazione del RSI.

Nell’istituire l’INB, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha  sottolineato  la “necessità di coerenza e complementarità tra il processo di sviluppo del nuovo strumento e il lavoro in corso. . . per quanto riguarda l’attuazione e il rafforzamento del RSI (2005).”

L’Assemblea Mondiale della Sanità ha inoltre richiesto al WGIHR “di coordinarsi con il processo dell’[INB], attraverso mezzi che includano un coordinamento regolare tra i due.

Ruolo UE e Regolamento Sanitario Internazionale

L’unione europea non fa parte del RSI e i vincoli degli Stati membri prevalgono sui consigli OMS.  Un regolamento Ue, contrariamente ai consigli OMS è legge.  L’unione europea è vincolata ai trattati internazionali e non può legiferare contro i diritti umani.  Sarà difficile quindi ipotizzare che obblighi gli Stati membri a limitare le libertà inviolabili.

L’unione europea con le sue istituzioni e le sue reti, si è impegnata a ricoprire un ruolo positivo nell’applicazione dell’RSI , fornendo valore aggiunto ed evitando ogni inutile duplicazione degli sforzi a livello nazionale.

L’OMS ha sufficiente legittimità per coordinare la risposta degli Stati ad una emergenza pandemica in assenza di poteri coercitivi?

È necessario far chiarezza cosa implica sotto il profilo della governance sanitaria globale la dichiarazione di pandemia.

  1. Le fasi di gestione di una pandemia globale da parte dell’OMS

La gestione di una potenziale pandemia globale da parte dell’OMS è prevista da un documento tecnico, il WHO Pandemic Influenza Risk Management (2017) che individua – in una logica di gradualità – due fasi (Alert Phase e Pandemic Phase), in cui il Direttore generale è l’organo deputato a coordinare le misure che gli Stati debbono adottare per rispondere alla crisi sanitaria. (Pandemic Influenza Risk Management. A WHO guide to inform & harmonize national & international pandemic preparedness and response, May 2017.)

2.1. La fase di allerta

La prima fase è quella di allerta (Alert Phase). Il Direttore generale dell’OMS, in presenza di un focolaio grave di una malattia infettiva può dichiarare una PHEIC – il che non implica necessariamente che seguirà una dichiarazione di pandemia, che potrà essere evitata qualora il contagio venga circoscritto.

Ai sensi dell’art. 12 dei Regolamenti Sanitari Internazionali (RSI – 2005), “the WHO’s Director General has the power to declare a public health emergency of international concern (PHEIC). S/he can only do so after receiving the views of an Emergency Committee, as established by Article 48 IHR”.

Una PHEIC viene definita dai RSI come “an event which …constitute[s] a public health risk to other States through the international spread of disease and potentially require[s] a coordinated international response” (art. 1)

Unico limite al potere discrezionale del Direttore generale è rappresentato dal parere (non vincolante) che gli viene fornito dall’Emergency Committee, organismo tecnico che sulla base dei dati epidemiologici forniti dagli Stati valuta se si è in presenza o meno di una potenziale epidemia o pandemia (la MERS, ad esempio, non venne considerata una PHEIC).

Tuttavia, nella prassi, il Direttore generale ha sempre cercato di conformarsi ai pareri tecnici dell’Emergency Committee, motivo per cui in un primo momento non è stata dichiarata un’emergenza sanitaria con riferimento al COVID-19.

Dall’entrata in vigore dei Regolamenti Sanitari sono state dichiarate 6 PHEICs: influenza suina (2009); Ebola (2014); Polio (2014); Zika (2016); Ebola (2019), e COVID-19 (2020) (per approfondimenti sulla prassi del Direttore generale, v. Villareal, The World Health Organization’s Governance Framework in Diseases Outbreaks: A Legal Perspective, in The Governance of Diseases Outbreaks. International Health Law: Lessons from the Ebola Crisis and Beyond, a cura di L. Vierck, P.A. Villareal, A. Katarina Weilert, Baden Baden, 2017, 262). Si tratta in sostanza di epidemie che possono eventualmente trasformarsi in pandemia.

Un’epidemia è definita dall’OMS come “the occurrence in a community or region of cases of an illness […] clearly in excess of normal expectancy”. Secondo il Pandemic Influenza Preparedness and Response: A WHO Guidance Document: “an influenza pandemic occurs when an influenza A virus… acquires the ability to cause sustained human-to-human transmission leading to community-wide outbreaks. Such a virus has the potential to spread rapidly worldwide, causing a pandemic”. Il Center for Disease Control statunitense, invece, definisce un’epidemia come “an increase, often sudden, in the number of cases of a disease above what is normally expected” in a region.

L’HIV/AIDS è classificato come epidemia (e non come pandemia) con circa 40 milioni di sieropositivi al mondo (37.9 milioni), 770,000 morti e 1,7 milioni di infettati al 2018, dato che esistono terapie valide che hanno trasformato l’infezione da HIV da malattia mortale a malattia cronica nei Paesi industrializzati.

Il 5 marzo 2020, lo stesso Direttore Generale dell’OMS aveva espressamente qualificato il COVID-19 come un’epidemia, affermando che “this epidemic is a threat for every country, rich and poor” (WHO, Director-General’s opening remarks at the media briefing on COVID-19, 5 March 2020).

La fase della pandemia

La seconda fase è quella della pandemia (Pandemic Phase): qualora la malattia dilaghi tra gli altri Stati Membri, viene adottata la Declaration of Pandemic basata su una attenta valutazione del rischio.

La pandemia segnala il passaggio da misure di contenimento (che hanno pertanto fallito) a misure di mitigazione per diluire nel tempo la diffusione del virus e permettere ai sistemi sanitari di prepararsi all’ondata di casi.

Il potere del Direttore generale di dichiarare una pandemia non è previsto né dalla Costituzione dell’OMS né dai Regolamenti Sanitari, bensì dalle già citate linee guida per la gestione delle pandemie di influenza, le quali stabiliscono che “the designation of the global pandemic phase will be made by the Director-General of WHO” (p. 20).

Si tratta, pertanto, di una funzione politica delegata, dato che la Costituzione dell’OMS si limita a stabilire che “the Director-General […] shall be the chief technical and administrative officer of the Organization” (Art. 31). Quindi, il Direttore generale viene investito dalla Costituzione dell’OMS principalmente di funzioni amministrative (competenze tecniche, organizzative e di rappresentanza).

La pandemia viene generalmente considerata come un’epidemia che si è estesa fino a coprire un’ampia area ben oltre i confini nazionali e che ha colpito gran parte della popolazione mondiale. Il criterio principale preso a riferimento dall’OMS è, pertanto, quello del grado di diffusione di un determinato virus su scala globale e non del livello di mortalità, sebbene la soglia specifica per determinare un ‘elevato’ grado di diffusione non sia indicata in alcun documento ufficiale.

L’unico parametro è quello previsto dalle linee guida dell’OMS sulle pandemie influenzali che stabiliscono che, per dichiarare la presenza di una pandemia in fase 6, è necessaria la diffusione del virus influenzale in più di una delle sei regioni nelle quali sono raggruppati gli Stati Membri dell’OMS (regione Africana, regione delle Americhe, regione del Sud-Est Asiatico, regione

Europea, Regione del Mediterraneo dell’Est e regione del Pacifico Occidentale).

Classificare una determinata malattia infettiva come una pandemia, indica quindi che si è ufficialmente sparsa nel mondo ed è anche il riflesso della preoccupazione dell’OMS che il numero di casi, deceduti, e Paesi colpiti continueranno a crescere.

La Dichiarazione di Pandemia dell’OMS: conseguenze sotto il profilo della health governance

Tale dichiarazione rappresenta il massimo livello di allarme sanitario possibile mediante cui si informa la comunità internazionale della presenza di una pandemia, ed ha una serie di conseguenze politiche e giuridiche. Una simile dichiarazione è veritiera nella misura in cui l’ organismo tecnico come l’OMS opererà   con l’obiettivo di perseguire un fine comune, che è quello della tutela della sanità pubblica internazionale.

Tali  dichiarazioni devono essere adottate non sulla base di considerazioni politiche e di un’ampia partecipazione democratica (infatti non vengono discusse e votate in seno alla World Health Assembly), ma sulla base esclusivamente di considerazioni scientifiche; di fatto è la comunità scientifica, rappresentata dal Comitato di esperti che decide (anche se formalmente l’atto viene adottato dal Direttore generale), mediante un processo decisionale di natura puramente tecnica. Tali dichiarazioni sono prive di effetti giuridici vincolanti ed hanno solo una notevole ‘legittimità morale’.

Conclusioni

Diversi Stati nel mondo hanno poi adottato misure simili nel tentativo di contenere e mitigare la diffusione della pandemia e molti hanno dichiarato lo stato di emergenza sulla base di quanto previsto dalle proprie costituzioni e leggi nazionali.

L’Italia è stato il primo Paese in Europa ad imporre un lockdown esteso a tutto il territorio il 9 marzo 2020, seguita poi dagli altri Stati.  Coloro che ci hanno rinchiuso, vessato, privato dei diritti inalienabili sono  stati i  nostri  governanti e non l’OMS.

Il  nostro governo  ha applicato misure inadeguate e sproporzionate rispetto alle  valutazioni fatte dal primo comitato tecnico scientifico: i verbali che solo ora sono stati desecretati  rivelano l’assenza di dati necessari per dichiarare una emergenza sanitaria.

Le decisioni sul lockdown  vennero prese  per motivi politici  e non scientifici, dai lockdown files  apprendiamo  anche  che alcune decisioni vennero prese  pur sapendo che fossero discutibili  o del tutto sbagliate, dal punto di vista scientifico .

Non  preoccupiamoci, dunque, dei “ presunti “ poteri dell’OMS perché il vero problema è all’interno della nostra governance italiana che ha adottato una strategia scelta per motivi politici, per gestire il panico dilagante che loro stessi avevano generato. Non fidiamoci e non  affidiamoci ad organizzazioni il cui compito è di costruire un consenso apparente per le decisioni elaborate dai moderni padroni del vapore.

Dopo la 77esima Assemblea la parola  è rimasta ai singoli stati, che ad oggi conservano ancora, non si sa fino a quando, l’autorità e la propria sovranità nazionle.

L’OMS può e deve svolgere solo un ruolo di coordinamento in virtù della legittimità che le deriva dall’essere un organismo tecnico, le sue raccomandazioni non sono vincolanti. Pertanto, possiamo considerare la dichiarazione di pandemia come uno strumento di governance multilaterale di un’emergenza sanitaria globale, mediante cui il Direttore generale ha esercitato, e può esercitare, la propria autorità internazionale pubblica in virtù delle competenze tecniche dell’OMS.

Il governo nazionale rimane il leader naturale per il coordinamento generale agli sforzi di comunicazione. Gli emendamenti approvati nel regolamento sanitario internazionale non hanno cambiato il ruolo del direttore generale, il quale soltanto dopo che si sarà  consultato con un comitato di esperti, determinerà e pubblicherà specifiche raccomandazioni temporanee  o permanenti  ai governi sulle azioni appropriate per prevenire o ridurre la diffusione internazionale e ridurre al minimo le interferenze non necessarie con il traffico internazionale e commercio. Tali raccomandazioni non saranno mai vincolanti e non è prevista nessuna cessione di sovranità.

prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly  APS La Gente come Noi Terni 

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

L’ABORTO LEGALIZZATO E FINANZIATO GRIDA VENDETTA DAVANTI A DIO. La Protesta delle Femministe chiamate “Assassine” e l’Assolutismo Massonico di Stato

L’ABORTO LEGALIZZATO E FINANZIATO GRIDA VENDETTA DAVANTI A DIO. La Protesta delle Femministe chiamate “Assassine” e l’Assolutismo Massonico di Stato

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di prof. ssa Paola Persichetti

Vorrei porre l’attenzione su alcune affermazioni espresse da donne, che hanno praticato l’interruzione  volontaria della gravidanza,  raccontate da “Non Una  di Meno Rimini”. Vengono riportate le storie di 8 donne, con nomi di fantasia, che hanno abortito in Italia negli ultimi tre anni.

Il tono che si percepisce sin dall’inizio non nasconde una forte critica sulla modalità con cui sono state gestite ed accompagnate nella scelta di interrompere la gravidanza . Personalmente ritengo riduttivo relegare il dolore di una madre solo al fatto di dover percorrere 75 km per trovare un ospedale disposto a praticare l’interruzione di gravidanza volontaria.

Le stesse riportano che sono state offese e chiamate assassine, e che ancora oggi ricordano con rabbia quei momenti. Queste donne contestano l’ingresso degli antiabortisti nei consultori poiché minerebbero la  rappresentazione che queste strutture dovrebbero avere per legge e rimanda anche a una indiretta e mascherata delegittimazione strategica di un governo volto a svuotare il diritto di aborto .

Vorrei partire da una frase che una di queste donne, ha proninciato durante l’intervista “Difenderemo i nostri consultori e il nostro diritto alla salute, sempre”. Ma anche la ministra Roccella si è espressa sul caso che ha visto alcune donne obbligate a sentire il battito del feto all’interno di presidi sanitari pubblici a cui si erano rivolte per abortire: “Cattiva prassi medica ”.

Cercheremo di capire  da dove nasce questa polemica con tutta la discussione su se sia lecito o no avere un pro Life presso i centri (di fatto) abortivi, se sia lecito fare incontrare questi operatori pro Life a donne che hanno intenzione di abortire. La polemica che ne è nata  è interessante perché ha risvolti giuridici morali ed è meritevole di essere approfondita.

Aborto legalizzato e sovvenzionato

Dobbiamo tenere presente due canoni che devono guidare il nostro ragionamento al di là dei valori che poi chiaramente declineremo.

Il primo canone è che l’aborto legalizzato non è solo legalizzato, è l’aborto sovvenzionato. Cioè nel termine aborto legale in realtà non si dice qualcosa che è semplicemente legale, si dice qualcosa che viene somministrato dallo STATO in cui lo STATO ha una parte attiva. Molte volte parliamo di legalizzare la cannabis o legalizzare la prostituzione, ma in questi casi lo STATO  si limiterebbe a non punire più o limitatamente a disciplinare condotte che prima venivano ritenute, e che sono oggettivamente, moralmente condannabili.

Nel caso dell’aborto noi non abbiamo solo lo STATO che lo consente ma abbiamo lo STATO che lo compie, che paga del personale perché venga praticato l’aborto. Questo è il primo termine del nostro orizzonte, il secondo termine è che parliamo della scelta dello Stato di assecondare questa possibilità, questo atteggiamento della donna, la scelta dello Stato di sovvenzionare questo tipo di atteggiamento.

Questo atteggiamento, che è poi quello di tutti i paesi occidentali, praticamente è un aspetto che non è in realtà neutro. Già gravissimo di per sé, se fosse neutro, perché uno STATO che non si occupa dei concepiti, dei traumi provocati alle madri dall’aborto, dei traumi provocati ai padri di essere stati impotenti mentre il figlio veniva distrutto, è uno STATO che si macchia di indifferenza. Ma lo STATO non è indifferente perché lo STATO sovvenziona l’aborto, si rende parte attiva. Questi sono i due binari sui quali dobbiamo far correre il treno delle nostre riflessioni.

Il caso francese

Il povero Macron che ormai sta con l’acqua alla gola, nel senso che il suo partito è in crollo di consensi, ormai si è capito che Macron è una longa manus della commissione europea che a sua volta è una longa manus di altri poteri. Perché mettere l’aborto in costituzione? Perché metterlo nella carta fondativa se l’aborto è sostanzialmente libero, nel senso che non ci sono posti in EUROPA in cui se una donna vuole abortire non possa farlo. Perché si é voluto inserire nella costituzione francese e ancor più nella costituzione europea questa possibilità?

Ci sono due fronti : uno pro aborto e uno indifferente all’aborto (Essere indifferenti all’aborto vuol dire essere a favore dell’aborto).

Cosa ha spinto questi due fronti a voler mettere l’aborto in costituzione?

L’aborto è un diritto ma non una libertà. In quasi tutti gli ordinamenti l’aborto non è a richiesta, cioè è un diritto ma non è una libertà. L’aborto è stato contrabbandato per decenni come uno strumento non di tutela della libertà della donna ma della salute della donna. Nei cortei e nelle manifestazioni veniva richiamata l’attenzione ma in realtà non c’è  nulla di più falso. Questo perché l’aborto come libertà, come fenomeno autodeterminate significa voler dire che un soggetto di diritto, qual è la madre, ha diritto di vita e di morte su un’altro soggetto, quale è il figlio. Anzi il medico è colui che materialmente attua l’intervento soppressivo su richiesta di un soggetto, che è la madre, che avrebbe responsabilità verso l’altro soggetto debole, di sopprimerlo. Questa cosa giuridicamente non può stare in piedi perché l’aborto è stato introdotto in termini giuridici; l’aborto è stato fatto passare come strumento di tutela della salute. Questo è tanto vero che anche la nostra Corte Costituzionale ha ritenuto che l’aborto nel nostro ordinamento si regga solo e soltanto sulla base dello Stato di necessità che sarebbe” La legittima difesa”.

Cioè, io madre ho la mia salute in pericolo e per difendere la mia salute dalla gravidanza non ho altro modo che sopprimere l’altro soggetto di diritto che ho in me.

Questo può sembrare aberrante e di fatto lo è portando in sé delle conseguenze in termini dell’aborto come libertà. L’aborto è solo un diritto è una terapia per cui se non ci sono le condizioni non si può abortire. Questo è un costrutto teorico perché nella pratica tutte le legislazioni che hanno introdotto l’aborto come strumento di tutela della salute, la famosa salute riproduttiva, lo hanno sempre introdotto come condizioni talmente ampie, talmente larghe che alla fine non c’è  un caso di una donna che abbia voluto abortire e il sanitario, il consultorio a cui si è rivolta, le abbia detto no.

Non esiste quindi una libertà di aborto e questo scivolamento verso il diritto costituzionale all’aborto in sé per sé, non solo nell’ambito della salute riproduttiva, serve ad emancipare l’aborto dall’area della salute e a portarlo sic et simpliciter nell’area della libertà. Non più quindi un trattamento medico ma è una cosa che la donna vuole fare e siccome la sa fare solo un medico solo lui può farla ma non è una terapia. Siamo di fronte ad una sovversione non solo dell’arte medica che ormai è in auge da tanto tempo, di una  medicina dei desideri” Io voglio fare questo, tu lo sai fare, pertanto lo devi fare”, ma anche ad un’altra sovversione del concetto di STATO, il fatto che lo STATO viene così costretto a sovvenzionare non più bisogni di salute ma scelte personali e  individuali.

Io voglio che mio figlio sia distrutto” allora lo STATO deve pagare un medico e un’attrezzatura perché ciò avvenga.

Questo è il vero dramma della democrazia moderna.

La deriva dal concetto di diritto al concetto di libertà tutelata giuridicamente che vede proliferare i diritti o presunti tali che non conoscono più il limite. Questo è il dramma della democrazia moderna: non c’è più la legge naturale a fare da retroterra.

Il vero dramma è quando il politico moderno si sgancia dalla legge di natura. Se  passa in Europa quello che è passato in Francia e poi, se passa anche in altri Stati, si arriverà a comprimere inevitabilmente il diritto all’obiezione di coscienza, primo problema soprattutto del corpo medico. Ciò non significa che potrebbero esserci anche grandi ferite a livello di libertà di manifestazione del proprio pensiero o della propria fede. Potremmo avere il paradosso di sacerdoti, vescovi, cristiani che se si esprimono contro l’aborto diventano rei di operare contro un diritto garantito costituzionalmente.

La guerra all’obiezione di coscienza

Il medico ha da sempre diritto all’obiezione di coscienza ma se invece ci troviamo dinanzi a una semplice libertà è chiaro che non c’è più tutto questo. Il fine non è quello di costringere i medici cattolici o comunque pro vita ha fare gli aborti, lo scopo è quello che certi settori siano fuori dalla portata professionale dei medici pro vita.

È proprio il caso della denuncia fatta da quelle otto donne dalla quale siamo partiti . Succederà che in un primo periodo ci saranno medici cattolici che si troveranno costretti a fare queste procedure, a meno che non si dimettano, e si  dimetteranno probabilmente. Ma nel medio e lungo termine succederà che certe aree saranno beneficio soltanto dei medici favorevoli all’aborto.

Questa è una trappola che nel nostro ordinamento per paradosso, ad un certo livello, è già scattata perché uno dei motivi per cui non vengono mai riscontrate le condizioni per abortire in Italia è che grazie alla norma sull’obiezione di coscienza i medici obiettori sono tagliati fuori da tutte le fasi della procedura abortiva. Per cui anche dalla fase relativa al colloquio in cui si prende atto delle cause che portano all’aborto. Quindi le donne che vogliono abortire, le madri che vogliono abortire parlano soltanto con le persone favorevoli all’aborto: per molti versi è stato già ottenuto il condizionamento della persona.

La legge 194 annulla la figura del padre, annulla la figura del figlio e anche la madre perché nella legge che si chiama tutela sociale della maternità, la parola “madre” compare una volta sola e per il resto si parla di donne e prodotto del concepimento. La 194 serve solo e soltanto a consentire alla donna di abortire e al medico di fare gli aborti senza essere punito, anzi prendendoci lo stipendio.  L’aborto è sempre stato introdotto nei vari ordinamenti come causa di non punibilità dei medici. Apparentemente parla di un trattamento socio sanitario ma nella realtà accorda una facoltà praticamente indiscriminata di aborti. La legge 194 non la vuole toccare nessuno perché sta bene agli ipocriti che dicono che la legge non  funziona perché andrebbe applicata in modo migliore, sta bene anche ai liberali che, nella sostanza, hanno una legge che gli fa fare quello che  vogliono. Quello degli obiettori è un falso problema perché, ovunque, gli ospedali sono organizzati  per avere delle equipe che vengono da fuori  a  praticare gli aborti.

Il significato dell’aborto in costituzione

L’aborto in costituzione significa aprire una prospettiva non  al pieno diritto della madre, ma dello Stato perché  è  lo  Stato che fa l’aborto e ha diritto di vita e di morte sul concepito,  non solo,  ma anche dopo perché l’utero in affitto, la fecondazione eterologa sono la commercializzazione del nato.  Se in costituzione il diritto di abortire, come libertà, postula la Signoria assoluta fittiziamente della madre, ma in realtà dello Stato, perché è lo Stato che fa l’aborto sulla vita del concepito, nulla potrà vietare, un domani di commercializzare, anche i nati.

Lo stato, in base alla teoria generale dei diritti umani, visto come l’ultimo barlume di “diritto naturale”  che è rimasto nelle nostre costituzioni,  non può negare la soggettività del concepito. Ma  se dall’altro lato ammette la libertà della donna di decidere sul concepito, per quella coerenza spietata che abbiamo tratteggiato prima, arriverà a stabilire il diritto della donna, della madre, anche sul nato. Tanto è vero che ci sono già bioeticisti laici come  Maurizio Mori e Peter Singer che sono favorevoli al cosiddetto aborto post nascita.

Che cosa è l’aborto post nascita? È un infanticidio ma non lo chiamiamo così, perché troppo forte, chiamiamolo aborto post nascita.  L’aborto post nascita significa che il bambino portatore di una menomazione non diagnosticata possa essere tenuto in osservazione ed entro 30 giorni dalla nascita può essere soppresso.

Un’altro portato dell’aborto in costituzione è la codificazione della prevalenza del soggetto forte su un’altro soggetto debole che è la sovversione del diritto.  Qui arriviamo all’antigiuridicità dell’aborto cioè il fatto che la legislazione abortiva postula apertamente o implicitamente, ma postula necessariamente, che il forte sia ancora più forte e che il debole sia ancora più debole, che è l’opposto di ciò a cui dovrebbe servire il diritto.  A questo punto è doveroso accennare  su quale terreno affondano le radici di queste leggi abortiste.

Non parlerò della 194 ma di alcune premesse storiche culturali e filosofiche che in qualche modo illuminano e spiegano il senso in generale dell’introduzione di queste leggi, non solo in Italia ma in tutto il mondo a favore dell’aborto.

Voglio fare un discorso che sia di premessa partendo con una citazione dal testo, che ha fondato la medicina occidentale, il giuramento di Ippocrate.

Molti secoli fa, più di 2000 anni fa, Ippocrate scrive: “ non accetterò come medico alcuna richiesta di somministrare veleno a qualcuno ne darò mai consigli di tal genere. Inoltre similmente non opererò sulle donne allo scopo di procurare l’aborto“.

Siamo in un’epoca in cui ancora Cristo non aveva portato il suo messaggio di liberazione dal peccato e di salvezza. Ippocrate è un pagano e pure già obbliga moralmente i medici che a lui si ispirano a giurare che mai daranno l’aborto a nessuno. Dopo questa premessa cerchiamo di capire perché l’aborto pone un grave problema morale contro la neo lingua che i rivoluzionari hanno sempre usato; in particolare i partiti degli attivisti che hanno promosso l’aborto in Italia.

In questa neolingua o new Speech nel linguaggio di Orwell l’aborto è stato definito in legge con il titolo” Norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria della gravidanza”. Notiamo che la legge che introduce l’aborto inizia dicendo “norme per la tutela sociale della maternità“. Pensiamo il livello di carità pelosa, di falsità che sta dietro questa intitolazione della legge. Neolingua perché appunto non chiamano aborto dove l’aborto sarebbe l’unico termine legittimo, ma lo chiamano interruzione volontaria della gravidanza. Questo è un eufemismo, come minimo è una circonlocuzione che non è stata scelta a caso ma è stata scelta per attenuare negli elettori la consapevolezza della gravità di ciò che si apprestavano a votare. Ebbene l’aborto va chiamato aborto e va definito, lo definiamo con la chiesa, come l’espulsione volontaria, violenta e prematura del frutto del concepimento, attraverso mezzi chirurgici o farmacologici. Quindi è un atto volontario in cui una donna e il medico che interviene, espellono violentemente in modo prematuro e innaturale il frutto del concepimento, cioè il feto.

Dal punto di vista morale, della teologia morale e della filosofia morale, rileva l’aborto, ovviamente volontario o provocato. L’aborto spontaneo non riguarda assolutamente il nostro tema.

L’aborto volontario è sempre gravemente peccaminoso in termini morali   è sempre stato penale. Praticamente per un tempo lunghissimo fino al 1978 lo è , sia che il motivo che spinge all’aborto la donna sia lo sbarazzarsi del nuovo figlio per qualunque motivo di infermità, grave malformazione genetica, timore di morte o danni alla salute della madre ed infine anche le ragioni socio economiche, per qualunque ragione l’aborto non  può essere giustificato sul piano morale. Vediamo perché è ingiustificabile. È ingiustificabile anche laddove compiere l’aborto significa salvare la madre. Nemmeno in questo caso l’aborto è legittimo. L’aborto per la teologia morale è considerato un omicidio corporale in quanto offende la vita del corpo del nascituro e di fatto consiste in azioni chirurgiche volte a straziare, spezzare e distruggere questa vita per poi estrarla dall’utero materno. Ma l’aborto è considerato anche un omicidio spirituale, dal punto di vista cristiano, perché il feto viene ucciso prima che questi nascendo possa ricevere il battesimo.

Quindi un bambino non battezzato, non ha colpe personali essendo morto prima dell’età della ragione ed è destinato al limbo.

L’aborto è un peccato gravissimo che grida vendetta al cospetto di Dio.

L’aborto non è mai lecito.

Oggi nella nostra società moderna e complessa non c’è più la mammana o la strega ostetrica che compie l’aborto (l’aborto era un’azione tipicamente compiuta dalle streghe durante il medioevo ed era un’azione rivolta essenzialmente contro la fecondità e a favore dell’impotenza maschile e a favore dell’aborto: emerge da uno studio approfondito delle azioni sataniche o stregoneria durante il medioevo) Oggi abbiamo gli ospedali di Stato che finanziano l’aborto, un intero apparato tecnocratico. Vi è una cooperazione diretta e indiretta al male dell’aborto, coopera chi consiglia l’aborto; è praticamente come chi lo compie, come i governanti che non compiono tutto ciò che potrebbero per estirpare questa piaga terribile e terrificante peggiore di qualsiasi altra piaga.

Il cattolico liberale che dice “io sono cattolico e pertanto non abortisco, ma chi non crede, chi non ha la fede è giusto che possa anche abortire“ commette un errore clamoroso perché l’aborto non è interdetto solo ai cattolici o solo ai credenti. La legge naturale essendo immanente alla coscienza, alla ragione di ogni uomo è un articolo che vale universalmente: anche il non credente è tenuto a rispettare la legge di natura. L’aborto non riguarda i cristiani riguarda l’uomo perché ripugna la ragione insita nella legge naturale che vieta appunto di uccidere l’innocente: l’aborto si può qualificare come un caso particolare di omicidio. Il feto è un essere umano, una creatura intellettuale, distinta dalla madre e perciò anche prima di nascere è soggetto dei diritti naturali primo fra tutti il diritto ad esistere, a vivere e a non essere soppresso.

 Prima che l’aborto fosse introdotto in Italia

Prima  che l’aborto fosse introdotto in Italia l’articolo 553 e l’articolo 546 del codice penale prevedevano l’arresto e il carcere per chi  abortiva. Pratica usata pochissimo ma comunque esistente che prevedeva una punizione poiché la persona era penalmente responsabile. Sia chiaro che l’aborto è sempre esistito anche prima della legge 194, c’era per esempio nel mondo pagano come c’era anche l’infanticidio, ma non era approvato dalla legge, era tollerato,  era una prassi.  Le leggi condannavano comunque l’aborto e nel medioevo l’aborto venne debellato come venne debellato l’infanticidio che nel mondo pagano era una prassi abituale che si riaffaccia prepotentemente sulla scena coperto dalla legge nel 1919 con la rivoluzione comunista in Russia.  Il bolscevismo vara la legge che permette l’aborto e l’aborto dilaga e ben presto diventa di fatto uno strumento contraccettivo: l’aborto era una sorta di contraccezione dei poveri per cui negli anni 50- 60 nei paesi dell’est europeo, sotto il comunismo, si stimava che mediamente ogni donna adulta avesse avuto 5 o 6 aborti nella sua vita matrimoniale.  Negli anni 50 dilaga nei paesi ex comunisti oltre che in Giappone dopo la conquista americana. Il Giappone riceve l’obbligo di leggi pro aborto.  In Giappone l’aborto dilaga già negli anni 40, nel 67 l’Inghilterra vara la legge per l’aborto, nel 73 gli Stati Uniti, nel 75 la Francia e nel 78 l’Italia.

È importantissimo ed interessantissimo capire il cammino che porta l’aborto in Italia come in tutti gli altri paesi occidentali.  Perché è importante questo cammino ?

Perché se noi togliamo l’aborto dal cammino che ha compiuto, noi non capiamo il dramma dell’aborto.  Il dramma dell’aborto non è una mostruosità isolata nel tempo, nella storia che irrompe sulla scena sociale, imprevisto e inaspettato, ma è l’ultimo atto o meglio il penultimo di una deriva gravissima che si apre a partire dagli anni 60.

Nel 68 si ha  la rivoluzione attentamente pianificata dalle centrali di potere finanziario e di potere occulto che in quegli anni controllano il mondo della grande finanza.  Subito dopo nel 70, in Italia, si ha la legalizzazione del divorzio, nel 71 la legalizzazione della contraccezione e della pubblicità di materiale contraccettivo, della libera esposizione di materiale contraccettivo (prima vietata dal codice penale che puniva con il carcere fino ad un anno.  Ogni induzione all’utilizzo di strumenti contraccettivi era punito col carcere). Abbiamo poi la depenalizzazione della pornografia negli anni 70, elemento decisivo per capire l’aborto: c’è un nesso profondo dell’aborto con la contraccezione, con il divorzio e con la pornografia.  La pornografia viene depenalizzata con sentenze delle varie magistrature italiane che lentamente allargano il concetto di atto osceno rendendolo praticamente nullo, perché alla fine nulla più è tale da escludere la sua rappresentazione grafica.  Infine nel 75 c’è l’abrogazione della patria potestà con la famosa legge sulla famiglia che cancella il concetto di patria potestà.  Una svolta fondamentale carica di significati simbolici metafisici molto profondi.

Che cosa c’è in comune tra queste norme che ho citato?

 Perché l’aborto è l’esito inevitabile di esse?

  • 1) perché queste leggi instaurano le quattro grandi fratture, le quattro grandi separazioni: separazione fra amore e matrimonio con la legge sul libero amore fra giovani non sposati. La normalizzazione, dopo il 68 dei rapporti prematrimoniali prima severamente interdetti sia dai costumi che dal sentire etico diffuso.  L’adulterio viene celebrato da ogni romanzo e film degli anni 60 e 70.  Divorzio, adulterio e libero amore fra i giovani significano separare l’amore e il matrimonio.
  • 2) Separazione fra sessualità e amore attraverso la pornografia.  La pornografia  rappresenta l’atto sessuale al di fuori di qualunque comunione sponsale, al di fuori di qualunque senso o significato morale profondo o spirituale più profondo e dunque la frattura drammatica che la pornografia produce a livello etnico, al livello di psicosi collettiva.
  • 3) La separazione di sessualità e generazione di figli.  Con la contraccezione e con l’aborto passa l’idea che il fine primario del matrimonio non è più la procreazione dei figli, come la chiesa ha sempre insegnato (Il fine primario del matrimonio è procreare figli, il fine secondario è il mutuo aiuto fra i coniugi).  Separare l’aspetto unitivo dall’aspetto procreativo ci porta alla quarta frattura.
  • 4)  La separazione fra differenza sessuale, complementarietà fra uomo e donna e sfera affettiva sessuale con omosessualismo, ideologia del gender, cultura lgbt dove si dà l’assalto finale al concetto stesso di natura creata dell’uomo creato come uomo e donna: maschio e femmina li creò.  Questo è l’ultimo assalto all’ordine creaturale divino stesso.

L’uomo a questo punto non ha più una natura, l’uomo diventa una cosa umana fluida e indifferente la cui essenza, per così dire, mobile e cangiante e quindi si presta a qualunque prassi di potere su di essa voglia esercitarsi.

L’aborto oggi è ancora di una gravità crescente perché gli aborti chirurgici sono passati da 60 milioni all’anno nel mondo a circa 44 milioni di aborti chirurgici senza considerare gli aborti farmacologici.

Sommando gli aborti farmacologici (attraverso pillole abortive del giorno dopo, dei 5 giorni dopo, o pillole anticoncezionali che impediscono l’annidamento dell’embrione già concepito e quindi pillole segretamente abortive) che vengono stimati tra i 700 milioni è un miliardo di aborti l’anno, arriviamo alla cifra spaventosa di un miliardo e 44 milioni di aborti.  Questo è il più grande, l’unico vero grande genocidio della storia al cui confronto qualunque altro genocidio storicamente prodotto su uomini già nati e magari battezzati è una bazzecola.

Ma i poteri forti ci vogliono far credere il contrario come Simone Veil, ebrea francese, membra della comunità ebraica francese, ministro della sanità che ha introdotto l’aborto in Francia dirà questa frase incredibile  “ La padronanza totale della fecondità, il suo controllo assoluto da parte dello Stato, costituisce in effetti il criterio più perfetto dell’organizzazione sociale.  Uno stato che vuole veramente controllare il suo popolo deve controllare la sessualità, la natalità e ogni altro sviluppo della popolazione attraverso l’aborto”.

Anche un’altro importantissimo uomo politico francese Pierre Simon, un ebreo francese che era stato capo della massoneria per molti anni e ricoprì importantissimi ruoli a livello sanitario disse: ”La statalizzazione della procreazione della sessualità e della morte è un obiettivo essenziale del governo.  Un governo non ha veramente potere se non controlla la nascita e la morte, se non controlla i rapporti sessuali fra le persone”.

E in tutto questo c’entra la massoneria perché essa è a favore dell’aborto, a favore del gender e a favore dell’omosessualità.  È lapalissiano la sovrapposizione tra massoneria e i centri a favore del neo Malthusianesimo – depopolamento.

La sezione francese della International plan and parenthood Federation, la più grande Federazione pro aborto del mondo, nel 73 disse: “Quello che noi vogliamo è distruggere la civiltà cristiana. Come? Con l’aborto”.

L’aborto è un colpo al cuore, per così dire, alla stessa idea di civiltà cristiana, cioè non interessava tanto l’aborto, ma sradicare, cancellare dalla faccia della terra il cristianesimo attraverso l’aborto e la pornografia.

Leone XIII nel 1884, nell’enciclica HUMANUM GENUS, la famosa enciclica contro la massoneria, disse“ L’ultimo e il principale degli intenti della massoneria è distruggere dalle fondamenta tutto l’ordine religioso e sociale uscito dalle istituzioni cristiane”.

 Lo stesso disse San Giovanni Bosco, che nell’ottocento testimone dell’assalto massonico all’Italia cristiana disse”  Esiste una sola vera guerra la guerra a favore o contro la Chiesa di Cristo“.

 Conseguenze.  Cos’altro non sarà possibile?

Le conseguenze dell’aborto sono il crollo del matrimonio, il crollo della natalità, il crollo della fiducia nell’uomo. Se una madre è spinta dallo STATO e convinta a sradicare fisicamente dal suo grembo quel figlio per il quale è progettata da Dio con la sua dolcezza femminile, la dolcezza della sua corporeità, la tenerezza dei suoi gesti dove tutta la sua psicologia è ordinata a generare e custodire la vita nascente e la prima infanzia del bambino, se una madre viene convinta a strappare dal proprio grembo, proprio fisicamente frantumando quel feto che dovrebbe diventare il suo bambino, che cos’altro non sarà possibile?

Non c’è niente di peggio di questo gesto contro natura.  È la fine dell’idea che l’uomo è al mondo essenzialmente per amare, per sacrificarsi (Sacrum facere), per uno scopo che è più grande della propria persona. Crolla così il senso del bene comune come trascendente i limiti della persona, della sua soggettività. L’uomo è ridotto a macchina desiderante.  È un automa libidico pulsionale che è vero solo se soddisfa e quanto più soddisfa ciò che lui in fondo è.

Augusto Del Noce sviluppò vedendo l’abisso dell’aborto, la categoria di totalitarismo della dissoluzione che fu ripresa in un certo senso da Michael Jones, il grande filosofo americano vivente che ha scritto un libro stupendo “libido dominandi” sull’essenza politica e metafisica della pornografia Jones e Del Noce spiegano il senso di tutto quello che abbiamo descritto.

 Il potere vero, che purtroppo non sono i politici che vediamo in televisione, il vero potere più occulto risiede in poche grandi famiglie di finanzieri che controllano il mondo da molti secoli.   Il potere vero lo si ha solo su uomini e in particolare su giovani moralmente corrotti e viziosi.  Solo costoro possono essere interamente dominati.  Solo la persona casta sa morire in battaglia.

Cosa possiamo fare?

In questo attuale contesto culturale e politico toccare la legge sull’aborto probabilmente porterebbe a peggiorarla però non dobbiamo dimenticare che, per esempio in America, le tante norme pessime sull’aborto sono state spazzate via come le strutture dei planned parenthood che stanno chiudendo; quando ha governato Trump i fondi statali a planned parenthood sono stati chiusi. È stata l’Europa a mandare i fondi in  America per sostenere e sovvenzionare le organizzazioni abortive americane. Non dobbiamo pertanto avere paura, quello che si può fare sicuramente è superare un certo rapporto con la genitorialità. Da un lato c’è il rifiuto della genitorialità intesa come una limitazione della libertà personale, quando invece, la genitorialità è uno sviluppo della libertà personale.

La  genitorialità alla fine è amore e l’amore rende sempre migliori.  La bellezza della genitorialità  ridimensiona di dignità tutti i surrogati come l’animalismo, l’ambiente…  Ogni cosa torna ad occupare il posto giusto nella scala dei valori.  Un’altro aspetto che va considerato su un orizzonte più ampio è un fatto molto semplice: noi siamo nella società del controllo.

Noi vogliamo che sia tutto controllabile e prevedibile ma l’uomo, possiamo dire con molta approssimazione, fino agli anni 50, non era così.  L’uomo non era in una società del controllo, l’uomo sapeva che il domani era di per sé incerto, non aveva paura del domani.

Nel momento in cui l’uomo perde la fiducia nell’incertezza del futuro ecco che non genera più figli.  L’individualismo combinato con la paura porta alla disperazione.

La realizzazione e la felicità passa attraverso una vita donata per amore, donare la propria vita è gioia, sviluppo di sé, non è una palla al piede. Un figlio non è una palla al piede, non è un impoverimento, non è un fardello da portare che limita la propria libertà è al contrario un dono per la vita.

L’aborto è il frutto di una miscela letale apparentemente benefica di individualismo quindi di una libertà senza responsabilità e paura.

Perché si ha paura del futuro??

Perché si è abituati a dover pensare che il futuro debba essere previsto, prevedibile. Non è così, il futuro non è mai prevedibile quello che possiamo fare è attrezzarci per fronteggiare l’imprevisto, l’imprevisto è imprevisto in quanto tale.

 Individualismo più paura portano alla disperazione.  Ecco perché questo Occidente è un Occidente sazio e disperato.

 Non dobbiamo scoraggiarci, dobbiamo credere nella ragione, credere nel fatto che le persone, se capiscono le cose, possano avere anche il coraggio di agire di conseguenza.  Dobbiamo diffondere più possibile elementi di una cultura nemica dell’aborto e amica della vita, del futuro e della paternità.

Dal primo istante della sua esistenza, fin dal momento del concepimento, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita.

Questo è un insegnamento costante della chiesa e mai mutato, dal I secolo sino ad oggi, infallibile.

Chiaramente, dati questi presupposti, il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione. Infatti questo è il primo di tutti i diritti, un diritto fondamentale che le costituzioni e le leggi degli Stati devono semplicemente riconoscere, perché esso le precede.

Quando una normativa attacca la vita, allora non si può più parlare di Stato di diritto. Inoltre, con la soppressione di un essere umano innocente e indifeso, si nega l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge. E se la democrazia non tutela il diritto naturale e anzi, vi legifera contro, perde ogni legittimità.

Pertanto di fronte a leggi come la 194 del 1978, il buon cittadino di qualunque confessione sia, è tenuto a non obbedire, perché esse, non essendo conformi alla ragione, sono inique e cessano pertanto di essere leggi, diventando atti di violenza, come da sempre insegna la Chiesa.

Se l’ordinamento giuridico, in tali casi, non riconoscesse il diritto all’obiezione di coscienza, ci troveremo senz’altro dinanzi a uno stato totalitario, uno “Stato etico“, cioè un ente che pretende di decidere da sé cosa è bene e cosa è male.

In tal caso il potere dello Stato risulterebbe alla fine illimitato e i cittadini diverrebbero sudditi, come ai tempi dell’assolutismo.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

MAXI-MULTE PER I BIMBI SENZA VACCINI OBBLIGATORI: Ecco come Difendersi Legalmente dal Decreto Lorenzin e dalla Dittatura Sanitaria

MAXI-MULTE PER I BIMBI SENZA VACCINI OBBLIGATORI: Ecco come Difendersi Legalmente dal Decreto Lorenzin e dalla Dittatura Sanitaria

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Nell’immagine di copertina l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin che emise il Decreto sui 10 vaccini obbligatori in ossequio al piano di Immunizzazione di Bill Gates, Barack Obama e Matteo Renzi approvato dal Governo Gentiloni


Multa Lorenzin arriva alla  regione UMBRIA

di prof. ssa Paola Persichetti

Mi è stata inviata da un genitore, nostro associato, associazione TRILLY APS, M.T. le sue iniziali, un verbale di accertamento e contestazione di illecito amministrativo da parte della Usl Umbria 2. Questo non è l’unico caso che stiamo seguendo: ce ne sono altri in corso da parte sia della Usl Umbria 2 che della Usl Umbria 1

Dopo il Trentino e l’Emilia-Romagna si accoda anche l’Umbria nel comminare la multa da Decreto Lorenzin ai genitori che decidono di  inadempiere “all’obbligo vaccinale”.

Qui addirittura hanno deciso di comminare una multa sull’esavalente ed una sul quadrivalente di  177 euro l’una. I genitori non intendono pagare questa multa perché vorrebbe dire ammettere di sbagliare e subire passivamente degli abusi.

Intendono riprendersi il loro status naturale di tutori legali dei propri figli, non lasciando decidere al governo. I genitori avranno sempre l’ultima parola.

Sono state pertanto depositate le memorie difensive sul verbale di accertamento sperando di non dover arrivare al GdP. Ad altri genitori, di due minori della Usl Umbria 1, sempre nostri soci, hanno deciso di comminare 7800 € Ca.

Come è potuto accadere?

Ottobre 2018, si era appena entrati nella legge Lorenzin, e tutti avevano creduto che un DL seppure convertito in legge 119/2017 potesse interferire nel diritto all’istruzione. Tutti hanno creduto alla balla del requisito d’accesso, che i bambini che non fossero stati in regola con i vaccini, non potevano frequentare; alla balla delle sospensioni che non esistono e non si possono comminare; della balla che le scuole possono far tutto e che la legge Lorenzin esclude e discrimina, e coloro che non sono in regola con  lo status vaccinale facendolo con dei fogli di carta che non hanno nessun valore.

Vogliamo pertanto affrontare la problematica che affligge molti genitori che non si sentono tutelati né si sentono liberi di dissentire riguardo ad una terapia vaccinale.

A tal riguardo oserei parlare di “psicosi collettiva e manipolazione delle menti“.

Come presidente di una associazione TRILLY APS, molto spesso vengo interpellata riguardo a questa problematica che affligge e getta nella disperazione molte famiglie, e quello che ho constatato è che nessuno ha mai denunciato, i tribunali sono rimasti vuoti, nessuno ha protestato anzi tutti, e dico tutti, hanno consegnato dati sensibili sanitari come se fossero “ un nulla”. Ancora oggi, per molti genitori, è  così, come se un minore da 0-6 anni non avesse lo stesso diritto di istruzione-educazione, socializzazione ed inclusione come uno da 6-16 anni.

Quello che è iniziato con la Lorenzin non è stato che un piccolo antipasto di quello che abbiamo vissuto in questi ultimi quattro anni: se erano stati esclusi minori da 0-6 anni privandoli della frequenza e del diritto all’educazione, alla socializzazione e all’inclusione, ora lo si poteva fare anche con il Covid 19.

C’è stata una vera e propria  MANIPOLAZIONE DI MASSA portata avanti dal Governo ma che non corrisponde alla realtà oggettiva. Da sempre sentiamo dire che il Governo non può obbligare a nessun farmaco TRANNE i vaccini, oppure che un cittadino può rifiutare ogni cosa nel suo corpo ma il vaccino no.

È solo propaganda! Partiamo dal presupposto che un TSO è un fermo amministrativo, tramite sedazione, dove la persona che sta violando la Legge non è trattabile, quindi dichiarata momentaneamente interdetta ed al trattamento farmacologico non viene richiesto il suo CONSENSO INFORMATO. Il TSO è un caso di PUBBLICA SICUREZZA.

Il sindaco, su emergenza epidemica, quindi tutela della salute pubblica, può fare ordinanza per la quarantena domiciliare ad una persona che ha certificazione di malattia ma non imporgli esami/cure/vaccini.

Ma cos’è un vaccino?

No non è un siero ma un “farmaco iniettabile esclusivamente da personale medico” e segue all’acquisizione del CONSENSO/DISSENSO del paziente o di chi ne fa le veci.  Nessun obbligo, nessuna punizione, nessuna imposizione,  una Legge non può obbligare ad un farmaco e i vaccini sono farmaci e non sono  a regime “speciale”.

Data la situazione è fondamentale distinguere il vero dal falso e acquisire gli strumenti per comprendere quando si è di fronte ad una propaganda o quando si è di fronte a dei veri obblighi come cittadini.

E la vaccinazione, TUTTI I VACCINI, non rientrano più in quegli obblighi dal 2001 grazie alle disposizioni di Legge (145/2001 – 219/2017) legate all’art. 32 della Costituzione. Acquisendo tale consapevolezza nessuno potrà più mistificare la comprensione della legge e manipolarci. La consapevolezza e la conoscenza di un uomo fa paura al sistema. La conoscenza è la vera libertà degli individui.

La modalità in cui ci comunica “l’obbligatorietà del vaccino avviene sempre nello stesso modo,una semplice lettera inviata da una scuola pubblica che dichiara che agli studenti  viene  impedita la frequenza o l’iscrizione alla scuola materna perché non è in regola con lo stato vaccinale “obbligatorio“. In Italia, non è un segreto, la sanità sta cercando di entrare nelle scuole ne è l’esempio recente che anche in Sicilia si sospendono o meglio, si vorrebbero sospendere, tutti gli alunni che non abbiano completato la vaccinazione MPRV, come il personale scolastico, direttamente dalla dirigenza scolastica.

Con nota n. 7146 del 23 febbraio 2024 si comunica che, a causa di casi di morbillo, a TUTTI i minori da 0-16 non correttamente vaccinati DEVONO ESSERE SOSPESI DALLA FREQUENZA SCOLASTICA FINO A VACCINAZIONE (due dosi di Morbillo-Parotite-Rosolia [MPR] e per i nati nel 2017 anche +Varicella [MPRV]). Coinvolto anche tutto il PERSONALE SCOLASTICO. La questione è gravissima perchè assolutamente FUORI LEGGE. Cerchiamo di capire i fatti per trovare le giuste contestazioni che ci portano a dire che siamo difronte ad un vero e proprio abuso.

La Situazione dei Minori 0-16

L’art.3-bis della Legge 119/2017 NON impedisce ai minori NON in regola con le vaccinazioni l’iscrizione, l’accesso e la frequenza per nidi, materne, elementari, medie e superiori. Per la fascia 0-6 è OBBLIGATORIO il deposito della documentazione entro il 10 luglio dall’iscrizione (libretto vaccinale in regola, esonero/differimento, formale richiesta di vaccinazione ed omissione), NON solo l’adempimento vaccinale, per evitare la DECADENZA DELL’ISCRIZIONE con giusta causa per negligenza dei genitori. Per la fascia 6-16 c’è comunque la richiesta entro il 10 luglio ma se non viene effettuato il deposito NON è prevista la decadenza dell’iscrizione.

Mentre l’art.1-2 della Legge 199/2017 prevede UNA SANZIONE AMMINISTRATIVA da 500 euro, da parte dell’ASL competente, per l’inadempienza vaccinale. NON ESISTE SOSPENSIONE DA NESSUNA PARTE, LEGGE LORENZIN COMPRESA. In più ricordiamo che se fossimo, anche,  davanti ad un’emergenza epidemica, dove il Sindaco con ordinanza potrebbe CHIUDERE LE SCUOLE A TUTTI (personale scolastico compreso) non si può impedirne l’accesso ad alcuni. Invece richiamano in maniera scorretta la Legge 119/2017 ignorando che, con Decisione  del 22/11/2017 – Deposito del 18/01/2018 e Pubblicazione in G.U. 24/01/2018  n. 4, la Corte Costituzionale, con sentenza di rigetto 5/2018, discuteva proprio le competenze Stato-Regioni sul DL 73/2017, convertito in Legge 119/2017.

La Regione Veneto, ricorrente, voleva differenziarsi dalla normativa vigente sull’obbligo vaccinale, ma la Corte Costituzionale ha affermarmato chiaramente che ciò non è possibile.

Al punto 7.2.5. della sentenza menzionata leggiamo: “Dinanzi a un intervento fondato su tali e tanti titoli di competenza legislativa dello Stato, le attribuzioni regionali recedono, dovendosi peraltro rilevare che esse continuano a trovare spazi non indifferenti di espressione, ad esempio con riguardo all’organizzazione dei servizi sanitari e all’identificazione degli organi competenti a verificare e sanzionare le violazioni”. Sembra chiaro che la regione Sicilia abbia volontariamente ignorato una sentenza della CC sulla stessa questione ed abbia emesso la circolare attuativa, palesemente non conforme alle indicazioni statali: la stessa cosa che avrebbe voluto fare il Veneto, ma che è stata impedita.

La Corte Costituzionale è chiara, ogni Regione DEVE attenersi alla normativa vigente sull’obbligo vaccinale senza modificarne termini e modi. Non esiste “interpretazione personale”, che potrebbe portare a giustizia sommaria e differenziata, neanche a livello di pubbliche amministrazioni, ma una lettura della Legge in base all’ordinamento legislativo, partendo dai Diritti del Fanciullo, fino ad arrivare alla normativa vigente nazionale.

Ritornando in Sicilia abbiamo visto che  i dirigenti scolastici siciliani invitano studenti e personale scolastico a vaccinarsi il prima possibile ventilando l’ipotesi di sospensione riportata dalla circolare dell’assessorato alla salute del 23 febbraio di cui si allega copia.

La nota non è un fake ma è stata inviata a tutte le scuole e recepita da un solo istituto. Non  è la prima volta che fanno azioni a piccole dosi per studiarne le reazioni.

L’obiettivo è subito chiaro, un altro giro di boa per coloro che avessero schivato i nidi e le materne.

Sono state sovvertite leggi e competenze ma spetta noi rimettere al loro posto ognuno di loro

Non possiamo non vedere dove ci sta portando la strada da loro disegnata, dopo tutto quello che è accaduto in questi quattro anni. Noi non possiamo far altro che unire i puntini e restare  vigili ma non spaventati, perché ci si vuole muovere per studiare e risolvere i fatti.   Il nostro motto è “ Non ci avranno mai come vogliono loro“.

Le Regole per il Personale Scolastico

La richiesta di vaccinazione MPR non rientra nel contratto ed è una modifica unilaterale non conforme, in violazione della privacy, non solo non accettata dal firmatario ma neanche più vantaggiosa per il dipendente: è altresì noto che, se le medesime parti contraenti si determinano ad apportare modifiche e/o integrazioni al contratto concluso, devono utilizzare la medesima forma scritta e firmata da entrambi le parti.

Comunque anche se fosse un’integrazione degli iniziali accordi in merito a una o più circostanze inizialmente non previste, il precedente contratto non viene meno ma ad esso, si aggiunge solo qualcosa in più. Questo vuol dire che davanti al rifiuto di una modifica contrattuale, la condizione lavorativa non cambia.

Dato che il datore di lavoro ha la responsabilità della sicurezza sui luoghi di lavoro, regolamentata da D.gls. 81/08, potrebbe reclamarla per subentrare nei rapporti lavorativi già consolidati ma lo status vaccinale, quindi dati sanitari o di salute, DEVONO passare eclusivamente dal Medico Competente INAIL.

Le vaccinazioni NON sono più obbligatorie nel D.lgs 81/08 ma, in base al titolo X del D.lgs. 81/08, che prevede, all’art. 279 c. 2 lettera a) l’obbligatorietà, per il datore di lavoro, della “messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del Medico Competente” e c. 5 “Il medico Competente fornisce ai lavoratori adeguate informazioni sul controllo sanitario cui sono sottoposti e sulla necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell’attività che comporta rischio di esposizione a particolari agenti biologici, individuati nell’allegato XLVI, nonché sui vantaggi ed inconvenienti della vaccinazione e della non vaccinazione”. Quindi il MC NON può dare “non idoneità” al rifiuto sulle vaccinazioni.

IL RIFIUTO A QUALSIASI TRATTAMENTO FARMACOLOGICO come lo sono le vaccinazioni, che porta ad un DISSENSO INFORMATO E’ UN DIRITTO (riferimenti normativi in coda all’articolo).

Basta soprusi e finti obblighi! Sul nostro corpo e su quello dei nostri figli, cosa inserire rimane una nostra scelta ed il rifiuto al consiglio del medico non può subire pressioni, minacce, multe o nessun genere di violenza.

Soltanto i cittadini che non presentandosi alla convocazione da parte dell’Asl per dare un consenso o dissenso alla vaccinazione, sono sanzionabili (con una sanzione amministrativa pecuniaria) perché hanno ignorato la normativa in essere compiendo  un illecito amministrativo.

Non possiamo più delegare qualcun altro ad esercitare i nostri diritti, è imperante e indispensabile colmare la nostra ignoranza affinché edotti possiamo esercitare i nostri diritti. È vero che la normativa italiana vigente non è sempre facile da interpretare, e su questo si gioca  la partita. Se invece , un cittadino riesce ad interpretarla, a conoscere le competenze ed i limiti degli esecutori, gli strumenti a sua disposizione, riesce tranquillamente a combattere abusi e consuetudine contro la sua libera scelta.

Essere non in regola con i vaccini, ma in regola con la legge permette ai bambini di nidi, materne e primarie la frequenza come tutti gli altri senza dover incorrere in nessuna sanzione amministrativa.

Smettiamola quindi di dire che esiste un obbligo vaccinale per la frequenza di nidi e materne perché se c’è obbligo non può esserci consenso informato ma se c’è consenso informato non può esserci obbligo. La conferma è che anche per le vaccinazioni contro il COVID-19 era prevista la firma del consenso informato.

Le disposizioni di legge hanno tolto le vaccinazioni coatte di Stato. C’è stato l’obbligo di Stato, in Italia, ma dal 2001 non può più esserci. Grazie alla legge 219/2017 i cittadini (anche tutori di minori) possono rifiutare qualsiasi trattamento/esame/protocollo medico senza pressioni, minacce, sanzioni e senza intaccare la responsabilità genitoriale. Questo vale per tutti non solo per i bambini. Entriamo in un futuro che garantisce i diritti a chi li esercita, è solo studiando che ci fa dire basta ai soprusi governativi.

La nostra associazione TRILLY  APS ringrazia I nostri soci, genitori di M.T, Per aver condiviso il loro caso volto ad  incoraggiare altri genitori a fare altrettanto. Ringraziamo anche “ Tutela del diritto soggettivo“ con il quale collaboriamo a tutela e difesa dei cittadini.

Il nostro sito www.trillyapslagentecomenoi.it  sul quale potrete trovare tutte le informazioni a riguardo.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

DOSSIER SCUOLA – 2. L’Istruzione Parentale per una Vera Educazione Umana e Cattolica dei Bambini. Il Manifesto Cardinale Van Thuan

DOSSIER SCUOLA – 2. L’Istruzione Parentale per una Vera Educazione Umana e Cattolica dei Bambini. Il Manifesto Cardinale Van Thuan

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Sabato 23 marzo 2024 si terrà a Lonigo (Vicenza) la terza edizione della giornata nazionale per la vera scuola cattolica. L’Umbria sarà rappresentata dalla prof.ssa Paola Persichetti – presidente dell’associazione di promozione sociale “TRILLY La Gente Come Noi” – in veste di referente regionale di alleanza parentale in adesione al manifesto dell’osservatorio cardinale Van Thuân,  insieme ad alcuni genitori e insegnanti

Nell’immagine di copertina il grande maestro e sacerdote San Giovanni Bosco con il suo Santo allievo Domenico Savio


di prof. ssa Paola Persichetti

Per comprendere al meglio la situazione scolastica nazionale si consiglia di leggere anche DOSSIER SCUOLA – 1: CRONACA DI UNA CATASTROFE EDUCATIVA ANNUNCIATA. Gli Istituti Cattolici come risposta al Totalitarismo di Stato

L’osservatorio Van Thuân, per fronteggiare la grave crisi educativa che ha travolto la nostra società e l’intero settore dell’istruzione ha creato un coordinamento specifico che raccoglie già molte realtà, specialmente di scuola parentale cattolica e Homeschooling, ma anche di scuole cattoliche paritarie e insegnanti cattolici che operano nella scuola statale.

È un’iniziativa di grande valore in un paese dove sempre meno si parla di libertà di educazione, e la Chiesa sembra dare precedenza ad altri temi, avendo delegato allo Stato l’educazione delle nuove generazioni.

A proposito del monopolio di Stato dell’istruzione è importante considerare la sentenza n. 1491 del 2024 che prevede nuove restrizioni per l’istruzione parentale.

Nuove restrizioni per l’istruzione parentale

Le testate giornalistiche continuano a pubblicare titoli che condannano e penalizzano la scuola parentale, per suscitare nelle famiglie sentimenti di ansia, paura, preoccupazione e un senso di sfiducia in un futuro dove si vuole cancellare la libertà di scelta educativa. Con la sentenza del Consiglio di Stato numero 1491 / 2024 i media hanno voluto calcare la mano  sull’aspetto educativo tanto a cuore alle famiglie:  “ nessuna norma autorizza a ritenere che l’adempimento dell’obbligo scolastico possa essere rimesso all’autonomia privata familiare”. Il Consiglio di Stato ha volutamente sottolineato che “l’istruzione scolastica è materia di “pubblico interesse”, e le famiglie che scelgono l’opzione parentale devono dimostrare di avere la capacità tecnica o economica di “fornire un’istruzione equivalente a quella impartita nelle scuole statali“.

Le stesse istituzioni scolastiche, continua la sentenza, “non possono disinteressarsi dell’istruzione parentale, ma devono, periodicamente, effettuare controlli e verifiche per accertare che l’istruzione impartita a domicilio sia conforme ai requisiti minimi previsti dalla legge”.

La famiglia si vede desovranizzata, deresponsabilizzata, inadeguata, impreparata e incosciente in confronto all’ istituzione scolastica statale che si definisce la più adeguata e la più attenta all’educazione dei figli.

Aldilà delle interpretazioni  la responsabilità educativa resta comunque in capo alle famiglie: il ruolo delle famiglie è fondamentale nell’educazione dei figli e nessuna sentenza può sminuire tale ruolo né cancellarlo.  Le famiglie hanno il diritto, per legge, di scegliere il percorso formativo più adatto ai propri figli.

Il “Perché”le restrizioni non possono cancellare il ruolo della famiglia

Nella scuola e nell’educazione avviene qualcosa di molto più profondo e fondamentale che non soltanto l’apprendimento di alcuni rudimenti e comportamenti. In essa il bambino mette in rapporto la sua più profonda intimità con la verità e, facendo così, si mette alla ricerca dell’assoluto perché niente di relativo potrà soddisfarlo. Questo rapporto dell’educazione con l’assoluto necessita una sorveglianza e custodia da parte dei genitori, che sono gli unici a possedere le chiavi dell’intimità dei propri figli non in assoluto ma secondo il progetto di Dio su di loro.

Al contrario il tipo di educazione proposto dalla nostra società è assolutamente deprecabile: non so se sia mai esistita una società che intenzionalmente abbia cresciuto i propri bambini nell’ignoranza della metafisica, del fatto che esista qualcosa oltre la materia. L’unico imperativo che la nostra società impone ai bambini  è: divertiti, riempi la tua vita di piaceri di ogni tipo, dimentica le responsabilità, il sacrificio, le conseguenze del tuo godimento perpetuo. Questo è il risultato di  genitori che vivono senza una profondità metafisica.

Ecco perché la scuola non deve essere dello Stato, ma della Chiesa

I genitori cristiani hanno una sapienza del cuore rispetto alla vita dei loro figli che deriva loro dall’averli concepiti nella luce di Dio. Ma c’è anche una sapienza naturale che conferisce ai genitori questa capacità, anche se senza la fede rischia di non essere sufficientemente sostenuta nella vita concreta.

Alla luce di ciò sopra detto la responsabilità dei genitori nell’educazione dei figli coincide in fondo con la responsabilità della Chiesa.  In virtù del primato dei Genitori sullo Stato, la Chiesa non si limita a rivendicare un elemento di diritto naturale, ma vi aggiunge anche un elemento religioso: i figli sono di Dio e i genitori sono suoi vicari che li educano nel progetto di Dio.

Per mezzo della centralità della famiglia, la Chiesa rimette Dio al centro dell’educazione. Lo Stato non può sostituirsi alla famiglia nei compiti che le sono propri per natura e per disegno divino, anzi deve sostenerla nel perseguirli.

Entriamo nel mondo delle scuole parentali

La prima via d’uscita dal sistema pervasivo che ci attanaglia è l’educazione. Valori e comportamenti oggi vengono largamente imposti. Nella scuola statale i nostri figli devono condividere i principi repubblicani, anche quando vanno contro la legge naturale dove il buon cittadino prevale sempre sull’uomo buono. Ci sono narrazioni di regime che riguardano tutti gli obiettivi dell’agenda 2030: l’ambiente, la procreazione, la salute, l’identità maschile femminile, la storia…

Non è più possibile  ignorare “l’emergenza educativa”, ormai esplosa.

Chi si pone seriamente questo problema sono perlopiù genitori e insegnanti cattolici nella scuola di Stato, sono genitori e insegnanti cattolici nelle scuole paritarie cattoliche, sono genitori e insegnanti che stanno dando vita a scuole parentali e ad esperienze di homeschooling. I primi si sentono abbandonati e fanno un enorme fatica ad andare avanti in un contesto sistematicamente ostile e che percorre altre strade. I secondi resistono, ma si rendono conto che la scuola cattolica paritaria deve pagare un certo “obolo“ al sistema imperante.

I terzi sono più motivati e scaltri, sono più alternativi al sistema rappresentando una chance positiva che va incoraggiata.

I genitori, gli insegnanti, le scuole cattoliche, soprattutto parentali intendono valorizzare una visione del mondo, visto come germe di una società cristiana, che non si riduce solamente e semplicemente ad un fenomeno esclusivamente educativo.

Abbiamo già accennato nel precedente articolo che  la scuola “Di Stato“ in Italia fu un’invenzione liberal-piemontese, e rimase anche nella Repubblica. In mani DC fino al 68, fu poi devastata dai comunisti. Ogni ministro che si susseguì introdusse “riforme“ che non facevano che peggiorare la situazione. Fino al disastro attuale, di fronte al quale occorrerebbe fare come fecero i tedeschi con l’est dopo la riunificazione: è irreparabile, meglio rifare di sana pianta.

Istruzioni per aprire una scuola parentale

È molto semplice  poter aprire una scuola parentale in cui più famiglie si mettono d’accordo per creare un ambiente educativo e di apprendimento comunitario per i loro figli. Le “regole“ per la scuola parentale o familiare valgono comunque anche per chi intende fare vero e proprio homeschooling.

Che cos’è una scuola parentale? Chi può aprirla? Elemento indispensabile è l’esistenza di una  comunità educante all’educazione e all’istruzione dei figli.

I genitori si accordano tra loro, fissano gli obiettivi educativi prioritari, le finalità, gli strumenti e le metodologie da utilizzare.

Gli ingredienti sono pochi e molto semplici: è sufficiente che ci siano alcuni bambini e un insegnante, che può essere anche un genitore, aiutato dalle diverse professionalità degli altri genitori. […]

È necessaria una forma associativa?

Quando due o più persone si mettono insieme per uno scopo e per svolgere un’attività, di solito si organizzano in una qualche forma associativa sia essa una associazione riconosciuta, con personalità giuridica, oppure non riconosciuta, senza personalità giuridica. È importante scegliere la forma più idonea allo scopo, all’organizzazione e al servizio che si intende erogare e che tuteli maggiormente i soggetti coinvolti.[…]

Nello specifico, in Umbria (Terni) abbiamo optato per la forma associativa riconosciuta: TRILLY APS (associazione promozione sociale) che gestisce la scuola.

La comunicazione di istruzione parentale della famiglia al dirigente scolastico: tempi e modalità

La comunicazione che i genitori intendono provvedere direttamente all’istruzione dei loro figli […] oppure appoggiandosi ad un’associazione (di cui sopra), deve avvenire entro la data di chiusura delle iscrizioni. Questo termine è specificato ogni anno da un apposita circolare del MIUR sulle iscrizioni per l’anno scolastico successivo; generalmente va consegnata dai primi di gennaio fino alla fine di gennaio/primi giorni di febbraio.

Può essere consegnata anche nei mesi successivi o in corso dell’anno scolastico, ma l’alunno alla chiusura delle iscrizioni, se non è già stata depositata la comunicazione di istruzione parentale, deve essere iscritto alla scuola statale o paritaria. Per tutti i genitori che non avessero avuto modo di iscriverli entro questi termini possono comunque regolarizzare l’iscrizione prima dell’inizio dell’anno scolastico: perfezionando l’iscrizione. Non vi preoccupate pertanto se qualcuno di voi nel dubbio su come procedere nel percorso formativo sia in difetto riguardo ai tempi: c’è sempre la possibilità di regolarizzare.

Detto ciò, la comunicazione deve essere firmata da entrambi i genitori che devono dichiarare di avere i mezzi tecnici, economici e culturali per istruire personalmente i propri figli. Per quanto riguarda, invece, l’iscrizione alla scuola parentale, ogni associazione di genitori decide liberamente come regolare l’accesso e le forme di iscrizione.

L’esame annuale di idoneità alla classe successiva o all’esame di licenza è obbligatorio?

L’esame annuale è obbligatorio dal 2008 e può essere sostenuto presso una scuola statale o paritaria del territorio. Solitamente viene sostenuto dagli alunni al termine delle lezioni presso la scuola scelta dei genitori e che ha accolto la domanda d’esame. Tale domanda deve essere consegnata entro il 30 aprile per gli esami di idoneità, mentre per l’esame di licenza, dello scorso anno scolastico, bisogna presentarla almeno entro la fine di marzo per poter sostenere le prove INVALSI.

In cosa consiste l’esame?

Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola primaria:

  • Due prove scritte: italiano e matematica, a cui si può aggiungere anche una prova di seconda lingua, solitamente inglese;
  • Colloquio pluridisciplinare su tutte le altre discipline.

Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola secondaria di primo grado:

  • Tre prove scritte: italiano, matematica, inglese: a quest’ultima prova si può aggiungere una parte dedicata della seconda lingua comunitaria, se prevista nel piano di studi;
  • Colloquio pluridisciplinare su tutte le altre discipline

L’esame di licenza ( classe terza) ha le stesse prove, per numero e tipologia, della scuola statale. Dall’anno scolastico 2018-2019 gli alunni che si avvalgono dell’istruzione parentale devono sostenere, entro la metà-fine di aprile, anche le prove INVALSI (Italiano, matematica e inglese) presso la scuola in cui sosterranno l’esame di licenza.

Quali programmi svolgere e presentare per gli esami di idoneità e di licenza?

Alla consegna della domanda di esame devono essere solitamente allegati i programmi svolti in tutte le discipline, sulle quali i figli saranno esaminati […] I programmi possono essere presentati elencando soltanto i contenuti svolti, oppure completandoli con competenze e abilità che l’apprendimento ha sviluppato e potenziato.

Restituzione della documentazione per il controllo dell’assolvimento dell’obbligo scolastico

La scuola statale o paritaria presso cui si svolgono gli esami, rilascia l’attestato di idoneità[…] L’attestato di idoneità o di promozione dell’esame di licenza deve essere consegnato alla scuola di competenza per certificare l’avvenuto superamento dell’anno scolastico in corso[…]

Quali insegnanti nelle scuole parentali?

Gli insegnanti e gli educatori possono essere gli stessi genitori o professionisti ai quali genitori chiedono di intervenire su specifici progetti o discipline. Insegnare con passione e professionalità non riguarda tanto o soltanto questione di titoli, ma molto più importante è la capacità comunicativa, empatica e didattica degli “insegnanti”.

È necessario che i professionisti che vengono coinvolti condividano e abbraccino in pieno il progetto educativo e didattico che ha messo in moto i genitori a fare questa scelta. Quando i genitori scelgono di delegare l’istruzione familiare a terzi non può venir meno il coinvolgimento personale affettivo, di tempo e di professionalità nel seguire i figli, nell’intervenire nelle questioni e nelle attività scolastiche, così come nei laboratori e nelle uscite.

I bambini stanno a guardare ciò a cui i genitori danno importanza, ciò a cui i genitori dedicano tempo ed energie; se i genitori sono coinvolti nella loro avventura educativa e scolastica, per loro questa diventa importante e appassionante.

Come sostenere le spese? L’istruzione parentale o familiare non riceve alcun contributo dallo Stato o dalle regioni: è tutto a carico dei genitori.

Se un gruppo di genitori si organizza in una qualche forma associativa per sostenere l’istruzione parentale dei propri figli, sarà l’associazione stessa a stabilire quali spese si devono sostenere: affitto dei locali, assicurazione, retribuzione degli insegnanti o dei professionisti, arredi, e di conseguenza a fissare un contributo che le famiglie devono versare per sostenere le spese.   Le modalità di versamento e di partecipazione alle spese saranno decise anche in base alla tipologia di associazione scelta e a norma di legge.

Aprire e sostenere una scuola parentale è facile o difficile?

Educare è sempre difficile perché  è l’incontro di più libertà, la difficoltà maggiore, la si incontra, laddove non si ha in mente un’idea di uomo (antropologia) verso cui educare e da cui far discendere una pedagogia e una didattica, coerenti con l’idea di uomo che si desidera formare, “ far uscire”.

Oggi educare è ancora più difficile di un tempo perché molto spesso non c’è una comunità di riferimento, una comunità fatta di famiglie che condividono un’antropologia, una pedagogia e una didattica, che condividano le fatiche e le gioie, i successi e i problemi, che sia un luogo di confronto e di sostegno, un luogo di conforto e di esempio. È molto difficile, da soli, adempiere a questo compito, che mai come oggi, è così urgente.

La Bella Esperienza della Scuola Parentale di Trilly in Umbria

Nella nostra scuola parentale i bambini, ogni mattina, imparano tante cose: si sentono amati come in famiglia 

Guardo il calendario e scopro che sono già passati due anni da quando è iniziata l’educazione di alleanza parentale TRILLY .

L’associazione TRILLY Aps, preso atto dello stato comatoso in cui versa la scuola italiana nell’ora presente, ha deciso di  aderire  al progetto “alleanza parentale“.

Non intende arrendersi di fronte a questo sistema educativo che ha venduto gli studenti/bambini/ adolescenti ad un pensiero unico totalitario. La nostra forza è: resistere, combattere con coraggio i diktat della pedagogia di tendenza, che vogliono divellere le radici culturali, storiche speculative che affondano in questa terra umbra, di Terni, fertile, geniale e santa.

L’Umbria è l’ombelico di Italia, anche dal punto di vista genetico: il DNA dei suoi abitanti, antichi e moderni, conserva infatti le tracce delle principali migrazioni che hanno segnato la storia della penisola negli ultimi 8000 anni.  Da uno studio è emerso infatti che gli umbri hanno origini distinte da quelle di altri antichi popoli dell’Italia centrale come gli etruschi: sarebbero legate a un’ondata migratoria arrivata dall’Europa centro orientale 5000 anni fa, a cui poi si sarebbero sovrapposte altre migrazioni dall’area mediterranea.

La più evidente è quella lasciata da un misterioso popolo giunto dal centro Europa circa 5000 anni fa e oggi ancora “vivo“ nella parte orientale della regione.

Lo dimostra uno studio pubblicato su Scientific reports dalle università di Perugia, Pavia e Firenze.

Grazie all’archeogenetica, una nuova disciplina che associa dati genetici e studi storici e preistorici-ha detto la professoressa  Hovirag Lancioni, del dipartimento di chimica, biologia e biotecnologie, Università degli studi di Perugia-i ricercatori hanno ricostruito la storia genetica degli umbri mettendo a confronto il DNA di 545 volontari umbri con quello estratto da 19 reperti ossei umani rinvenuti nella necropoli pre-romana di Plestia, Colfiorito, risalenti tra il IX secolo e III secolo a.C..  dai risultati emerso che gli umbri hanno origini distinte da quelle di altri antichi popoli dell’Italia centrale come gli etruschi: sarebbero legate a un’ondata migratoria arrivata dall’Europa centro-orientale 5000 anni fa, a cui poi si sarebbero sovrapposte altre migrazioni dell’area mediterranea.   Situata nel cuore dell’Italia, l’Umbria ha rappresentato fin dalla preistoria un punto nodale della comunicazione tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico”.

Un angolo tutto speciale viene dato, nella nostra scuola, all’incontro  delle tradizioni e usanze pagane di questa terra con il cristianesimo, e come questo incontro abbia trasformato e mutato al meglio la nostra terra e i suoi abitanti.

Un uomo forte

L’uomo educato in  una scuola così concepita sarà un uomo forte, consapevole delle sue radici, con una sua identità, perché custode della memoria storica. Nello specifico, la scuola parentale  TRILLY ubicata nella terra umbra di Terni intende abbeverarsi alla fonte di una tradizione plurisecolare raccontata da antichi storici e cronisti: storia di un popolo, ivi vissuto, dal temperamento sanguigno, vocato alla guerra.

Sicuramente, tutta la tradizione bellica, la produzione metallurgica che ha caratterizzato la città di Terni in tempi recenti ne dà la conferma: la famosa fabbrica d’armi di Terni sorge su un antico sepolcreto di matrice umbra (celtica), del clan dei narcisi, il cui lascito più importante riguarda perlopiù armi, lance, spade, una stele in pietra con scolpita una processione di soldati con lance e scudi. Il coraggio e l’animo ardito,se mitigati sono necessari per perseguire il bene comune. Gli umbri di Terni sono i  figli sopravvissuti delle piogge del diluvio universale, i fratelli maggiori dei popoli celtici d’Europa, i migliori mercenari d’Italia (soldati e capitani di ventura) nel Rinascimento. Popolo famoso nella storia d’Italia, non per l’arte, non per la filosofia, non per il commercio, ma per i soldati e i santi: ebbene noi ne siamo gli eredi. Partiamo da qui, da una terra mistica dal cuore di tenebra.

L’incontro a Terni che cambiò la storia

I longobardi che scesero in Italia nella celtica Umbria si vedevano minacciati dal cristianesimo presente in questa terra. C’era stata una bolla papale di Gregorio Magno  nel 601, dove si ordinava di erigere chiese cristiane sopra i vecchi santuari e templi pagani. Il paganesimo, che ormai, dopo millenni di culti e riti consacrati alle antiche divinità si sentiva minacciato dal cristianesimo. La salda fede pagana doveva distruggere i monasteri cristiani. Liutprando, re dei Longobardi, e Papa Zaccaria, s’incontrarono a Terni nel 742, qui la storia dell’umanità cambiò radicalmente: il primo incontro fu in territorio cristiano nella chiesa di San Valentino, il giorno seguente si incontrarono all’interno delle mura della città di Terni, saldamente pagana, presso il tempio del sole e futura chiesa di San Salvatore. (Chiesa dove i  bambini della nostra scuola sono stati protagonisti di un bellissimo evento natalizio, una rappresentazione dal vivo della nascita Di Gesù Salvatore).

Liutprando donò sei città usurpate alla grande Roma a Papa Zaccaria; la storia narra che il re longobardo fu colpito dalla deliziosa cena che Papa Zaccaria offrì con tanta generosità, cosicché, il re Liutprando decise di donare le città.

L’intento di Liutprando era quello di conquistare e riunire il territorio italico sotto il paganesimo mentre il risultato fu la penetrazione nei territori del credo cristiano.

Anche Dante dedicò quasi due interi canti dell’inferno nella Divina Commedia alla nostra città e a quello che rappresentò nel XIV secolo ma soprattutto a quello che rappresentò per quasi 1500 anni: Virgilio nell’Eneide ad esempio immaginò che le anime dei morti, dalla distesa di tombe oggi conosciute come necropoli di Pentima, risalissero l’Acheronte, detto Naarh cioè Nera (fiume che attraversa la città di Terni) “fino al regno dell’ Oltretomba. Oltre un millennio dopo Dante ispirandosi proprio a Virgilio descrisse il regno dell’oltretomba nell’eretica città di Dite cioè Terni.

Una terra, che testimonia la lunga lotta tra paganesimo e cristianesimo; un tortuoso percorso di evangelizzazione in una terra dove le tradizioni di genti semplici, come pastori e contadini, erano saldamente legate ad antichi riti di origine agricola, ai cicli di vita, di morte e di rinascita della terra

Umbri askenaziti: tra Bibbia e genetica.

Indagini di biologia molecolare mostrano come nel DNA degli umbri meridionali (Terni e provincia) sia presente con un’altissima frequenza un frammento nucleotidico non presente negli altri abitanti del centro Italia che caratterizza un preciso gruppo etnico conosciuto come askenaziti, un tempo minoranza etnica.

La mitologia biblica narra che il re Giano, figlio di Used e nipote di Noè fu il primo abitatore del suolo italico dopo le grandi piogge. Proveniente dal monte Ararat, in Armenia, regnò per 115 anni sul suolo italico ed insieme ai suoi figli si auto determinarono Umbri, cioè “gli scampati al diluvio“.

Gomero Gallo, Fratello di Giano il primo re umbro, ebbe tre figli: menzionati in genesi 10, vale a dire Aškenaz, Rifat e Togarma. I discendenti di askenaziti, figlio di re Gomero, fu identificato con il popolo degli askenaziti cioè lo stesso gruppo etnico rinvenuto nel DNA degli umbri del sud.

Rifat è invece l’antenato più antico dei popoli celtici in particolare di quello degli irlandesi, fratelli degli askenaziti. L’indagine genetica intercetta e trova riscontro anche nella mitologia biblica e in quella storica.

Nell’Italia ai tempi di Augusto la VI Regio è denominata Umbria et ager Gallicus e Interamna (Terni città più importante della VI Regio), Fedeli alleati dei romani, richiesti come soldati scelti e, secondo la tradizione, vero e proprio nerbo di molte legioni romane.

Tale digressione è stata fatta semplicemente per sottolineare l’importanza che la memoria delle proprie origini ci dà un’identità ben precisa e ci introduce in una missione mistica che ciascuno di noi deve scoprire. Nessuna mente onesta può negare la forza trasformante del cristianesimo nel divenire di questa terra ombrosa. Ogni volta che la vita cristiana si è diffusa nella società in modo autentico e libero ha sempre lasciato una traccia di umanità nuova nel mondo. Un mondo nuovo, che nasceva e prendeva forma, pian piano, dentro un mondo vecchio in disfacimento.       

Non ci vuole molto a capire che disprezzare la propria identità ci fa perdere ogni rispetto per il proprio passato  e per la custodia della propria tradizione culturale. Si arriva così a  perdere l’anima di un’intera civiltà, una civiltà che ha incontrato il cristianesimo e che ha una missione da portare a compimento: ricucire riannodare rigenerare. Il filo che useremo sarà il cielo, cioè l’ambito cristiano dove la terra di Terni è stata fecondata dal sangue dei martiri come San Valentino, San Procolo, Sant’ Anastasio, per citare soltanto tre vescovi, martirizzati perché cristiani, diventati protettori della città fino al 1600.

Sarà con questo filo che ci proponiamo di ricucire l’uomo ternano valoroso e combattivo e pagano che incontra e si annoda al coraggio cristiano e si rigenera come uomo forte fermo e costante nella ricerca del bene. Questo è il motivo di mettere il progetto alleanza parentale sotto la protezione di San Tommaso d’Aquino per il quale il dono della fortezza è la grazia di restare nella ricerca della santità e del cielo.

Mai come oggi i nostri figli hanno bisogno della virtù morale della fortezza che annulla le vicessitudini della vita ne annienta gli sforzi del maligno e ci permette di rimanere fedeli a Dio. “Perciò mi compiaccio delle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, e allora che sono forte” (due Corinzi 12,10).                                                 

Progetto educativo : IO CRESCO   nasce a Terni .  “ Io Cresco “  con San Tommaso d’Aquino alla  ricerca della verità che è il fine ultimo dell’educazione. Imparare la verità sul mondo e sulla nostra natura ci può condurre a colui che è la verità stessa, Gesù Cristo.

“Ogni verità da chiunque sia detta viene dallo spirito Santo“ – San Tommaso d’Aquino

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

DOSSIER SCUOLA: CRONACA DI UNA CATASTROFE EDUCATIVA ANNUNCIATA. Gli Istituti Cattolici come risposta al Totalitarismo di Stato

DOSSIER SCUOLA: CRONACA DI UNA CATASTROFE EDUCATIVA ANNUNCIATA. Gli Istituti Cattolici come risposta al Totalitarismo di Stato

Indice dei contenuti

Cronaca di una catastrofe educativa annunciata

di prof. ssa Paola Persichetti

Le nuove tendenze dell’educazione hanno l’intenzione di alterare i canoni del diritto naturale. Siamo di fronte ad una vera e propria metamorfosi della scuola che ha subito una forte accelerazione in questi ultimi anni.

I libri di testo sono sempre più vuoti di parole e sempre più pieni di immagini. Le parole sono ridotte a slogan, un vero impoverimento e immiserimento dei contenuti a favore di una pseudo educazione, che viene elargita a mezzo di pacchetti ad alto tasso ideologico, svuotando, così, la scuola, del suo contenuto di sapere e rimpinzandola di idee, confezionate altrove e imposte ai ragazzi.

La scuola non fornisce più la cassetta degli attrezzi cognitivi e concettuali per comprendere le cose: tutto viene dato già confezionato e omologato. Questo risponde ad un paradigma di matrice totalitaria. Non si insegna più a pensare. Anche le proteste dei giovani studenti vengono organizzate dal sistema, attraverso un canovaccio di protesta che i giovani adottano acriticamente.

Una trasgressione preconfezionata dal sistema e organizzata dalle istituzioni che la facilitano. Cosicché i giovani possano provare l’ebrezza della trasgressione : convinti di trasgredire, si adeguano e aderiscono ai suggerimenti del sistema senza accorgersene. I giovani di oggi si sono conformati al pensiero dominante, globalista: non devono più sforzarsi di pensare perché qualcun altro lo fa al loro posto (è meno faticoso). Ma tutto questo non deve sorprenderci, era già tutto previsto e programmato da coloro che hanno un’agenda da seguire.

Scuola moderna     

La scuola moderna è il risultato di una rivoluzione orchestrata tra il 1905 e il 1930 dove il sistema educativo è stato ideato per essere esattamente come quello prussiano di 100 anni prima. Lo Stato moderno e contemporaneo deforma i legittimi compiti educativi della comunità politica, accentrando in sé il compito educativo ed esautorandosi alla chiesa.

Lo statalismo educativo è profondamente sbagliato sia dal punto di vista di chi deve educare sia per quanto riguarda cosa educare. Lo Stato con una visione assoluta di sé finisce per imporre i propri contenuti educativi, plasmando le anime di alunni e studenti secondo i propri principi: è un sistema diseducativo, ideologico ed ateo.

All’ideologia diseducativa statalista si aggiunge oggi l’ideologia diseducativa globalista con le sue sfumature arcobaleno per un’invasiva e impositiva visione gender.

Qual è lo scopo della scuola pubblica?

Dobbiamo prendere atto che il nostro sistema educativo non è stato ideato per sviluppare le potenzialità di ogni individuo, e se per questo non è neppure il frutto della conoscenza scientifica su come i bambini apprendono.

Il sistema scolastico che oggi conosciamo è stato deliberatamente progettato, con il preciso intento di indottrinare i bambini e educarli all’obbedienza. Conoscere la storia e la nascita di questo sistema educativo è importante per capire come siamo arrivati ad oggi ed anche per decidere dove vogliamo andare, soprattutto in relazione al futuro che vogliamo creare per i nostri figli.

Un passo storico verso l’istruzione pubblica

Genesi della scuola statale o modello prussiano

La scuola a cui siamo abituati noi, la scuola di Stato, obbligatoria e gratuita, nasce in Prussia, prima per opera di Federico II, sovrano militarista, e poi il modello viene in qualche modo proporzionato dopo le sconfitte che subisce la Prussia  contro Napoleone. L’idea era proprio quella di forgiare fin da bambini una nazione di soldati, con una obbedienza cieca al sovrano, dunque all’autorità di turno, secondo le convenienze del momento. Il modello prussiano è stato esportato prima in USA e nell’Inghilterra, poi arrivato anche in Italia, con l’unità.

La Prussia perde contro Napoleone

Nel 1806 il regno di Prussia aveva perso la battaglia di Jena contro le truppe di Napoleone. Lo Stato militare, la cui economia era fondamentalmente basata sulla guerra, si trovava in una situazione di grave crisi.  Secondo Fichte, la battaglia era stata persa a causa di coloro che avevano disobbedito ai comandi dei superiori ed era tempo di cambiare le cose per ripristinare l’orgoglio tedesco e l’amore per la patria.

La volontà diventa un problema

Lo scopo di questo sistema educativo sarebbe stato quello di modellare i tedeschi, sottomettendo i giovani alla volontà della nazione. La scuola doveva essere uno strumento della politica, così come esercito, polizia, erario. Era necessario essere radicali: distruggere la volontà personale nei bambini, in modo tale che da adulti non avrebbero più potuto scegliere in modo diverso da quello a loro imposto dalle autorità. Dividere i bambini per classi, materie, voti, classifiche, continue verifiche, test e altri subdoli mezzi fu una strategia. Dividendoli da piccoli, sarebbe stato improbabile che si riunissero poi in un pericoloso insieme da adulti. Ma qual era lo scopo? Semplice, ottenere una massa ignorante dove le persone sono divise e non possono organizzarsi tra loro (l’unione fa la forza).

Modello educativo Prussiano

Questo modello ha avuto un impatto duraturo sul sistema educativo tedesco e ha influenzato anche altri paesi nel loro sviluppo di istituzioni scolastiche moderne.

La scuola moderna nasce per ideologizzare: ha scalzato via l’idea di scuola intesa come opera di carità, tipica dei secoli in cui il cristianesimo ha potuto maggiormente plasmare la società. Esemplificazione di ciò è il libro cuore, quella era una scuola assolutamente ideologica, massonica, anticlericale, dove non c’era libertà.

Il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, pubblicato nel 1886, rappresenta uno dei principali esempi dell’influenza del modello prussiano di scuola sull’istruzione italiana. Il romanzo descrive la vita quotidiana di una classe scolastica italiana e riflette i valori educativi e morali promossi dal sistema scolastico prussiano.

“Cuore” ha avuto un’enorme influenza sull’istruzione italiana dell’epoca. Va notato che il modello prussiano ha incontrato molte critiche per la sua eccessiva rigidità e per la sua enfasi sull’obbedienza e sulla conformità, aspetti che vengono discussi anche nel romanzo.

Una scuola per indottrinare

Una scuola così concepita si presta a dare spazio all’indottrinamento da parte di chi detiene il potere ed oggi lo vediamo perseguito quando la scuola è posseduta dal demone dell’innovazione, dalla teoria del gender e dall’agenda 2030. O, se preferite è malata cronica di riformite: ogni ministro ha partorito la propria riforma innovatrice, portando acqua allo stesso mulino indipendentemente dalla bandiera politica. Basti qui citare a campione: l’autonomia scolastica del 1997, che ha aperto gli istituti al territorio e li ha incoraggiati ad avventurarsi in ogni sorta di sperimentazione, così tra l’altro generando un surreale clima di competizione; la “buona scuola“ del 2015 (buona per autocertificazione), che ha fatto delle innovazioni didattiche una sorta di obbligo e un titolo per accedere alla premialità, qualunque fosse il loro risultato; la legge 92 del 2019, entrata in vigore con l’anno scolastico 2020- 2021, che ha introdotto (fin dall’asilo!) la “nuova“ educazione civica, materia pigliatutto che sfrutta l’etichetta dal suono familiare e rassicurante per avocare a sé un compito inedito: quello di filtrare ogni altra materia attraverso una lente unica e totalizzante (giusto per non dire totalitaria), col fine dichiarato di forgiare il “cittadino globale digitale“.

Questa riforma, di fatto, è servita ad inondare la scuola di contenuti ad alto tasso ideologico, di cui il piatto forte è l’agenda 2030: una sorta di libro sacro, contenitore di tutti i dogmi che, nell’ora presente, è obbligatorio professare ad ogni età, dalla culla alla tomba.   Viene insomma consegnato un pacchetto preconfezionato di idee pre- pensate, invece della cassetta degli attrezzi per formarsi un pensiero. Anche l’attuale governo che si era presentato all’elettorato come difensore della famiglia si sta dando molto da fare per annientarne le prerogative, soprattutto in ambito educativo.

Come abbiamo visto, sotto l’etichetta di “educazione alle relazioni“ le scuole di ogni ordine grado sono state inondate di corsi volti a imporre modelli di comportamento e imperativi morali, calpestando in un solo colpo sia la libertà educativa della famiglia sia la libertà di pensiero del singolo individuo in via di formazione. Tutto questo si persegue penalizzando l’insegnamento delle materie fondamentali, per cui la prima domanda che sorge spontanea è se avanzerà qualche ora per l’italiano e la matematica, la storia e la filosofia: in una scuola dove si fa tutto fuorché scuola fa eccezione soltanto la didattica disciplinare. Come se tutto questo non fosse sufficiente, ora assistiamo alla stretta finale sul cosiddetto “orientamento”.

26 febbraio 2024 ORIENTARE per DISORIENTARE lo studente

Il 26 febbraio 2024, il Consiglio dei Ministri  ha approvato, in seno a un nuovo “decreto legge PNRR”, alcune misure proposte dal ministro dell’istruzione e del merito, tra le quali spicca quella relativa al “sistema di orientamento”, con cui “si valorizza il consiglio di orientamento, rilasciato dalle istituzioni scolastiche agli alunni della classe terza della scuola secondaria di primo grado, demandando a un decreto del ministro l’adozione di un modello unico nazionale di consiglio di orientamento, da integrare  nell’E-Portfolio”.  La forma dell’enunciato è molto ambigua e poco trasparente ma si può meglio comprendere facendoci supportare dal programma contenuto nei quaderni della associazione TreeLLLe (Life Long Learning) e in particolare nel quaderno numero 15 del 2019 intitolato “ Il coraggio di ripensare la scuola”, nel cui frontespizio,tra gli “ eminent advisor”, figura anche l’attuale ministro Valditara.

Associazione TreeLLLe

La TreeLLLe- si legge nella presentazione-è un “think tank che… si pone come ponte per colmare il distacco che sussiste nel nostro paese tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori, distacco che penalizza l’aggiornamento e il miglioramento del nostro sistema educativo perché c’è bisogno di una scuola diversa per fronteggiare le sfide del XXI secolo. Ed il tempo stringe“.

I diktat della fondazione sulla buona scuola di Stato

L’associazione TreeLLLe è un’associazione patrocinata da Confindustria. Inizio subito dal nome, da quelle tre elle che vengono richiamate: si tratta delle iniziali di un termine in uso nei vocabolari dell’istruzione anglosassone da una quindicina di anni: Life Long Learning che vuol dire Apprendimento per tutta la vita, come del resto è esplicitato nel nome dell’associazione. La TreeLLLe fu presentata a Roma nell’autunno del 2001 come sede altamente qualificata e un dialogo che possa migliorare la qualità dell’educazione fuori dalle competizioni e tensioni politiche. A tal fine i fondatori, Umberto Agnelli, Attilio Oliva, Fedele Confalonieri, Giancarlo Lombardi, Luigi Marinotti e Pietro Marzotto, esibivano un ventaglio di nomi di grande prestigio (ai quali successivamente se ne sono aggiunti altri).

A parte qualche strano imprevisto personaggio, il grosso è formato da imprenditori d’assalto che hanno compreso quale grosso affare è l’educazione. TreeLLLe pubblica periodicamente dei quaderni che raccolgono le elaborazioni e gli studi di vari esperti. È interessante osservare che da questi quaderni prendono materiale I diversi governi che si sono succeduti alla guida del nostro paese, siano essi di destra o di sinistra, non è rilevante. Guardando indietro, le riforme che hanno investito la scuola, da un ventennio a questa parte, sono state tutte preconfezionate da TreeLLLe.

Questi eminenti studiosi stanno in fondo modificando la scuola lavorando di ingegno ed inventando soluzioni. Purtroppo costoro copiano senza vergogna da elaborazioni prima statunitensi e poi dell’UE attraverso l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Ed in particolare l’OCSE (che, tra l’altro, ha come finalità il favorire l’espansione del commercio mondiale su base multilaterale e non discriminatoria e  far adottare ai paesi membri codici per la liberalizzazione dei flussi di capitali e di servizi) , è il motore delle riforme della scuola. L’ OCSE,  non a caso, ha visto il presidente di TreeLLLe,  OLIVA (ex presidente di Confindustria), come autorevole rappresentante. È una sorta di partita di giro diretta da questo ente che detta materialmente le sue norme ai paesi membri.

TreeLLLe affiancata e gestita dalla fondazione Rocca per pilotare la scuola

Questa associazione di banchieri, industriali, che detta le regole del gioco al Ministero dell’Istruzione, è affiancata e gestita da un’altra che si chiama Fondazione Rocca. Questa fondazione fa capo a Gianfelice Rocca, uomo più ricco del Paese, l’autentico re dell’acciaio italiano, per sua stessa ammissione membro del Bilderberg dal 2013, della Trilateral, dell’Aspen.

La Buona Scuola fa il possibile per accontentarli. E a loro non basta! Denunciando lo spread culturale tra Germania e Italia (Educare alla cittadinanza, 2015), nella suddetta Memoria chiedono che il potere del Preside non conosca limiti (tanto, dicono, basta controllarlo con una minacciosa valutazione del suo operato ogni tre anni); si raccomandano che egli non venga lasciato solo dal MIUR di fronte alle pressioni dei sindacati; esigono un potenziamento dell’INValSI; ingiungono al governo di non cedere alle prevedibili proteste dei docenti: “il Disegno di Legge poteva essere migliore, ma è già buono. A condizione che le molte pressioni che già si annunciano non lo svuotino ulteriormente e lo trasformino nell’ennesima occasione mancata per il rinnovamento della scuola”, dichiarano con la fermezza di un Giudice.

Davvero non ci interessa che la scuola statale finisca in mano a gente che amministra giganteschi imperi finanziari? Non ci preoccupano gli interessi economici che, nel nostro Paese, sempre più peseranno sulle scelte educative e didattiche degli insegnanti dei nostri figli?

Veramente non ci curiamo del fatto che non si potrà tornare indietro da una Scuola sponsorizzata dalla Coop, da una formazione scolastica predisposta da Confindustria o da Barilla, da una libertà di insegnamento azzerata dalle pressioni di Finsider, di Allianz?

OCSE : l’economia sequestra la scuola

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economici) prende le mosse da una tavola rotonda svoltasi negli USA (Philadelphia) nel 1966 e, nello stesso anno, elabora un documento, Adult Learning and technology in Oecd Countries, che è alla base di TreeLLLe .

In esso si spiegava che “L’apprendimento a vita non può fondarsi sulla presenza permanente di insegnanti ma deve essere assicurato da prestatori di servizi educativi (…). La tecnologia crea un mercato mondiale nel settore della formazione“ e, mediante TV ed Internet, si possono produrre programmi da una parte e proporli in tutto il mondo (educazione a distanza o e-Learning). Erano argomenti già sostenuti con forza dall’ERT, L’European round table of industrialist, una sorta di Confindustria europea. Tutte le proposte dell’ERT venivano riprese ed elaborate dai libri bianchi della UE (1995, e 1996 Cresson), dalla commissione Delors dell’UNESCO del 1996 ed al memorandum della UE del 30-10 del 2000.

In pratica si stabiliscono tre tipi di apprendimento finalizzato: quello formale scolastico ordinario, quello non formale che si acquisisce nel lavoro e nelle attività politiche e sindacali, quello informale che si acquisisce non rendendosene conto. E, poiché l’apprendimento formale costa troppo alla società, occorre organizzare opportunamente quello informale. Ma dove si può educare informalmente? Lo dice la stessa UE: “ Per avvicinare l’offerta di formazione a livello locale bisognerà anche riorganizzare e ridistribuire le risorse esistenti al fine di creare dei centri appropriati di acquisizione delle conoscenze nei luoghi della vita quotidiana in cui si riuniscono i cittadini, non solo gli istituti scolastici, ma anche i centri municipali, i centri commerciali, le biblioteche, i musei, i luoghi di culto, i parchi e le piazze pubbliche, le Stazioni ferroviarie e autostradali, i centri medici e i luoghi di svago, le mense dei luoghi di lavoro“.

Dietro questo escamotage risiedono le tre elle della Life Long Learning e quindi dell’associazione TreeLLLe. E di questo si era accorto Oliva che disquisiva già sull’espresso nel 2000: “ Occorre un dibattito parlamentare che dica cosa vogliamo dalla scuola. Ragazzi semplicemente istruiti? O uno che è in grado di saper lavorare con gli altri, capaci di imparare per tutta la vita, competenti? Non c’è un orientamento chiaro“.

È chiaro che ad Oliva non interessano i cittadini ma preferisce persone addestrate al lavoro ed al consumo. Tanto è così che è uno dei suggeritori dell’infame slogan utilizzato dall’ex Ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini sui costi: “È vero invece che abbiamo una delle scuole più costose: spendiamo per ogni studente della fascia dell’obbligo il 20% in più della media europea“.  Siamo di fronte a un progetto che persegue solo lauti guadagni da spremere dalla scuola e che spinge per l’educazione neoliberista alla competizione, si deve sentire finalmente il soffio della competizione, tra gli istituti e anche tra i diversi sistemi scolastici. Questo davvero non serve per formare i cittadini.

Il ruolo dei Think Tank

Lo strumento utilizzato dal neoliberismo è il nuovo apparato ideologico dei Think tank, che ha lo scopo di “Approvvigionare, nutrire, fornire tesi e argomentazioni agli apparati ideologici sia tradizionali (Scuole), sia moderni (Mas media e social network)” per sostenere la guerriglia ideologica della rivoluzione dei ricchi, influenzare e tele -guidare le scelte del potere politico.

Non si vuole più uno studio approfondito e critico ma solo l’impadronirsi di alcune tecniche molto meno dispendiose per la società.

In questa logica è importante rendere l’insegnante una persona dipendente sempre più dal suo diretto dirigente e quindi, anche lei, sempre più ubbidiente. I presidi e i direttori didattici divennero dirigenti senza colpo ferire, niente esami con promozione generalizzata.

“Elementi per un curricolo ordinamentale orientato al successo formativo: la proposta di TreeLLLe “.

Torniamo all’ultimo decreto legge del 24 febbraio 2024 (evidentemente, si tratta, di caso straordinario di necessità ed urgenza) che delinea i contorni della nuova misura sull’orientamento. Per comprenderli al meglio  facciamo riferimento al quaderno della TreeLLLe che, da pagina 94, tratta del tema sotto il titolo “elementi per un curricolo ordinamentale orientato al successo formativo: la proposta di TreeLLLe. Tale proposta prevede: l’ingresso a scuola precoce (ad almeno tre anni) è obbligatorio, “per ridurre il condizionamento sociale, familiare e ambientale“; l’obbligatorietà del tempo lungo, “per massimizzare l’influenza della formazione scolastica e ridurre al minimo il condizionamento sociale, familiare e ambientale”;   “accompagnare la crescita emotiva e intellettuale della persona; prevede anche l’orientamento agli studi secondari superiori come scelta della scuola, condotta sulla scorta degli spunti raccolti “dai formatori per diagnosticare le inclinazioni naturali dei singoli“.

Sul punto la TreeLLLe prescrive che l’ultimo anno di scuola media debba riservare spazi e attenzione significativi all’orientamento, con il concorso anche di specialisti  esterni (tipo consulenti del lavoro) e stabilisce che “una volta messa a punto,[ l’indicazione] deve risultare vincolante, o almeno difficilmente superabile da un impuntatura del singolo“.

Ma non è finita. La TreeLLLe prevede anche che in una fase transitoria, per rendere più digeribile la novità, si può pensare ad una istanza di appello di secondo livello, davanti a cui le famiglie potrebbero portare eventuali motivi di opposizione alla scelta indicata dalla scuola. Rappresentanti delle scuole e delle famiglie dovranno operare nelle sedi di appello, non dovranno essere presenti i diretti interessati.

La TreeLLLe ci spiega il senso del programma: “il senso di questa proposta è chiaro, ancorché  forse dirompente per le nostre abitudini. Una scelta fatta da persone competenti e non influenzate da fattori emotivi individuali ha maggiori probabilità di riuscire corretta. E , d’altra parte, non ha senso dedicare il tempo, risorse e attenzione a studiare le inclinazioni e le potenzialità del ragazzo per poi permettergli di farsi del male da solo, per una malintesa forma di rispetto della sua libertà, che somiglia a una abdicazione alla responsabilità educativa. La libertà è il punto di approdo di un processo formativo, non è il suo presupposto a prescindere”.

La famiglia spodestata e la libertà compressa

Tale misura adottata su iniziativa del ministro Valditara va letta in un orizzonte dove la famiglia deve essere desovranizzata e dove la libertà individuale deve essere compressa.   Anche in questo caso ci si avvale di una figura tecnica-specializzata “L’ORIENTATORE” (il patentino da orientatore si ottiene dopo aver frequentato un corso online di 20 ore sulla piattaforma Indire); e di strumenti algoritmici (E-Portfolio) in grado di immortalare la schedatura dello studente nelle banche dati.

La vita dei nostri figli in balia di una commissione di sconosciuti

Non sarà più la famiglia a decidere le sorti della vita futura di un ragazzino di 13 anni, ma una commissione di sconosciuti, il raccordo con docenti orientatori e tutor la cui funzione specifica -acquisita in poche ore di formazione sommaria- consiste nell’assicurare il funzionamento della cinghia di trasmissione attraverso cui sono introdotte progressivamente nella fisiologia della scuola logiche riduttive, paternalistiche e occupazionali del tutto estranee a quelle che dovrebbero sovraintendere alla scelta dell’indirizzo di studio. È sconcertante e gravissimo che non si tenga minimamente conto che è la famiglia a conoscere meglio i veri cambiamenti fisiologici che avvengono in quella fascia di età, così come dei processi di sviluppo e maturazione della personalità individuale.

Fa rabbrividire la confusione di idee che affligge gli esperti molto ben espressa nel seguente passaggio del citato quaderno (pagina 98): “ L’età che comincia intorno ai 14 anni è quella in cui l’individuo si riconosce come tale e costruisce, per tentativi ed errori, la propria fisionomia intellettuale. Proporre una formula indifferenziata, o poco differenziata, non lo aiuta in questo processo. È molto più utile metterlo di fronte a scelte nette, in cui possa riconoscersi o possa scartare. Dopodiché, i percorsi devono essere realmente alternativi fra loro, per dare spazio alle inclinazioni personali”.

Osservazioni sconnesse e contraddittorie che tentano di giustificare l’ingerenza nelle scelte individuali e familiari ribaltando ogni considerazione di buon senso.

Lo Stato sopra ogni cosa anche della famiglia

Controllare l’istruzione degli individui per creare un nuovo ordine.

L’idea di base è molto semplice da comprendere: sottomettere gli altri al proprio potere-volere, per impedire alle nuove generazioni di rappresentare un pericolo per lo Stato scuola. Il fine dell’istruzione scolastica diventa dunque quello di educare i bambini all’obbedienza e castrarli della capacità di pensiero critico e indipendente, in modo tale che siano facili da manipolare e diventino adulti subordinati all’autorità.

Così facendo gli individui vengono trasformati in risorse umane pronte per essere impiegate dal business. Lo abbiamo visto soprattutto in questi ultimi tre anni dove ogni rapporto sociale è diventato un rapporto di potere, e abbiamo avuto a che fare con delle riforme atte a ristrutturare le capacità intellettive usando: operazioni psicologiche, di propaganda e strategia del terrore.

L’immaginazione delle persone, intesa come qualità innata, va indebolita nell’essere umano. Gli individui dotati di immaginazione sono ingestibili e non prevedibili nella loro natura. Per questo l’immaginazione va annientata, i bambini sono educati a non essere creativi: non dei creatori-produttori, ma semplicemente consumatori annoiati e stressati. Sono risorse umane  illimitate, docili e facilmente manipolabili.  Gli individui non devono  trasformarsi  in filosofi, autori, editori, poeti o uomini di lettere o scienza.

E neppure in grandi artisti, pittori, musicisti, avvocati, dottori, predicatori, politici, uomini di Stato. In buona sostanza no ai giovani dotati e talentuosi che sviluppano e realizzano il loro potenziale, ma spazio solo ai giovani obbedienti. Viene così negata ogni precisa vocazione nell’essere umano che deve essere plasmato imponendo su di lui l’idea della subordinazione.

I tentacoli di un governo invisibile hanno avvolto la scuola, proprio come una piovra fa con la sua preda.

IL PNRR travolge le scuole italiane

Per rendere tutto meno indigesto e più accettabile, si travolge la scuola con una montagna di soldi. I super finanziamenti del PNRR, sono soldi, tanti soldi, che l’Unione Europea saccheggia dalle tasche dei contribuenti italiani e restituisce sottoforma di elargizione ordinando ai saccheggiati come spenderli, fino all’ultimo centesimo.

Il ciarpame tecnologico che ha inondato la scuola e che a breve sarà obsoleto ma farà in tempo a stravolgere i luoghi, i ruoli, la didattica, i cervelli.

Anche in questo caso, l’emergenza pandemica con la chiusura delle scuole ha giustificato la scelta di ricorrere alla DAD. Lo  schema è quello di sempre: sei tu dirigente, sei tu insegnante, a prestare il tuo “consenso informato“ alle misure distruttive che l’autorità predica per il bene tuo e della struttura che amministri o nella quale lavori.

È l’innovazione la molla infallibile della ossessione riformista che, abbattendosi sul nostro sistema di istruzione ormai da qualche decennio, lo ha trascinato in coma profondo. La parola d’ordine “innovare“, a prescindere da qualsiasi giudizio di merito preventivo, prevale con il presupposto che la marcia verso il progresso sia da ritenersi a priori non solo inarrestabile, ma migliorativa per definizione .

Depauperati dall’alluvione digitale         

Non importa se abbiamo studenti devastati da schermi e mezzi digitali: dipendenza, ansia e depressione spesso derivano da un uso eccessivo del tablet e dello smartphone. I dispositivi digitali in classe ostacolano l’attenzione, diminuiscono il gusto per la lettura e la comprensione del testo scritto.

Secondo uno studio del 2021 che è una comparazione tra la lettura sui libri stampati e la lettura in formato digitale (May Irene Furenes, Natalia Kurcirkova e Adriana G. Bus Università della Norvegia e della Gran Bretagna) si dimostra scientificamente la superiorità cognitiva della lettura di libri, o testi stampati, rispetto alla lettura di testi digitali. Insomma, studi ed esperienza pratica alla mano, sia nel mondo della scuola sia della ricerca, sta emergendo in maniera sempre più evidente, che le moderne tecnologie, per quanto accattivanti possano essere, non potranno mai sostituire i tradizionali metodi di apprendimento, in particolare la carta stampata e che anzi, il loro uso va decisamente limitato nella scuola, come nella vita.

Media e social educano alla “diseducazione”

Media e social educano sì, ma nel senso che diseducano: non  esiste un serial televisivo che non contempli l’omosessualità e che non presenti le famiglie divise o allargate come cose normali. Per rendere possibili i propri obiettivi, il sistema di oggi deforma sistematicamente l’educazione sull’ambiente, sulla procreazione, sulla religione, sulla salute, sull’identità maschile femminile, sui fatti, raccontati secondo le narrazioni di regime, sulla storia…

Snaturare la “scuola” con una lingua “aliena”

Una considerazione a margine, ma tutt’altro che irrilevante: le riforme perlopiù parlano inglese. Sono zeppe di formulette tratte dalla pedagogia anglosassone (infatti si ispirano a modelli pedagogici già sperimentati oltre oceano, e già lì rivelatisi fallimentari: un bizzarro paradosso), impastate insieme a uno pseudo italiano di rara bruttezza, fatto di stilemi stereotipati, tanto orecchiabili quanto vacui; ma di una vacuità non innocua, tossica.

Attenzione: già questo rilievo meramente linguistico la dice lunga sul degrado culturale, e prima ancora estetico, che ha investito la scuola. La scuola batte una lingua propria, esoterica, talmente penetrata ovunque, a partire dai suoi vivai accademici, da far entrare in risonanza tutti i suoi abitatori, che lo hanno adottato come idioma comune. È un lessico fabbricato in laboratorio, che ha contribuito pesantemente a far diventare la scuola altro da sé, snaturando il senso stesso dell’insegnare e dell’imparare. La moda di ricorrere all’uso di una lingua “Barbara” non è casuale ma funzionale al sistema dominante.

Non ci vuole molto a capire come questo fenomeno di fascinazione collettiva per la lingua aliena contribuisca esponenzialmente all’erosione della nostra, ricca come poche di storia e di bellezza espressiva, già depauperata nel lessico e in tutti i suoi aspetti storici e letterari dall’alluvione digitale. Non ci vuole molto nemmeno a capire come, alla fine, il disprezzo per la propria lingua implica il disprezzo per la propria identità e come, solo una volta perduto ogni rispetto per il proprio passato e per la custodia della propria tradizione culturale, allora perda ogni significato anche il dominio della propria lingua, che è ciò che racchiude dentro di sé l’anima di una intera civiltà.

Una civiltà, infatti, vive dentro la sua lingua. In fondo, nell’imposizione dall’alto di uno strumento espressivo che non si padroneggia e nella accettazione dal basso di questa imposizione naturale, si esprime l’essenza che siamo stati colonizzati. Queste debolezze strutturali diffuse, palesi e ingravescenti, ostacolano la produzione orale e scritta, e li condannano spesso alla scena muta o alla pagina bianca. Con tutta la frustrazione che vi deriva.

Dante è concesso ancora di insegnarlo in italiano, almeno per il momento; il resto, se sei uno bravo  bravo lo spieghi in English, sennò in globish, sennò a gesti. Gli scolari di ultima generazione saranno felici di barrire, al riparo di ogni fatica, inconsapevoli di quale ricchezza sia stata loro sottratta assieme alla capacità di modulare la propria lingua, di esprimere compiutamente il proprio sentire e pensare, di capire ciò che dicono e scrivono gli altri, di avvertire i suoni e la musicalità delle parole, di scoprire in ogni parola uno scrigno di senso e di saperci mettere mano. La scuola pubblica si è intestata ufficialmente il compito di assicurare l’ignoranza di massa.

Rimane solo l’insegna sulla facciata della “Scuola”

Si  può dire che della scuola resti solo l’insegna sulla facciata, e a questo punto tanto varrebbe cambiarla. In ogni caso, l’esito di tante innovazioni non è molto lusinghiero: a suon di riforme, scuola e università si sono ridotte ad un ammasso di macerie. Gli scolari sono sempre più ignoranti, anche se sono  inconsapevoli di esserlo perché decorati con diplomi appariscenti da esibire in società. Capita che arrivino alle medie, spesso anche alle superiori, che non sanno tenere la penna in mano, non sanno scrivere in corsivo; hanno difficoltà a scrivere appunti, anche sotto dettatura; non sono in grado di tenere in ordine un quaderno, tantomeno di organizzare un diario; non afferrano periodi complessi; non riescono a mantenere l’attenzione e la concentrazione se non per un tempo molto breve.

Lo stato “di emergenza”ha sortito un effetto catapulta

Senza lo stato di emergenza non sarebbe stato possibile raggiungere traguardi inaspettati in un tempo così breve. La normativa emergenziale che si è abbattuta sulla scuola nel biennio pandemico ha sortito un effetto catapulta: ha consentito di raggiungere, in tempi compressi e in un’unica soluzione, gli obbiettivi preconfezionati dal sistema (mi riferisco in primis alla digitalizzazione selvaggia, ma non solo) e ha fatto da detonatore a problemi risalenti e in buona parte già cronicizzati.

A partire dal gennaio del 2020 quando venne dichiarata dall’OMS una presunta pandemia da agenti virali trasmissibili siamo stati testimoni del successo di questo metodo educativo che era riuscito a cambiare il modo di pensare, i feelings, le azioni degli studenti, condizionando psicologicamente e manipolando le opinioni e le abitudini delle persone che erano ormai incapaci di esercitare un proprio pensiero critico. Questa è stata la prova del nove.

Per rendere più forte e blindato il sistema educativo e di controllo, il  sistema ci ha proposto anche la figura dello psicologo di Stato (ogni individuo a seguito del periodo Pandemico, che mostri sintomi di disagio, può usufruire gratuitamente del supporto di una figura specialistica come lo psicologo, per 10 sedute terapiche). La moderna psicologia che professa che i bambini sono come delle lavagne vuote e possono essere svuotati, denaturati, ricostruiti in modo più accomodante, individua nell’educazione il processo di esporre gli allievi a esperienze significative in modo da garantire le reazioni desiderate. I nostri figli sono pronti ad essere condizionati per un nuovo ordine sociale.

Viviamo in un tempo dove le persone sono dunque considerate come delle macchine, degli automi senz’anima che possono essere programmati attraverso la scuola obbligatoria. È bene rendersene conto al più presto di queste nuove tecniche che sono state implementate con il fine di gestire la popolazione e controllare in modo sistematico e deliberato le persone in virtù di scopi predeterminati.

I bambini sono a rischio nella scuola pubblica

Il tempo stringe: si salvi chi può da questa scuola

Oggi è ancora comune pensare che senza la scuola pubblica una persona non sia in grado di imparare nulla e che non impari a leggere e scrivere; ma la realtà è un’altra ed è che i bambini nelle scuole pubbliche sono a rischio. Sono a rischio a livello accademico a causa di programmi basati sulle metodologie Skinneriane che hanno creato una varietà di problemi dell’apprendimento e condotto alla sindrome da deficit dell’attenzione e alla somministrazione di potenti droghe (come il Ritalin) a milioni di bambini.  Sono a rischio a causa del continuo assalto dei gruppi LGBT alle scuole, sebbene ancora relativamente esiguo, cresce il numero di istituti che attivano la “carriera alias“ per coloro che non si identificano con il proprio sesso biologico e chiedono di essere chiamati con un nome diverso (si tratta di un abuso giuridico, contrario al bene della persona e alla missione della scuola).

Esiste una via d’uscita? Proposte educative alternative

L’articolo 30 della costituzione sancisce il diritto dei genitori di istruire i propri figli in autonomia.

In Italia sono state mappate 234 scuole alternative: montessoriani, steineriane, parentali e libertarie. Tutte ispirate a linee guida scientifiche diverse accomunate però -per riassumere- da un insegnamento non convenzionale, più creativo, esperienziale che sia più rispettoso dei differenti tempi di apprendimento. Secondo gli ultimi dati ministeriali acquisiti dall’Adnkronos, In Italia sono triplicati gli Homeschooler, passando da un totale di 5126 registrati per l’anno accademico 2018-2019 a ben 15.361 nel 2020-2021. E, anche se per il 2022-2023 mancano ancora dati ufficiali, gli addetti ai lavori parlano di un fenomeno in crescita, in Italia come all’estero. È stata la crisi pandemica con  le disposizioni anti covid-19 sui bambini che frequentavano la scuola a farci capire quale sia l’idea che il governo ha dei bambini; e anche di noi adulti. Se non lo abbiamo capito ora non lo capiremo mai più.

Non si può più negare il disastro del modello educativo proposto dallo Stato moderno e contemporaneo che deforma i legittimi compiti educativi Imponendo un sistema diseducativo statalistico e globalista.

Non possiamo però tacere sul fatto che non tutte le scuole alternative sono “buone scuole”. Ne parleremo più avanti.

La Chiesa Cattolica Valorizza e Muta al Meglio

Di contro, il cristianesimo ha saputo valorizzare nei secoli una cultura ed un’educazione per il bene dell’uomo, anche mutando il meglio del mondo greco-romano, come ad esempio le famose arti liberali.

Nel mondo greco-romano, le arti liberali comprendevano un insieme di discipline considerate essenziali per l’istruzione di un uomo libero (da qui il termine “liberalis”, che significa “degno di un uomo libero”).

Queste discipline non solo erano considerate importanti per l’acquisizione di conoscenze pratiche e teoriche, ma anche per la formazione del carattere e per la partecipazione attiva nella vita civica e politica della società greco-romana.

Questo sistema educativo, basato sulle arti liberali del mondo antico, venne adattato e integrato con la teologia cristiana e altri insegnamenti religiosi.

Le arti liberali sono una grande introduzione alla realtà che la chiesa ha fatto propria e che fa parte di quella che possiamo chiamare civiltà occidentale, civiltà europea, secondo un’idea sana di Europa.

 Non esiste “SCUOLA”  senza “MAESTRO”

Il ruolo del maestro è stato costantemente al centro dell’attenzione, pochè tale ruolo si situa al cuore dell’attività indirizzata alla trasmissione dei valori che esaltano la dignità dell’uomo. Lo avevano già chiaro gli antichi, ma fu il cristianesimo a plasmare la figura del testimone che insegna attraverso l’esempio di una vita virtuosa. Non basta istruire bisogna educare. Gli uomini sono “animali mimetici“, si comportano e si adeguano per mimesi.

Pertanto il nodo cruciale di ogni discorso educativo risiede non tanto nella ripetizione di formule concetti, quanto piuttosto nella capacità di testimoniare una verità e di suscitare, mediante questa testimonianza, un’autentica volontà di cambiamento e di conversione da parte degli ascoltatori.  Il vero maestro vive e insegna la piena armonia di pensiero, parola e azione; l’assenso razionale è necessario, ma non basta.  L’azione educativa del cristiano è un atto d’amore, che mette in gioco la vita stessa dell’educatore e dell’educando attraverso il meccanismo dell’emulazione. Gli educatori cristiani mirano a una formazione integrale dell’uomo, secondo una concezione che, escludendo qualsiasi riduzionismo, guarda le diverse componenti della persona umana, prima fra tutte quella spirituale e quella etica.

Cattivi maestri: Montessori

Non tutti i maestri sono buoni. Un cattivo maestro è Maria Montessori che nega il principio di autorità.

Pur essendo nata e cresciuta in una famiglia di credenti-i genitori erano cattolici liberali vicino agli ideali risorgimentali -il rapporto con il cristianesimo fu in realtà occasionale e superficiale. Ella mai approfondì l’esperienza cristiana nella sua vita vissuta, pertanto la sua visione del mondo fu condiziona da altri riferimenti ideologici e culturali, come il positivismo e la teosofia. Il Dio presente nella sua dimensione spirituale nulla ha a che vedere con il Dio incarnato in Gesù Cristo evidente nella Chiesa: riconosceva solo l’importanza della dimensione spirituale nel processo di crescita dei più piccoli, ma per lei la divinità aveva caratteristiche cosmiche, pagane.

Maria Montessori subì l’influsso delle tesi moderniste allora in voga. Mostrò fin da subito e in maniera aperta la sua avversione all’idea di peccato originale. La nozione di peccato originale era a suo avviso incompatibile con la purezza che vivevano i bambini. Non solo ma non accettava che nel percorso educativo di un fanciullo esistesse una qualche autorità, che premia e punisce, identificandola a torto come espressione del potere di turno: dei genitori, dei docenti, dello Stato.

Il bambino va invece accompagnato, con l’ausilio di strumenti didattici da lei stessa inventati, a scoprire in se stesso le qualità e le risorse che possiede, per farle emergere. Non ci devono essere maestri di vita da seguire, niente contenuti di valore con cui confrontarsi: l’insegnante deve rimanere semplicemente un mezzo, uno strumento nel cammino alla scoperta di sé.

Il grande assente: la ricerca di un senso

In questo processo educativo manca completamente la ricerca di un senso, di un significato da dare alle cose; l’educazione non è più un incontro ma soltanto un meccanismo da applicare a ciascun allievo. Il metodo Montessori abolisce completamente una comunità educante (famiglie e istituzioni) ponendo l’accento su un individuo potenziato simile a un prodotto da laboratorio. Tale modello educativo si pone agli antipodi del capolavoro educativo di Don Giovanni Bosco che poggiava su un sistema preventivo che aveva le fondamenta nella ragione, nella religione e nella amorevolezza. Tale modello genera buoni cittadini, creature di Dio e non individui privi di radici.

Lo stesso Mussolini intravide la potenzialità di indottrinare le masse attraverso il metodo montessoriano perpetrando una propaganda del regime fascista a tal punto che la Montessori fu costretta a lasciare l’Italia, dove tornò solo nel dopo- guerra.

Le sue intuizioni, la sua idea di scuola, di educazione, di formazione, di società sono state profetiche in maniera negativa precorrendo e favorendo la situazione desolante cui oggi assistiamo dove si è perso completamente il rispetto della persona umana e della sua libertà di scelta. La sua stessa attenzione all’ambiente è stata oggi trasformata in un integralismo ambientalista martellante; sosteneva l’educazione alla pace, il cui risultato è un astratto pacifismo; Il suo auspicio era di abolire tutti i confini per educare alla mondialità, ma oggi siamo ridotti a subire un globalismo totalitario che soffoca ogni identità.

Maestra del sospetto che ha vanificato la struttura naturale della convivenza umana, a partire dalla figura e dal ruolo della donna. Non è un caso che i sostenitori del divorzio e dell’aborto volontario, trovano nella Montessori un punto di riferimento: sosteneva da protofemminista la più totale libertà di scelta e di autodeterminazione, fuori da ogni schema precostituito e da ogni pregiudizio.

Oggi i movimenti LGBT, che combattono contro le cosiddette discriminazioni di genere ne fanno il proprio idolo.

Perché? Perché il metodo Montessori non prevede percorsi differenziati maschio-femmina. Tutti gli ausili didattici debbono essere neutri (no bambole o soldatini); non devono esserci in aula o nell’abbigliamento degli scolari colori che distinguono (il rosa e l’azzurro); non deve esserci competitività perché rischia di far prevalere il maschio sulla femmina, nessun peso a voti e giudizi; tutti devono imparare ad esempio i lavori domestici perché non bisogna favorire la nascita di comportamenti differenziati a seconda del sesso.

L’ombra più oscura nasconde il fatto che la Montessori si era iscritta alla società teosofica della medium russa Elena Blavatsky che odiava il cristianesimo.

Coloro che hanno a cuore la formazione e l’educazione dei bambini, l’iscrizione della Montessori alla società teosofica della medium russa Elena Blavatsky non dovrebbe far dormire sonni tranquilli.

La figura di madame Blavatsky, fondatrice della società teosofica, è la figura più importante dell’occultismo moderno precursore del movimento new age e di un’ideologia esoterica anticristiana. Elaborò una propria interpretazione esoterica della Bibbia, basandosi su presunte espirazione interiori.

Antirazionalista e anticristiana strinse legami con la massoneria e nel 1884 fondò la rivista anglofona  “LUCIFER”. Morì nel maggio del 1891, sola nella sua residenza di Londra, alcolizzata e abbandonata dalla maggior parte dei suoi adepti.

Steiner: il Secondo Cattivo Maestro

Il pensiero steineriano è molto pericoloso: la cosiddetta medicina Antroposofica è stata fondata da Rudolf Steiner e dalla dottoressa olandese Ita Wegman.

Il libro  di RUDOLF STEINER dal titolo ” Elementi fondamentali per un ampliamento dell’arte medica secondo le conoscenze della scienza spirituale” pone le basi della medicina antroposofica. Il pensiero antroposofico entra anche nella sfera pedagogica con le scuole Waldorf, presenti anche in Italia, e nella sfera agricola con la biodinamica, nella sfera finanziaria con la Tryö DOS bank e nella sfera religiosa con la Comunità dei cristiani, che in realtà di cristiano ha ben poco.

Perché il pensiero steineriano è pericoloso?

STEINER è un esponente autorevole della società teosofica, nel 1906 fondò a Berlino un capitolo ed un gran consiglio del Rito riunificato di Memphis-Misraïm, inaugurando così la propria militanza massonica. La sua loggia venne denominata “Mystica Aeterna”, divenne gran maestro deputato, inaugurò altre logge in Germania, finché non decise di staccarsi dalla propria obbedienza e di fondare qualcosa di nuovo, la “ massoneria esoterica”.

La sua attività si pose spesso strutturalmente in contrasto con la chiesa cattolica. Accusò i concili di Nicea e di Costantinopoli di essere responsabili della decadenza spirituale dell’Occidente per aver rifiutato la reincarnazione e la tripartizione soma-psiche-nous. Lucifero e Arimane sono figure, definite spirituali e necessarie nel piano cosmico, in letteratura antroposofica.

Una visione pedagogica devastante

Il pensiero di STEINER influenza anche la sua visione pedagogica: le forze anemico-spirituali alla base della pedagogia. In buona sostanza, anche se non realizzato, l’antroposofia costituisce il tentativo di Satana-Simon mago di creare un mondo esoterico in ogni sua attività, in particolare cominciando dai piccoli attraverso la pedagogia Antroposofica, e poi occupare il campo della medicina, dell’agricoltura, della danza, della pittura, dell’architettura soprattutto rimodellando la visione di Satana e sdoganando la sua tentazione nel giardino dell’eden nel suo“Sarete come Dio“.

Perché scegliere una vera scuola cattolica oggi

La situazione attuale in ambito educativo e scolastico, abbiamo visto, è farcita da una sorta di funzionalismo interessato soltanto alle prestazioni e ai risultati economico-produttivi degli studenti e dell’insegnamento; è spesso concepito come una mera trasmissione di tecniche. La scuola dovrebbe essere il luogo della trasmissione alle nuove generazioni di un patrimonio di conoscenze sedimentate, stratificate, consolidate; il docente è colui che, possedendo quelle conoscenze, guida gli alunni affinché ne prendano possesso e sviluppino le conseguenti abilità disciplinari.

Ecco allora che la scuola cattolica, che attinge alla sorgente dell’antropologia cristiana e dei valori portanti del Vangelo, può dare un contributo originale e significativo ai ragazzi e ai giovani, alle famiglie e all’intera società. I cristiani sono per un’immagine di persona desiderosa di relazioni, aperta al trascendente e profondamente contrassegnata dalla libertà nella quale si rispecchia l’impronta del suo creatore. Per questo essi operano per una formazione integrale della persona, animati dall’intima consapevolezza che in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita.

L’originalità di una scuola cattolica partecipa dunque della Novità Cristiana, in quanto capace di generare un progetto educativo con una sua visione specifica del mondo, della vita, della cultura e della storia, ma nella quale in ogni caso ad essere messa al centro è la persona umana e la sua dignità.

Resistere, combattere per una scuola parentale, unica speranza.

Resistere, combattere per una scuola parentale rappresenta la principale e forse unica speranza che abbiamo oggi davanti all’omologazione dei cervelli e dei cuori dei nostri figli e nipoti. Non dobbiamo attendere l’intelligenza artificiale e, già oggi i cervelli e i cuori vengono plagiati sistematicamente. I genitori, gli insegnanti, le scuole cattoliche, soprattutto parentali, vogliono riconsegnare alla chiesa e alla religione cattolica il primato educativo nella pubblica piazza, anche se la chiesa ufficiale di oggi respinge l’offerta. Senza un universo del sapere i nostri figli saranno sperduti e soli e questo noi non lo dobbiamo permettere.

Per Educare ci vuole “Coraggio”…

È vero, ci vuole coraggio per educare. La vigliaccheria è contagiosa, lo verifichiamo mille volte al giorno, ma lo è anche il coraggio.  Senza il coraggio, nulla di grande ha mai visto il giorno: forse per questo incombe la notte del mondo di cui parlava Heidegger. Il coraggio, non la paura o la cautela, è la nostra patria. Non necessariamente il coraggio è ribelle, ma sempre è presente nella bisaccia di chi dissente, di chi pronuncia apertamente dei sì e dei no. Esiste un nesso molto stretto tra conoscenza e coraggio: si teme quel che si ignora, si affronta a viso aperto ciò che si esamina attentamente; l’atto coraggioso è il frutto di un’accurata riflessione fondata sulle proprie esperienze e conoscenze.  Ne ricaviamo che il coraggio è una virtù che guarda sempre al futuro: non basta il coraggio all’inizio dell’azione coraggiosa ma bisogna perseverare nel tempo, restare fedeli all’azione. Il coraggio è coraggio autentico solo se prudente e giusto.  Il coraggio non è quindi l’assenza di paura (incoscienza), ma la capacità di saper accoglierla e di continuare lo stesso.

Se la paura ci rende schiavi, il coraggio può renderci liberi.

In sostanza la scuola cattolica ha l’esclusiva di un compito specifico e indispensabile: trasmettere la conoscenza, (con particolare riguardo alle conoscenze durevoli, che hanno resistito alla prova del tempo), di  iniziare i giovani al sapere teoretico, che vuol dire afferrare le cause, elevarsi alle leggi, agli universali, che sono strumenti di comprensione della realtà. E lo deve fare ripartendo dal linguaggio e dalla scrittura, ineludibili chiavi di accesso all’imponente deposito di scienza, arte, letteratura, che-attenzione!-non va ascritto alla categoria del passato sic et simpliciter, ma a quella del durevole, dell’eterno. Vale a dire, dell’irrinunciabile.

Ecco allora venir meno il presupposto di un altro luogo comune, quello per il quale la scuola deve stare al passo della società, per inseguir nei cambiamenti e rappresentarne in qualche modo lo specchio. Non è così. La scuola dovrebbe essere messa al riparo dai venti delle mode, stare un passo indietro rispetto alla vita, per offrire agli scolari gli strumenti cognitivi e concettuali –  una cassetta di attrezzi universali, al riparo  dal contingente, dall’effimero, dal transiente – che consentono l’esercizio del senso critico.

Proprio il senso critico infatti – che rappresenta il traguardo di un ideale percorso di istruzione – non nasce dal nulla ma implica il possesso dell’informazione e, a seguire, una sua progressiva elaborazione. In conclusione, solo se la scuola tornerà a adempiere il suo compito fondamentale allora si potrà sperare di restituire piano piano ai più giovani, insieme alla cognizione della realtà e insieme al senso delle dimensioni che servono a prenderne le misure-vale a dire l’altezza, la profondità, la distanza-anche una solidità interiore andata quasi completamente distrutta. Tanto è già andato distrutto.

Ma i pezzi del mosaico, grazie a Dio, non sono andati perduti. Bisogna, con cura e pazienza, selezionarli e rimetterli insieme. Ma dobbiamo muoverci presto, finché esistono ancora le condizioni per farlo. Certamente ciò non è possibile nella scuola pubblica di oggi, ma soltanto in una vera scuola cattolica. Va riproposto ai giovani questo mosaico che abbaglia per la sua bellezza senza tempo perché, a questa bellezza e alle sue leggi, ciascuno di loro possa attingere.

Possa farne tesoro e possa coltivarne il gusto. E da lì, sopra le spalle di una sapienza antica perenne e rivelata , possa guardare oltre, verso cose più alte.

A questo serve la scuola ed ecco perché l’associazione ”TRILLY la gente come noi”, che combatte con “coraggio” i diktat delle élite globaliste, contribuisce alla nascita di una scuola parentale ( Alleanza Parentale) aderendo al manifesto dell’Osservatorio cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

NUOVO PIANO “WGIHR” DELL’OMS PER LA DITTATURA SANITARIA. Strategia alternativa al Trattato Pandemico che rischia lo Stop annunciato da molte Nazioni

NUOVO PIANO “WGIHR” DELL’OMS PER LA DITTATURA SANITARIA. Strategia alternativa al Trattato Pandemico che rischia lo Stop annunciato da molte Nazioni

Indice dei contenuti

Previsione di Pandemia Apocalittica: Verità o inganno dell’OMS?

di prof. ssa Paola Persichetti

presidente dell’Associazione Trilly  La Gente come Noi Terni – attiva nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori

Il vertice dell’organizzazione mondiale della sanità Oms dà una notizia circa una ipotetica, prossima pandemia dai caratteri apocalittici. A ciò si aggiunge la nuova campagna mediatica pro vaccini, che sponsorizza quelli attualmente in commercio e quelli che saranno prodotti in futuro.

Si stanno inoltre preparando le task force che dovranno indottrinare in tal senso gli studenti all’interno delle scuole e delle università. Il tutto rientra chiaramente nella manovra volta a far approvare il cosiddetto “Trattato Pandemico”. Molto si è detto e scritto sul trattato pandemico e molto terrorismo mediatico fatto è stato strumentale ad accrescere la paura nei cittadini. Esiste un trattato pandemico? Attualmente non esiste un trattato specifico chiamato trattato pandemico nel contesto internazionale.

Il Trattato Pandemico ancora Inesistente

L’OMS si appresta a proporre un nuovo “Trattato Pandemico” che aggiungerebbe confusione piuttosto che semplificare e rendere più efficace la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie. I risultati finali saranno presentati e votati alla settantasettesima Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2024.

Il Trattato introdurrebbe ulteriori processi e burocrazia oltre a potenziali disuguaglianze. I Paesi in via di sviluppo non avranno pari accesso ai sistemi diagnostici e ai trattamenti oltre che ai “prodotti connessi alle pandemie” rispetto ad altri Paesi. Ci sono poi divisioni sulla condivisione dei dati poiché le informazioni sui patogeni che causano pandemie possono riguardare la sovranità nazionale e sulle garanzie necessarie per monitorare e regolamentare il ruolo del settore privato.

Fino ad oggi ci sono state diverse proposte ed iniziative per un trattato pandemico internazionale: attenzione parliamo soltanto di proposte. Una delle più note è stata avanzata dal direttore generale dell’organizzazione mondiale della sanità OMS, Tedros Adhanoma Ghebreyesus, nel Marzo 2021.

Tedros ha proposto un trattato pandemico internazionale per rafforzare la cooperazione globale nella preparazione e risposta alle pandemie future.

Nella bozza e nello specifico, nel preambolo, si riconosce che le pandemie rappresentano una minaccia globale per la salute pubblica, la sicurezza e l’economia mondiale; consapevoli della necessità di una risposta globale, coordinata e solidale per prevenire, prepararsi e rispondere efficacemente alle pandemie future; ispirati dai principi di solidarietà, equità e trasparenza nella cooperazione internazionale per affrontare le sfide sanitarie globali. Nella bozza si prevede inoltre che il trattato entra in vigore dopo essere stato ratificato da un numero sufficiente di paesi firmatari. Gli altri paesi possono aderire al trattato in qualsiasi momento successivo alla sua entrata in vigore.

Questa bozza è solo un esempio semplificato e potrebbe richiedere ulteriori discussioni e negoziati per essere adattata alle esigenze e alle priorità dei paesi firmatari.

Mentre l’attenzione internazionale è distratta e concentrata a parlare del trattato pandemico, l’organizzazione mondiale della sanità OMS sta rivedendo le proposte di modifica del regolamento sanitario internazionale che avrebbero dovuto essere presentate alla settantaseiesima riunione dell’oms a maggio 2023.

L’OMS è stata istituita dopo la seconda guerra mondiale come braccio sanitario delle Nazioni unite, per sostenere gli sforzi,per migliorare la salute della popolazione a livello globale, comprendendo il benessere fisico, mentale e sociale. Nel 1946 l’OMS aveva come obiettivi il far raggiungere ai popoli della terra il maggior livello di salute possibile ed evitare abusi e sperimentazioni non etiche sul corpo umano, nel principio che tutte le persone sono uguali e nate con diritti fondamentali inviolabili.

Come ricorda il dottor Bell : “Negli ultimi decenni l’OMS si è evoluta poiché la sua base di supporto dei finanziamenti di base assegnati dai paesi, sulla base del PIL, si è evoluta in un modello in cui la maggior parte dei finanziamenti è diretta ad usi specifici e molti sono forniti da interessi privati e aziendali”.

Le priorità del dell’OMS si sono spostate dall’assistenza incentrata sulla comunità ad un approccio più verticale e gerarchico seguendo gli interessi personali di questi finanziatori.
Secondo il dottor Bell, “questi cambiamenti sono importanti per contestualizzare gli emendamenti proposti al regolamento sanitario internazionale RSI.

Gli emendamenti sono scritti per cambiare radicalmente la struttura di potere tra l’OMS, gli Stati membri e gli individui all’interno degli Stati.

Il “ Piano di riserva” che cambierà le carte in tavola

Relativamente al trattato pandemico, poiché si teme di non riuscire a farlo approvare, cerchiamo di capire la strategia che vorrebbe dare nuovi poteri all’OMS.

Per approvare un piano pandemico è necessaria una maggioranza qualificata pari a non meno dei 2/3 dei membri Onu. È una impresa ardua, dove la sottoscrizione del trattato pandemico è praticamente bloccata.

Si starebbe allora preparando un piano alternativo che consisterebbe nello spostare le norme liberticide dal trattato al regolamento interno del OMS. Questo si può infatti modificare a maggioranza: bastano 98 voti.

Non sarebbe la prima volta che una simile manovra ha luogo. È accaduto lo stesso allorquando il progetto della cosiddetta costituzione europea è crollato di fronte all’opposizione popolare.

Nell’occasione, l’élite, ha reagito collocando a livello di trattati internazionali (Soprattutto il trattato di Nizza) le norme tecniche che trasferiscono i poteri determinanti dai singoli stati all’unione europea (si consideri che la costituzione italiana esclude le leggi di ratifica dei trattati internazionali dalla possibilità del referendum abrogativo. Una circostanza che spiega l’apparente debolezza che i nostri governanti mostrano nei rapporti con gli altri Stati).

L’Ue è diventata di fatto una specie di“Quasi stato”, nel quale il potere è concentrato in pochissime mani ed ai parlamentari non viene consentita nemmeno l’iniziativa legislativa. Risultato: Deficit democratico e non eliminabile.

Queste caratteristiche istituzionali sono infatti finalizzate per consentire che l’embrione di Stato europeo si sciolga nel prossimo futuro in un’accozzaglia dalla quale dovrà scaturire il futuro governo mondiale.

Regolamento sanitario internazionale 2005

In occasione dell’entrata in vigore del regolamento sanitario internazionale 2005- che, per inciso, è quello ancora vigente ad oggi, venne pubblicata una comunicazione ( NON direttiva, NON regolamento) della Commissione a Parlamento e Consiglio UE. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52006DC0552

Qui troviamo la LEGGE con cui Il regolamento fu approvato e adottato in Italia: https://www.salute.gov.it/resources/static/uffici/Legge9_febbraio_1982n106.pdf

E questo perché il nostro ordinamento non consente l’entrata in vigore automatica dei protocolli OMS, che devono forzatamente essere recepiti con atto interno.

Ora analizziamo il testo del regolamento sanitario modificato in maniera approfondita nel 2005. Recita all’articolo 2.1.: “ […] Strumento giuridico internazionale, il RSI è giuridicamente vincolante per tutti gli Stati parti. Questi ultimi non sono tenuti a ratificarlo individualmente; inoltre, ogni Stato può rifiutarlo ovvero formulare riserve su aspetti particolari. Dell’OMS fanno parte 192 Stati membri, fra cui i 25 dell’Ue, nonché la Bulgaria e la Romania“.

L’UE non fa parte del RSI, ma quest’ultimo riconosce il ruolo svolto dalle “organizzazioni di integrazione economica regionale”, come l’Ue..[…]

Per quanto precede, ad esempio, se l’OMS dovesse raccomandare agli Stati di rifiutare l’entrata o l’uscita di alcune merci, ai sensi dell’articolo 18, paragrafo 2, del regolamento, l’UE dovrebbe agire collettivamente, su iniziativa della Commissione..  Infatti, la legislazione relativa al mercato unico vieta agli Stati membri di adottare provvedimenti in maniera unilaterale.

Competenza giuridica

Il RSI costituisce uno strumento internazionale che si applica a questioni che rientrano nella competenza concorrente dei governi nazionali e della comunità europea.  Numerosi articoli del RSI riguardano questioni regolate dal diritto comunitario. Secondo il diritto applicabile, tali questioni rientrano o nella competenza esclusiva della comunità, ovvero nella competenza concorrente dei governi nazionali e della comunità.”

Gli Stati PARTI ( Parti dell’accordo, ovviamente!) hanno adottato, e quindi il regolamento è vincolante (ovvio visto che gli Stati lo hanno recepito!), MA si può ugualmente fare obiezioni e rifiutarlo in qualunque momento.

L’UE non fa parte del RSI e i vincoli degli Stati MEMBRI prevalgono sui consigli dell’OMS: NON è uno Stato,tantomeno Stato “ parte della OMS! In compenso, un regolamento UE, contrariamente ai protocolli OMS è legge.

Ultima nota: la UE è vincolata ai trattati internazionali (tipo CEDU, per intenderci) e NON può legiferare contro i diritti umani. Difficile quindi ipotizzare che obblighi gli Stati membri a limitare le libertà inviolabili.  Come dimostrazione basta la famosa lettera EMA: “ Noi non abbiamo mai detto che prevenissero l’infezione, NON siamo responsabili delle scelte interne dei singoli governi”. Queste osservazioni non vengono mai fatte nè dette dai media. È preferibile avere un popolo spaventato poiché sarà più facilmente governabile. Un popolo spaventato spesso è un popolo ignorante  che accetterà la limitazione della libertà imposta dai governi in nome di un desiderio di sicurezza che è stato indotto dagli stessi governi che ora intervengono per soddisfarlo.

Le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) e i nuovi poteri conferiti all’OMS

Dobbiamo concentrarci sulle modifiche del regolamento sanitario internazionale che servono  per cambiare radicalmente la struttura dell’OMS.

Il RSI prevede l’obbligo per gli Stati membri dell’OMS di informare su “tutti gli eventi che possono costituire un’emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale (PHEIC) nel proprio territorio”.

La portata dell’autorità concessa all’OMS dal RSI è abbastanza ampia da consentirle di contattare entità subnazionali, determinare e dichiarare, senza il consenso degli Stati, una Emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (PHEIC) , formulare raccomandazioni temporane o permanenti, rivedere le misure sanitarie aggiuntive adottate unilateralmente dagli Stati e anche risolvere eventuali controversie attraverso un processo di risoluzione delle controversie in più fasi.

Il RSI, soprattutto, dà mandato al direttore generale dell’OMS di effettuare una valutazione dell’evento segnalato e di prendere una decisione in merito alla sua dichiarazione come PHIEC. Il termine utilizzato nei RSI è PHEIC e non pandemia.

Piuttosto che regolamenti basati sul pieno rispetto della dignità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone (Ossia coerenti con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo- DUDU), questo è costituito da principi di equità, inclusività e coerenza, non ulteriormente definiti, che dipendono dal contesto sociale ed economico, cioè i diritti sono ineguali e determinati da altri.

I governi avanzano sugli emendamenti

I regolamenti sanitari internazionali originali furono adottati nel 1951 sotto la Costituzione dell’OMS. Vennero rivisti tre volte: nel 1969 (quando divennero Regolamenti sanitari internazionali), nel 1981 e nel 2005.

Il regolamento sanitario internazionale è un accordo internazionale vincolante per i 196 Stati parti, compresi i 194 Stati membri dell’OMS. L’IHR ( International Health Regulations) nella versione adottata nel  2005, è stato modificato due volte: nel 2014 e nel 2022 ( le modifiche più recenti entreranno in vigore nel maggio del 2024). Il gruppo di lavoro sugli emendamenti è il WGIHR  (comprende i 196 stati parti dell’ RSI, l’Unione europea e la delegazione di osservatori della Palestina).

Obbiettivo principale dell’RSI è quello di prevenire, proteggere, rispondere e collaborare per il controllo delle malattie che costituiscono una minaccia grave per la salute pubblica a livello internazionale.

Scopo: Il regolamento sanitario internazionale mira a garantire la massima sicurezza sanitaria possibile a livello internazionale. Definisce le responsabilità degli Stati membri, dell’organizzazione mondiale della sanità e di altre organizzazioni internazionali per la gestione delle emergenze sanitarie.

Obblighi degli Stati membri: Gli Stati membri sono tenuti a sviluppare, mantenere e rafforzare le loro capacità di rilevamento, valutazione, notifica e risposta rapida alle emergenze sanitarie. Devono anche collaborare con l’OMS e gli altri Stati membri per prevenire la diffusione internazionale di malattie.

Notifica delle emergenze: Gli Stati membri sono tenuti a notificare tempestivamente all’OMS eventuali eventi che possono costituire un’emergenza sanitaria di portata internazionale (PHEIC, Public Health Emergency of International concern).

Collaborazione internazionale: Il regolamento sanitario internazionale promuove la collaborazione tra gli Stati membri e l’OMS per il monitoraggio, la valutazione e la gestione delle emergenze sanitarie internazionali. Questa collaborazione include lo scambio di informazioni, l’assistenza tecnica e la coordinazione delle risposte.

Revisione periodica: Il regolamento sanitario internazionale viene periodicamente riesaminato e aggiornato per riflettere le nuove sfide e le migliori pratiche nel campo della salute pubblica globale.

Qui di seguito troviamo la programmazione del WGIHR. Ultimo incontro  risale al 5-9 febbraio 2024.

Le contestazioni dell’AFRICA GROUP e dell’EQUITY GROUP sono la “pietra d’inciampo”

Il gruppo di lavoro che negozia le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale (WGIHR – Working Group on Amendments to the International Health Regulations) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha esteso la sua settima riunione, che avrebbe dovuto concludersi venerdì scorso, per includere una sessione speciale sull’equità.

La ripresa del WGIHR 7 si terrà entro le prime due settimane di Marzo, accogliendo finalmente le richieste degli Stati membri- tra cui l’Africa Group e la grande alleanza di paesi nota come Equity Group- di prestare adeguata attenzione all’equità.

Il 23 Febbraio sara il termine ultimo per gli Stati membri di fornire commenti scritti sul nuovo testo fornito dall’ufficio di Presidenza durante la riunione. Verranno definiti i prossimi 10 anni di sorveglianza globale e di sicurezza collettiva quando si tratterà di emergenze sanitarie e di epidemie ad impatto particolarmente elevato. Il direttore generale dell’OMS ha esortato a portare a termine tutto entro maggio.

 Non è prevista alcuna giurisdizione legale per sanzionare l’OMS per abuso di potere

Saranno le modifiche al regolamento sanitario internazionale a stabilire che l’OMS sia l’autorità prevalente nella gestione delle emergenze sanitarie e pubbliche. I poteri assegnati all’OMS includerebbero il confinamento, la medicalizzazione forzata delle persone, i diritti di condividere la  proprietà intellettuale, il Know-how di produzione, il poter chiedere agli Stati di contribuire con risorse, compresa la produzione dei medicinali.  Un sistema di sorveglianza, supervisionato dall’OMS, assicurerà che le potenziali minacce siano prontamente identificate.

L’OMS potrebbe richiedere regolari rapporti dettagliati, inviare valutatori e imporre modifiche. Ciò solleva interrogativi sia sulla sovranità in materia di salute sia sull’uso razionale e appropriato delle risorse: Non è prevista alcuna giurisdizione legale per sanzionare l’OMS per abuso di potere, qualora se ne evidenziassero gli estremi.

Ecco a che cosa servono le modifiche, a far sì che l’OMS possa stabilire la sua autorità sugli individui e sui governi nazionali nel processo decisionale relativo alla salute.

Gli Articoli Critici del suo Regolamento Sanitario Internazionale

Vediamo insieme quali sono i punti o meglio gli articoli critici del regolamento sanitario internazionale:

 L’articolo 2: dove il concetto di salute pubblica diventa una terminologia estremamente ampia e, i potenziali rischi possono essere qualsiasi virus, tossina, cambiamento del comportamento umano, articolo o altra fonte di informazioni che potrebbe influenzare qualsiasi cosa in questo vasto campo.  Se fosse accettata la modifica dell’articolo 2, ciò fornirebbe all’OMS una giurisdizione su qualsiasi cosa potenzialmente pertinente a qualche cambiamento nella salute o nel benessere, come percepito dal direttore generale o dal personale delegato.   In un dipartimento governativo tali ampi diritti di interferire e assumere il controllo non sarebbero normalmente concessi. In questo caso, non vi è alcuna supervisione diretta da parte di un Parlamento che rappresenta il popolo e nessuna giurisdizione legale specifica da rispettare. Il direttore generale dell’OMS si potrebbe inserire e dare raccomandazioni non più non vincolanti su quasi tutto ciò che riguarda la vita sociale (La salute, nella definizione dell’OMS, e il benessere fisico, mentale e sociale).

 Articolo 3: Si descrivono i presupposti su come si deve applicare il regolamento sanitario e internazionale.  Il concetto di diritti ampi e fondamentali, uguali per tutti, viene rimosso ed è sostituito con una vacua formulazione di equità, inclusività, coerenza. Concetti non correttamente definiti e quindi interpretabili vagamente in base ai significati che si danno. In Italia, per esempio, con la sentenza numero 7045/ 2021, il Consiglio di Stato ha legittimato l’obbligo vaccinale anti Covid ai sanitari, giustificandolo secondo l’articolo 2 della Costituzione.

Così facendo si è inclusa la vaccinazione come un dovere inderogabile di solidarietà, categoria in cui fino ad ora erano inclusi la difesa della patria, il pagamento delle tasse e il mantenimento dei figli. Mai nessuno si era spinto a considerare la vaccinazione come un dovere inderogabile di solidarietà, una solidarietà obbligatoria, strumentalizzando il concetto di solidarietà fondato sull’equilibrio tra sfera individuale e sfera collettiva.  Nel nuovo ordine mondiale, i diritti umani dell’individuo  sono visti come basati sullo sviluppo economico e sociale.

Ciò segnala un cambiamento fondamentale nell’approccio ai diritti umani delle Nazioni unite, inclusa la dichiarazione universale dei diritti umani di cui tutti i paesi delle Nazioni unite sono firmatari. Lo spostamento dei diritti umani che dipendono dallo sviluppo economico e sociale implica che i ricchi e i poveri hanno diritti diversi e che esiste una gerarchia di sviluppo che definisce i propri diritti. Si tratta di un ritorno a una visione feudale o colonialista dei diritti umani da cui l’OMS e l’UDHR del dopoguerra avevano cercato di allontanarsi.

 Articolo 4: Ogni paese sarebbe tenuto a nominare un’autorità nazionale competente con cui l’OMS possa collaborare. Così facendo l’OMS diventerebbe un organismo che richiederebbe conformità senza più fornire pareri non vincolanti

Articolo 10: L’OMS, se lo stato parte non accetta l’offerta di collaborazione entro 48 ore, potrebbe acquisire il potere di condividere informazioni da uno stato o appartenenti a uno stato con altri Stati, senza chiedere il consenso.

Articolo 11: Con le modifiche all’articolo  11 si potrebbe consentire all’OMS di condividere le informazioni ottenute sia con le Nazioni Unite sia con organizzazioni internazionali e regionali pertinenti, vale a dire che includono organizzazioni non legate ai governi nazionali.  Ciò potrebbe permettere di condividere informazioni più facilmente con CEPI, GAVI, e UNITAID, ovvero organizzazioni fondate da Bill Gates con rappresentanti privati e aziendali nei consigli di amministrazione con conflitti di interessi finanziari diretti.

Articolo 12: Si amplierebbe la definizione di emergenza sanitaria pubblica per includere qualsiasi evento sanitario o correlato ad agenti patogeni a discrezione del direttore generale e richiedere la conformità degli Stati.  Si afferma che “  se il direttore generale ritiene, sulla base di una valutazione ai sensi del presente regolamento, che si stia verificando un’emergenza di sanità pubblica potenziale o effettiva di interesse internazionale… determina che l’evento costituisce un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale“.  Ciò elimina l’obbligo per gli Stati d accettare il rilascio di informazioni relative a quello Stato.

Il direttore generale può dichiarare una Public Health Emergency of International Concern (PHEIC) contro i desideri e le istruzioni degli Stati.  L’OMS non è più concepito come il servitore dello Stato sovrano, ma bensì come autorità sovranazionale. L’OMS deve seguire le disposizioni del Framework for Engagement of Non-State Actors,  adottato dall’organizzazione mondiale della sanità nel 2016.  Esso stabilisce le disposizioni per l’interazione dell’OMS con attori non statali, come organizzazioni non governative, settore privato, fondazioni, media e altri, al fine di promuovere la collaborazione efficace nel settore sanitario.

Il quadro del OMS consentirebbe al direttore generale di  “esercitare flessibilità nell’applicazione delle procedure del FENSA” in caso di emergenza sanitaria indipendentemente dall’accordo dello Stato.“  Gli Stati parti sviluppati e l’OMS offriranno assistenza agli Stati parti in via di sviluppo a seconda della disponibilità di finanziamenti, tecnologia e know -how”,  una linea volta verso il passato per l’uso di termini colonialisti come “sviluppato” e “in via di sviluppo”, in contesto come quello che un tempo era egualitario.

Articolo 13:  L’OMS ha guidato la risposta internazionale alla salute pubblica. Questo articolo nuovo espone esplicitamente il nuovo ordine internazionale di sanità pubblica, con l’OMS al centro, piuttosto che la sovranità nazionale come preminente. “ Gli Stati  Parte adottano misure per garantire che le attività degli attori non statali, in particolare i fabbricanti e coloro che rivendicano diritti di proprietà intellettuale associati, non siano in conflitto con il diritto al più alto standard di salute possibile e con il presente regolamento sanitario internazionale e siano conformi alle misure adottate dall’OMS e dagli Stati parte ai sensi di questa disposizione, che comprende“.

L’OMS può richiedere a qualsiasi stato di rilasciare quasi tutti i prodotti riservati e la proprietà intellettuale su qualsiasi prodotto correlato al settore sanitario. Secondo i propri criteri, l’OMS può dichiarare un evento, richiedere ad uno Stato di contribuire con risorse e rinunciare ai diritti esclusivi sulla proprietà intellettuale dei suoi cittadini e condividere informazioni per consentire ad altri – le case farmaceutiche- di fabbricare i propri prodotti in concorrenza diretta. L’OMS richiede inoltre agli Stati di donare prodotti su richiesta della dirigenza generale.

Articolo 18:  Raccomandazioni relative a persone, bagagli, merci, container, mezzi di trasporto, merci e pacchi postali. Questo articolo esisteva già ma con il nuovo articolo 13A si richiede agli Stati di ”Impegnarsi a seguire le raccomandazioni dell’OMS nella loro risposta internazionale in materia di salute pubblica”. L’OMS potrà quindi ora, sulla base della sola determinazione di un individuo, il direttore generale, sotto l’influenza di Stati non democratici ed entità private, richiedere agli Stati di incarcerare i propri cittadini, iniettare loro, richiedere l’identificazione dello stato di salute, esaminare medicalmente, isolare e limitare i viaggi. Questa è un’agenda globalista che va oltre i tuoi peggiori incubi.

Articolo 23:  Prevede misure sanitarie all’arrivo e alla partenza prodotte preferibilmente in formato digitale, con opzione residuale in formato cartaceo.

Articolo 35:  I documenti sanitari digitali devono incorporare mezzi per verificarne l’autenticità tramite il recupero da un sito web ufficiale, come un codice QR.

Articolo 36:  Si parla di certificati di vaccinazione e restrizioni in tal senso.

Articolo 43:  Si prevede che l’OMS possa ordinare modifiche all’interno degli Stati, comprese le restrizioni alla libertà di parola e potrebbe richiedere la rimozione dei regolamenti sanitari. L’OMS assume la sovranità su quelle che prima erano questioni statali.

Deriva autoritaria

Questi presupposti potrebbero inaugurare un’ulteriore più ampia deriva autoritaria, già vista con la gestione pandemica della COVID-19, nelle democrazie liberali occidentali, l’erosione dei diritti civili e la vanificazione delle libertà costituzionali a scapito del diritto della libertà di cura e di scelta terapeutica, di autodeterminazione sul corpo e la salute, e dello squilibrio tra ciò che è individuale e ciò che è collettivo. Vi è il serio rischio che sull’altare del conflitto di interesse tra istituzioni e industria farmaceutica venga sacrificato il diritto alla salute.

A livello globale, l’OMS deve… contrastare la cattiva informazione e la disinformazione, assumendo il ruolo di polizia / contrasto alla libertà di parola e allo scambio di informazioni.

Si può già vedere nel Regno Unito:  L’organizzazione Big Brother Watch discute questioni legate alla sorveglianza o alla libertà d’espressione, facendo riferimento al concetto di “Ministry of Truth” come metafora per il controllo dell’informazione da parte del governo.

 Asservimento di tutti i paesi del mondo agli interessi plutocratici tramite l’OMS

Le politiche sanitarie sono solo il pretesto per assumere il controllo di ogni settore della società: economia, scienza, cultura, politica.  Questa è una strategia che è andata a sviluppandosi nell’arco di decenni, attraverso il progressivo ampliamento dell’area di competenza della medicina maturato in seno all’OMS.  Se ogni aspetto della vita umana confluisce all’interno della salute, appare logico che il governo della stessa finisca col travalicare ogni limite, occupando tutti gli spazi dell’azione politica, nessuno escluso.

Ne abbiamo avuto un’ampia dimostrazione durante la dittatura sanitaria introdotta a livello globale ma in concreto implementata soltanto nell’occidente, oltre che in Cina.  Poteri così illimitati riuscirebbero ad indirizzare la spesa degli Stati verso specifici settori, impedendo ai governi di effettuare investimenti nei settori che essi considerino strategici per i loro interessi.

Il danno non sarebbe limitato soltanto al campo dell’economia ma investirebbe anche altri fronti come la libertà di stampa, la libertà di circolazione (di beni e di persone), la libertà di istruzione ed anche la libertà di ricerca scientifica. La  popolazione subirebbe un indottrinamento rafforzato dalla censura.

Non a caso, l’ordine di scuderia è parlare del “Trattato “e non del “regolamento sanitario”.  Siamo di fronte ad una serie di matrioske che compongono la struttura occulta del potere, che si cela dietro una pluralità di controfigure, secondo la logica del Deep State.  Ci sono alcuni paesi che si sono già mobilitati dimostrando scetticismo e votando in massa contro l’evidente tentativo di bruciare i tempi dell’approvazione: ad esempio i paesi africani; la Slovacchia; l’Ungheria; il parlamento USA, non del tutto asservito ai poteri occulti. È ormai sotto gli occhi di tutti che l’elitè al  potere sta cercando, a livello istituzionale, di monopolizzare le ricchezze ed i poteri, sottraendoli ovunque egli Stati, attraverso organizzazioni private che vengono spacciate per pubbliche-l’OMS, come l’ONU di cui è emanazione, non sono enti pubblici, soggetti al controllo degli elettori- e la stessa cosa vale per le ONG, la cui operatività viene, non a caso, ufficializzata dalle Nazioni Unite.

 In un mondo dove Dio è stato cacciato l’uomo è rimasto in balia della paura della morte e della malattia, paura usata dai potenti per spingere a comportamenti irrazionali e autolesionistici.

Un risultato agghiacciante è stato raggiunto: la nascita di un governo mondiale delle banche il quale è praticamente in guerra con la Federazione russa. Ma questo non è più in grado di far funzionare un mondo che sta sull’orlo del tracollo perché depredato.

 A quando la prossima crisi di Wall Street? Forse è ipotizzabile all’indomani delle elezioni presidenziali americane, 2025?

Ecco allora che ha un senso il tempismo del trattato, che mira a dare al nuovo presidente i poteri per salvare l’America a spese del mondo intero. Non dimentichiamo che gli USA sono il grande malato dell’economia mondiale ed il maggior contribuente dell’OMS, più ancora della Cina. E Come tali, sono in grado di condizionarne le decisioni.

Rinchiudere il mondo in una rete dalla quale coloro che rimarranno fuori siederanno nella stanza dei bottoni da dove amministreranno il resto del pianeta.

Per la riuscita di questo colpo grosso è necessario avere un trattato pandemico approvato a maggioranza almeno di 2/3 dei membri Onu e temendo di non riuscirvi si stanno organizzando per spostare le norme liberticide dal trattato al regolamento interno all’OMS.

Per il TRATTATO PANDEMICO il golpe è calendarizzato per maggio, all’indomani dell’elezione europee.  A quel tempo il nostro continente sarà ancora rappresentato  dai vecchi leader; la nuova maggioranza non avrà avuto il tempo di organizzarsi e prendere in mano le redini del potere. Certe coincidenze non sono mai casuali.

I singoli stati, ad oggi,  ancora conservano  (non si sa fino a quando) l’autorità di aderire o meno alla trappola.

Missione e compito dei Cattolici

I cattolici  devono riprendere in mano la preghiera. La preghiera ha confortato gli uomini nelle ore più buie, li ha spinti ad agire e ha indicato loro la strada attraverso sfide apparentemente insormontabili.

 Maggio è il mese caro alla Madonna, non dobbiamo avere dubbi sul nostro compito: pregare il Rosario insieme.

La preghiera fa della storia il tempo di Dio, lo spazio in cui l’infinito incontra il limite, l’amore che guarisce le ferite: la preghiera cambia il mondo. La preghiera insistente, perseverante è come un grido dell’anima che penetra nel cuore di Dio.  La preghiera diviene così la più grande forza di trasformazione del mondo.

prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly  APS La Gente come Noi Terni 

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.