AUSCHWITZ COME IL GOLGOTA: IL SILENZIO DI DIO. Martiri Ebrei-Cristiani della Shoah e Complotti Massonici-Sionisti contro la Chiesa Cattolica

Paola Persichetti

AUSCHWITZ COME IL GOLGOTA: IL SILENZIO DI DIO. Martiri Ebrei-Cristiani della Shoah e Complotti Massonici-Sionisti contro la Chiesa Cattolica

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Nell’immagine di copertina Gesù Cristo in un’opera del Beato Angelico, la suora carmelitana ed Ebrea vittima della Shoah Edith Stein e il rabbino sionista Elia Benamozeg

di prof. ssa Paola Persichetti – ricercatrice di Cristianesimo ed Ebraismo.


Secondo la legge romana, la sentenza era immediatamente vincolante e, di norma, veniva eseguita direttamente dopo essere stata pronunciata. Così Gesù viene consegnato ad un plotone di esecuzione formato da un centurione e quattro legionari. Gesù vestiva ancora la bianca tunica senza cuciture che aveva indossato per la cena pasquale, e che ora, veramente, era assai sporca e coperta di macchie di sangue. La via fino al Golgota era di circa mezzo chilometro.

La strada verso il luogo dell’esecuzione costeggiava l”Agorà “, Il mercato con numerosi chioschi. C’era lì un grande via vai, tutta Gerusalemme era affollata di pellegrini, visitatori e mercanti che, in quelle ultime ore prima della festa di Pasqua, facevano le loro ultime compere nei negozi dell’agorà . Il plotone di esecuzione con i loro prigionieri dovevano farsi strada in mezzo a questa folla di gente che gridava e spingeva.Nel mezzo dell’agorà, i soldati bruscamente deviarono verso la porta di Ghennat, Per uscire dalla città. Nonostante l’indaffarata attività, gli astanti gettavano occhiate curiose alle iscrizioni con la condanna (titulus), pendenti al collo dei condannati: “che cosa? Re dei Giudei?”.

Quando il piccolo gruppo arrivò presso la porta di Ghennat, Si strinsero attorno a Gesù delle donne che si lamentavano e piangevano per lui (Luca 23,27).

Ma volgendosi ad esse, Gesù disse: “ Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me; ma su voi stesse piangete E sui vostri figli. Perché se si tratta così il legno verde, che ne sarà del secco?“ (Luca 23,28-31).

Consapevole della sua sorte, Gesù proseguiva la sua strada verso la morte espiratoria, che umilmente aveva preso su di sé. Portando il palo trasversale della croce, barcollò tra gli agnelli  e la folla pressante e cadde al suolo (era la strada che conduceva al tempio dove transitavano tutti quelli che  vi portavano gli agnelli  pasquali che dovevano essere macellati nel pomeriggio di quel 14 di Nisan).

La flagellazione l’aveva privato delle forze. Il centurione se ne accorse e immediatamente costrinse un contadino, sopraggiunto dai campi, a portare la trave.(Simone di Cirene)  . Si caricò della croce e la trasportò fino al Golgota, seguendo  Gesù per un 200 metri. Sembra che, più tardi, egli abbia fatto parte della comunità cristiana, perché nel Vangelo sono nominati i nomi di Alessandro e Rufo, suoi figli. (Marco 15,21). Nel 1942 fu scoperta nella valle del Cedron un’urna funebre, un ossario (urna contenente ossa), dentro un’antica tomba, che portava inciso il nome di “Alessandro, figlio di Simone il Cireneo“.

Il centurione responsabile dell’esecuzione salì la collina del golgota (calvario, luogo del cranio), alta quasi 12 m. Quest’area era una vecchia cava di pietra in disuso che Erode non aveva inserito nel parco. Il Golgota non  era che una collinetta lasciata lì nella cava, poiché consisteva di un conglomerato calcareo pieno di crepe e quindi inutilizzabile. Aveva la forma di un cranio, da qui il nome ( Golgolet =cranio). Viene  subito alla mente: La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo (salmo 118,22).

Gesù sul Golgota

Ora il plotone di esecuzione arrivò sul luogo della crocifissione. Prima di iniziare il loro lavoro, i soldati offrirono a Gesù una bevanda inebriante, consistente in vino misto a mirra.Ma Gesù si rifiutò di berla. Nel Getsemani egli aveva detto “sì“ al calice della passione e vuole berlo a mente lucida e consapevole…………

I carnefici si accingono al loro crudele lavoro. D’improvviso le donne odono dal golgota  i colpi di martello e rabbrividiscono. Il condannato viene spogliato delle sue vesti, dalle ferite della flagellazione sgorga il sangue. Gesù giace ora a terra, le sue braccia vengono stese sulla trave orizzontale della croce e i chiodi conficcati in entrambe le articolazioni dei polsi.Vincendo il dolore lancinante con tutta la forza della sua volontà prega: “ Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”(Luca 23,34). Era  l’ora terza (le nove del mattino) quando lo crocifissero( Mc 15,25)…

Mentre Gesù pendeva dalla croce, fu deriso dai passanti e dagli spettatori che si erano dati la pena di salire il basso colle del Golgota.

Gli scherni erano un commento all’insegna posta sopra il capo di Gesù: “Il Messia, il re d’Israele! Egli ha salvato altri, non può salvare se stesso! Scenda ora giù dalla croce; così vediamo e crediamo!”(Marco 15,32). Dietro a queste parole c’era la convinzione che la crocifissione di Gesù significava la confutazione tangibile della sua pretesa. Il vero Messia non sarebbe mai finito in quel modo, ma avrebbe annientato gli oppositori.

L’aria era opprimente. Lo sguardo offuscato di Gesù scrutava le mura della città dinanzi a lui, cercando il tempio al di là di esse. Il Dio del suo popolo, il cui nome lì dimorava, il padre suo, non lo trovò . Dio taceva. Con un ultimo sforzo Gesù si sollevò ancora una volta, appoggiandosi al chiodo dei piedi, e recitò le parole del salmo 22.  Di nuovo si accasciò e continuò a pregare.

Era in grado di pronunciare soltanto frammenti del salmo; non gli era rimasta la forza di pregare in modo continuo: “Tu sei lontano dalla mia salvezza, sono le parole del mio lamento……. Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo“. È arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola,…“.

Il quarto vangelo fa riferimento a tutto questo nella parola di Gesù: “ho sete“ (Giovanni 19,28)  Alcuni degli astanti non avendo capito le prime parole della preghiera dissero: “ Senti! Chiama Elia“. E uno corse a inzuppare una spugna di aceto e, postala attorno ad una canna, gli dava da bere dicendo: “vediamo un po’ se viene Elia a tirarlo giù“ (Marco 15, 35-37).

Lentamente il morente mormorò fra sé e sé:“Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre. Al mio nascere tu mi hai raccolto dal grembo di mia madre, sei tu il mio Dio!“…

Egli stava in piedi con sua madre, sotto la croce; appoggiandosi al braccio del suo discepolo prediletto era salita sul colle con le altre donne di Galilea, quando l’ora della morte si era avvicinata…

Con uno sguardo verso orizzonti escatologici, egli recitò il finale del salmo 22:Annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: “ecco l’opera del signore!“

Così termina il salmo e così l’evangelista fa portare a compimento al morente l’opera della vita:

“Tutto è compiuto“. E, chinato il capo, rese lo spirito(Giovanni 19,30)

La Risurrezione di Cristo

Le autorità religiose avevano chiesto la crocifissione di quell’uomo della Galilea, Gesù, il sobillatore, con uno scopo preciso: provare una volta per sempre l’erroneità degli insegnamenti del “falso profeta“. Chiunque è appeso ad un albero è sotto la maledizione di Dio (Deuteronomio 21,23), era un uomo eternamente abbandonato da Dio. La vita del Galileo era finita in modo così vergognoso che nulla di peggio era umanamente pensabile.

Già prima della venuta di Gesù, altre speranze messianiche erano sorte e morte di nuovo; sembrava che questa avesse perfino minori possibilità di sopravvivenza. L’episodio Gesù nella sua interezza fu valutato dalle autorità nel modo seguente: un altro completo fallimento di un innovatore religioso che finisce nel cumulo di spazzatura della storia, che uno può totalmente ignorare e dimenticare.

È vero, le opere gli insegnamenti di Gesù non avrebbero mai avuto una possibilità di sopravvivenza, se non fosse successo qualcosa di ordine totalmente diverso. Gli uomini e le donne discepoli di Gesù, in un modo del tutto inatteso, fecero un’esperienza sconvolgente:

“Gesù è vivo, è risorto!”

Nasce la CHIESA , il nuovo Israele erede della promessa. Viene meno l’elezione di Israele che viene letta  soltanto come preparazione e prefigurazione della missione della Chiesa.(Costituzione dogmatica sulla chiesa lumen gentium, 21 novembre 1964)

Per questo la chiesa subisce gravissime persecuzioni per due secoli, scherno, beffa anche da parte di molti scrittori, filosofi che i padri della chiesa si occupano di combattere. Il pericolo maggiore nasce però dal suo interno ed in particolare l’eresia gnostica= Gnosticismo. Anche il modernismo è eretico, lo stesso vuole distruggere la chiesa dall’interno. La gnosi  ha origine sinagogale  giudaica: Gesù non è vero Dio.

Edith Stein sul Golgota ad Auschwitz testimone della risurrezione.

 “Sono stato crocifisso con Cristo : non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”! (Gal.2,19-21).

Il 9 agosto del 1942 , veniva uccisa ad auschwitz birkenau Edith Stein. Edith Stein è una ebrea vittima della Shoah, come milioni di suoi fratelli e sorelle. È anche una suora carmelitana, con il nome di Teresa Benedetta della Croce, una Santa della Chiesa cattolica, co-patrona d’europa è candidata al titolo di dottore della Chiesa.

Edith Stein vittima della Shoah

Giovanni Paolo II ha beatificato Edith Stein nel 1987 parlando di lei come di una figlia d’israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea.

Il libro su Edith Stein dal titolo ”sulla storia di un’ebrea”, nella prefazione di una suora filosofa carmelitana, Cristiana Dobner, attiva nel dialogo ebraico cristiano, afferma che la sua conversione e la successiva canonizzazione risultano motivo di inevitabili e ben comprensibili imbarazzi e contrarietà da parte ebraica, nel timore di ambiguità insidiose e indebite cristianizzazione della Shoah. Husserl maestro di Edith Stein, grande guru della fenomenologia di inizio secolo reagì in modo sprezzante alla notizia della sua conversione e in una lettera a Roman Ingarden aveva scritto :” Ciò che lei mi dice sulla signorina Stein mi rattrista……….è un segno della miseria interiore nelle anime”.

Anche Husserl era nato ebreo, ma era cresciuto totalmente assimilato e indifferente alla vita ebraica, la sua irrisione alla notizia della conversione dell’allieva fu dovuta al fatto che scelse il vituperato e superstizioso cattolicesimo, invece del rigoroso e puritano luteranesimo. (Voglio ricordare a tal proposito che nelle religioni protestanti non si ha una legge morale oggettiva, tanto che l’aborto è visto come una libera scelta distanziandosi dalla posizione che ha chiesa Cattolica.  Anche nell’ebraismo abbiamo una ortoprassi molto flessibile, dove si contempla anche contraccezione ed eutanasia. Solo la Chiesa difende la legge naturale sulla quale è fondata la morale Cattolica. Più avanti capiremo perché questa precisazione andava fatta per comprendere la scelta di Edith Stain).

La Croce piantata ad Auschwitz

Secondo la testimonianza di una consorella di Edith Stein dopo lo scoppio delle brutali violenze antiebraiche nella cosiddetta notte dei cristalli (Novembre 1938) la Stein avrebbe detto: “È l’ombra della Croce che si abbatte sul mio popolo! Oh, se adesso potesse capire! È il compimento della maledizione che il mio popolo ha invocato su se stesso. Caino deve essere perseguitato, ma guai a chi tocca Caino“.

La croce è interpretata da Edith in senso quasi esclusivamente oblativo e sacrificale, cioè come partecipazione attiva dell’anima alla redenzione compiuta da Cristo. Nel suo testamento redatto il 9 giugno 1939 aveva scritto che la sua vita e la sua morte erano offerte a gloria di Dio per il bene della Santa chiesa e dell’ordine carmelitano e in espiazione per il rifiuto della fede da parte del popolo ebreo, affinché il Signore  sia accolto dai suoi e venga il suo Regno di gloria.

Papa Giovanni Paolo definisce Auschwitz il golgota di questo secolo.

Chi appartiene a Cristo, deve vivere intera la vita di Cristo: deve raggiungere la maturità di Cristo, deve finalmente incamminarsi sulla via della Croce verso il getsemani e il golgota… La natura divina da lui posseduta dall’eternità diede al soffrire e al morire un valore infinito e una forza redentrice. Il dolore e la morte di Cristo continuano nel suo corpo mistico e in ognuno dei suoi membri.

Innanzitutto bisogna ricordare che Edith si considera come figlia d’Israele  e ne rimarrà tutta la vita fiera, perché è il popolo di Cristo stesso :“Non si può neanche immaginare quanto sia importante per me, ogni mattina quando mi reco in cappella, ripetermi, alzando lo sguardo al crocifisso e all’effige della Madonna: erano del mio stesso sangue”.

Infatti, Edith non si è mai distaccata dal suo popolo, popolo scelto da Dio per preparare l’accoglienza del messia, ha saputo riconoscere in Cristo Gesù, il Salvatore promesso . Come ebrea, affonda le sue radici nel mistero dell’elezione, della vecchia alleanza del suo padre Abramo, in unione sponsale con  Cristo, Dio incarnato, salvezza delle genti. In lei le radici della prima alleanza si avverano pure in quella della nuova alleanza:

La chiesa vidi nascere
Dal seno del mio popolo
Dal suo cuore spuntare vidi poi,
Come tenero tralcio allor fiorito
L’immacolata lei, la tutta pura,
Di David discendente.

Ebraismo di Edith Stein = teologale compassione per il popolo ebraico

Il suo animo è perturbato dalla persecuzione nazionalsocialista. Dal primo istante, l’Ebraismo di Edith Stein si trasforma in una umana e teologale compassione per il suo popolo. In un famoso discorso di una notte gelida, Edith  racconta che aveva già sentito parlare in precedenza di crudeli provvedimenti contro gli ebrei ma all’improvviso gli apparve chiaro che Dio metteva di nuovo duramente alla prova il suo popolo e che il destino di quel popolo era anche il suo.

Scossa interiormente e inquieta, Edith cerca di capire. Chiede a Gesù la rivelazione di questo destino:

”…In quell’anno Santo 1933 alle 08:00 pm mi trovavo nella cappella del Carmelo di Colonia… Mi rivolsi al Redentore e gli dissi che sapevo bene come fosse la sua croce che veniva posta in quel momento sulle spalle del popolo ebraico: La maggior parte di esso non lo comprendeva, ma quelli che avevano la grazia di intenderlo avrebbero dovuto accettarla con pienezza di volontà a nome di tutti. Mi sentivo pronta… terminata l’ora Santa ebbi l’intima certezza di essere stata esaudita… Non sapevo ancora in cosa consistesse quella croce che mi veniva imposta.“

Queste testimonianze di Edith Stein rivelano bene che ama sempre il suo popolo, ma lo percepisce con gli occhi e il cuore di Cristo. Si rivolge a lui e vede che la sua propria croce è stata messa sulle spalle del popolo giudeo.

Edith esulta all’idea che la Chiesa  è nata dal popolo eletto, la cui pienezza di grazia sgorga dal cuore di Cristo. Non avendo penetrato il mistero del messia Gesù, il popolo eletto si è fatto logicamente nemico della sua croce ed è diventato oggetto di ludibrio e di disprezzo.

Il dialogo di Edith con la sua mamma, al ritorno dalla sinagoga dopo la preghiera dell’ultimo giorno della festa dei tabernacoli, ci fa fare passi in avanti nel sondare l’ebraismo della carmelitana -martire e i suoi aspetti teologici: alla domanda della mamma se si possa essere religiosi anche nella fede ebraica lei stessa risponde di sì soltanto se non si é conosciuto altro.

Cosa accadde dopo Cristo ?

Dopo Cristo nasce  un messianesimo carnale dove il messia sfuma sempre di più come persona diventando sempre di più popolo ebraico; e il Regno promesso diventerà sempre meno spirituale e sempre di più Regno che si compirà con il dominio di Israele sulle genti. Il Regno di Israele si instaurerà con un falso messia militante, guerriero, temporale che con uno scettro di ferro dominerà il mondo schiacciando la gente sotto il suo potere.  La chiesa vede questo tipo di messia carnale come l’anticristo: messia talmudico, rabbinico atteso dall’ebraismo talmudico e dal mondo sionista -massone.

Il popolo ebraico tradisce la sua identità

Israele sotto la croce

In questa luce, bisogna comprendere la poca fede del popolo ebreo nel messia e la loro inimicizia alla croce. Non si vuole condannarli né giudicarli, né rifiutarli bensì amarli e richiamarli a riconoscere in Cristo il vero Dio. In questo senso, Edith appartiene a quella stirpe di ebrei che hanno riscoperto in Gesù il Cristo, i tratti del messia, figlio di David, promesso da Dio ad Israele.

Infatti, sulla scia di San Paolo e degli apostoli, Edith Stein è convinta che la salvezza viene prima per i giudei e da loro si diffonde nel mondo. È in questo popolo che il verbo di Dio si è incarnato. Perciò il grande peccato degli ebrei per Edith, se si deve parlare di peccato, è di trascurare la loro missione e quindi di tradire la loro identità.

Avendo quindi presente alla mente che Edith Stein scopre il mistero d’israele sotto la croce, possiamo meglio capirla  quando collega la catastrofe degli ebrei con la passione del Messia . “Sotto la croce ho capito il destino del popolo di Dio, che fin da allora cominciava a preannunciarsi. Ho pensato che quelli che capiscono che tutto questo è la croce di Cristo dovrebbero prenderla su di sé in nome di tutti gli altri. Oggi so un po più di allora che cosa vuol dire essere sposa del Signore nel segno della Croce, anche se per intero non lo si capirà mai, perché è un mistero”.

Se il popolo ebreo soffre, è perché Cristo soffre. Nella catastrofe della seconda guerra mondiale, poi, non si tratta di una persecuzione classica, ma di una lotta contro il Messia e il suo popolo. Lei stessa  si offre con Cristo, per Cristo e in Cristo . Le parole di San Paolo esplicitano meglio la sua fede:” Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo  che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. (GAL 2,20ss).

Nazismo nemico della croce

Nemico della Croce, il nazismo si scagliò contro ogni religione e, particolarmente, contro la fede cattolica, come molte pratiche lo provano:  Limitazioni pastorali verso gli operai stranieri cattolici, cristiani; obbligo di imbandierare edifici sacri con bandiere del regime il 15 settembre 1935; misure contro operazioni finanziarie fatte da ecclesiastici per opere assistenziali o altrimenti benefiche, sotto il pretesto di esportazione di capitali o di sovvenzione di enti contrari al regime; rimozione dei crocifissi dalle scuole del 23 Aprile 1941; sequestro di catechismi contro l’ideologia nazista; divieto di critica pubblica; espropri di conventi; imposizione della scuola nazionalsocialista.

Nemico della Croce, il nazismo vede nel giudaismo, alla luce del suo materialismo Darwinianismo  sociale, il substrato materiale della Chiesa cattolica e del cristianesimo in genere: cercando di sterminare il popolo dell’alleanza, intende eliminare la chiesa, o come lo sostiene Teresa Benedetta, pensa realmente di uccidere Dio stesso.

Attraverso questo odio, la stessa Chiesa viene direttamente presa di mira.

Nemico della Croce il nazismo combatte Dio stesso e impianta il suo proprio culto che presenta come  la riforma futura, chiamata a sbarazzare il mondo dagli scettici valori cristiani e ad instaurare l’onore al posto dell’amore.  Nel distruggere il giudaismo per permettere la sopra razza, il nazismo stava distruggendo le fondamenta della religione cattolica.

Edith Stein racconta che quando aveva 16 anni ed era andata a Berlino come infermiera della Croce rossa, aveva dovuto giurare di considerare Hitler come il suo Dio e dovette firmare che non sarebbe andata più in chiesa. La chiesa e tutto il resto era soltanto un’impostura.

Edith Stein è fiduciosa che il Signore salverà il suo popolo ma che bisogna intercedere, consolata e sostenuta dal Signore  ella ne aveva già smascherato l’ideologia, denunciato la perversità e condannato l’opera satanica.. Ben prima che le SS l’arrestassero, Edith aveva già offerto la sua vita.

Edith Stein figlia di Israele,  fattasi figlia della Chiesa è figlia del Carmelo, predestinata a morire nel campo di sterminio di Auschwitz -Birkenau

Ha resistito fino alla fine abbandonata nelle mani di Dio, non si è lasciata vincere dalla paura nel suo momento estremo quando un rappresentante del regime nazista la spinge a declinare la sua identità cattolica ma Edith con fortezza grida “sono cattolica”, e il nazista rispose “Non  lo sei! Sei una sporca ebrea”.

Chi sono  e quanti sono i nemici del Golgota?

La chiesa cattolica sembra, oggi,  essere imprigionata in un copione: la giudaizzazione del cristianesimo. Facendo leva sulla trasformazione di Auschwitz da  luogo storico a luogo teologico nemico della croce. Si rovescia così e si sovverte la teologia cattolica di sempre. La tragedia vissuta dagli ebrei europei viene strumentalizzata, dagli ebrei sionisti, per odio contro il  sacrificio di nostro signore Gesù Cristo il quale, viene così posto nell’ombra, squalificato, vilipeso , offeso e oscurato.

Siamo di fronte alla presentazione teologica, da parte del mondo sionista ebraico, di un altro sacrificio che  vuole sancire nuovi rapporti tra la chiesa cattolica e l’ebraismo postbiblico.

La chiesa cattolica ha la propria essenza nel mantenere viva la tradizione con il suo passato, essa vive di questo rapporto su vari livelli: dottrinale, liturgico, devozionale. La rottura tra presente e passato, dove il presente viene assolutizzato riassorbendo in sé totalmente la sua memoria fino a cancellarlo, genera una rivoluzione che ha il compito di demolire i segni che ricordano il passato. Solo così si può giungere alla vittoria. Impedire di avere memoria del passato è tipico di un sistema totalitario il quale vive solo così: rileggere il passato alla luce del presente rivoluzionario.

La chiesa di oggi ha perduto la capacità di pensare il presente ricordando il passato. Per questo ho voluto richiamare una suora ebrea Edith Stein convertita al cristianesimo che rimette al giusto posto il vecchio Israele e la chiesa nascente dal sangue di Cristo. Vediamo insieme come gli ebrei post biblici hanno cercato di strumentalizzare la Shoah per odio  alla Chiesa.  Lo faremo prendendo in esame il primo documento ufficiale   del concilio Vaticano II  che  sancisce i rapporti tra l’ebraismo e il cristianesimo .

“Il fumo di Satana è entrato nella chiesa” Paolo VI

Genesi di NOSTRA AETATE (Nel nostro tempo)

La dichiarazione nostra etate è uno dei documenti del concilio ecumenico Vaticano secondo, la prima bozza, denominata Decretum de Judaeis (Decreto sugli ebrei)  completata nel novembre del 1961 da Giovanni XXIII, che ci dimostra, nella sua genesi, l’infiltrazione della massoneria- sionista nella Chiesa.

Il primo complotto contro la chiesa è stato quello del sinedrio che organizzò l’arresto, la condanna morte, la consegna ai romani di nostro signore Gesù Cristo; in ogni epoca ci sarà un complotto contro la chiesa cattolica, pertanto non siamo scandalizzati.

Ora cercheremo di capire la genesi di nostra etate dove 2221 padri conciliari la approvarono.

Come è stato possibile?

Rivoluzione  Francese che inebria l’ Ebraismo

Per arrivare a nostra etate dobbiamo partire , allora ,dalla rivoluzione francese che venne pianificata da più di 600 logge massoniche in Francia.  Gli  Ebrei ottengono durante la rivoluzione francese i diritti politici e civili che vengono letti  dal rabbinato francese come un segno messianico.   La drammatica persecuzione genocidaria della  Chiesa cattolica e il trionfo politico e civile degli ebrei li spinge a vedere, come prossimo, il ritorno in Terra Santa poiché il segno ricevuto è molto forte.

La rivoluzione francese fu una delle più sanguinarie e anti cattoliche di tutta la storia: in una Francia cristianissima il popolo ebreo ottiene un potere fino ad allora  impensabile.  Ecco che si inizia a pensare ad un messia ormai prossimo, un messia che eleva il male a bene e abbassa il bene a male.

La conquista della Terra Santa sarà la prova che la chiesa non è il nuovo Israele.

Nel 1904 San Pio X ricevette Hertz  Theodor che  gli chiedeva aiuto per un ritorno in Terra Santa.   Pio X che aveva chiarissimo il valore teologico e falsamente messianico della conquista della Terra Santa per Israele  sionista si rifiutò di appoggiarlo.  Quindi nel 1800 sanno già che andranno a prendere la Terra Santa ma devono cercare una modalità che possa permettere il raggiungimento dello scopo.

 Chiave della futura pace tra religioni secondo E.Benamozegh

Nel 1884, Elia Benamozegh, rabbino  livornese, pubblica un libro dal titolo “Israele e l’umanita”.  Egli mostra come l’ebraismo comprenda sia una dimensione particolaristica, rivolta al popolo d’israele, sia una dimensione universalistica, rivolta all’intera umanità e come proprio nel rapporto tra queste due dimensioni vi sia la chiave della futura pace tra le religioni.

Il rabbino livornese Elia Benamozegh

Elia, è un filosofo cabalista Italiano, ed è uno dei precursori del dialogo ebraico – Cristiano. Questo dialogo ebraico– talmudico- massonico   con il cristianesimo  viene perseguito per distruggere la Chiesa.

È necessaria una religione  universale  per distruggere la chiesa

Di quale religione universale parla?

Della  religione universale che nasce con Noè e il diluvio: è noto che la dottrina religiosa ebraica costruisce intorno al nome di Noè e dei suoi discendenti una dottrina di doppia legge e doppia salvezza.  L’umanità intera non può sfuggire al giogo della legge divina, che si esprime in almeno 7 principi essenziali.  Questi principi sono espressi in tradizioni orali rabbiniche che si basano su riferimenti scritturali.  Ci troviamo di fronte ad una religione Noarchica Universale delle genti :

  • Divieto di ogni culto estraneo a quello monoteistico;
  • Divieto della bestemmia ( considerare Dio nostro signore Gesù Cristo, perché per i rabbini post biblici questa è una bestemmia e di conseguenza idolatra. Ci sarà sempre posto per un Gesù uomo buono, illuminato che non potrà mai essere Dio)
  • Obbligo di costruire corti di giustizia o tribunali internazionali
  • Divieto dell’omicidio
  • Divieto del furto
  • Divieto dell’adulterio e dell’incesto
  • Divieto di mangiare carne presa da un animale vivente.

 Si richiede alla Chiesa di professare la nuova religione universale unificata dal giudaismo (Noè).

La chiesa, secondo il rabbino di Livorno, dovrà evangelizzare con questa nuova religione ricca di umanitarismo, patrimonio comune di tutta l’umanità civile.

La chiesa diventa utile per il raggiungimento di questo scopo il cui fine non è più soprannaturale anzi diventa del tutto immanente, terrena, politica e giuridica, di diffusione dei diritti dell’uomo.

Nelle leggi Noachidi il concetto di primato petrino va ridefinito: per  il rabbino livornese è necessario riconciliare il giudaismo con il cristianesimo mettendo il giudaismo al centro della religione universale unificata.

 Questo è il punto chiave di nostra etate

Julius Isaac: disprezzo Chiesa Cattolica perché responsabile dell’antisemitismo

Alla fine della seconda guerra mondiale il rabbinato inglese e statunitense saranno determinanti per il futuro dello  Stato di Israele, non dimentichiamo che i due paesi sono usciti vincitori dalla guerra mondiale.

Julius Isaac, ebreo ateo comunista, storico francese, uno dei più grandi visionari dell’intesa cristiano ebraica dopo la seconda guerra mondiale e pioniere delle amicizie ebraico cristiane.

A causa delle leggi razziali antiebraiche, nel 1940, all’età di 63 anni, viene rimosso dall’ufficio ed espulso dal mondo della scuola. È costretto a nascondersi in varie regioni della Francia, principalmente ospite dei figli.  Questi eventi tragici gli gettano addosso una nuova missione: scavare nelle radici religiose dell’antisemitismo europeo.

Il 7 ottobre del 1943, in un momento di sua casuale assenza, la gestapo irrompe nella sua stanza d’albergo e arresta la moglie, mentre la figlia, il cognato e uno dei figli, implicati in una rete della resistenza, vengono arrestati.  Tutti saranno deportati ad Auschwitz e lì assassinati, tranne il figlio che riuscirà a fuggire.  In questa condizione drammatica Isaac inizia uno studio alla ricerca delle cause dell’antisemitismo .

Conferenza di Seelisberg:  necessario un programma comune ebrei e cristiani

Organizza una conferenza In Svizzera nella cittadina di Seelisberg (conferenza di cristiani ed ebrei) dove  dal 30 luglio al 5 agosto 1947 esponenti di alto livello del clero cattolico e del mondo protestante si incontreranno.

La tematica su cui si confronteranno  di cui Isaac è il regista sarà un suo scritto dal titolo  “antisemitismo cristiano”  che  con i suoi 18 punti sarà alla base della discussione tra i partecipanti teologi, sacerdoti cattolici e 30 protestanti.

Precisiamo che il  cristianesimo non poteva essere antisemita, non può essere presente l’odio per una razza, che invece è una visione darwiniana ed un retaggio della teoria dell’evoluzionismo, ma invece sarebbe giusto definirlo antigiudaismo teologico.

 Nasce un documento di 10 punti di Seelisberg, Ancora oggi carta fondante del dialogo  ebraico cristiano.

Non  li analizzeremo tutti e 10 ma soltanto 2 i più significativi:

  • bisogna evitare di abbassare il giudaismo biblico e post biblico al fine di esaltare il cristianesimo. Bisogna evitare di presentare la passione in modo tale che l’odiosità della messa a morte di Gesù ricada su tutti gli ebrei.
  • Evitare di utilizzare l’opinione empia che il popolo ebreo sia riprovato, maledetto, riservato per un destino di sofferenza.

Isaac conduce tutto il convegno alla luce della categoria del disprezzo della Chiesa cattolica, responsabile dell’odio contro gli ebrei e la chiesa cattolica con il suo apparato teologico. Il suo impegno perché il documento di Seelisberg diventi un programma comune di ebrei e cristiani lo porta ad un brevissimo incontro con Papa Pio XII durante un’udienza pubblica a Castel Gandolfo il 16 ottobre 1949.

Anche lo storico ebreo Leon Polyakov, francese di origine russa, noto soprattutto per i suoi lavori sul genocidio ebraico e sull’antisemitismo scrisse un libro ” il breviario dell’odio” , opera basata essenzialmente sugli archivi dei processi di Norimberga accusando la chiesa di antisemitismo. Poliakov fu anche uno dei primi a criticare il comportamento di Papa Pio XII nei confronti della Shoah,  la chiesa cattolica viene ritenuta responsabile delle persecuzioni antisemite del 900.

Questa lettura è assolutamente insostenibile anche se proprio storicamente contestabile.

I 10 punti invitano a modificare la stampa manualistica e le pubblicazioni sia in ambito scolastico che seminariale in senso filo- ebraico un modo esplicito diretto e chiaro.

Partecipa indirettamente  al convegno anche Jacques Maritain  con un testo molto forte e che è uno dei più importanti intellettuali francesi insieme a Charles Peguy  e Leon Bloy della nuova lettura del rapporto con il cristianesimo  e l’ebraismo.

Sulla scia di questo primo incontro si ha  una serie di atti, una serie di ulteriori incontri e conferenze perché tutto il dialogo successivo, in un certo senso, sarà basato proprio sul primato della prassi piuttosto che su grandi momenti dottrinali.  Si instaura una nuova prassi, la prassi  del dialogo  ed è qui, per la prima volta, che compare l’uso capzioso e scorretto di quel passo della lettera ai romani in cui si dice che i doni di Dio sono irrevocabili, questo sarà il cuore di “nostra aetate” e di fatto verrà usato a sproposito .   

Chiesa accusata dai massoni-ebrei di antisemitismo

La chiesa non potrà mai essere antisemita, non può dimenticare la sua  Santità che la spinge a non disprezzare, a non odiare ma anzi ad avere carità verso tutti ed in particolare verso il mondo ebraico perché rimane un popolo che Dio aveva eletto per donarci nostro Signore attraverso la Vergine Maria.

Ma una parte del popolo ebraico  ha rifiutato Cristo messia consegnandolo alla morte di croce: il popolo ebreo post biblico, ebreo askenazita  (Hitler presunto aschenazita ebraico pure lui) odia profondamente  il cristianesimo; non dimentichiamo che la persecuzione dei primi anni della Chiesa avviene in ambiente giudaico.

Delegazioni ebraiche sempre più spesso in vaticano

I tempi che preparano il concilio Vaticano secondo vedono  numerosi incontri tra delegazioni ebraiche ed esponenti della chiesa cattolica. Dal 2005 ad oggi nessun altro gruppo ha avuto così costantemente accesso agli incontri a Roma con il Santo padre.

In tutti gli incontri tra delegazioni massoniche, para massoniche-sioniste-ebraiche, non compare mai il nome di Gesù Cristo, né compare mai l’invito a convertirsi.

Le concessioni dottrinali che la Chiesa cattolica ha fatto nei confronti del mondo ebraico sono state sempre crescenti; sono state a senso unico.

Il 17 gennaio durante la visita di Papa Francesco alla sinagoga di Roma Il rabbino capo Riccardo Di Segni si rifiuta di discutere di teologia con la chiesa cattolica:“Non accogliamo il Papa per discutere di teologia. Ogni sistema è autonomo, la fede non è oggetto di scambio e di trattativa politica“.

Obbiettivo : rovesciare la fede, in Cristo Gesù nostro Signore, della chiesa cattolica.

Da sempre la teologia cattolica sottolinea il suo rapporto con il mondo ebraico che nega Gesù e che rimane legato all’antica alleanza.  La dottrina perenne, perché infallibile, dei padri della chiesa, vede nella chiesa il nuovo Israele e  non rimane un vecchio Israele accanto alla chiesa poiché, quest’ultimo, non ha riconosciuto ciò per cui era stato eletto: preparare ad accogliere Cristo.    Non  così   sarà per Edith Stein come già spiegato, che  invece accoglierà il cristianesimo e donerà la sua vita per amore a Cristo, alla Chiesa e al suo popolo.

Il mondo ebraico si potrà salvare solo se si convertirà e riconoscendo Cristo come Messia mandato dal Padre, si farà battezzare.

La missione della chiesa verso tutti i popoli è l’evangelizzazione: andate ed ammaestrate tutte le genti dice Gesù. Pregare e richiamare a conversione il popolo ebreo fa parte della missione che Cristo ha affidato alla santa Chiesa. Ricordiamo la predicazione di San Bernardino da Siena nei ghetti ebraici per invitarli a conversione riconoscendo  in Cristo l’unico salvatore. Non c’è salvezza se non in Cristo, se uno potesse salvarsi senza riconoscere Cristo anzi considerando Cristo nemico, la religione cristiana non sarebbe vera.

ONU proclama lo stato di Israele

Dopo  questo primo incontro l’Onu proclama lo stato di Israele che alcuni mesi dopo dichiara l’indipendenza con la prima guerra israeliana -palestinese. Si  arriva così lentamente a nostra aetate: Isaac è partito per questa crociata e questa crociata avrà come punto culminante l’approvazione con 2041 placet, 88 non placet, tre voti nulli, il 26 ottobre 1965 della dichiarazione nostra aetate. Isaac prosegue i suoi incontri ad altissimo livello con Giovanni XXIII che promette di fare qualcosa, chiede:  “posso sperare in qualcosina?“.

Il Papa risponde “lei può sperare in molto più che in qualcosa” . A questo punto Giovanni XXIII affida il cardinal Bea il compito di creare una commissione; siamo nel 1960, quindi prima, ancora prima che inizi il Concilio, per studiare la questione del rapporto col giudaismo e produrre un documento utile ai padri.

Incontri segreti e inquietanti nel sottosuolo

Iniziano  una serie di incontri inquietanti fra Bea e una serie di esponenti ebrei, il primo è  Nahum Goldmann, presidente del Congresso ebraico mondiale.  Bea si fa consegnare da Goldman un memorandum sulle aspettative degli ebrei dal Concilio che sta per aprirsi; Bea consegna questa bozza al Papa e di fatto questo documento è praticamente  la  bozza di nostra aetate.

Abbiamo un’altra testimonianza abbastanza incredibile, il giornalista Lazare  Landau in alcuni articoli, usciti nel 1986  in Francia, ci racconta questo particolare incontro:  “in una glaciale serata dell’inverno 1962 mi recai nel centro comunitario della pace di Strasburgo, i dirigenti ebrei ricevevano in segreto nel sottosuolo un inviato del Papa, padre Congar, incaricato da Bea a nome di Giovanni XXIII di chiederci ciò che ci aspettavamo dal Concilio“.

Gli  ebrei chiedevano la loro completa riabilitazione: “il Concilio consentì ai nostri auspici “. La dichiarazione di nostra aetate costituì una vera rivoluzione nella dottrina della Chiesa sugli ebrei, una mutazione totale.

Questa testimonianza è una importante testimonianza di incontri segreti, conciliaboli ignoti dove  viene chiesta la riabilitazione del mondo ebraico.

La riabilitazione c’è stata, la chiesa ha accettato una mutazione totale. A  volte chi è fuori dalla chiesa dà testimonianze che sono in un certo senso anche più forti e più oneste di quelle che si hanno all’interno.  Ma vi è un’altra testimonianza, se vogliamo, ancora più inquietante : il presidente del comitato ebraico mondiale afferma che nel gennaio del ’62  Bea si lamentò del fatto che il gran rabbino Jacob Kaplan parlando  con lui aveva manifestato di conoscere il fine del Concilio dichiarando che fosse  l’unione fra i cristiani e per questo motivo, gli ebrei non avrebbero partecipato.

Bea con un pò di ironia si stupiva che i rabbini europei conoscessero con tanta esattezza il fine del Concilio, ciò che era ignorato dalla maggior parte dei cristiani.  Mentre era in corso tutto questo esce il dramma Il Vicario  di Rolf Hochhuth, dramma che è un monumento alla falsificazione della storia ma che fece grande scalpore a livello mondiale.

Fu il primo grande atto d’accusa pubblica  che il mondo ebraico lanciò verso Pio XII. Fu  un elemento di pressione, uscì proprio in un momento particolarmente delicato. Siamo  già di fronte a qualcosa di incredibile, abbiamo un Concilio che chiede agli ebrei di dire che cosa si aspettano che si dica di loro da parte della Chiesa cattolica.  Chiaramente tutto ciò, quanto al metodo, anche lasciando stare il merito, non ha assolutamente nulla di cattolico; non è certo un metodo che sia condivisibile quello di chiedere a colui  che devi anatemizzare cosa devi dire di lui

Nostro Signore Gesù consegnato di nuovo in questi sottosuoli

Questi  conciliaboli segreti  fanno pensare al primo grande conciliabolo  nel Vangelo di Luca  capitolo 22 versetti 3 e 6  che ci dicono “ Satana entrò in Giuda, chiamato  Iscariota, uno dei 12 il quale andò a combinare coi principi dei sacerdoti e coi capitani del popolo sul come darlo nelle loro mani. Essi se ne rallegrarono  e patteggiarono di dargli del denaro  “.  Fatte le debite proporzioni, sembra di  essere  proprio di fronte a questo, uno dei 12 che va a consegnare nelle loro mani nostro signore Gesù Cristo, il nostro signore Gesù  in questi conciliabili e in questi sottosuoli.  Anche all’hotel Planet di New York ci fu un incontro  segreto.

Nostra aetate si apre con alcune constatazioni ,la prima è che il genere umano si unifica, l’unità del genere umano; non dimentichiamo Bonamosegh “ il mondo si sta unificando e deve unificarsi”.  La chiesa deve essere attrice fondamentale di questo processo  con  la produzione di sussidi che sottolineano fortemente l’ ebraicità di Gesù, esortando  i cristiani ad  un cammino di conversione che, a partire dal dramma della Shoah, li porti a riconoscere gli atteggiamenti colpevoli di anti giudaismo che hanno caratterizzato per due millenni il loro rapporto con gli ebrei.

Padri della Chiesa poco attenti?

Probabilmente  i padri della Chiesa  non erano stati abbastanza attenti e anche Nostro Signore, nei tanti passi in cui condanna coloro che lo rifiutano, non aveva scrutato abbastanza bene il suo rapporto con tutto il mondo ebraico. Nell’ultimo passo ci colpisce che nostra aetate pone l’accento su quello che si ha in comune. Questo pone molti problemi, perché è chiaro, si possono avere cose in comune con tutti  ma la chiesa ha sempre guardato soprattutto a ciò che divide, proprio per amore alla carità perché la più piccola perdita della fede equivale a perdere tutta la fede.  Non è quindi possibile semplificare guardando ciò che  ci unisce, guardando le comunioni non piene, per esempio, con  gli eretici .

Il sacro Concilio ricorda  il vincolo per cui  il popolo del nuovo testamento è spiritualmente legato con la stirpe di  Abramo e qui già molti esegeti hanno fatto notare che è un grossissimo cedimento, perché la chiesa non può avere rapporti con stirpi o razze. La  chiesa intanto  ha rapporto con tutti gli uomini e nella stessa nostra aetate quando parla delle altre religioni non parla mai di stirpe ma di altre religioni: induismo, buddismo, Islamismo.

Pretese del popolo ebraico

Qui invece parla di stirpe che è un implicito riconoscimento del fatto che il popolo ebraico post biblico, considera la sua stirpe come stirpe sacra sacerdotale ed eletta e pretende quindi che la chiesa lo riconosca nei suoi documenti.   Infine l’equivoco già citato sul fatto di non  distinguere fra  ebrei credenti nel Cristo venturo ed ebrei appunto del mondo post biblico.

Ma il punto  chiave, il sofisma fondamentale,  secondo l’apostolo, dice nostra aetate,  è che gli ebrei in grazia dei padri rimangono ancora carissimi a Dio e i cui doni e la cui chiamata sono senza pentimento, sono irrevocabili  ( romani 11 ,27-29 ). Questo  passo è citato praticamente incessantemente, continuamente, è diventato una sorta di  mantra, di suono quasi incessantemente citato in ogni saluto, in ogni incontro si dice sempre questa cosa : “i doni di Dio e la chiamata di Dio sono irrevocabili sono senza pentimento “.

È vero Dio non può mutare quindi il suo decreto è immutabile ma evidentemente questo dono perché sia operante deve essere accolto, e questo dono, è il dono di essere il popolo chiamato a riconoscere, accogliere, adorare nostro Signore Gesù Cristo. L’elezione non è sganciata da questo riconoscimento del Messia e quindi non viene meno la chiamata ma la chiamata non è stata corrisposta. Certo la chiamata rimane e palpiterà, per così dire, segretamente, inquieterà la mia vita luminosamente.

Il mondo ebraico rivendica il carattere asimmetrico del rapporto ebraico cristiano: Il cristiano non può fare a meno di Israele; l’ebreo, se non vuole negare la propria fede, deve fare a meno del Cristianesimo ( Riccardo Segni)

Lo  sguardo della Chiesa cattolica deve cambiare sul mondo  ebraico.  Per  la prima volta compare l’idea che si adori lo stesso Dio: ebrei post biblici talmudici e cristiani adorano  lo stesso Dio e questo va insegnato ai cristiani tutti,  c’è un’insistenza incredibile sulla ebraicità di Gesù sottolineata in modo chiaramente distorto.

La “Nostra Aetate”…..del “nuovo (dis)ordine terminale

Nostra etate, possiamo affermare, ha un grosso problema, non focalizza il punto chiave creando grosse ambuiguità e confusioni:  non precisa   che c’ è la frattura molto netta fra la fede di Mosé e dei patriarchi, dei profeti che hanno creduto in Cristo venturo e gli ebrei post biblici-sionisti-massoni. Gli ebrei dell’antica alleanza credendo nel Salvatore promesso sono stati liberati da Cristo, dopo la sua morte, quando discese agli inferi e aprì per loro le porte del  paradiso che fino ad allora erano  rimaste chiuse. La credenza religiosa dell’ebraismo postbiblico, ebraismo talmudico, cabalista, esoterico e anticristiano  sionista è altra cosa dall’antica alleanza dei giusti che credevano in Cristo venturo.

Gesù infatti si lamenta su Gerusalemme,  piangendo dice: “Gerusalemme, Gerusalemme, non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata da Dio, dai patriarchi, dai profeti (Luca 19,41-44).

Il miglior teologo del concilio spiega perché il popolo ebraico, ancora oggi, può essere chiamato deicida.

Monsignor Luigi Maria Carli, vescovo di Segni durante il tempo del concilio era considerato la voce “ufficiosa”.  Teologo canonista  ben preparato,  nei suoi interventi  domandò sempre che la dottrina fosse formulata nella fedeltà alla tradizione e al magistero della Chiesa.

Considerato  uno dei migliori teologi del Concilio  dimostrò con estrema carità, dolcezza, semplicità ma anche lucidità teologica da grande scolastico, il perché ancora oggi può essere chiamato popolo deicida, popolo riprovato da Dio e popolo da Dio maledetto.

Lo dimostra con l’appoggio a tutta la tradizione e facendo una distinzione chiave che bisogna distinguere fra colpa individuale e responsabilità collettiva di ordine giuridico dove, in questo caso, in effetti, la colpa, per esempio dei capi del sinedrio e dei capitani del popolo, può far sì che tutto il popolo contragga un debito e debba quindi anche essere sottoposto alla corrispondente sanzione.

Così la riprovazione, mostra Carli, non è una riprovazione da intendersi come se ogni singolo ebreo nato nella storia sia  riprovato da Dio  ovvero reprobo, ovvero, predestinato  alla dannazione eterna. È assurdo, perché Dio dà a tutti, anche agli ebrei post biblici, la grazia sufficiente di salvarsi : quindi  ogni singolo ebreo può ovviamente salvarsi convertendosi al Cristo ma, il popolo ebreo, in quanto tale, in quanto rifiuta Cristo, non è più il popolo che Dio benedice, non è più un popolo che Dio può benedire. È un popolo riprovato.  Chiudiamo accennando a quello che è accaduto  dopo il Concilio.

Nascono amicizie giudaico cristiane

Diciamo ciò che ci unisce, non diciamo ciò che ci separa

Dopo il concilio si ha la prassi, la prassi del dialogo. La prassi ha uno schema preciso, nascono delle amicizie giudaico cristiane ci sono incontri incredibili, giornate del dialogo,17 gennaio, dove ogni vescovo fa degli incontri con i rabbini basati sul principio “diciamo ciò che ci unisce, non diciamo ciò che ci separa”o non toccando i temi sensibili, nascondendo, magari, la croce pettorale per non offendere la sensibilità del corrispondente interlocutore.

La prassi avanza, la prassi diventa documenti delle conferenze episcopali, con due conferenze episcopali la francese e  l’americana, sempre all’avanguardia nel fare dichiarazioni incredibili, avanzatissime: non ci sarà mai più missione verso  gli ebrei, gli ebrei non devono convertirsi, la loro alleanza è ancora valida. Roma  traccheggia, però alla fine  la curia romana  si pronuncerà.  Nel 1974, sulla scia delle dichiarazioni francesi -americane ,arrivano gli orientamenti e i suggerimenti per l’applicazione della dichiarazione nostra aetate.

Guai grossi in arrivo

Qui   arrivano  i guai grossi   con le applicazioni che sono sempre molto più dolorose . Si dice : “ a un certo punto i cristiani si sforzeranno altresì parlando con gli ebrei di comprendere le difficoltà che l’anima ebraica prova davanti al mistero del verbo incarnato, data la nozione molto alta e molto pura che essa possiede della trascendenza divina.” Poiché siamo difronte ad una religione  particolarmente pura e alta della trascendenza di Dio, parliamo con un certo pudore del fatto che il nostro Signore  è vero Dio perché, sennò, offendiamo il loro senso della trascendenza.

Segue poi un passo inquietante : è evidente che i testi biblici non possono essere cambiati (che poi non è vero perché li stanno cambiando)  ma si può in una versione destinata all’uso liturgico rendere esplicito il significato tenendo conto dei più recenti studi esegetici”.  Semplificando il curialese : “traducete la passione soprattutto in modo che non offende i nostri fratelli maggiori divenuti rapidamente nel breve volgere di un pontificato padri nella fede “ .  Oltre ai  padri della Chiesa  adesso abbiamo anche i padri nella fede ?

Nel 1985 escono i sussidi,  aiuti  per una corretta presentazione degli ebrei e dell’ebraismo nella predicazione, nella catechesi. Ora dire che nel 1985  arrivano i sussidi, finalmente, per una corretta presentazione dopo 2000 anni di cristianesimo ecco non sarà un’offesa, anzi  rallegrerà i padri nella fede ma rattristerà i padri della Chiesa, per tornare al nostro gioco di parole. Qui  c’è qualcosa di inquietante . Si dice: “ non si tratta solo con la nuova catechesi di sradicare dalla mente dei nostri fedeli residui di antisemitismo che ancora si trovano qua e là” (sembra la psicopolizia di orwell ,il ministero della verità che deve sradicare dalla mente, è un linguaggio quasi psichiatrico, è inquietante  sradicare dalla mente ) .

Poi  dice “ Nulla vieta, nulla sottrae il valore dell’antico testamento nella chiesa e non vieta che i cristiani possano a loro volta utilizzare con discernimento le tradizioni di lettura ebraica” .

Cosa devono fare i cattolici secondo gli ebrei- talmudici-sionisti?

Cosa  devono fare i cattolici ?

  • Esercitare la prassi poiché la dottrina impedisce una vera comunione, una vera amicizia. L’amicizia è nemica della dottrina, la dottrina è nemica dell’amicizia .
  • Assumere la responsabilità di preparare il mondo alla venuta del messia operando insieme per la giustizia sociale, per il rispetto dei diritti della persona umana e  delle nazioni, per la riconciliazione sociale e internazionale .

Non è un linguaggio cattolico

Si parla di  venuta del messia e non di ritorno del messia, questo non è un linguaggio cattolico, questo non è il linguaggio della Chiesa cattolica apostolica Romana.  È il linguaggio di qualcosa altro, di qualcun altro perché il messia è già venuto e il Regno che ha promesso non è il Regno dei diritti dell’uomo non è l’Onu-

Il punto decisivo è questo: la commissione biblica tuttavia non poteva nel suo lavoro di riflessione sul rapporto fra Bibbia cristiana  e Bibbia ebraica, prescindere dal contesto del nostro presente,  nel quale, il dramma della Shoah ha collocato tutta la questione in un’altra luce. Qui  luce vuol dire in un’altra dottrina.  

Nasce  una nuova dottrina. Si  capisce che un fatto storico, per quanto drammatico non potrà mai modificare alcun principio teologico e non potrà modificare i dogmi che la Santa chiesa cattolica ha il mandato divino di custodire, incorrotti nei secoli e nei millenni. Non ci potrà mai essere nessun fatto storico che possa modificare il dogma cattolico . Questo bisogna gridarlo dai tetti o inizieranno a gridarlo le pietre, per usare il passo così vero del Vangelo.

Esce il più grave documento  del pontificio consiglio della giustizia e della pace per la gioia della massoneria-sionista

Quando, però, si abbandona la dottrina  si viene confusi ad  ogni livello morale, sociale, politico, e  così, pochissimo tempo fa, è uscito un documento del pontificio consiglio della giustizia e della pace per una riforma del sistema finanziario monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale. Invito i lettori a leggerlo e vedrete che, praticamente, qualunque massone del passato, nel suo sogno più perverso di governo mondialista, non avrebbe potuto desiderare un documento più radicale di questo, con un inno all’onu, alle sue milizie, ai suoi caschi blu, alla possibilità insomma di vedere sfruttare già queste strutture che stanno manifestandosi.

Ecologia, migrazioni, biodiversità, clima, giornata mondiale per la salute, urgenza della vaccinazione, transizione energetica, obbiettivi ONU 2030 sono le iniziative improntate soltanto sulla prassi. Probabilmente è il documento più grave che sia uscito  da un pontificio consiglio negli ultimi anni  perché si capisce che davvero, ahimè, il  progetto sinistro, sottile e inquietante di Benamozegh  sembrerebbe essere in corso d’opera molto avanzato.

di prof. ssa Paola Persichetti – ricercatrice di Cristianesimo ed Ebraismo.

Paola Persichetti, oltre ad essere presidente dell’Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

QUEI PRETI SUL LETTINO DELLE DISCEPOLE DI FREUD! Anche il Papa consultò un’Esperta di Psicanalisi: Scienza creata dal Sionista Massone AntiCristiano

QUEI PRETI SUL LETTINO DELLE DISCEPOLE DI FREUD! Anche il Papa consultò un’Esperta di Psicanalisi: Scienza creata dal Sionista Massone AntiCristiano

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di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere presidente dell’Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

N.B. Inchiesta esclusiva ed esaustiva sulle origini delle devianze religiose, esoteriche, psicosociali e sessuali prodotte dalla psicanalisi inventata dal massone sionista e anti-cristiano Sigmund Freud. Da leggere integralmente. Essendo un’analisi complessa e lunga meglio leggerla per capitoli se si ha poco tempo. 


Aveva 42 anni, Papa Francesco, quando andò in analisi con una psicoterapeuta donna ed ebrea. “Una persona buona“ raccontò il pontefice nel 2017, una signora che “per sei mesi mi ha aiutato molto“. La Commissione Episcopale per il Clero suggerisce che nella formazione dei futuri sacerdoti sia previsto un confronto con uno psicologo – meglio se di sesso femminile – per trattare materie come affetto e sessualità.

CEI: sedute dallo psicologo per affrontare Affetto e sessualità, meglio se con una terapeuta donna

La Conferenza Episcopale Italiana guidata dal cardinale Matteo Zuppi già dall’ottobre del 2022 decise la stesura di una nuova “ratio nazionalis“ per la formazione nei seminari d’ Italia, dei futuri presbiteri. L’introduzione di questa figura nel mondo ecclesiastico viene sdoganata dallo stesso Papa Francesco già a partire dal 2017 consolidando una modalità di verifica vocazionale già praticata in maniera ufficiosa.

Mai un vescovo di Roma aveva dichiarato di aver fatto ricorso alla scienza e alla competenza di una discepola di Sigmund Freud.

Giovanni XXIII, il Papa buono, con la psicanalisi è stato tutt’altro che tenero al punto che nel 1961, attraverso il Santo Uffizio, vietò al clero di praticare l’analisi e ai seminaristi di sottoporvisi.

Qualche tempo prima del suo monito, negli anni 50, in centro America, vi era stato un esperimento nel seminario di Cuernavaca, dove il priore benedettino, Don Grégoire Lemercier, aveva introdotto la psicanalisi nel percorso di discernimento e formazione dei  seminaristi. Il risultato fu che la maggior parte di questi giovani, proprio alla luce delle sedute di analisi, abbandonò il seminario.

Papa Francesco avrebbe potuto evitare una confidenza così intima oppure la sua dichiarazione voleva riconoscere un debito nei  confronti della psicanalisi? Voleva forse abbattere la contrapposizione fra la religione e la psicanalisi? Cerchiamo di comprendere il vero ruolo che ha avuto la psicanalisi  , è che ha ancora , nel processo di smantellamento ,di sovvertimento e smantellamento della teologia Cattolica.

  • Perché la psicanalisi viene scelta per verificare la vocazione?
  • Rapporto tra la psicanalisi e la religione
  • Il lettino del terapeuta sostituisce il confessionale.

Comprendere il nostro tempo è possibile anzi doveroso tenendo in debito conto qual è l’egemonia culturale che ha saputo conquistare la psicanalisi. Voglio raccontare una storia segreta, poco nota, una spiegazione del codice  profondo che opera in questa disciplina” La psicanalisi”.

Il vertice del pensiero occidentale, il punto di massimo sviluppo e di massima profondità e chiarezza è la figura di San Tommaso d’Aquino. La modernità è segnata da una crisi di questo edificio straordinario , crisi  che parte già dall’umanesimo e dal  Rinascimento avendo  come punto di partenza il  gran ducato di Toscana  (nel periodo dei Medici, argomento che abbiamo  già affrontato in un articolo precedente) e poi da lì continuare il suo percorso in tutta Europa. Il filo conduttore, molte volte, anzi per la maggior parte delle volte, ben celato è la cabala ebraica.

Cosa intendiamo per mondo ebraico

Per proseguire nella nostra analisi è necessario chiarire che cosa intendiamo quando parliamo di mondo ebraico. Non intendiamo alludere ad una stirpe o razza, o appartenenza ad una etnia ma ciò che intendiamo riferirci ad una religion .

Ebreo o mondo ebraico allude a chi anche dopo la venuta di Cristo Continua a negare la dignità di nostro signore Gesù Cristo e ama sentirsi o pensarsi come legato all’antica alleanza Considerata ancora in vigore.

La teologia tradizionale ha sempre insegnato che il popolo ebraico era sì, il popolo eletto, ma eletto ad accogliere il Messia, il Salvatore. La maggioranza del popolo ebraico rifiuta e non riconosce in Gesù Cristo il Messia; solo un piccolo resto lo riconosce. Questo piccolo resto è la Chiesa, il nuovo Israele (nome derivante dal patriarca Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo), il popolo della nuova ed eterna alleanza di cui la vecchia alleanza era solo figura e preparazione.

Il mondo ebraico che nasce dopo la distruzione del tempio della Giudea con Tito e con Adriano è l’ebraismo talmudico, cabalista, esoterico, anticristiano.

Pertanto quando parliamo di mondo ebraico ci riferiamo all’ebraismo postbiblico, talmudico che elabora un messianesimo carnale, temporale, militante, guerriero che vuole instaurare il suo regno con scettro di ferro unificando e schiacciando la gente sotto il suo potere. A questa tematica vorrò dedicare il mio prossimo articolo,per ora è sufficiente  questo chiarimento per  proseguire nella comprensione.

Freud Sigmund lo psicologo Cabalista e Sionista senza Dio

Molti assunti e metodi della psicanalisi sono profondamente connessi alla cabala ebraica e a metodi di approccio alla realtà tipici dell’ebraismo talmudico. Freud è figlio di un pensiero positivista per il quale il sentimento religioso è una realtà estranea se non illusoria. Non ci stupisce pensare che Freud sia legato a questa mentalità, a questo mondo che fra poco chiariremo partendo da due frasi di Freud.

Nel 1938 al momento di imbarcarsi sulla costa francese per poi sbarcare a Londra dopo l’abuso dell’Austria da parte della Germania nazista Freud lascia questa dichiarazione, una frase riportata dai biografi:  I nazisti non li temo il vero nemico è la religione, la chiesa cattolica“. È l’ultima frase che pronuncia sul suolo europeo.

La seconda frase fu pronunciata da Freud pochi anni prima nel 1909 in  vista del molo di New York:   sta per sbarcare ed intorno a lui ci sono un gruppo di persone che lo attendono , sanno che arriva Freud insieme ad altri psicanalisti per fare un tour di lancio negli Stati Uniti (  la patria di elezione della psicanalisi ancora oggi ) e   Freud constatando il clima di festa per il suo arrivo,  pronuncia questa  frase: “loro non sanno che gli porto la peste“.

Abbiamo acceso due fari su ciò che andremo a cercare di analizzare:

  • I nazisti non li temo Il vero nemico è la religione, la chiesa cattolica;
  • Loro non sanno che gli porto la peste.

La  psicanalisi oggi è sostanzialmente finita ed ampiamente screditata sia in campo psicoterapeutico sia sul piano culturale.  Ma il ruolo storico che ha svolto è fondamentale nel  provocare ,produrre in larga misura la  radicale sovversione anticristiana che ha segnato in particolare tutto il novecento . Il tempo presente è ancora ferito  dagli effetti di questa rivoluzione, sovversione antropologica radicale, un vero e proprio rovesciamento della visione cristiana dell’uomo, un uomo che ha una natura, un’essenza e questa essenza è la ragione.

Questa concezione antropologica vede l’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, soggetto spirituale ,ovvero, libero e autocosciente e l’anima, in quanto spirituale, è immortale.  Si pensi allo straordinario capitolo della “summa contra gentiles” di San Tommaso d’Aquino, dedicato a dimostrare l’immortalità dell’anima.

È il passo più complesso dell’intera storia della filosofia: l’uomo è un soggetto spirituale, la ragione è la sua natura, la sua essenza. L’uomo è destinato ad una vita eterna: già la semplice ragione naturale rettamente intesa riconosce che l’anima è immortale essendo spirituale non ha parti, non avendo parti non può corrompersi ed è destinata alla vita eterna.

Le passioni sono radicate nella triplice concupiscenza ,effetto del peccato originale, che permane ad agonem anche nel battezzato e che spinge a desiderare i beni creati in modo disordinato violando la legge naturale. La legge morale è innata nell’uomo, nella ragione dell’uomo ma l’uomo è nella visione cristiana oggetto di pulsioni non di istinti. Le pulsioni inclinano senza necessitare e quindi vi è un inno che solo la chiesa cattolica ha saputo edificare, nè poteva essere altrimenti: questo inno è un inno all’uomo come soggetto libero, quindi necessariamente spirituale ,proprio ciò che la modernità ,in particolare ,proprio  Freud andrà a negare.

Psicanalisi rovesciamento del Cristianesimo

La psicanalisi invece è un rovesciamento del cristianesimo, lo stesso Freud, secondo la definizione di Paul Richter filosofo francese del 900 , è uno dei tre maestri del sospetto insieme a Marx (massone pagato dalle logge britanniche per scrivere Il Capitale quale fondamento del Socialismo degenerato nel Comunismo) e a Nietzsche. Questa felice  e famosa espressione di Richter sta ad indicare che egli ci ha educato a sospettare di ogni gerarchia assiologica, di ogni gerarchia di valori, di ogni subordinazione di ciò che non è spirituale alla sfera spirituale.

Ci ha abituato a dubitare e a sospettare, dice Richter, di tutto ciò che è appunto superiore, spirituale più elevato e a pensarlo o a ridurlo all’effetto di una sublimazione di discariche pulsionali.  Ciò che è superiore va ridotto ricondotto, schiacciato su ciò che è inferiore, è una sorta di conseguenza indiretta. Nella psicanalisi vi è una radicale negazione della libertà, è una forma di determinismo assoluto; l’uomo non è libero ,l’uomo è una cosa umana come diceva Spinoza (altro pensatore al quale sono legate comprovate influenze cabaliste ).In Freud vi sono dei presupposti positivistici.

Egli opera nella seconda metà dell’ottocento e poi nella prima parte del 900 dove c’è una sorta di inno scientista alla scienza quindi una distorsione dell’idea di scienza stessa. Egli è un materialista radicale ma è anche un riduzionista radicale: del resto il materialismo è tendenzialmente sempre ed anche riduzionista.

È ovvio il suo riduzionismo però è assoluto nel senso che ci sono passi dei suoi scritti in cui praticamente afferma che è certo che verrà il giorno in cui lo psicologico sarà ridotto al biologico, al neurofisiologico, ai chimismi cerebrali. Ecco non sarà più nemmeno psicologico, sarà decodificato in termini puramente biologicistici. Questa profezia in un certo senso si sta avverando perché le neuroscienze, la teoria dei neuroni a specchio e tutta l’attuale enorme enfasi  sulle neuroscienze, mira proprio ,anzi già stabilisce questo: che di fatto non c’è la libertà dell’uomo , egli è solo riducibile ad una dimensione biologica.

La libido e la sfera dell’inconscio (non la ragione) sono il fondamento del nostro esistere. Ma la libido, L’essere, il mondo pulsionale sono impersonali non sono per nulla capaci di fondare l’individualità irripetibile della persona. Sappiamo che invece la persona, il personalismo rettamente inteso come concetto è il più grande effetto portato sul piano concreto e storico del cristianesimo.

 L’uomo è persona ed in quanto persona è irriducibilmente una singolarità che non può essere cancellata da nulla, lo  sarà per tutta l’eternità, sarà una persona anche nella contemplazione della visione beatifica di Dio.

La psicanalisi invece degrada l’umano, distrugge la persona, il personalismo cristiano e l’uomo non è come dice Freud: “L’io non è padrone in casa propria “è una famosissima frase di Freud che è l’atto di nichilismo più profondo che l’intera cultura occidentale abbia mai sviluppato.

L’io non è padrone in casa propria, l’io è solo in un punto di equilibrio di bilanciamento fra istanze morali date dal super io, indotte socialmente, in qualche modo artificiali . È l’essere, la sfera pulsionale che anonima e senza volto, sorda, opaca, cieca, un mero pulsare di discariche libidiche che mirano a manifestarsi il più pienamente possibile.

Il cuore del pensiero freudiano: Distruzione dell’innocenza

Il complesso edipico è il cuore del pensiero freudiano, sappiamo che nella sua visione queste scariche libidiche, libidico pulsionali devono essere soddisfatte: se ci sono ostacoli particolari che impediscono lo sfogo di queste cariche pulsionali si hanno i sintomi nevrotici.

Il sintomo nevrotico non è altro che il destino di una carica pulsionale che non si è potuta dispiegare in modo naturale e il complesso edipico è il cuore del freudismo. Concretamente e culturalmente parlando il cuore del freudismo è la distruzione di ogni innocenza, di ogni fiducia nell’uomo, di ogni idea di civiltà; non solo della civiltà cristiana, perché ogni civiltà si fonda sulla pietas e  la pietas è quell’insieme di sentimenti di devozione, di amore, di rispetto di senso di gratitudine profonda e originaria verso i propri genitori, verso il padre assumendo il padre come figura della genitorialità in senso lato ,verso chi mi ha dato la vita.

Il complesso edipico è la cosa più volgarizzata e generalmente nota che è entrata nel linguaggio comune anche dei cristiani, a volte senza cattiveria. È di fatto la negazione dell’idea di civiltà perché confonde i  linguaggi ed  introduce il linguaggio del desiderio a leggere e ad interpretare come suo fondamento la prima infanzia.

L’infanzia proprio l’età dell’innocenza.

Canetti, uno scrittore ebreo asburgico ,diceva con sicurezza che un giorno la psicanalisi sarebbe stata screditata, ma non avrebbe avuto importanza perché l’uomo avrebbe già perduto per sempre l’innocenza: dopo Freud, anche se Freud verrà screditato e passerà di moda, l’innocenza sarà, comunque, stata perduta.

L’uomo viene dunque pensato come una cosa umana o meglio come una macchina pulsionale, come un automa desiderante, una sorta di contenitore vuoto senza essenza, senza una natura entro cui fluiscono cariche libidiche impersonali di carattere biologico. Questo specie di automa è mosso senza saperlo dal desiderio. In nessun modo l’uomo di Freud può evadere dal regno opaco e opprimente di una immanenza assoluta.

Freud odia profondamente l’idea stessa di religione ridotta ad  una sorta di nevrosi di massa che colpisce una collettività. Questa forma di nevrosi va superata perché il progresso, la civiltà e la storia lo esigono.

Va comunque ricordato che esistono filosofi cattolici, psicologi cattolici che hanno sviluppato visioni dell’uomo psicologiche e psicoterapie completamente diverse da quella psicanalisi di Freud ,anzi l’hanno confutata e hanno proposto esattamente una psicoterapia fondata su una visione cristiana dell’uomo.

La psicanalisi visione universale

La psicanalisi ha dominato il 900 e ha colpito ben oltre i confini di chi si occupa di psicanalisi oppure frequenta gli psicanalisti: è diventata una visione comune dell’uomo direi universale che ha un momento apicale di manifestazione sociale storica nel 68.

Nel 68 si ha  l’idea che la liberazione sessuale liberi l’uomo facendolo passare ad una vita autentica e autenticamente umana.

Non arriva per caso il 68 arriva sulla scia di Reich della scuola di Francoforte di una lunga sintesi fra marxismo e psicoanalisi che nel 68 trova il suo momento apicale di manifestazione. Nasce un universo sociale sessocentrico, libertino che consuma dall’interno ogni visione della vita autenticamente cristiana instaurando una nuova religione secolare.

Il 68 non è solo un momento sociologico ma è l’istaurarsi di una religione secolare, di una religione che promette nel tempo ,qui ,adesso il raggiungimento di una compiuta felicità che vuole come via d’accesso quello di liberare la sessualità dai vincoli della tradizione dissociando amore e matrimonio, sessualità  e amore, sessualità e fecondità e identità sessuata differenziata in maschile e femminile.

Liquidità che si impone negli ultimi trent’anni con l’ideologia gender e l’ideologia dell’omosessualismo. Dopo il 68’ la castità diventa vizio non è più virtù la verginità, non è più un  bene da custodire gelosamente ma una colpa della quale liberarsi il più presto possibile. Diventa in un certo senso sia culturalmente, storicamente e socialmente impossibile o molto faticosa e difficile perché la carne comanda lo spirito, il basso comanda  sull’alto, il cielo si oscura e Dio viene cancellato dai  cuori o  reso impossibile di abitare nei cuori dei popoli un tempo cristiani.

L’umanità intera sprofonda in un abisso sempre più profondo di iniquità e la psicanalisi ha concorso potentemente  a creare questa nuova visione perché di fatto è una religione con una sua dogmatica, con i suoi sacerdoti , con i suoi riti e un suo oscuro sapere che adesso cercheremo di evocare per accedere al tema del rapporto fra tradizione cabalista e psicanalisi.

Per farlo dobbiamo prima capire una cosa molto bene: quasi tutti o comunque chi si occupa di cultura ovviamente sa che Freud era ebreo. Il 95% delle persone che sanno questo, pensano che  il dato rimane un dato meramente biografico, esteriore sociologico ,che non ha nulla a che fare con la psicanalisi e questo è il problema ed è ciò che dovremmo riuscire a superare come problema. Comprendere la sua ebraicità, il suo appartenere al popolo ebreo è tutt’altro che esteriore, è qualcosa di molto profondo che adesso descriverò e che incide pesantemente sul suo pensiero.  Dobbiamo capire molto bene sul piano biografico la radicalità del suo sentirsi ebreo aderendo  pienamente ai costumi ebraici e soprattutto capire  a quali particolari correnti dell’ebraismo europeo si integra.

Anna Freud a Gerusalemme: “La Psicanalisi è una scienza ebraica”

Vorrei porre in evidenza due aspetti:

  • Il nesso particolare con le tradizioni ebraiche esoteriche;
  • Le pazienti di Freud e di tutti i primi psicanalisti sono in realtà pazienti donne, giovani donne nevrotiche, isteriche ma la cosa strana è che sono tutte ebree.

Terapeuta ebreo (gli psicanalisti sono ebrei non solo in Austria ma anche in Italia, Francia, Stati Uniti, Argentina) e  le pazienti decisive, perché sono quelle su cui Freud fonda la psicanalisi, sono tutte giovani donne ebree.

Questo aspetto lo riprenderemo più avanti perché è un elemento che illuminerà la nostra scena. Anna Freud nel 1971 a Gerusalemme dirà con orgoglio che la psicanalisi è una scienza ebraica.

Freud da bambino ha ricevuto un’educazione ebraica completa:

  • parla l’ebraico,
  • legge l’ebraico biblico,
  • parla l’yiddish (un dialetto Ebraico tedesco parlato dagli ebrei askenaziti, Freud proviene proprio da quell’area) parlandolo  in famiglia per tutta la vita;
  • mantiene le abitudini alimentari ebraiche mangiando tutta la vita cibo kosher secondola tradizione della legalità e della purezza ebraica;
  • conosce riti, preghiere , forme meditative particolari proprie della tradizione chassidica (Freud proviene dalla Galizia e dalla Moravia, aree dalla cultura chassidica)
  • conosce molte tradizioni cabalistiche provenienti da questa cultura familiare chassidica (sulla porta del suo studio sono rappresentati due calici dello kiddush-preghiera del sabato,giorno sacro per gli ebrei)
  • sua moglie Martha Bernays è nipote del più grande rabbino di Amburgo, Isaac Bernays, che era famosissimo per il suo misticismo cabalista e chassidico
  • possiede una copia completa tradotta in francese dello Zohar Il più importante testo cabalista medievale (commento alla Bibbia). Si ha la prova che Freud lo abbia utilizzato.

Freud e la Cabala e Dio

Il cuore della cabala è l’unione mistica fra il fedele e Dio ed è simboleggiata dall’atto coniugale. Il matrimonio stesso è visto come un riflesso terreno della unione mistica con Dio. Il Dio della cabala è un Dio sessuato, androgino bisessuale che vive il dramma della separazione della parte femminile che è la Shekhinah. L’eros nella cabala è visto come una sorta di processo di divinizzazione del soggetto stesso: la cabala è magia sessuale e sappiamo che nelle tradizioni esoteriche, ermetiche, magiche la sessualità, la magia sessuale è una magia mirata a una sorta di cambiamento di stato ontologico di divinizzazione del soggetto.

Berke Joseph nel libro “ The Hidden Freud” uscito  nel 2015 sottolinea la presenza delle posizioni cabaliste sulla nascita della psicanalisi. Nella metodologia terapeutica ritroviamo tecniche diagnostiche, usi e pratiche proprie della cabala antica. Freud conosceva perfettamente gli antichi metodi cabalistici per andare oltre la superficie del pensiero logico discorsivo ed arrivare al nucleo della realtà o del testo sacro, perché il problema era commentare la Torah e leggere i testi sacri.

Il simbolo, la cabala e la massoneria

Era però necessario andare oltre al segno e al suo significato logico razionale e attingere ad una sfera informe dove a dominare fosse il simbolo. Questo è interessante perché il simbolo è centrale nella cabala, ma è centrale anche in tutto l’ermetismo, l’esoterismo occidentale. Il simbolo è centrale anche nel pensiero massonico dove  primeggia un pensiero non logico, non fondato sul principio di non contraddizione ma fondato sulla contraddittorietà del simbolico; quindi la contraddizione diventa la legge rovesciata del pensiero magico cabalista.

Soffermiamoci su uno scritto dal titolo “Freud e la  tradizione mistica ebraica“ di David Bakan che  oltre alla descrizione di una generica presenza di elementi cabalistici come quelli che ho appena citato vi è anche la presenza di elementi sabbatici.

Sabbatai Zevi, Sabbatianesimo e Freud

Sabbatai  Zevi era stato nel 600  un falso Messia che poi conclude la sua fase messianica con un atto di apostasia e la conversione all’Islam, ma Sabbatai Zevi aveva  lasciato profondissime influenze nell’aree  galiziane proprio l’area dove attecchisce poi il pensiero chassidico. Quindi da Sabbatai Zevi si passa agli chassidim e le famiglie da parte di padre e di madre di Freud crescono in questo clima culturale che appunto ha  un legame con il Sabbatianesimo.

Jacob Frank ed il Frankismo.

È importante capire questo perché oltre e dopo l’esperienza di Sabbatai Zevi, In queste stesse regioni si avrà una seconda grande eresia giudaica che è il frankismo  con Jacob Frank che è un altro falso Messia: siamo nel 700 , un secolo dopo.  Jacob Frank si converte di colpo al cattolicesimo con tutti i suoi seguaci, Augusto III di Polonia è il suo padrino di battesimo  . Il frankismo , in virtù del battesimo, penetra fra l’Elite polacca e si celebrano matrimoni con nobili polacchi ,giudaizzando  lentamente e segretamente questo  paese che ha avuto fortissime influenze, fino al 900 incluso ,da parte della tradizione frankista.

Questa è una cosa molto importante su cui insisto particolarmente perché è in quella regione, prima con Sabbatai Zevi poi con  Jacob Frank in  cui si snoda la storia della famiglia di Freud.

Freud a Vienna

Freud dopo aver passato la prima infanzia in Moravia giunge a Vienna con la famiglia, aveva sette anni.  Qui fa i suoi studi, diventa medico ,si laurea in medicina trovandosi in una città dominata totalmente dalla minoranza ebraica.

Gli ebrei sono  pochi percentualmente ma sono il 50% degli avvocati, dei medici, dei giornalisti ed anche dei magistrati. Se si riceveva il battesimo, gli avvocati , poi, potevano diventare magistrati quindi i giudici viennesi erano sostanzialmente in grande parte ebraici.

Per opporsi alla presenza di questa Elite ebraica dominante nasce a Vienna un movimento di resistenza ed  è in questo clima che Freud entra nella massoneria ebraica e vi entra praticamente a ridosso della nascita della psicanalisi.

Siamo nel 1897 e Freud ha 40 anni , il 23 settembre entra, cooptato da un altro massone, nella loggia del B’nai B’rith di Viennai figli del patto ,i figli dell’alleanza. Una  massoneria particolare che si era sviluppata in tutto il mondo soprattutto negli Stati Uniti contava allora circa 500.000 membri e qualcosa come 1700 logge diffuse in tutto il mondo.

Questa massoneria è la più grande associazione massonica di mutua assistenza del mondo ebraico, vi si può accedere solo se si è ebrei e di fatto ha avuto una forte influenza anche sulla chiesa: sono decine gli innumerevoli incontri che  Papa Giovanni Paolo II e la delegazione del  B’nai B’rith  hanno avuto , ma anche Papa Benedetto XVI ha incontrato ripetutamente questa realtà. Sarà interessante capire nel prossimo articolo  ( che seguirà questo) il motivo per cui una loggia massonica abbia avuto rapporti veramente profondi e così frequenti  con la chiesa cattolica nel periodo post bellico.

Freud entra nella Massoneria

Freud viene iniziato a 41 anni e per tutta la vita, per quarant’anni, rimarrà legato alla loggia massonica in cui è entrato; egli stesso afferma vi è entrato per orgoglio ebraico e per lottare contro l’antisemitismo.

Ormai settantenne dirà che di fatto pur agnostico e cresciuto senza fede, si sentiva profondamente attratto da questa associazione con altri ebrei che erano stati il suo primo uditorio. La cosa curiosa è che Freud ateo e agnostico  entra in massoneria dove in teoria, per entrare è  necessario  essere ebrei credenti: per lui questo non fu così .Fu proprio lì che iniziò a presentare le sue scoperte psicanalitiche, presentò lì la psicanalisi.

Ci sono studiosi che hanno dimostrato come il successo repentino e mondiale della psicanalisi è il larga misura anche dovuto al fatto che il B’nai B’rith ha favorito ovunque la diffusione della psicanalisi e la sua enorme influenza in tutti i campi: pensiamo al cinema con Hitchcock o a Fellini in Italia che sono autori profondamente legati alla psicanalisi, ma sono innumerevoli gli scrittori, gli artisti, poeti e musicisti,uno stuolo sconfinato di persone che sono legate alla psicanalisi. Questo è molto significativo a dimostrazione del fatto che B’nai B’rith  intuisce che la psicanalisi può essere usata  per giudaizzare i gentili. Se il mondo cristiano è così ingenuo da accettare la psicanalisi dietro il paludamento di una scienza e se  lo accetta ecco che il mondo cristiano viene profondamente giudeizzato.

La chiesa tentò di resistere, ci sono papi come Papa Pio XII, che posero  degli  argini molto forti all’utilizzo della psicanalisi, soprattutto da parte dei sacerdoti..

Per esempio era vietato frequentare psicologhe donne (il sacerdote non poteva frequentare psicologi di sesso femminile e ci voleva l’autorizzazione dell’ordinario per accedere a terapie di tipo psicanalitico).

Non dimentichiamo ciò che abbiamo già ricordato che il Papa attualmente regnante è stato in cura da una psicanalista ebrea; questo se vogliamo è un particolare piccolo ma non così piccolo in prospettiva di quello che  dovremmo capire. L’appartenenza alla massoneria di Freud non sarà esteriore, superficiale ma fu veramente molto profonda; egli era molto zelante non perdeva una riunione e teneva regolari conferenze ai suoi fratelli di loggia.

Freud ed il Sionismo

A questo punto introduciamo un elemento diverso, Freud conosce Harz Teodor il fondatore del sionismo. È sionista convinto come i figli e di fatto un attivo sostenitore di diverse confraternite ebraiche tanto che alcuni suoi biografi hanno detto che è vissuto per tutta la vita in un ghetto ebraico, non ha mai avuto amici che non fossero ebrei e di fatto manifestò sempre un interesse fortissimo per la magia e per il mondo dell’occulto.

Freud si sente profondamente attratto da questa sfera: sono molte le testimonianze di questa attrazione nel suo epistolario dove  dice di trascorrere straordinarie orge di tarocchi nella loggia. Tutti i sabati andava a giocare a tarocchi: i tarocchi sono carte da gioco ,in realtà carte divinatorie di origine cabalista, di fatto la simbologia è tratta dalla cabala e Freud parla di queste orge di tarocchi a cui non può rinunciare , è un fedele ed assiduo praticante di questo gioco particolare.

A questo punto entriamo nel pieno della parte conclusiva.

Abbiamo capito che il suo ebraismo non è un dato così meramente anagrafico al quale lui era indifferente ma era un ebraismo organicamente  radicato nella sua persona, era il fondamento di ogni sua azione . Sappiamo anche che c’è un disegno di lungo periodo ,direi da sempre, portato avanti dalle prime sette eretiche della gnosi Antica ,di giudeizzazione del mondo Cristiano ,della chiesa : la giudeizzazzione è un rischio costante e in un certo senso il grande comun denominatore di tutte le eresie  e le derive gnostiche che il cristianesimo ha conosciuto.

Leggiamo un interessante articolo su Shalom che descrive gli orientamenti ideologici del famoso psicanalista intorno ai quarant’anni nel pieno della sua maturità intellettiva (note e citazione virgolettata aggiunte dal direttore di Gospa News – ndr).

«Due uomini di fama mondiale: Theodor Herzl e Sigmund Freud. Due ebrei che hanno cambiato il mondo con le loro idee, vissuti entrambi nella fastosa Vienna del Novecento; eppure, i due uomini non ebbero mai modo di incontrarsi. Sembra però che quel già influente psicologo ebreo seguisse davvero da vicino il leader sionista, definendolo più volte “un poeta e un combattente per i diritti umani del nostro popolo”. 120 anni dopo dalla sua stesura, in Israele riaffiora una lettera scritta da Sigmund Freud a Theodor (Binyamin Ze’ev) Herzl, fondatore dell’Organizzazione Sionista. La lettera, datata 28 settembre 1902, è stata trovata all’interno del Central Zionist Archives di Gerusalemme».

«Herzl e Freud vissero per molti anni nella stessa strada a Vienna, ma non si incontrarono mai di persona. Tuttavia, si dice che Freud fosse un avido lettore dei pezzi di Herzl pubblicati sulla “Neue Freie Presse”, il giornale in cui quest’ultimo lavorava. Freud espresse più volte interesse per il Congresso Sionista Mondiale, istituito nel 1897 come organo supremo dell’Organizzazione Sionista».

Freud e la tradizione cabalista ebraica

Bakan è uno studioso ebreo di origine galiziana  che ci conferma che la psicanalisi ha origine cabaliste . Egli  asserisce che siccome la psicanalisi è una cosa bella e buona e ha come origine la cabala e lui ce lo dimostra nel testo, la cabala , quindi l’ebraismo profondo e segreto è vero. Scrive il suo testo nel 1958, Psicologo, docente universitario che scrive “Freud e la tradizione mistica ebraica“.  Attenzione mistico è il termine che usano elegantemente gli ebrei per indicare la cabala.

La cabala è una prassi di carattere magico, di  carattere esoterico ed è il fondamento di tutto l’occultismo quattrocentesco  ,cinquecentesco e successivo. La cabala è il fondamento dell’esoterismo, è il fondamento del pensiero massonico, è il fondamento di tutto quello che è arrivato in Occidente come cultura occultista dal 400 in poi ,ma gli ebrei la chiamano la mistica ebraica.(c’è un problema linguistico)

Bakan è finanziato dal  B’nai B’rith americano nella sua ricerca quindi la massoneria ebraica appoggia la sua ricerca confermando che il suo scritto è una difesa dell’ebraismo mostrando tutti gli elementi che ci devono obbligare a riconoscere il fondamento cabalista del pensiero psicanalitico.

Gli elementi sono così sintetizzabili: la psicanalisi sorge all’improvviso già compiuta perfetta non solo come psicologia ma come teoria della civiltà, dell’arte, della religione. Una sorta di antropologia filosofica, addirittura una metafisica in un certo senso usando il termine in modo improprio è una spiegazione completa di tutto, del sogno, delle nevrosi, della malattia, della normalità, dell’infanzia di qualunque cosa. Spiega l’arte, spiega le produzioni superiori dell’uomo,ma questo terribile apparire di una disciplina che spiega in pratica tutto non ha nessun elemento riconoscibile in tutta l’esperienza precedente di Freud.

Precedentemente Freud aveva lavorato in campo dermatologico, oftalmico, aveva studiato la cocaina, aveva selezionato 400 anguille a Trieste per trovare un nervo particolare dell’anguilla,aveva lavorato molti anni in laboratorio, era un fisiologo, uno studioso di laboratorio, usava il microscopio, studiava il sistema nervoso delle rane e delle anguille, aveva  lavorato anche qualche mese in qualche clinica psichiatrica ma  non c’era assolutamente un solo elemento che potesse aver implicato  una graduale costruzione di un edificio così immenso.  La psicanalisi  sorge di colpo e Bakan ce lo spiega  così:  Freud ha tradotto in linguaggio secolare Para-scientifico un sapere occulto che possedeva da molti anni perché nella sua biografia non troviamo nulla che permetta di spiegare questa improvvisa esplosione di una dottrina che è onniesplicativa .

Un secondo elemento a dimostrazione del legame  della psicanalisi con il pensiero cabalista è che in nessuna tradizione culturale occidentale precedente erano presenti i fondamenti del pensiero psicanalitico se non nel pensiero occultista.

Freud ha tradotto in un nuovo linguaggio quello della scienza positivista del tardo ottocento categorie che gli arrivano dalla cabala che è essenzialmente una forma di gnosi e come sappiamo in tutte le gnosi  antiche, anche le gnosi cristiane (a parte che tutte le gnosi hanno o quasi tutte hanno di fatto ebrei come loro fondatori, ricordiamocelo sono per lo più ebrei ad ispirare i grandi gnostici dei  primi secoli) e quelle  ebraiche asseriscono che la salvezza si raggiunge solo  attraverso la conoscenza : la salvezza senza le opere . In questo senso  diremo che Lutero è gnostico,  Calvino è il gnostico, il modernismo è gnostico (dove ti salvi praticamente senza opere, Il modernismo è l’ultima forma di gnosi).

La cabala in questo senso è la gnosi ebraica è una rivelazione una dottrina che propone agli iniziati di accedere ad una conoscenza profonda di sé, conoscenza che  implica un sapere magico è una magia di tipo sessuale attinta la quale tu sei salvo  . Attenzione non sei salvo oltre il tempo storico nel regno dei cieli dopo il giudizio universale, no sei salvo adesso, sei salvo nella storia, nella tua vita di adesso, ti  divinizzi adesso e  abbracci  adesso la salvezza . Questa è la grande eresia che ha colpito anche il cristianesimo del voler adesso immanentizzare  l’eskaton Cristiano, renderlo attuale adesso ,che il regno si possa dire che è giunto.  Sia il sabbatianesimo sia il frankismo erano vie che predicavano la salvezza attraverso il peccato, predicavano la santità del peccato perché annunciando la venuta del Messia  ( sabbatà è il messia , Jacob Frank è il messia) allora è giunto il regno e la legge viene sospesa e il peccato non ha più nome di peccato, soprattutto la sessualità in Frank e Sabbatai.

In Sabbatai  la sessualità è profondamente perversa sconvolgeva le persone che non capivano la sua logica erano atti essenzialmente contro natura. Ma perché  l’adulterio, la fornicazione erano considerati legittimi ? Perché il  regno era giunto e la prova che il regno è giunto è che io , che sono il Messia , compio questi atti. La salvezza passa attraverso il peccato lo sprofondarsi nel male , anzi, diventa via di liberazione.

Quante analogie troviamo con la sensibilità che hanno anche alti vertici della chiesa cattolica verso certe periferie arcobaleno certi abbracci così calorosi con i gay, lgbt, le benedizioni gay, i matrimoni omosessuali che bussano  pesantemente alla porta del sinodo sulla sinodalità.

Ma perché? Perché se il regno è giunto, la legge è sospesa. È un indietrista, un orrendo fariseo chi custodisce la legge e chi ancora non ha capito  che il regno dei cieli è giunto e che  si oppone alla nuova  età messianica ecclesiale che il sinodo sta instaurando.

Il  bene e il male solo la stessa cosa, si confondono ed anzi occorre entrare e scardinare i qelipot, i nodi che imprigionano il fluire dell’energia divina. Sembra il sintomo nevrotico da sciogliere con l’analisi ,sciogliere i qelipot i gusci, in ebraico cabalista, quello che era un divieto  supremo osare guardare dentro questi gusci di male, sprofondare  nel male,  voler conoscere il male che invece diventa il messaggio segreto redentivo della  cabala, della gnosi cabalistica, della  gnosi psicanalitica. Sprofondare nel male e li sprofondando in questo male tornare a liberare l’energia lipidica che si era imprigionata dentro i legami del super io, ovvero in ultima istanza della tradizione morale cristiana.

Lo stesso Freud dice che  immagina un mondo in cui si debelli la religione come Dio, l’idea stessa di Dio come super io collettivo che impedisce in ultima istanza la felicità e Freud parla ante litteram di educazione sessuale perché solo una sessualità liberata darà all’uomo una vera felicità.  E questo non è già il 68? Non sono i tempi nostri? Non  è la febbre che percuote ogni cuore e incendia anche le menti più equilibrate ?non è questo il male del nostro tempo?

Dio stesso è maschio o femmina nella tradizione franchista Sabbatiana, cabalista. Ciò porta a pensare alle pratiche sessuali come atti religiosi perché ciò che l’uomo fa sul piano sessuale contribuisce a riunificare Dio stesso quel Dio ferito dalla gnosi cabalista che  carico di sofferenza e di male  deve tornare ad unirsi con la Shekhinah con la partefemminile . Il cabalista attraverso la sua sessualità contribuisce a questa riarmonizzazione cosmica, metafisica aiutando Dio stesso a tornare alla sua pace: perché in Dio c’è il male.

Il Dio della gnosi è sempre un Dio in qualche modo ferito, sofferente, infinitamente lontano al tempo stesso dissipato in mille schegge; in questo mondo il pleroma divino si  è dissipato negli individui e bisogna che gli individui si riuniscano fra di loro orgiasticamente  onde riportare l’unità del Pleroma . Il giogo della legge vale  solo per un mondo non ancora redento, si può fare il male perché il male c’è anche in Dio (la grande eresia gnostica).

Il male c’è anche in Dio e quindi non è più male. Frank disse di essere venuto a liberare Il mondo da tutte le leggi e da tutti gli statuti esistiti finora, è la stessa cosa che dice Freud in un passo “io sono il diavolo non lo sapete che io sono il diavolo? Si pensa come una sorta di nuovo Mosé laico e secolare che libera il mondo da Dio, dalla religione, dalla morale dai complessi, dalla nevrosi perché libera da Dio e dalla religione. Un uomo senza morale e senza Dio è l’unico  uomo che concepisce come autentico e libero .

Vorrei sottolineare un particolare interessante, quando Frank fu attaccato dal rabbinato perché vi ricordo che c’è anche un conflitto all’inizio fra  il rabbinato e le eresie  sabbatiane  o franchiste.   Quando il rabbinato attaccò il franchismo, Frank apostatò e si convertì al cattolicesimo (non fu una vera conversione) andando ad infettare Tutte le Elite clericali e nobiliari polacche per i secoli avvenire. Dopo la conversione denunciano il rabbinato e denunciano il Talmud come falso; denunciano pubblicamente anche il sacrificio rituale umano di bambini cristiani durante le  Pasque ebraiche. Lo stesso Frank quando si converte al cattolicesimo lo denuncia perché lo conosceva molto bene in quanto appartenendo a quel mondo.

In Bakan la psicanalisi diventa l’incontro con un super io buono e moderato; lo psicanalista spiega al paziente che la punizione che lui teme e il senso di colpa che lui ha sono infondati. Non deve più avere nessun senso di colpa perché nessuna punizione seguirà la sua caduta . L’essenza della psicanalisi è abituare il paziente lentamente a capire che i suoi complessi derivano dalla convinzione che gli atti sessuali  ,che lui pensa di aver  compiuto ,non sono una colpa. Quando la persona si convince di questo perde Dio e la convinzione che esiste una legge naturale . Solo allora la persona potrà dirsi guarita . Ovviamente molto semplificato ma necessario per far capire lo sguardo di Freud.  L’uomo va liberato da Dio, va  liberato da Cristo, va liberato dalla legge morale.  Questo uomo senza essenza, senza natura, questo uomo si riduce ad una cosa umana.

Il segreto della Nevrosi di Freud

A questo punto vorrei proporre al lettore un grandissimo pensatore Jeffrey Moussaieff Masson, psicanalista ebreo americano,docente universitario di lingua iraniana,il quale  diventa Direttore degli archivi di Freud  a Londra .  Conosce Anna Freud che muore nel 1982, e studiando gli archivi scopre delle lettere mai viste prima da nessuno, lettere censurate da Anna Freud che le ha tolte dall’ epistolario di Freud ufficiale e si accorge  che in tutte queste lettere emerge un altro Freud. Il Freud  di prima del l’interpretazione dei sogni, testo che pubblica nel 1900.

In questo testo, studiando l’epistolario di Freud, si accorge che Anna, la figlia, ha tolto tutte le lettere in cui Freud mostra le prove che le isteriche che sta curando (che sono tutte giovani  donne ebree) testimoniano durante la terapia di essere state gravemente abusate dai genitori o da figure parentali. Il sintomo nevrotico Freud lo lega a questi abusi reali; nel 1897 scrive addirittura una lunga relazione alla società di psichiatria viennese  in cui dimostra che quello che sta emergendo non sono fantasie, non sono cose inventate ma la pura realtà.

Questa relazione di Freud viene accolta con una freddezza spaventosa, praticamente viene bandito dalla comunità scientifica che è composta in larghissima misura da  ebrei perché metà dei docenti universitari e dei medici sono ebrei e Freud si accorge che è completamente respinto è visto come un pazzo . Di conseguenza, misteriosamente,di colpo ,abbandona questa dottrina e poco dopo esplode la psicanalisi, passa una visione completamente diversa : non sono veri abusi, sono fantasie isteriche ,di ragazze isteriche.

Queste ragazze essendo isteriche , sono loro che hanno desiderato i genitori e il desiderio viene mascherato da abuso subito.

Subito nasce l’edipo, l’Edipo nasce così nel momento in cui viene detto a Freud che se avesse perseguito questa via sarebbe stato un uomo finito. Rovescia ,così , specularmente quanto ha scoperto : cioè gli abusi sono fantasia isterica ,manifestano  i desideri che il bambino, nei primissimi anni di vita, avrebbe verso il genitore del sesso opposto.  Nasce la psicanalisi che è fondata sul complesso edipico.

 Ma Moussaieff  con il suo scritto, (che è un giallo filosofico storico straordinario di un’intelligenza incredibile in cui dimostra perfettamente come stavano le cose e perché Freud  cambia completamente prospettiva ) come nasce l’Edipo. ( Non è un caso che Il testo venne praticamente bandito e ridotto ai minimi termini, reso completamente estraneo al dibattito sulla psicanalisi).

Lui dimostra perfettamente come sono andate le cose e perché Freud cambiò completamente prospettiva .

La donna nell’ebraismo talmudico

Nell’opera “ il giudeo, giudaismo e giudaizzazione del  mondo Cristiano testo di fine 800 francese ( la Francia era specialista nello studio della giudeizzazione del mondo Cristiano) c’è un capitolo straordinario sulla donna nell’ebraismo  talmudico, su come la donna era vista.

Siamo alla fine dell’ottocento ed ancora non era nata la psicanalisi, ma questo grande studioso cattolico dice in sostanza, quasi piangendo, che sono  deplorevoli  le condizioni delle bambine ebree che crescono in famiglie dove i ragazzi e gli adulti uomini vengono educati.

L’insegnamento cabalista, la centralità di una certa sessualità della tradizione chassidica, frankista e sabbatiana dove, in sostanza, la perversione è pensata come via di santità: la santità attraverso il peccato.

Il grande  studioso  conclude dicendo che sono deplorevoli le condizioni in cui vivono le bambine ebree  perché appunto crescevano in un contesto culturale profondamente disturbato ,per non parlare di passi  del Talmud in cui si afferma che in sostanza sotto una certa età non sono nemmeno da pensare come vere violenze quelle compiute su una bambina.

Nel  Talmud c’è un profondissimo disprezzo per la donna in generale, anche per la donna ebrea. Non parliamo poi del disprezzo per la donna non ebrea o cristiana che è chiamata con termine ebraico anche oggi dal significato di prostituta.  L’appellativo di prostituta rimane anche se la donna cristiana si converte all’ebraismo, deve continuare ad essere chiamata prostituta.

Quindi Masson confuta il complesso edipico, spiega la storia segreta e spiega perché Freud ha dovuto rovesciare completamente tutti  i suoi studi  altrimenti sarebbe stato un uomo finito, sarebbe stata per lui la fine.

E questo castello costruito sul rovesciamento dei fatti si chiama psicanalisi.

La psicanalisi è l’annuncio di un trionfo più ampio, il trionfo dello psicologiconon nel senso diciamo tomista  o aristotelico : trionfo dello psicologico e della psicologia.

Trionfo generale che oggi dilaga ovunque: nella scuola, nei seminari, dove ormai si parla di fare psicanalisi prima di entrare in seminario per verificare la vocazione andando dallo psicanalista, preferibilmente donna ed ebrea (Papa Francesco).

 Crescente invasività della psicologia. Perché?

La crescente invasività della psicologia o dello psicologico sono il segno di una volontà di rinchiudere l’uomo nell’immanenza più assoluta in un universo dal quale non si può più evadere. Tutto è ridotto a psicologia ormai, anche a Loreto i confessionali sono diventati degli sportelli di ascolto psicologico. La chiesa dell’ascolto, il sinodo e la sinodalità.

È  sufficiente avere una piccola laurea in psicologia per esercitare la professione di psicologo che in molti casi viene anche esercitata online, la stessa sta  invadendo la chiesa disfacendo  i sacramenti.  Ne consegue che questo psicologismo ,dove tutto è psicologico, lo spirituale non trova più posto e non c’è nessuna vita eterna ad attenderci.

Una grande battaglia ci attende, una battaglia  immensa, enorme che  esige senz’altro uno studio che si impegni a capire bene le cose. Ma non  si  uscirà da questo esilio terribile, in cui ci hanno rinchiuso, solo con la cultura, con lo studio, con la falsa scienza deificata (come in  questi ultimi tre anni)  ma se ne uscirà con il fervore, con un fervore sincero che ci viene donato dall’alto se  noi ricorrendo a Maria Santissima lo chiediamo.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

EPIFANIA: LA GRANDE MANIFESTAZIONE DI DIO. Seguendo la Stella i Magi trovano Gesù, Salvatore anche dei Pagani

EPIFANIA: LA GRANDE MANIFESTAZIONE DI DIO. Seguendo la Stella i Magi trovano Gesù, Salvatore anche dei Pagani

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Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.

Vangelo di San Matteo Evangelista ed Apostolo (Mt. 2, 1-6)


Nell’immagine di copertina l’Adorazione dei Magi (o Pala Strozzi): un dipinto a tempera su tavola realizzato nel 1423 da Gentile da Fabriano (Fabriano, 1370 circa – Roma 1427), che lo eseguì per il ricco banchiere fiorentino Palla Strozzi. Capolavoro del gotico internazionale, che è oggi conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

di prof. ssa Paola Persichetti

Abbiamo visto spuntare la sua stella

L’Epifania è il giorno in cui siamo chiamati a contemplare la realtà stupefacente di un Dio che -invece di restare rinchiuso nella sua lontana e inaccessibile infinità- decide di venire fino a noi, di rivelarsi ai nostri occhi, di donarsi alla nostra comprensione e alla nostra contemplazione. E dunque il lieto annuncio che le molte oscurità di questi tempi che hanno intristito la nostra esistenza e sporcato di sangue la terra, sono dissipate da una luce che viene dall’alto. Questa è la bella notizia dell’Epifania: la grande festa della manifestazione di Dio.

Festa dell’Epifania

La festa dell’Epifania vuole preservare il popolo da alcuni malintesi e fuorvianti interpretazioni i disegni di Dio, soprattutto quando le ideologie dominanti influenzano la lettura della storia sacra. Anche il Natale è la manifestazione -l’epifania autentica e sostanziale- di un Dio che, per farsi conoscere ed amare, addirittura si fa uomo diventando un nostro fratello. Ciò che è avvenuto nella notte di Betlemme, non ha  avuto però risonanza nella società.

Uno potrebbe dedurre che la salvezza di Dio deve sempre restare nascosta, avvolta nell’oscurità e nel nascondimento; e quindi – si può arrivare a pensare – che anche l’azione della chiesa (che tale salvezza custodisce ed annuncia) deve essere il più possibile sotterranea: non deve cioè farsi sentire troppo all’esterno, non deve disturbare gli altri, deve umilmente mimetizzarsi entro la scena mondana.

L’Epifania  ci dice il contrario: nell’episodio dei Magi, il re, le autorità, l’intera Gerusalemme, i responsabili della cultura, vengono tutti raggiunti e messi in inquietudine dal messaggio che viene dal cielo. Certamente, Dio ha iniziato e si è rivelato all’inizio ai più semplici e più umili: è questo il significato del Natale.

Ma il fine della sua redenzione è che non resti nascosta e quasi clandestina: questo è il significato dell’Epifania che oggi la chiesa dovrebbe gridare fuori dal politicamente corretto. Il Vangelo di Matteo ci esorta a dire nella luce quello che ci viene detto nelle tenebre e a predicare sui tetti quello che viene ascoltato all’orecchio. Sono le stesse parole di Gesù che ci prospettano il programma epifanico, che è vincolante nell’azione pastorale della chiesa, e l’impegno Epifanico  di ogni battezzato.

La vera missione evocazione di ogni battezzato è quella di diventare un forte e chiaro annunciatore di Cristo e del suo regno.

Saremo in errore, considerare che ciò che è avvenuto a Betlemme (dove gli angeli hanno parlato soltanto ai pastori, poveri e analfabeti) potrebbe  indurre qualcuno a ritenere che i ricchi-ricchi non solo di censo, ma anche di cultura, di informazione, di potere, di fama-non siano tra i destinatari della missione del figlio di Dio . È vero che essi non sono tra i più favoriti e i più facilitati a capire il Vangelo, lo stesso Gesù nel Vangelo di Matteo benedice il padre perché ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli.

Ma la vicenda dei Magi – che arrivano ad adorare il Messia, pur essendo così benestanti da poter portare oro in  regalo e così istruiti da sapere scrutare e interpretare il corso degli astri- ci dice che nessuno è escluso irrimediabilmente dalla misericordia di quel Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”(1Tm 2,4).

Lo stesso Gesù nel Vangelo di Luca ci dice che tutto è possibile a Dio  (capitolo 19); e così ha dato speranza persino ai potenti orgogliosi, ai danarosi sazi e insaziabili,  agli intellettuali pieni di sé, al patto che si mettano alla sequela dei Magi e, abbandonata la loro opulenta desolazione, si pongano seriamente in cammino verso Betlemme.

L’insegnamento dell’Epifania non è soltanto una provvidenziale luce sul Natale ma è un suo organico e necessario completamento.

Storicità dell’arrivo dei Magi a Betlemme

L’arrivo dei Magi a Betlemme è un fatto realmente accaduto e allo stesso tempo pieno di simboli. In questo episodio avviene l’incontro tra la fede e la ragione, l’unità tra l’intelligenza umana e la grazia divina, il rovesciamento delle gerarchie del mondo.

A Natale il verbo eterno che nasce come uomo a Betlemme, si manifesta innanzitutto al popolo di Israele, conformemente al progetto di Dio che chiama alla salvezza per primi i discendenti di Abramo, a cui il salvatore era stato promesso; in secondo luogo si manifesta anche ai popoli pagani, anche a loro e li chiama a riconoscere, raccogliere e adorare l’unico salvatore del mondo. In quella carovana di uomini illustri venuti dall’oriente e guidati dalla stella siamo rappresentati tutti noi, discendenti di un mondo escluso dall’antica alleanza e, in loro, chiamato a quella nuova. L’Epifania è la nostra festa, cerchiamo dunque di capirne qualcosa di più.

Contorni temporali

La venuta dei Magi e la Natività vengono associate e collocate  in un breve arco di tempo che non è quello storico. Dobbiamo porre tra i due episodi un anno e mezzo o due anni di distanza.

Matteo infatti ci dice che i Magi trovarono il bambino e sua madre in una casa: evidentemente avevano lasciato la grotta della Natività e, non potendosi rimettere in viaggio con un neonato, si erano stabiliti in un’abitazione di Betlemme, dove probabilmente avevano ancora dei parenti; più chiaramente ci dice che il re Erode, dopo essersi informato circa il tempo del loro viaggio, dopo la partenza dei Magi fa uccidere i bambini di Betlemme dai due anni in giù (Matteo 2,16): questa dunque doveva essere all’incirca l’età di Gesù al momento della visita dei Magi.

Chi sono i Magi?

Magi è la traslitterazione del termine persiano antico magūsh, passato  al greco màgos. Si tratta di un titolo riferito specificatamente ai sacerdoti dello Zoroastrismo tipici dell’impero persiano. In Erodoto la parola magoi era associata a personaggi dell’aristocrazia della Media ed, in particolare, ai sacerdoti astronomi della religione zoroastriana, che erano anche ritenuti capaci di uccidere i demoni e ridurli in schiavitù.

Sappiamo anzitutto che vengono da oriente , determinazione  piuttosto vaga, che indica semplicemente l’essere stranieri: infatti poiché ad Occidente Israele ha soltanto il mare, chiunque arrivi da fuori, viene da oriente. Quindi più che un’indicazione geografica si tratta di una chiara collocazione etnica e religiosa: I Magi sono non ebrei, quindi sono stranieri quanto all’etnia e pagani quanto alla religione.

Il vocabolo “Magi” ha origine persiana, legato molto probabilmente alla dottrina del madzdeismo, si identifica con una classe di studiosi, di sapienti, e secondo le abitudini dell’epoca, oggetto di studio sono la religione, la filosofia, l’astronomia, e ogni genere di sapienza. È possibile ritenere che fossero, se non proprio dei sovrani, dei personaggi altolocati, dato che solo i ricchi e potenti potevano permettersi di dedicarsi a tempo pieno agli studi così da essere definiti Magi , e poter finanziare un’impresa  così dispendiosa come il lungo viaggio di una carovana di uomini, bestiame e vettovaglie.

Fin dai primi secoli del cristianesimo ai Magi sono stati associati gli atteggiamenti positivi della ricerca della luce spirituale e del rifiuto delle tenebre: addirittura si riteneva che con la loro opera avessero contribuito a cacciare i demoni verso gli inferi. E, poiché erano sacerdoti, sebbene zoroastriani, seguendo la stella e raggiungendo il neonato il Re di  Israele, lo avrebbero anche riconosciuto come Dio, anzi, come l’unico Dio venerato anche dalla rivelazione zoroastriana.

Quindi i Magi sarebbero arrivati presso la mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell’importanza religiosa e cosmica della nascita del Cristo. Nel Vangelo di Matteo, i Magi sarebbero state le prime autorità religiose ad adorare il Cristo.

Fonti storiche

Gran parte degli esegeti contemporanei, Influenzati dai criteri interpretativi della scuola critica di origine illuminista e protestante, vedono l’episodio dell’adorazione dei Magi come un racconto simbolico, inventato a bella posta per illustrare la chiamata dei pagani alla fede in Gesù alla pari con gli ebrei.

La parola Magi è una carta di identità ben conosciuta nell’antichità. Quasi 500 anni prima che l’apostolo Matteo  scrivesse il suo Vangelo, ne parla anche lo storico greco Erodoto, che li descrive come una delle sei tribù dei medi, un antico popolo Iraniano stanziato in gran parte dell’odierno Iran centrale e occidentale a sud del Mar Caspio. Essi precisamente costituivano la casta sacerdotale ed erano perciò sacerdoti della religione Mazdea (Credevano nel Dio unico Ahura Mazda), Il cui culto fu riformato nel VI secolo a.C. da Zarathustra . Coltivavano anche l’astronomia ed erano dediti all’interpretazione dei sogni, come attestano fonti storiche riguardanti, ad esempio, l’imperatore persiano Serse.

La credibilità storica dell’episodio trova il suo punto di forza proprio nel fatto di comparire nel Vangelo di Matteo. Come noto, il testo di San Matteo è rivolto direttamente agli ebrei, per convincerli che Gesù è il Messia promesso ad Israele, e più degli altri vuole mostrare la continuità tra antico e il nuovo testamento: sarebbe pertanto inconcepibile che proprio Matteo mette in bella vista che Gesù è il salvatore anche dei pagani.

Astronomi messi in viaggio seguendo una stella

In quanto astronomi è dunque plausibile che si siano messi in viaggio seguendo una stella. Tra l’altro, nel loro credo si parla di un messia o soccorritore, nato da una vergine e annunziato da una stella, destinato a salvare il mondo. A tal proposito lo storico Franco Cardini  scrive: “Matteo, povero pubblicano, dei Magi Mazdei non doveva sapere un bel niente o quasi: com’è che con tanta  sostanziale esattezza ha mostrato reminiscenze che noi conosciamo soltanto dall’Avesta, giuntoci  peraltro attraverso redazioni tardive e non anteriori comunque al III secolo d.C.?“.

L’Avesta è, potremmo dire, la Bibbia, ossia il testo della rivelazione, di quella religione.

La maggior parte delle nostre conoscenze tradizionali sui  Magi deriva da due fonti: la traslazione delle loro supposte reliquie da Milano a Colonia , voluta da Federico Barbarossa nel 1164, e il testo del domenicano Giacomo da Varazze, vescovo di Genova alla fine del 200 e autore della Legenda Aurea, testo composto tra il 1260 e il 1298 anno della morte dell’autore.

C’è un altro elemento su cui è importante soffermarsi che è l’astro che guida i Magi.

Che cos’è era dunque la stella dei Magi? Gli studi più recenti attestati anche da Benedetto XVI nel suo libro sull’infanzia di Gesù, portano a ritenere che si sia trattato di fenomeni celesti realmente avvenuti tra il 7 e il 4 a.C. (che sarebbe poi l’epoca dell’effettiva nascita di Gesù), come l’allineamento di alcuni pianeti ( Giove e Saturno, soprattutto) nella  costellazione dei pesci, con un conseguente effetto ottico di straordinaria brillantezza.

Il percorso dei Magi e Marco Polo

Nel milione di Marco Polo, vero e proprio capolavoro enciclopedico che offre una conoscenza etnografica, geografica e botanica dell’Asia medievale agli europei contemporanei e futuri, troviamo preziose informazioni relative al percorso dei Magi. Quando Marco Polo passa per la città di Saba, l’attuale Saveh, a sud ovest di Teheran, racconta stupefatto di aver visitato, condotto dalla popolazione locale, la tomba dei Magi i cui corpi apparivano incorrotti.

I Magi Tornarono ai loro paesi per un’altra strada

Avvertiti in sogno tornarono ai loro paesi per un’altra strada: abituati ad interpretare i segni del cielo astronomico e aperti a quelli del trascendente, pieni della loro sapienza umana e della grazia del Dio fattosi uomo finalmente incontrato, affronteranno un viaggio di ritorno diverso e più lungo. Una volta conosciuto il vero re non possono più assecondare le malvagie intenzioni del piccolo sovrano mediorientale, Erode, e decidono di tornare alle loro terre senza passare più dai dintorni di Gerico. L’incontro con il salvatore cambia definitivamente i loro cuori, niente è più come prima, neanche la strada del ritorno.

Il destino errante dei Magi non si sarebbe interrotto con il ritorno al loro paese-“per un’altra strada“, come scrive Matteo. Sarebbe proseguito anche dopo la loro morte, avvenuta, secondo una leggenda, a Gerusalemme, dove dopo la risurrezione di Gesù essi sarebbero tornati per testimoniare la fede.

È necessario imparare dai Magi a viaggiare per vie impervie, difficili ma scelte con intelligenza e senso pratico: I Magi scelsero questo tragitto piuttosto lungo anche per il fatto che garantiva sufficienti punti di rifornimento, siti commerciali e un margine di rischio più ridotto.

Il significato di questa festa, evento storico realmente accaduto, è avvalorato anche  da numerosi elementi simbolici che ci aprono al vero significato di questa festa.

  • Il primo simbolo è l’incontro e il dialogo tra la fede e la ragione, rappresentato dal lungo e faticoso pellegrinaggio dei Magi verso la casa di Betlemme. I Magi sono gli studiosi che unendo la sincera apertura della mente del cuore, scevri da pregiudizi, con l’indagine scientifica più avanzata di quel tempo, cioè i movimenti astronomici, si lasciano alle spalle loro idoli-le false divinità dell’epoca, ma anche gli idoli dello scientismo moderno-e non temono di inginocchiarsi davanti all’unico vero Dio fatto uomo, divenendo così il prototipo dell’uomo vero, che è razionale credente insieme, senza nessuna contraddizione.
  • Il secondo simbolo la speciale la stella che guida i Magi a Betlemme, rappresenta la luce dell’umana intelligenza e la luce della grazia divina che brillando insieme conducono l’uomo a riconoscere in quel bambino il vero Dio e ad adorarlo senza complessi.
  • Terzo simbolo sono i doni che i Magi portano al bambino che sono stati riconosciuti da tutta la tradizione cristiana come simboli della triplice dignità di colui che essi sono venuti ad adorare: l’incenso è il profumo che si brucia per onorare la divinità, dunque è il riconoscimento che quel bambino è Dio venuto nel mondo; l’oro è l’omaggio che si fa ai re, e dunque il riconoscimento che è nato l’unico vero sovrano dell’intero universo; la mirra è l’unguento con cui si dà degna sepoltura ai defunti di riguardo, dunque con esso si onora anzitempo quella morte che darà la vita al mondo.

A differenza dei sacerdoti e degli scribi che dovrebbero essere i garanti e i testimoni accreditati della nascita del Messia, che rimangono chiusi nel palazzo di Erode a fare congetture per togliere di mezzo il bambino, i Magi (sapienti) venuti dall’oriente accorrono a Betlemme.

Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fecero ritorno alla loro patria per un’altra strada. Scoperto l’inganno Erode si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni dando luogo alla strage degli innocenti, ma Giuseppe avvertito anticipatamente in un sogno, fuggì in Egitto con la famiglia.

La tomba dei Magi

Nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgio a Milano si trova la cappella dei Magi, in cui è conservato un colossale sarcofago di pietra vuoto, risalente al tardo impero romano: la tomba dei Magi. Secondo le tradizioni milanesi, la basilica sarebbe stata fatta costruita dal vescovo Eustorgio intorno all’anno 344: la volontà del vescovo era quella di esservi sepolto, dopo la sua morte, vicino ai corpi dei Magi stessi. Per questo motivo, avrebbe fatto giungere i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (dove erano stati portati alcuni decenni prima da Santa Elena, che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terrasanta).

Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio e si impossessò delle reliquie. I corpi vennero sottratti dall’arcivescovo di colonia, Rainaldo di Dassel, in Germania, che li trasferì attraverso Lombardia, Piemonte, Borgogna, Renania, fino al duomo della città tedesca, dove ancora oggi sono conservati in un prezioso reliquiario, un’arca d’argento dorato,  Cattedrale gotica di Colonia.

Non è superfluo notare , infine, che negli anni 80 del secolo scorso le reliquie di Colonia sono state sottoposte ad esami scientifici. Ne è  risultato che i tessuti sono di tre stoffe distinte, due di damasco e una di taffettà di seta, tutte di provenienza orientale e databili tra il II e il IV secolo.

Epifania   6 Gennaio 2024  dove trovare Dio

È necessario passare dall’adorazione di un Dio che è venuto ad incontrarci prendendo una carne, alla consapevolezza che noi uomini dobbiamo incamminarci alla ricerca di colui che per primo ci ha cercati. L’umanità, che in questo tempo ha anestetizzato l’anelito verso Dio, deve risvegliarsi dando spazio a quella nostra indole, impressa nel nostro DNA, indagatrice delle cause ultime che esce dalla mortificazione e dal soffocamento perpretato dalla molteplicità e dalla prepotenza delle attrattive e delle preoccupazioni mondane.

È dall’esempio  e  dall’incitamento  che ci viene dai Magi, come dai  Magi ci viene la fiducia che possiamo anche noi conseguire il traguardo della nostra ricerca e trovare Dio.

Tutti coloro che, come i Magi, sanno guardare non solo in terra ma anche in cielo, che hanno il coraggio di lasciare le abitudini di comodità, di vita mediocre, di incoerenza morale, che non temono di sfidare la mentalità di questo mondo e non si lasciano intimidire dalle ironie di chi vive ricurvo sulla terra troveranno Dio.

Come non pensare, in una tale situazione, al compito di un vescovo nel nostro tempo? Egli si troverà sempre in conflitto con l’intelligenza dominante di coloro che si attengono a ciò che  è apparentemente sicuro: coloro che vivono e annunciano la fede della chiesa non sono e non possono essere conformi alle opinioni dominanti proprie del  nostro tempo. L’agnosticismo oggi è largamente imperante con i suoi  dogmi ed è terribilmente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri.

Perciò, oggi è particolarmente pressante per un vescovo avere il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti. Egli deve essere valoroso saldo nella fortezza per lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermi nella verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come Agnelli in mezzo ai lupi. “Chi teme il signore non ha paura di nulla”, dice il Siracide (34,16). Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende uomini liberi.

In questo tempo di tenebre e di confusione anche all’interno della chiesa, proprio in questo contesto mi viene in mente un episodio degli inizi del cristianesimo che San Luca narra negli atti degli apostoli. Dopo il discorso di Gamaliele , che sconsigliava la violenza verso la comunità nascente dei credenti in Gesù, il sinedrio chiamò gli apostoli e li fece flagellare. San Luca continua: “ Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno… Non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo“ (Atti  capitolo 5,40) .

I successori degli apostoli devono sperare di essere ripetutamente percossi, in maniera moderna, se  non cessano di annunciare in modo udibile comprensibile il Vangelo di Gesù Cristo.

Subire gli oltraggi per lui sarà la conferma che sono stati giudicati degni di partecipare alla passione di Cristo.

I Magi  hanno seguito la stella, e così sono giunti fino a Gesù, alla grande luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. I Magi Sono diventati essi stessi stelle che brillano nel cielo della storia e ci indicano la strada. I santi sono le vere costellazioni di Dio, che illuminano le notti di questo mondo e ci guidano.

L’invito che faccio a me stessa e a tutti gli uomini di buona volontà è quello di vivere con Cristo per diventare sapienti. Solo allora diventeremo astri che precedono gli uomini e indicano loro la via giusta della vita. Prego affinché l’inquietudine di Dio per l’uomo ci tocchi in questo giorno di festa, perché possiamo tutti sperimentare la sua vicinanza e ricevere il dono della sua gioia.

In questa epifania del 2024 diventa imperativo per noi cristiani chiedere il coraggio e l’umiltà della fede pregando la nostra Madre  celeste, la Vergine Maria che mostri Gesù Cristo anche a noi, come lo ha mostrato ai Magi, come re del mondo e ci aiuti ad essere indicatori della strada che porta a  lui. Non c’è altra via per vivere in pace e nella verità in questo mondo prossimo al baratro dell’inferno.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

KISSINGER. UNO DEI PIU’ GRANDI CRIMINALI DELL’ULTIMO SECOLO. Leader del Nuovo Ordine Mondiale, Terrorista Atomico e Adoratore del Congresso di Vienna

KISSINGER. UNO DEI PIU’ GRANDI CRIMINALI DELL’ULTIMO SECOLO. Leader del Nuovo Ordine Mondiale, Terrorista Atomico e Adoratore del Congresso di Vienna

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Nell’immagine di copertina una foto del 19 settembre 2011 con Henry Kissinger e Bill Gates, il suo erede quale leader del Nuovo Ordine Mondiale

di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.


Il mainstream celebrerà l’ebreo askenazita, punta di diamante del sionismo radicale, come un grande statista, quando invece è stato uno dei più grandi criminali dell’ultimo secolo.

Il realista Kissinger ha fatto un secolo di storia e lascia dopo 100 anni, questa terra, di cui oltre la metà ai vertici della politica americana e occidentale. Anni di golpe, interventi militari e di invasioni, anni di Bidelberg, anni di morti su morti causati dall’imperialismo di cui il grande statista sionista Kissinger sarà sempre simbolo ed esempio per tutte le Élite. Esecutore politico senza pietà.

Astuto manipolatore e influente fino agli ultimi giorni, l’ebreo in fuga dall’Europa 15 anni, alla vigilia della seconda guerra mondiale, vedeva il mondo come un puzzle gigantesco, in cui ogni pezzo giocava un ruolo importante distinto verso un unico fine: gli USA come superpotenza internazionale, anche a prezzo di interventi     Realpolitik sullo scacchiere mondiale giudicati da molti brutali ed illegittimi.  Il Washington Post ricorda che i suoi critici lo definivano “ Amorale e senza principi”.

Presidente ombra

Kissinger concentrò nelle sue mani ogni negoziato che riteneva importante: fu presidente ombra, anche se la casa bianca era una meta a lui proibita, perché non era nato cittadino statunitense. Uscì dall’amministrazione con la sconfitta di Ford e l’ elezione del democratico Jimmy Carter, ma adesso era impegnato e attento della politica estera, in gruppi come la trilaterale; e fondò il suo celebre studio di consulenza Kissinger Associates, i cui clienti erano governi di tutto il mondo e da cui sono passati futuri ministri e sottosegretari. Un lascito di influenza che gli sopravviverà.

Maradona sfida l’uomo più potente del pianeta

Per esercitare il suo controllo si avvalse anche del mondo dello sport. Non è una storia molto conosciuta dai più, ma raccontarla ci aiuta a cogliere la particolare e meticolosa attenzione ad ogni realtà ed opportunità che gli permettesse di  raggiungere i suoi scopi.

“Soltanto lo sbarco in diretta di un’astronave extra terrestre carica di omini verdi potrebbe convincere tanta gente a raccogliersi contemporaneamente davanti a un televisore per due ore”, diceva sempre Kissinger che in Diego Armando Maradona trovò prima l’opportunità di colonizzare quello sport, poi un nemico da eliminare in ogni modo. Il fatto è incentrato in particolare sugli anni che vanno dal 1995 al 2015. Sono gli anni degli incontri-scontri tra  Henry Kissinger e il campione, a partire dal mondiale argentino del 1978 fino a USA 1994.

Due uomini, Henry e Diego, si sono incrociati sin troppe volte. Entrambi sembravano vivere nel mondo della Marvel universe, ma il mondo reale è un luogo meno eroico e decisamente più squallido in cui però, le ossessioni private diventano pubbliche e il personale, politico. Vale per Diego, che dalla propria biografia ha attinto la forza, il desiderio, il sogno di cambiare il mondo, vale per il tenace e cinico Kissinger che dalla propria ha attinto una sete di potere che ha rovesciato, ricambiato, sul suo mecenate per cui ha fatto instancabile attività di Lobbying (Rockfeller) e per il paese che l’ha adottato consegnandolo alla stanza dei bottoni, trasformando la già feroce dottrina Monroe  in un sistematico e selvaggio sistema di affermazione del neoliberismo del dopo guerra.

Per chi non lo sapesse James Monroe esplicitò la vera essenza, ma sarebbe più giusto dire assenza del sogno americano il 2 dicembre del 1823. Lo fece, il quinto presidente degli USA, in un discorso sullo stato dell’unione. Apparentemente era un’affermazione di sovranità degli USA che rifiutavano qualsiasi ingerenza esterna: peccato che la estendessero all’America latina e ai processi di indipendenza coevi, allora con l’intenzione di respingere l’influenza dell’Europa e in particolare dei coloni spagnoli.

Fu la prima affermazione dell’imperialismo statunitense come lo conosciamo ora-e non a caso divenne l’asse su cui costruire una Santa alleanza con l’impero britannico-e travestito da isolazionismo virtuoso Monroe prima, con  gretta arroganza, e Jefferson poi, in maniera più raffinata, intesserono rapporti privilegiati con le maggiori potenze del centro e sud America, fingendo di volerle proteggere ma, in realtà iniziando a depredarle, controllarle, manipolarle in un processo inquietamente simile a quello che pochi decenni dopo si affermò in Italia tra il Nord e il Sud.

Kissinger prese questo caposaldo dell’identità della superpotenza a stelle strisce e lo fece diventare un interventismo attivo in tutti i processi-democratici, economici, sociali-dell’America latina, facendo sì che i suoi interessi con multinazionali e potenze economiche divenissero strumento e fine di una strategia Imperialista che considerava il sud America “il cortile di casa“.  E si sa, se sei un nord americano, nel tuo cortile puoi fare tutto: sparare a chi vi entra, abbattere tutti gli alberi se la cosa ti aggrada, metterci dentro chi (e cosa) vuoi, sotterrare nel giardino spazzatura e rifiuti tossici, difenderlo ad ogni costo.

Il buon Henry dall’alto del Gotha politico ed economico e, anche sportivo, ha proseguito la sua strategia , forte di una totale amoralità, dove ogni alleato era buono per mantenere il dominio nord americano su un cortile peraltro pieno di risorse umane naturali. Qualsiasi ostacolo alla sua visione, che dagli anni 70 in poi aveva attecchito soprattutto nel Nord America più repubblicano andava rimosso, non importa con quali armi. Da segretario di Stato ha messo a ferro e fuoco un sud America lacerato da tensioni interne ed esterne, appoggiando, quando non condizionando direttamente, dittature e affidi che hanno cancellato le generazioni migliori di quel continente.

Diego Armando Maradona ha imposto a Kissinger umiliazioni non da poco.  Kissinger è stato, più di ogni altro, l’arci-nemico di Maradona e a chi sorride per il fatto che si metta il miglior giocatore della storia del calcio sullo  stesso piano di un Nobel per la pace e tra i politici e consiglieri più influenti del dopo guerra in almeno tre continenti, ricordiamo che il rapporto di Kissinger con il calcio è decennale: lo  stesso venne insignito della più alta onorificenza calcistica con L’ordine Al Merito. Kissinger e il calcio, quindi possiamo definirli organici l’uno all’altro.

“Se non puoi comandarli e comprarli, screditali, rovinali, devastali.“ MAFIA

Perché diventa l’Arci nemico di Diego Armando Maradona?

Per tre ottimi motivi, che lo porteranno, letteralmente a cercare prima di sedurlo e poi di eliminarlo. Non fisicamente, ma umanamente e professionalmente. Lo insegna la mafia: se non puoi comandarli e comprarli, screditali, rovinali, devastali.

I tre ottimi motivi sono il grande voltafaccia personale politico del 1987: rifiuta, Diego, di diventare testimonial a stelle e strisce, perché “io rimarrò sempre e solo argentino, nessuno può comprarsi la mia identità, neanche con un passaporto così ben pagato“ e va a Cuba a prendere un premio per conoscere Fidel Castro.

Il secondo è che, Diego, sostiene il nemico pubblico numero uno di Kissinger, quel rivoluzionario con la barba che a 50 km da casa dimostrava a tutti che si poteva combattere una superpotenza, e che si poteva farlo senza se e senza ma. Sostiene, tra le altre, anche quel Nicaragua che con la rivoluzione sandinista è stata l’unica altra esperienza continentale, sempre a due passi dei propri confini, in cui gli USA sono stati sconfitti dai ribelli.

Non fu una simpatia o un capriccio ma un vero e proprio sodalizio politico. Tanto che Maradona dirà, nel 1994, che se avesse vinto il suo secondo mondiale, non avrebbe stretto la mano degli alti papaveri della FIFA e ai politici nordamericani, ma avrebbe dedicato la coppa a Fidel Castro.

Kissinger capì immediatamente la centralità dell’icona e del politico Maradona, la capì prima di tutti. Così dal 1987 le provò tutte senza tuttavia riuscire nel suo intento, Diego non si fece corrompere.

Per Kissinger Maradona era un nemico pericoloso, strutturato, con una potenza mediatica e una capacità di unione di diversi mondi su un’unica piattaforma di rara forza. Uno da attenzionare a tutti livelli, persino quello dei servizi segreti. Se si  cerca la parola Maradona nei File WikiLeaks: comparirà sei volte. Nessun altro sportivo ha lo stesso trattamento.

Seduzione, mediazione-sempre oliate da opportunità economiche-, contrapposizione violenta, attacco alla reputazione personale professionale, strumentalizzazioni e induzione di crisi attraverso alleati potenti, terra bruciata, esilio. Esilio che equivale alla morte, rammentandoci un pezzo dell’operazione Condor ma anche il modus operandi della criminalità organizzata. Sarà una similitudine dura, ma basta chiedere a qualsiasi esperto del ramo. Non a caso Maradona rivolge ai suoi nemici l’accusa di mafia: aveva intuito il metodo.

Anima nera del Nuovo Ordine Mondiale    

KISSINGER ebreo askenazita diviene l’ Anima nera del nuovo ordine mondiale, che sta andando in pezzi solo adesso per diventare, probabilmente, qualcosa di ancora più spaventoso.  La parte più importante della carriera di Kissinger inizia alla fine della seconda guerra mondiale quando, agente dei servizi segreti militari in Germania, arruolò molti gerarchi nazisti (ed aiutò altri a scomparire) nelle fila delle aziende, dei laboratori scientifici, nell’esercito e nello spionaggio americano.

Il neo fascismo, il neonazismo europeo, la massoneria, il Vaticano e persino la mafia furono i suoi interlocutori, le sue amicizie, le sue alleanze, le sue decisioni e i suoi intrighi. E lui, sempre lui,  a coordinare gli sforzi di oltre mezzo secolo del sanguinario imperialismo americano. Più di 1500 scienziati e tecnici nazisti con le loro famiglie vengono trasferiti segretamente negli USA, sotto la guida dell’avvocato della famiglia Rockfeller, Allen Welsh Dulles, che al contempo assolda Reinhard Gehlen, ex spia al servizio del Fuhrer, per arruolare i veterani delle S.S. e della Gestapo in una nuova agenzia segreta, l’organizzazione Ghelen finanziata dagli USA, che agisce di concerto con la neonata CIA.

Tra i collaboratori di Gehlen spicca il nome di Youssef Nada, che molti anni dopo, con la sua Bank Al- Taqua, verrà coinvolto nelle inchieste sul finanziamento dell’attacco dell’11 settembre alle torri gemelle di New York.

Legame tra ebraismo e liberalismo in KISSINGER

Gli ebrei  askenaziti  sono  i discendenti delle comunità ebraiche di lingua e cultura yiddish stanziatesi nel medioevo nella valle del Reno. In ebraico medievale Aškenatz era il nome della regione franco-teutonica del Reno e ashkenazita significa germanico. Dal III secolo d.C. gli askenazi dell’Ucraina  e Crimea si convertirono al giudaismo e a partire dal IX secolo furono considerati askenazi i popoli di religione giudaica che parlavano Yiddish, vivevano nell’Europa orientale e che si erano uniti agli ebrei della diaspora. Ashkenazita è pertanto sinonimo di ebreo orientale, del Nord est Europa e nei due secoli XVIII secolo e XIX secolo ha dato vita a un forte flusso migratorio ashkenazita verso gli USA. 

Con loro emigrò anche il pensiero gnostico. La gnosi  nacque in ambienti ebraici mediante la confluenza tra la filosofia platonica e tradizioni Caldee,Egiziane e  Babilonesi  incontrate dagli ebrei durante i loro storici esili. Fu proprio la gnosi che fornì al popolo ebreo una spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e, di conseguenza, la fine della religione ebraica. Un Dio malvagio, un demiurgo platonico aveva ingannato gli ebrei che si erano fermati  ad interpretare la Bibbia in senso letterale. Doveva pertanto esserci un linguaggio nascosto che solo pochi potevano conoscere attraverso una scienza esoterica, la gnosi appunto.

Gli illuminati potevano, quindi, infrangere le leggi imposte dal demiurgo senza peccare, anzi: essi dovevano infrangerle per spezzare l’inganno ed essere liberi.

Quando l’ebreo migrante incontra negli USA la dottrina ufficiale del regno britannico che è il rifiuto del logos e  delle sue conseguenze (le leggi morali e religiose) si  afferma la legge del più forte. La ragione incapace di cogliere le verità metafisiche corrisponde, negli Stati Uniti, all’ideologia liberal.

Henry Kissinger, ebreo ashkenazita, è l’uomo che incarna tutto ciò, una sintesi perfetta dell’uomo che vuole piegare la realtà al suo volere, vuole piegare Dio. Non  ha mai nascosto di considerarsi un accademico “prestato“ alla politica. Pupillo di Nelson Rockfeller, ha sempre sottolineato che l’attività di insegnamento e di ricerca svolta alla Harvard  university per decenni era il lavoro che amava di più, anche perché gli fornì le basi per impostare la sua condotta negli anni che lo videro protagonista sulla scena mondiale.

Il concetto di “ordine mondiale” è al centro degli interessi Kissingeriani sin dagli albori della sua carriera accademica, quando si laureò a Harvard  (Università Liberal) con una tesi di dottorato su Metternich e il congresso di Vienna. Fu ad Harvard che incontrò il futuro direttore di circo globalista Klaus Schwab.  Ma prima che Kissinger trasformasse Schwab nell’uomo di Davos che è oggi, Kissinger divenne un agente della dinastia Rockefeller. Dal 1954 al 1958, Kissinger fu direttore degli studi speciali del Fondo Rockefeller Brothers.

Kissinger affermava che “l’indispensabile ordine mondiale… è fondamentale per il consenso americano” e che le Nazioni Unite “sono la prova della nostra convinzione che i problemi che hanno un impatto mondiale debbano essere affrontati attraverso istituzioni globali nella loro portata”.

Kissinger era convinto che a un nuovo ordine mondiale si doveva arrivare o per convinzione o per costrizione, l’unica alternativa sarebbe stato il caos.

Il nuovo ordine mondiale è l’estensione post illuminista-tecnocratica-positivista del sogno di uniformizzare   il mondo intero: tutti fratelli, tutti  uguali, tutti liberi, tutti felici, ricchi belli e sani. Solo, un po’ meno di numero……. Alla  fine degli anni 60 negli USA Henry Kissinger and friends devono  impedire la crescita demografica negli altri paesi e quindi finanziare la contraccezione e l’aborto all’estero.

NUOVO ORDINE MONDIALE          

  • Le ragioni proposte per avviare il NOM;
  • Gli obiettivi dichiarati;
  • I mezzi utilizzati;
  • I risultati generati.

così avremo chiara la preoccupazione dei firmatari del documento a cui ci si riferisce.

  • le ragioni proposte per l’avvio del NOM furono molto umanamente condivisibili, come peraltro tutte le utopie illusorie e demagogiche: troppe diseguaglianze ed ingiustizie al mondo e pertanto troppi rischi di conflitti. Troppe disparità della distribuzione della ricchezza, troppe diversità culturali, troppe diversità religiose, troppe diversità di governo democratico o tirannico, troppi sovranismi-nazionalismi. Troppa crescita della popolazione, soprattutto. Troppi esseri umani e conseguente insostenibilità per l’ambiente, troppi bimbi e troppo poche coccinelle…
  • Gli obiettivi dichiarati del NOM che era formulato “per il bene comune universale“ furono conseguentemente: la omogenizzazione delle culture, la relativizzazione delle religioni (soprattutto quelle dogmatiche), freno alla natalità con tutti i mezzi, fine dei nazionalismi, orientamento al mercato globale.
  • Gli strumenti utilizzati furono: la crescita di organismi internazionali governativi e non (ONU, FAO, WTO, OMS, UNESCO, BANCA MONDIALE, FMI, UNICEF……), la creazione di strutture diplomatiche non ufficiali e parallele (es. Banche internazionali…..), azioni non ufficiali necessarie ad accelerare il processo (fine della guerra fredda e il crollo del muro di Berlino, in Italia Tangentopoli con conseguente fine della prima Repubblica, nella chiesa il Vaticano II e i suoi sviluppi, ecc.) . È necessario precisare quali sospetti gravano talvolta su questi organismi internazionali: la FAO controlla l’economia dei paesi poveri (Che fanno troppi figli, secondo gli standard). L’UNESCO è il Vaticano laico-razionalista che “controlla“ le condizioni di pace, sicurezza, istruzione, scienza, cultura, giustizia, libertà e che magari spesso impone un umanesimo “scientifico“. Il FMI Finanzia quello che vuole, perciò, magari senza volerlo, finanzia la pianificazione familiare. L’Unicef si direbbe che ogni tanto, per sbaglio naturalmente, possa sostenere l’aborto procurato, i contraccettivi, l’educazione sessuale dei bambini, l’indottrinamento gender, etc .
  • Per realizzare gli obiettivi dichiarati con questi strumenti, furono utilizzati modelli di convincimento quali le grandi conferenze internazionali, preparate da Think Tank e Fondazioni varie. Ne ricordo solo qualcuna perché sono state moltissime.

Rapporto di Kissinger del 1974

Il rapporto di Henry Kissinger del 1974, rimasto per molto tempo secretato, spiegava che per mantenere la loro potenza nel mondo gli Stati Uniti dovevano impedire la crescita demografica negli altri Paesi e quindi finanziare la contraccezione e l’aborto all’estero. E questo è quello che è accaduto.  . Il documento inteso come The Kissinger Report si chiama per l’esattezza NSSM 200, cioè «National Security Study Memorandum 200 Implications of Worldwide Population Growth for U.S. Security and Oversea».

Per chi non conosce l’inglese: «Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti (e i loro interessi) oltremare». Tutto cominciò quando imperversava quello che l’economista e demografo Colin Clark chiamò in un suo famoso libro (edito da Ares) «il mito dell’esplosione demografica», la cui «bomba» era stata lanciata in quel torno di tempo dal ben più famoso Club di Roma.

Nell’agosto del 1974 si tenne a Bucarest un vertice mondiale sulla popolazione organizzato dall’Onu. Qui la delegazione statunitense venne praticamente sconfitta quando molti Paesi meno sviluppati si resero conto che la “crescita demografica” da “ridurre” era la loro. In soldoni, troppi poveri nel mondo, proletari nel senso pieno e non solo marxistico del termine, cioè abbondanti solo di prole. Che, nelle teorie (meglio: congetture) malthusiane e neomalthusiane sono esseri umani provvisti solo di bocca da sfamare. Ma le teste d’uovo di Washington non demorsero. Presidente era Nixon e segretario di Stato Kissinger.

Il Consiglio di Sicurezza Usa, che da Kissinger dipendeva, si mise al lavoro in sordina e nel dicembre dello stesso anno produsse l’NSSM 200, documento segreto che si desecretò automaticamente nel 1989. Nixon era, come tutti a quel tempo, seriamente preoccupato per la “bomba demografica” e già nel 1972 aveva istituito una commissione di studio affidandola a John Rockefeller. Ma quando sul suo tavolo si vide arrivare i “suggerimenti” per ovviare al problema, da buon repubblicano buttò tutto nel cestino. 

Nixon, com’è noto, dovette di lì a poco dare le dimissioni in seguito allo scandalo Watergate e il 16 ottobre 1975 il Rapporto Kissinger finì sul tavolo di Gerald Ford. Un passaggio del Rapporto recita: «I Paesi che lavorano per colpire i livelli di fertilità dovrebbero avere la priorità nei programmi di sviluppo e nelle strategie sulla salute e l’educazione che hanno un effetto decisivo sulla fertilità. La cooperazione internazionale dovrebbe dare la priorità all’assistenza di questo genere di sforzi nazionali». Il resto è storia, una storia che tutti conoscono.

Se gli Usa abbiano effettivamente seguito il Piano stilato nel 1974 non si sa. Però è un fatto che il neomalthusianesimo non ha mai più smesso di procedere con una  potenza di mezzi mai vista. Che poi abbia convinto i popoli sviluppati e molto meno gli altri fa parte della sterminata collezione di boomerang che gli apprendisti stregoni hanno nella loro panoplia. L’ingegneria sociale apre sempre vasi di pandora e crea guai molto più estesi di quelli che voleva evitare.

Seguono:

  • CONFERENZA DI RIO DEL 1977 sul NUOVO ORDINE MONDIALE
  • Club di Roma del 1978 sui nuovi obiettivi dell’umanità.
  • Una seconda conferenza di Rio nel 1992 sull’ecologia per la terra
  • La conferenza di Vienna del 1993 sui diritti umani.
  • Conferenza del Cairo del 1994 su popolazione sviluppo
  • Conferenza di Pechino nel 1995 sul ruolo della donna
  • Conferenza di Copenhagen del 1995 sul nuovo sviluppo sociale
  • Conferenza di Istanbul del 1996 sul nuovo habitat nel mondo
  • Conferenza di Roma, sempre nel 1996, sul problema alimentare
  • Conferenza di New York nel 2000 sui problemi del millennio
  • Conferenza Johannesburg nel 2001 sullo sviluppo sostenibile.
  • Nel 2001 c’è l’attentato alle torri gemelle e si ferma (apparentemente ) tutto.

Conseguenze

I risultati generati, più evidenti, furono: il crollo delle nascite, ma solo nel mondo occidentale. Il conseguente inizio del crollo della crescita del Pil, subito compensato dal lavoro e crescita del consumismo individuale, delocalizzazione produttiva in paesi a basso costo di produzione. Invecchiamento della popolazione e conseguente crescita dei costi fissi legati all’invecchiamento (pensioni e sanità) assorbita  da una forte crescita delle tasse.

La separazione del mondo in due aree: Occidente consumatore e non più produttore, oriente produttore. Crisi economico finanziaria globale che ha generato debito insostenibile, squilibri geopolitici, economici (petrolio), caos,etc. E persino ha provocato il famoso peggioramento climatico ambientale grazie a iper consumismo in Occidente e iper produzione (a basso costo, perciò senza attenzione all’inquinamento) in Asia e Pseudo pandemia COVID generata in Cina.

Da non trascurare il problema sanitario e i suoi costi cresciuti troppo a causa dell’invecchiamento della popolazione.. tutto questo disordine nasce dalle iniziative del NOM, In specifico quella relativa al controllo delle nascite e dunque il crollo della natalità in Occidente. La lezione avrebbe dovuto essere quella che non si possono negare le leggi naturali della creazione, invece la reazione è stata, purtroppo anche da parte della chiesa, molto complicata e disorientante,………… si arrivò persino  ad una disobbedienza pubblica di una parte consistente dell’episcopato nord europeo.

La stessa chiesa con LAUDATO SÌ ha tutelato l’ambiente e il clima in maniera esagerata e fuorviante.

 Nuovo disordine mondiale e morale

Invece di un nuovo ordine si è creato un nuovo disordine mondiale e soprattutto morale. Stavolta drammatico e globale. Con qualche sospetto in più sulla condivisione dell’autorità morale che scrive  Laudato sì  con noti malthusian- ambientalisti Americani e qualche teologo disoccupato.

Papa Benedetto XVI, nella sua ultima intervista concessa a Peter Seewald, parla apertamente di dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche e di forza spirituale dell’anticristo operante nella società moderna: La società moderna sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale.“

Le ideologie apparentemente umanistiche ci presentano un nuovo umanesimo che abbiamo visto evocare da molti-(anche dall’ex premier Conte), ma  abbiamo visto che nella maggioranza dei casi non sanno ciò di cui stanno parlando. Si doveva celebrare un nuovo umanesimo anche ad Assisi nel marzo del 2020 ( Economy of Francesco). Ma si può pensare di umanizzare ciò che prima non è evangelizzato? O si sta pensando ad un umanesimo pagano (amazzonico)?

Ci può essere un umanesimo senza Dio cioè senza il creatore di ciò che è “umano“? L’umanesimo cristiano si fondava sulla conoscenza della natura umana (fatta di anima, corpo, intelletto), sul dogma del peccato originale, sulla necessità della redenzione, dei sacramenti e della grazia.

La crisi della cristianità, facendo eclissare la verità del peccato originale e della redenzione, anzitutto dis- umanizzato. Il vecchio umanesimo cristiano permettendo che fosse corrotto dal luteranesimo (il quale nel momento in cui giustifica il peccato dichiara corrotta la natura umana e rifiuta la ragione), dal giansenismo (che nega il libero arbitrio), dal cartesianesimo (che nega leggi naturali ed autorità), dal Rousseaunismo (Che impone il mito del buon selvaggio). Pertanto è ormai evidente che quando oggi parliamo di nuovo umanesimo lo si fa non riconoscendo la creazione, il peccato originale e la redenzione.

Questo è il cuore dal quale sgorga ogni altra corruzione morale, soprattutto il convincimento che è la miseria materiale a creare la miseria morale. Così l’umanesimo diventa un trucco per giustificare il materialismo dell’uomo moderno e le sue debolezze morali, separando corpo ed intelletto e ignorando l’anima, separando fede dalle opere, negando le virtù e i meriti. Con uno sguardo che non vuole essere apocalittico, non si intravede all’orizzonte, nessuna forza realmente consistente, in grado di contrastare le dittature evocate da Papa Benedetto XVI.

Soprattutto, in questi tempi ultimi, non si vede la reazione delle autorità morali. Non sono ancora chiare le forze reali degli attori in gioco. L’elemento che è probabilmente nuovo, e inatteso, è il ruolo della “nuova filantropia“ che sta emergendo prepotentemente, cioè “la carità senza la verità“ che sembra cercare di soddisfare l’essere umano nel suo bisogno di aiuto provvidenziale con la provvidenza privata che sostituisce  quella religiosa.

La filantropia si inserisce tutta d’un tratto nel sistema che stiamo osservando e stiamo vivendo, dimostrando che la “carità“ laica è più efficiente di quella religiosa (anzi è per colpa di quella religiosa, che spreca, dissipa, persino a volte corrompe, eccetera). La filantropia è uno strumento ancora poco comprensibile, e immagine per fare il business, gode di esenzioni fiscali elevate (credito d’imposta fino al 50%), in soldoni vale una cifra elevatissima (300 Mid$). Ma si direbbe anche essa orientata al controllo delle nascite e all’immancabile tutela dell’ambiente.

È in mano a TYCOON GNOSTICI, come il sedicente cattolico Bill Gates che, in aperto contrasto coi più autentici valori cristiani, è sponsor delle Lobby LGBT, della cultura abortista e transgender, dell’ecologismo asfissiante, dell’immunizzazione globale scientista e dell’intelligenza artificiale in campo militare

Ecco proprio questo meriterebbe tutta la nostra attenzione. È su questo che si gioca il nostro futuro di sopravvivenza. Questo nuovo umanesimo ha un particolare profumo di eresia e di utopia, di ingegneria sociale sposata con la filantropia restitututiva. Siamo solo agli inizi, ma le piattaforme, l’intelligenza artificiale, eccetera presuppongono un potere spaventoso.

Persino lo  stesso Kissinger negli ultimi tempi era spaventato dall’intelligenza artificiale.

Ora che KISSINGER è morto… Speriamo…

Una società veramente buona per l’uomo deve avere delle condizioni naturali e delle  verità morali  come  la natura eterosessuale, monogamica e indissolubile del Matrimonio, la sacralità della vita umana dal concepimento alla morte naturale e l’immoralità della contraccezione .

Tutto quello che è innaturale, che nega leggi naturali evidenti che rappresentano la sintesi della genesi (Dio creò l’uomo e la donna, andate e moltiplicatevi, asservite  la terra e ogni essere vivente) oggi è pensiero dominante. La famiglia è stata ed è osteggiata perché compete con lo Stato il quale non vuole che la famiglia impartisca ai suoi membri una educazione individuale, soggettiva, troppo pericolosa nel globale che deve avere culture uniformi In tal senso la famiglia è considerata sovranista, egoista……. Va distrutta. Se ignoro le leggi naturali della genesi divina, rompo l’equilibrio producendo caos ignorando e contraddicendo l’ordine.

I tycoon gnostici lavorano febbrilmente Per un governo mondiale e filantropico con la volontà di rimodellare l’umanità. Siamo ormai di fronte ad un’Europa a guida protestante e laica, non più cattolica, non si intravedono cattolici che producano idee e proposte per  i nostri tempi. Lo scenario auspicato dal mondo gnostico è un mondo ambientalista e meticciato.

Che cos’è l’ambientalismo ecologico?

Aldilà delle definizioni populistiche (quello che salverà il futuro dei nostri figli…) O opportunistiche (il business nella green economy), l’ambientalismo deve essere la religione universale che sincretizza tutte le altre nella “religione della terra“ e su quella fa convergere la fede. Ma questo implica che si imponga un governo globale totalitario onnipotente che legifera e controlla tutto, incluso ciò che è etico e non. Il principio base dell’ambientalismo è considerare l’uomo come “cancro della terra“, che la sfrutta avidamente e irresponsabilmente. Ma non è proprio così; l’uomo ha sempre perfezionato, nei suoi limiti, il creato, a trasformato il deserto in Oasi e la giungla e giardini.

Lo scopo dell’uomo non era saccheggiare distruttivamente la terra ma lavorarla e farla produrre per provvedere ai suoi bisogni. Certo l’uomo, nella modernità, grazie al prevalere dell’eresia e alla esaltazione della sua capacità tecnica, si è corrotto e spesso ne ha abusato, ma invece di colpire l’abuso si è cambiata la legge. L’ambientalismo di oggi nasce grazie a l’iper-consumismo in Occidente e iperproduzionismo in oriente. Per crescere i consumi e dare l’illusione di ricchezza si doveva crescere il potere di acquisto in Occidente abbassando i prezzi, questo per compensare il crollo delle nascite.

La sintesi potrebbe essere che la soluzione ambientalista, malthusiana, gnostica e pagana auspicata da certi ambienti internazionali , porterà ad un governo mondiale. Per realizzare questo progetto è indispensabile avere in qualche modo l’appoggio della chiesa. Kissinger, quando era segretario di Stato, si recò da Paolo VI il 7 luglio 1974 e più tardi si incontrò anche con Giovanni Paolo II il 20 ottobre del 1979.

Ma è  solo Papa Francesco con Laudato Sì (Capitoli 164 e 165) che si arriva ad auspicare un governo mondiale, una autorità politica mondiale, per risanare l’economia, regolare i flussi migratori e per l’ambiente.

L’unica soluzione è ritornare a Dio per ritornare all’ordine. Restaurare la civiltà cristiana sul fondamento della verità perenne e immutabile che è Cristo. Oggi sembra un progetto irrealizzabile, eppure è  l’unico veramente alternativo a quello anticristico della dittatura mondiale.

ADDIO KISSINGER: MA COSA CI HAI LASCIATO?

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

DALLA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME AL GENOCIDIO IN PALESTINA. Analisi delle Origini del Giudaismo

DALLA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME AL GENOCIDIO IN PALESTINA. Analisi delle Origini del Giudaismo

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Nell’immagine di copertina Francesco Hayez – particolare della Distruzione del Tempio – Galleria dell’Accademia di Venezia

di prof. ssa Paola Persichetti

Tempio di Gerusalemme, cuore dell’ebraismo, violentemente e misteriosamente ridotto in cenere dai romani, contro la loro stessa volontà, nell’estate dell’anno 70. Da allora, e pianto tre volte al giorno dal pio ebreo con la straziante preghiera “possa essere la tua volontà che il tempio sia presto ricostruito nei nostri giorni!“ ogni anno-preceduto da 10 giorni di astensione dal vino, dalle carni, dal rifiuto di tagliarsi barba e capelli-ecco il rigoroso digiuno del 9 di Av ( 10 Agosto), con i neri addobbi sull’armadietto che custodisce i rotoli del pentateuco.

È il giorno in cui si commemora la rovina totale, quando il sacrificio a Dio del mattino e della sera, con l’Olocausto delle vittime sull’altare, terminò per sempre. È chiaro che nessun lettore si chiederà perché abbiamo intenzione di dedicare tanta attenzione al tempio di Gerusalemme in questo periodo di guerra tra Israele e Palestina.

“Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni” (Matteo 26,59-61)

Il tempio di Gerusalemme non era solo il monumento principale, il tempio era Gerusalemme stessa, anzi era Israele tutta intera e la sua rovina significò la rovina della nazione, Il passaggio dall’ebraismo ad una nuova fase, detta del “giudaismo”, che dura tuttora (malgrado il ritorno, ma “senza Messia“, in Palestina; e malgrado certi progetti attuali di ricostruzione di cui parleremo).

Quella distruzione significò la scomparsa fisica, o almeno, la perdita di significato dell’intera classe sacerdotale, con i sadducei che soprattutto la componevano, e il passaggio all’economia della sinagoga; la quale è un surrogato di necessità, dove a Dio si offrono le parole della preghiera ma non più le vittime sacrificali e dove si è fatto presto quasi assoluto il dominio dei farisei.

Su quell’alta acropoli a est di Gerusalemme – quel monte Moria sul quale fu traslato il nome di Sion per indicare la città, anzi la nazione intera-non ci si limitava a invocare l’eterno, ha immolare a lui cataste di animali.

Li – nella vuota, inaccessibile stanza del Sancta Sanctorum, dove solo il sommo sacerdote poteva penetrare una volta l’anno – lì era allo sgabello di Jahvé, il trono dove abitava la Shekinah, la sua presenza gloriosa. Per Israele, il tempio era tutto: non soltanto sul piano religioso, ma anche su quello sociale, economico. Basti ricordare che, quando fu terminato, nel 64 d.C., sei anni prima della distruzione, 18.000 lavoratori restarono disoccupati.

La legge prescriveva di venirvi in pellegrinaggio tre volte l’anno, a Pasqua, a Pentecoste, per la festa delle Capanne. Anche gli ebrei dispersi nel mondo rispettavano il precetto, spesso aldilà della misura minima obbligatoria per essi di almeno una volta nella vita. Così, sulla grande spianata esterna, aperta a tutti, nella successione dei cortili riservati agli ebrei, era tutta la nazione che si incontrava, si scambiavano notizie,si discuteva sulla scrittura, si confermava nella solidarietà e nella fede. Per gli abitanti di Gerusalemme, poi, quel luogo assolveva le funzioni quotidiane svolte dall’agorà nelle città greche, dal foro in quelle romane, da quella che sarà la piazza nei comuni del medioevo cristiano. Dobbiamo aggiungere, però, agli usi legittimi di luogo di incontro, anche quell’aspetto sfacciatamente commerciale che susciterà la ben nota ira e la conseguente reazione violenta di Gesù.

Pianto di Gesù sulla città santa

Il pianto di Gesù sulla città santa è, in realtà un pianto sul tempio, dal quale Dio si allontanerà lasciando deserta la sua “casa“ che era stata anche la casa di tutti gli israeliti. “Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta!“ (Matteo 23,37-38).

Procediamo oltre: verso il mistero. Sarà interessante interrogarsi sul significato che l’immane edificio ebbe non solo per l’ebraismo a esso contemporaneo, non solo per Gesù, non solo per i tempi della primitiva comunità cristiana di origine ebraica; ma sul significato enigmatico che dopo la sua distruzione radicale, nel 70 assunse sia per il giudaismo superstite che per il cristianesimo. Forse il tempio continua ad assolvere la sua funzione sacra di testimonianza a Dio anche da quando è ridotto al ricordo.

Come ha scritto Guido Cavalleri, un biblista ormai scomparso e che alla competenza scientifica affiancava quella consapevolezza religiosa indispensabile per il credente che legge la scrittura: “sulla spianata di Gerusalemme, nei resti di quello che fu il santuario della città santa, la fede scorge l’adempimento di profezie che ne fanno un segno visibile finché i tempi dei pagani non siano compiuti“.

La citazione che Cavalleri dà  alle parole scritte in  neretto è del testo di Luca, il quale, unico tra gli evangelisti, nel discorso escatologico attribuisce al Cristo una predizione: “Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti” (21,24).

I “tempi dei pagani“ sono questi nostri, è tutta la storia della morte e resurrezione del Cristo sino al suo ritorno quando, tra i segni che l’annunceranno-assicura Paolo-vi sarà l’ingresso nella chiesa dell’intero popolo ebraico: Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’ostinazione di una parte di Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato… (Romani 11,25-26).

Per tornare alla profezia di Gesù secondo Luca, calpestare Gerusalemme è sinonimo di calpestare il suolo del tempio, visto che la città era santa proprio perché ospitava quel luogo santo per eccellenza, il trono dove abitava lo spirito di Dio. Ed è davvero singolare che, sino a ora-dunque, per più di 2000 anni-la profezia appaia esattamente adempiuta. E, prima, adempiuta malgrado gli ebrei; in seguito per loro volontà stessa. Vediamo.

Il cortile dei gentili

Sul muro dove terminava il grande cortile dei gentili, aperto a tutti, stavano vistose lapidi in ebraico, greco e latino: le stesse lingue cioè del cartello che Pilato fece appendere sopra la croce del Nazareno. Quelle lapidi avvertivano solennemente che chi, non ebreo, avesse varcato quel limite, sarebbe stato messo a morte. Con la caduta di Gerusalemme, la situazione inopinatamente si rovescia: l’imperatore Adriano, al termine della seconda rivolta giudaica, cambia addirittura il nome della città latinizzandolo in a Aelia Capitolina; e sulla spianata del Tempio – raso al suolo mezzo secolo prima da Tito- fa innalzare statue degli dei pagani.

Dove era stata la porta sud, quella verso Betlemme fa piazzare una testa di porco: era all’insegna della 10ª legione Fretensis, che presidiava le rovine della città; ma era anche un insulto feroce a un popolo per il quale il maiale era l’animale impuro per eccellenza, un simbolo del diavolo stesso.

Già dal 70, il tributo che gli ebrei, anche nella diaspora, dovevano versare per il tempio continuava a essere riscosso, ma per andare a favore non più della casa di di Jahvè, ma di quel tempio a Giove sul Campidoglio di Roma dove Tito aveva concluso il suo trionfo deponendo, davanti all’altare di Zeus, le spoglie che nel santuario di Gerusalemme era riuscito a salvare: il grande candelabro d’oro a sette braccia, la tavola, in oro massiccio, per i panni della preposizione, un esemplare della Torah, la legge ebraica.

Soprattutto, Adriano espelle dalla sua Aelia Capitolina e dai dintorni, per un largo giro intorno, tutti gli ebrei; non potranno riavvicinarsi alle mura né tantomeno varcarle se non vorranno essere uccisi sul posto. Dove solo i circoncisi potevano entrare, ora possono entrare tutti, tranne i circoncisi.

Chiese sulla spianata che fu del tempio

Con Costantino, anche sulla spianata che fu del tempio, come in tutta Gerusalemme, i cristiani elevano le loro chiese (e fallirà, il tentativo di  riedificarvi il santuario ebraico durante l’effimera restaurazione degli antichi culti sotto Giuliano l’Apostata).

Ma ecco, nell’VIII secolo, l’invasione degli arabi che, della spianata fanno luogo fra i più sacri dell’islamismo. Cioè, “il nobile recinto sacro“. In effetti, i musulmani affermano che anche Maometto volle riconoscere la santità di Gerusalemme e, in particolare, del luogo dove sorgeva il tempio al Dio unico.

Dunque, avvicinandosi la morte, il profeta sarebbe volato sin quì-dove l’attendevano Abramo, Mosé e Gesù – sulla sua giumenta alata, Burak, e da qui sarebbe asceso al cielo; qui, dunque, in quello stesso VIII secolo, attorno alla roccia che era stata altare per i sacrifici ebraici, i musulmani costruirono la moschea detta di Omar e, pochi decenni dopo, la moschea “la remota“, in quanto era allora la più lontana dalla Mecca.

Ma il 15 luglio del 1099 (e per 88 anni, sino al 1187) ecco irrompere qui l’esercito dei crociati che trasformarono la moschea di Omar in chiesa e la moschea “La remota“ prima in palazzo per Baldovino, il re latino di Gerusalemme, e poi in “gran capitaneria“ per i cavalieri dell’ordine detto “del tempio“ proprio per il luogo dove era ubicata la loro casa madre. Ritiratisi cristiani, le costruzioni tornarono al culto musulmano, al quale ancora adesso appartengono.

Gli ebrei ritornano 1967

Quando, nel 1967, gli ebrei ritornarono, con le armi, in possesso anche di questa parte di città, dopo quasi 2000 anni da che non avevano più avuto il controllo di Gerusalemme, il generale Moshé Dayan – a nome del governo di Israele -rassicurò gli arabi islamici sul libero, anzi esclusivo, godimento della spianata. E non solo per ragioni politiche, per evitare cioè l’ulteriore esasperazione dei vinti che qui hanno il loro luogo più sacro dopo la Mecca; ma soprattutto per ragioni religiose, tutte ebraiche. In effetti, da quando il tempio fu distrutto, gli ebrei si sono sempre vietati di accedere al luogo dove sorgeva, perché affermano di non essere più in grado di stabilire dove fosse ubicata la sala vuota del Sancta Sanctorum.

Non entrano nella spianata, dunque, perché temono di calpestare un luogo che nessun piede umano può più toccare da quando, con la fine dei sacrifici e del sacerdozio che vi era dentro, non c’è più un sommo sacerdote che, unico, poteva lasciare lì le sue orme.

È davvero sorprendente: tutto ciò sembra confermare la profezia che Luca attribuisce a Gesù e secondo la quale, sino alla fine dei tempi, solo i“Pagani“ (cioè, unicamente i non ebrei) “calpesteranno Gerusalemme“: calpesteranno quel luogo, che tutta la riassume, che è la spianata del Tempio. Gli ebrei, anche di oggi, che pure qui hanno di nuovo la loro capitale, si limitano a radunarsi nella sinagoga all’aperto ricavata davanti al muro che – significativamente-si chiama “del pianto“. Dove davvero si piange, e con alti  lamenti, sulla giornata in cui i romani distrussero quella casa di Dio.

Per impulso di un Dio

“ Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: “non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta “. (Matteo 24,1-2).

“Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccogli i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa e lasciate a voi deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino a quando non direte: benedetto colui che viene nel nome del signore!“(Matteo 23,37-39).

Ecco dunque il cuore del mistero-davvero inquietante-nel quale vogliamo inoltrarci: è un fatto che oggi, al posto del grande santuario, non vediamo che è una spianata sulla quale sorgono le moschee di una fede sorella e al contempo antagonista come la mussulmana; ebbene, quel fatto corrisponde a una profezia di Gesù . Quelle rovine potrebbero essere davvero un segno, muto e al contempo eloquentissimo (“se questi taceranno, grideranno le pietre“ Luca 19,40), della verità messianica del Galileo. Non si dimentichi che il tempio distrutto nel 70 d.C. era il terzo costruito su quella stessa spianata dagli israeliti: era logico supporre che la loro fede indomita e che gli sforzi di tutto quanto il popolo non avrebbero esitato a ricostruir un quarto.

E, infatti, pare che si tentasse di farlo nel 132 d.C., al tempo della seconda rivolta, ma ne mancò il tempo per la controffensiva romana, ancora una volta vittoriosa e devastatrice.  Si cominciò ancora una volta a riedificarlo nell’anno 362 con l’aiuto, questa volta, dall’imperatore stesso, Giuliano detto L’ Apostata, che sembra fosse spinto proprio dal desiderio di aiutare gli ebrei a smentire quelle profezie del Vangelo di cui dicevamo. Ma quella ricostruzione dovete essere subito interrotta per una sorta di misteriosa opposizione divina: è una storia affascinante (e forse troppo trascurata) sulla quale dovremmo tornare.

E sarebbe interessante parlare anche del riemergere di progetti di riedificazione proprio nell’Israele di questi anni: ma, per non anticipare diremo solo che alle molte altre difficoltà (frapposte, tra l’altro, dagli ebrei ortodossi) si aggiunge quella terribile che toccare quel luogo ormai sacro all’Islam, demolendo tra l’altro (ne’ si potrebbe fare altrimenti) due delle moschee più venerate, scatenerebbe una “guerra santa“ rispetto alla quale l’opposizione musulmana vista sinora non sarebbe che un pallido anticipo.

Comunque sia, a rendere inquietante e dal suono misterioso la profezia di Gesù sulla rovina imminente e definitiva del tempio concorrono anche le circostanze in cui quella rovina avvenne, circostanze che ci sono narrate da un testimone insospettabile come Giuseppe Flavio, il capo ebreo  passato ai romani e divenuto storico della loro vittoriosa campagna, ma senza rinnegare la fede dei padri. Anzi, restandone infaticabile convinto apologeta sino alla fine.

La misteriosa ed enigmatica testimonianza di Giuseppe Flavio

Giuseppe Flavio discendeva da una famiglia illustre e aveva 29 anni quando scoppiò la prima rivolta contro Roma. Diresse la difesa della Galilea e, dopo il disastro delle sue truppe, fu tra i pochissimi superstiti cui fosse risparmiata la vita. Condotto prigioniero davanti al comandante in capo, Vespasiano, gli profetizzò che sarebbe divenuto imperatore. Quando questo avvenne davvero, due anni dopo, gli fu ridata la libertà e come interprete ed esperto di cose ebraiche, visse a fianco del nuovo responsabile delle operazioni dell’esercito romano, Tito, il figlio di Vespasiano.

Dopo la distruzione di Gerusalemme e la rovina definitiva di Israele, si stabilì a Roma dove, con La guerra giudaica, descrisse l’immane tragedia di cui era stato prima protagonista e poi testimone tra il 66 e il 70.

Si avverte subito qualcosa di enigmatico, di misteriosamente provvidenziale nel fatto che non solo sia stata scritta, ma ci sia stata conservata una simile testimonianza di uno, che certamente cristiano non era, su ciò che Gesù ha detto e profetizzato. A rendere ancora più strano il caso c’è il fatto che la maggior parte della storiografia antica è andata perduta, non è riuscita giungere sino a noi nello sfacelo dell’antichità e nell’incendio, nella dispersione di biblioteche e archivi.   Una sorte che avrebbe potuto seguire anche “la guerra giudaica“ visto che l’edizione originale, in aramaico, ottenne una diffusione limitatissima, anzi fu intercettata e distrutta quando era possibile dalle superstiti comunità ebraiche sparse nella diaspora che non perdonavano a quel “traditore“ di essersi “venduto“ ai romani.

Il caso di Giuseppe Flavio ci pone di fronte ad un vero reportage giornalistico dove il giornalista, per giunta, non è un anonimo, ma è uno dei figli più illustri della casta sacerdotale e nobiliare e ebraica. Giuseppe era nato a Gerusalemme stessa: il padre era membro della prima delle 24 famiglie sacerdotali, la madre veniva dalla stirpe reale degli Asmonei. È particolarmente significativo il passaggio di un simile ebreo a fianco dei romani. Certamente non fu una diserzione per aver salva la vita: egli aveva resistito ben 47 giorni, con un vigore un ardimento che stupirono lo stesso Vespasiano e che furono tra i motivi per cui venne risparmiato. Inoltre quel suo esporsi a fianco dei romani costava la prigionia a tutti i suoi familiari, restati intrappolati dentro Gerusalemme.

Ciò che spinse Giuseppe nel campo nemico, non significò l’abbandono di una fede alla quale rimase sempre fedele, ma fu piuttosto la persuasione che era necessario fare un atto di sottomissione nei confronti degli assedianti: “Io credo che Dio abbia ormai abbandonato questo luogo sacro e sia passato dalla parte dei romani che voi ora combattete“ fu il suo grido.  Di lui possiamo dire che era “un vero israelita“ fedele alla legge, ma che mostra di aver compreso che si è di fronte ad un senso di rovina e di distruzione finale che è quello dei Vangeli stessi.

Tutto il racconto della guerra giudaica dato da Giuseppe Flavio si svolge sullo sfondo inquietante delle profezie che incombono su Israele ed in particolare su Gerusalemme; e, in modo particolare ancora, su quel tempio che Tito, a ogni costo, cercherà invece di salvare. I romani si adoperarono per preservare il tempio per una sorta di sgomento davanti a quel Dio misterioso e a quella immane costruzione in suo onore, dove persino i tetti erano tutti rivestiti in lamina d’oro e che non aveva pari in tutto il mondo conosciuto.

Lo stesso Tito, pacioso discendente di contadini del reatino e terrorizzato davanti al misterioso Dio di questi orientali, ad un certo punto per risparmiare un tempio straniero stava causando una strage tra i suoi uomini. Infatti-dopo che con sforzi e perdite immani i legionari erano giunti a ridosso dell’edificio, avendo occupato e diroccato la fortezza Antonia-il comandante si ostinava non solo a non dare l’ordine di incendiare il santuario, ma faceva lavorare le macchine d’assedio su elementi secondari della struttura, per causare all’edificio sacro il danno minore possibile. Finalmente, Tito si decise a dare ordine di incendiare le porte esterne dei cortili, rivestite di argento; i giudei si sentirono senza più forza nel coraggio e non riuscirono a muovere un dito per porre riparo e per spegnere l’incendio, restando impietriti a guardare.

Siamo giunti al giorno fatale, quello che per tutti i secoli sarà il lutto per l’ebreo che lo rievocherà quotidianamente tre volte e la cui ricorrenza annuale sarà preceduta da una decade di lutto e digiuno, velando di nero i rotoli della legge.

Quel 10 di Loos, quel 6 Agosto dell’anno 70 d.C. era lo stesso giorno in cui una volta il tempio era stato già incendiato da parte del  re dei babilonesi. Una coincidenza cronologica in cui ancora una volta Giuseppe Flavio scorge il dito di un Dio che fa impazzire coloro che vuol perdere:

“Le fiamme ebbero inizio e furono causate dai giudei. Infatti, ritiratosi Tito, i ribelli dopo un breve riposo, si scagliarono di nuovo contro i romani e infuriò uno scontro fra i difensori del santuario e i soldati intenti a spegnere il fuoco nel piazzale interno. Costoro (i legionari romani), volti in fuga i giudei, l’inseguirono fino al tempio e fu allora che un soldato, senza aspettare l’ordine e senza provare alcun timore nel compiere un atto così terribile, spinto da una forza soprannaturale, afferrò un tizzone ardente e, fattosi sollevare da un commilitone, lo scagliò dentro attraverso una finestra dorata che dava sulle stanze adiacenti al santuario sul lato settentrionale“ (storia giudaica)

Un cristiano non può leggere una simile espressione in un autore non cristiano e non provare emozione: la distruzione del tempio simbolo dell’antica alleanza, superata ormai da una nuova.

Ma anche la reazione dei superstiti di Gerusalemme dove Gesù era stato mandato a morte e sulla quale aveva pianto fu una reazione terribile: “a levarsi delle fiamme, i giudei proruppero in un grido terrificante contro quel tragico momento e, incuranti della vita e senza risparmio di forze, si precipitarono al soccorso, perché stava per andare distrutto quello che fino ad allora avevano cercato di salvare.“

Ma-Giuseppe lo sottolinea con dolore e insieme con rassegnazione-nulla si poteva fare contro il volere divino che sovrasta gli uomini e sembra usarli come strumenti inconsci della sua volontà. “Contro il volere di Cesare, il tempio fu distrutto dalle fiamme” è ancora il giudeo che parla.

Grideranno le pietre

Vicino alla discesa del monte degli ulivi, cioè nel luogo dal quale più imponente appariva l’enorme costruzione del tempio, con i suoi basamenti che, partendo dalla valle del Cedron, si innalzavano sino a 80 m, Gesù pronuncia: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre“ (Luca 19,40).

Alla sommità, a rendere ancora più grandiosa la visione, correva lunghissimo, con le sue colonne, il portico di Salomone. E dunque, le pietre che avrebbero gridato sono, incontestabilmente, quelle del tempio che, ancora intatto, sorgeva davanti a Gesù.

Subito dopo Gesù, nello stesso Vangelo, piange sulla sorte terribile che sovrasta Gerusalemme: “Distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata“ (Luca 19,44). Queste pietre sono circondate dall’enigma di profezie e di avvenimenti storici umanamente inspiegabili.

Molti oracoli stavano nelle scritture ebraiche e nelle tradizioni antiche: “la guerra dei giudei contro i romani fu la più grande non soltanto dei nostri tempi, ma forse di tutte quelle fra città e nazioni di cui ci sia giunta notizia“ ci fa riflettere sempre Giuseppe Flavio. Se qualcuno vedesse qui qualche esagerazione, dovrà però ammettere che di certo fu la più feroce, la più sanguinosa, per la fanatica determinazione dei ribelli e la conseguente reazione implacabile dei romani.

Per capire la portata di ciò detto non dobbiamo dimenticare che in tutta la guerra i prigionieri dei romani furono 97.000 (se si considera anche che spesso i superstiti si suicidavano in massa piuttosto che arrendersi). Se 97.000 è il numero dei prigionieri dell’intera campagna, durata anni, solo per l’assedio di Gerusalemme, lo storico da l’impressionante cifra di 1.100.000 morti. E poiché è consapevole che un simile numero può suscitare incredulità, riporta calcoli precisi, fatti dai sacerdoti, per accertare quante persone ci fossero in città ogni anno al momento delle feste pasquali. Dunque l’intera nazione era stata come chiusa in prigione dal destino.

Oggi nel mezzo di una guerra tra Israele e la Palestina dovremmo tutti riprendere e rileggere le pagine de “La guerra giudaica“.

Fuori dalle mura e dal vallo di circonvallazione eretto dagli assedianti viene a mancare la legna per un raggio vastissimo, a causa della costruzione di croci, dove chi tenta di fuggire viene appeso in vari modi e forme, secondo il capriccio crudele dei soldati. Chi cerca di scappare finisce in questo modo, anche i disertori che si arrendono sperando di salvarsi fanno in realtà una fine orribile, sventrati per cercare nelle viscere monete preziose che avessero inghiottite. Dentro le mura, non la concordia nella sventura, ma l’odio che contrappone i gruppi di difensori; la pestilenza; soprattutto, la terribile penuria di viveri che porterà la maggioranza della popolazione a morire di fame, magari dopo aver pagato una fortuna un pezzo di cuoio di calzari da masticare o un pugno di fieno marcito.

Fino all’episodio spaventoso, a quel profumo di arrosto da una casa, con il conseguente  accorrere degli zeloti per scoprirvi una donna di nome Maria di Elenazar, che aveva ucciso con le proprie mani il figlio lattante per mangiarselo. Quasi una esemplificazione tragica del lamento di Gesù: “guai alle madri che allatteranno in quel giorno“. Gli assediati, udito questo, “non vedevano l’ora di morire, stimando fortunato chi se ne era andato prima di vedere simili atrocità“. E quando la notizia del cannibalismo raggiunge gli accampamenti degli assedianti, “i più furono presi da un odio ancora più grande per i giudei“ e Tito “si protestò innocente di questa infamia davanti a Dio“, dandone la colpa ai soli giudei. Tutto attorno alla città molitura a fare da cornice al dramma, uno spaventoso pantano costituito dai cadaveri in decomposizione: da una torre sola gettarono 120.000 morti. E alla luce di questo quadro, che assume la sua verità di profezia, purtroppo realizzata, il pianto del Cristo su Gerusalemme. Gerusalemme ha avuto il peggior destino mai riservato ad una città; ma-ciò che più-a quel destino non poteva comunque sottrarsi.

Sembra che una mano misteriosa abbia deciso di far perire l’antico Israele e iniziare, con i superstiti, una nuova fase dell’ebraismo, ridotto a testimonianza dolente.

I sacerdoti sopravvissuti, arresisi, supplicarono tutti assieme il vincitore di risparmiare loro la vita. Ma, proprio in questo caso, quel Tito che si era mostrato clemente, nei confronti della distruzione del tempio, è ora inflessibile dando ordine di metterli tutti a morte.

È, dunque, la fine, anche fisica, del vecchio Israele il quale, infatti, da allora non avrà più né tempio né sacerdozio.  Anzi, neppure avrà più uomini di stirpe regale perché, come ci insegna Eusebio  di Cesarea, dopo la caduta di Gerusalemme l’imperatore Vespasiano ordinò di ricercare e uccidere tutti i discendenti della tribù di David, perché tra i giudei non rimanesse più nessuno di stirpe regale.

Alla luce di tutto ciò e di fronte al genocidio che sta avvenendo ora in Palestina può un cristiano non meditare su ciò che sembra confermare, con tale radicale tragicità, quanto la sua fede crede?

L’aspettazione che percorreva l’impero romano

Molti storici romani, ed è davvero singolare, ci informano dell’aspettazione che percorreva l’impero, dell’attenzione inspiegabile di tutti su quella piccola, disprezzata, remota provincia. Tacito: “Più grande, si diceva, sarebbe diventata la potenza dell’oriente e uomini usciti di Giudea avrebbero conquistato il mondo“.

Svetonio: “era annunciato come destino che, in quel tempo uomini usciti di Giudea avrebbero conquistato il mondo“.  Entrambi scrivono tra la fine del primo e l’inizio del II secolo, quando i primi cristiani non erano che una setta trascurabile e semi sconosciuta che seguivano un uomo “venuto dalla Giudea“ e che avrebbe finito davvero per conquistare Roma e, con essa, tutto il mondo antico.

Resta il fatto che, nella profezia, credettero incrollabilmente quei milioni di ebrei che proprio fidando nell’arrivo in quel tempo del Messia, come essi lo intendevano (“Il dominatore del mondo ”), osarono affrontare la più grande potenza militare conosciuta e preferirono la morte più atroce alla resa.

Così, la terribile guerra è davvero una testimonianza resa  involontariamente alla fede di coloro che in Gesù il Nazareno vedevano il Messia giunto, seppure in modo sommesso, a compiere l’attesa  e proprio nel momento annunciato dai profeti ebraici e presagito persino dagli ignari pagani.

Il Messia venne ma non fu riconosciuto dagli ebrei; una sorta, dunque, di accecamento. Il biblista Guido Cavalleri, che già abbiamo citato, sottolinea come il popolo d’Israele non guardò né prestò fede ai segni manifesti che preannunciavano l’imminente rovina. Quasi fossero stati frastornati dal tuono e accecati negli occhi e nella mente, non compresero gli ammonimenti di Dio.

Sempre Giuseppe Flavio dopo averci descritto il tempio in fiamme, ci fa un elenco impressionante di quei segni manifesti; elenco che, quale che sia il giudizio, accresce e completa l’atmosfera arcana, la sensazione di forza del destino che sembra presiedere a quella grande tribolazione.

Erano passati 2177 anni, stando ai calcoli di Giuseppe, dalla fondazione di Gerusalemme alla sua distruzione nell’estate del 70. Distruzione tale “che nessuno, vedendo quel luogo, avrebbe potuto pensare che lì, sino a poco prima, sorgesse una grande città“

Siamo nel 2023, e il monte del tempio è rimasto ancora fonte di grandi tensioni geopolitiche e religiose.

Gli ebrei abbracciano la gnosi che fornisce a questo popolo una spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e di conseguenza la fine della religione ebraica e l’inizio del giudaismo.

Il nemico numero uno della chiesa cristiana cattolica è proprio la gnosi ma di questo ne parleremo prossimamente.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

LA PICCOLA INDI STA PER MORIRE DI FAME E DI SETE. Per colpa di Giudici Aguzzini nel Regno Britannico delle Potenze Infernali

LA PICCOLA INDI STA PER MORIRE DI FAME E DI SETE. Per colpa di Giudici Aguzzini nel Regno Britannico delle Potenze Infernali

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di prof. ssa Paola Persichetti

Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori

Hanno perseverato fino alla morte. Alla morte di una bambina  innocente di 8 mesi . Ieri, in Appello, è stato respinto  il ricorso della famiglia di Indi Gregory, la piccola anglo-italiana affetta da una rara patologia mitocondriale e fino ad oggi  in cura al Queen’s Medical Centre di Nottingham.

I giudici Peter Jackson, Eleanor King e Andrew Moylan, seguendo la linea di quanto deciso in primo grado dal collega Robert Peel, hanno infatti ordinato l’estubazione di Indi, che è prevista per oggi, sabato 11 novembre – come informa Christian Concern, l’associazione che sta assistendo legalmente i Gregory – in un hospice sul cui nome vige un obbligo di riservatezza.

Le parole dette al termine dell’udienza, con una formula dubitativa, dalla giudice King, facevano intendere come termine ultimo per l’estubazione quello del prossimo lunedì.

Ma appunto questa ambiguità è stata nel frattempo risolta, nell’accelerare  i tempi per il distacco dei supporti vitali, evento che potrebbe avvenire da un momento all’altro.

L’estubazione non dovrebbe comunque significare la morte immediata di Indi, come già chiarito nella sentenza di Peel in data 8 novembre 2023: «Il Trust cercherà di stabilizzarla dopo l’estubazione e valuterà il passo successivo, un processo che secondo loro potrebbe richiedere circa una settimana . Fin da quando, ieri pomeriggio, si è conclusa l’udienza, i legali della famiglia sono al lavoro per studiare un nuovo possibile ricorso. Intanto, nel tentativo di custodire la vita di Indi, continua il pressing del governo italiano su quello britannico.

Le richieste fatte in questa settimana dall’esecutivo del nostro Paese per cercare di salvare Indi sono andate di traverso ai giudici britannici che hanno valutato il caso. Secondo Jackson, King e Moylan, la richiesta italiana basata sulla Convenzione dell’Aja, richiesta su cui comunque non si è entrati nel merito durante l’udienza, è «totalmente mal concepita»  e «non nello spirito della Convenzione».

Anche riguardo al luogo dell’estubazione, la prima delle tre questioni affrontate nell’udienza di ieri, i giudici hanno respinto la richiesta dei genitori, Claire e Dean Gregory, che, pur rimanendo contrari all’idea di togliere il supporto vitale a Indi, chiedevano quantomeno di poterla estubare a casa, anziché nell’hospice, come infine è stato stabilito.

I giudici  hanno  concluso che non si debba concedere altro tempo, perché farla vivere ancora è contrario al suo «miglior interesse».

Durante l’udienza è emersa in modo evidente l’irritazione per il ricorso, con Jackson, su tutti, che ha mostrato  non il suo fastidio per l’intervento dell’Italia e per i tentativi, da parte dei Gregory, di neutralizzare le decisioni prese nelle corti del Regno Unito. Lo stesso giudice ha letto il giudizio finale con toni glaciali, lamentando i continui «ritardi» nell’estubazione che starebbero causando «angoscia» a Indi; e si è scagliato duramente contro l’approccio usato dai Gregory e dai loro legali durante il contenzioso, tacciandoli di «tattiche manipolatorie». Alla fine della lettura del giudizio, sia la giudice King che Moylan hanno dato il loro assenso al collega con un esplicito: «I agree» (Sono d’accordo).

Il padre di Indi ha quindi da un lato elogiato l’aiuto offerto dal governo italiano e dall’altro lamentato il comportamento disumano e crudele delle autorità del Regno Unito, che impediscono il trasferimento della bambina nel nostro Paese. « Non  rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine». Due semplici genitori, consapevoli che la vita umana è un dono da custodire, che lottano contro un sistema che va svelando sempre più i suoi tratti luciferini.

I Precedenti di Charlie Gard e Alfie Evans

Una vicenda che riporta alla mente altri due tragici episodi, che hanno riguardato due bambini inglesi nati con una malattia simile a quella di Indi: quello di Charlie Gard nel 2017 e quello di Alfie Evans nel 2018. In entrambi i casi l’Ospedale Bambin Gesù si offrì di accogliere i bambini (come per Indi), ma dopo un’intensa battaglia legale e mediatica, i giudici britannici decisero di impedire il loro trasferimento e di interrompere il supporto vitale. Charlie morì poco prima di compiere un anno, e Alfie a pochi giorni dal suo secondo compleanno.

In  Inghilterra si decide  di sopprimere vite perché ritenute non degne di essere vissute  mentre in Italia  si è pronti a ricevere Indi al Bambin Gesù per curarla donando la dignità di vivere che merita ogni essere umano. La cura è prendersi carico di un essere umano non solo con terapie mediche ma anche con attenzioni umane, idratazione, alimentazione, premure, interessi, farmaci in grado di mantenere in vita con dignità.

La cura è ciò che interessa di un uomo. Non è un caso che il principio che sta dietro alla decisione dei giudici  inglesi di sopprimere Indi ci sia il concetto del miglior interesse stabilito a priori.  La morte diventa così “l’unica cura possibile dentro il concetto del “migliore interesse“. Non ha senso curare quando il migliore interesse è quello di morire.

Istanza cinica e spietata dei medici inglesi

Perché questa istanza cinica e spietata dei medici inglesi che dovrebbero avere in cura la piccola?

Perché per lei non ci deve essere cura? Indi è il prodotto di una mentalità eutanasica, è un processo di cancellazione del malato che abbiamo visto anche durante la pandemia. Per il COVID non c’era una cura, quindi si doveva restare a casa con Tachipirina e vigile attesa. Ma la cura, quella vera, era il principio per il quale, in assenza di una specifica terapia, si poteva e si doveva intervenire con quelle cure mediche che avrebbero consentito all’organismo di combattere e sconfiggere il virus con successo. Molti medici hanno curato i pazienti malati di COVID usando l’arte medica e salvando così molte vite.

Ma oggi la scienza medica, diversa dall’arte medica, deve essere performante ed efficiente. Se non garantisce questi standard, allora è la scienza stessa che si incarica di condannare a morte un essere umano.  A nulla è valso il tentativo dell’Italia che ha  cercato la strada giuridica per strapparla alle fauci dell’aguzzino.         

Perché questa diversa risposta dei due paesi Inghilterra ed Italia?

La risposta la troviamo nel discorso di Ratisbona fatto da Papa Benedetto XVI Il 12 settembre del 2006 “ L’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di San Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell’Asia e che, in sogno, vide un macedone e sentire la sua supplica: “passa in macedonia e aiutaci!“ (Atti 16,6-10) questa visione può essere interpretata come una condensazione della necessità intrinseca di un avvicinamento  tra la fede biblica e l’interrogarsi greco .

Non è un caso che i medici facciano un giuramento chiamato “ giuramento di Ippocrate“. Ippocrate era un medico greco .

Ippocrate: il padre della medicina

Ippocrate viene considerato il Padre della Medicina: con il suo famoso giuramento fu il primo a regolamentare la professione medica

È molto importante ricordare gli ammonimenti del Papa Giovanni Paolo II che invitava tutti i medici ad essere fedeli al giuramento di Ippocrate esortando  al servizio consapevole del proprio dovere per gli uomini. Il 26 novembre 1994 menzionava nuovamente Ippocrate indicando il codice Vaticano in cui il giuramento di Ippocrate fu scritto in forma di croce, un simbolo di concezione cristiana della natura umana, della  santità ed anche del mistero di vita umana.

Roma punto di incontro tra Cristianesimo e mondo greco-romano

Nel profondo, vi si tratta dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico Illuminismo e religione. Considerato questo incontro, non è sorprendente che il cristianesimo, nonostante la sua origine e qualche suo sviluppo importante nell’oriente, abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva a Roma. Qui, nella cultura e civiltà del Mediterraneo nasce una costruzione antropologica ampia e complessa che si afferma per oltre un millennio, contribuendo alla nascita di una civiltà che ha fatto grande l’Occidente.

Tutto questo subirà una brusca interruzione nel 1517 quando un monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546), teologo tedesco, affigge le sue 95 tesi sul portone della chiesa del castello di Wittenberg.

Era nata la modernità  e con essa la fine della metafisica e l’inizio del materialismo. Con l’introduzione della fisica, cioè lo studio della materia e delle leggi che la regolano. Da lì nacque l’ideologia britannica chiamata “empirismo, con la sua incapacità di cogliere la realtà metafisica; o liberalismo se si vuole evidenziare l’emancipazione dell’uomo dalle leggi morali e religiose.

Ovviamente, l’eliminazione delle leggi morali religiose comporta l’abbandono dei deboli all’arbitrio dei forti; e la Royal Society riuscì a giustificare anche questo. Thomas Hobbes, segretario di Bacone, affermò “che lo stato di natura“ dell’uomo è “Bellum omnium contra omnes “, La guerra di tutto contro tutti. Dunque esistono persone che rifiutano il logos (per i cristiani il logos è Cristo); hanno addirittura creato una filosofia per dare ragione di questo rifiuto. Questa  filosofia prende il nome di Sovversione  o rivoluzione .

La sovversione è nata col peccato di Adamo, ma, è a partire dalla cristianità, che essa ha  conosciuto varie tappe come l’Umanesimo e il Rinascimento (1400-1500) che hanno cercato di rimpiazzare il Vangelo con la cabala o l’esoterismo ebraico a livello dell’Elite intellettuali o accademie culturali; poi è venuto il protestantesimo che ha immesso il soggettivismo e il relativismo nella religione rendendola una pura esperienza soggettiva e sentimentale, essenzialmente anzi gerarchica e sovvertitrice dell’ordine  voluto da Gesù quando ha fondato la sua chiesa sul primato di Pietro.

La prima forma di pensiero rivoluzionario è la gnosi.

Ambienti ebraici e la gnosi

La gnosi nacque in ambienti ebraici mediante la confluenza tra la filosofia platonica e tradizioni caldee, egiziane e babilonesi incontrate dagli ebrei durante i loro storici esili. Secondo l’accademico Robert Grant, la gnosi fornì a quel popolo una  spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e, di conseguenza la fine della religione ebraica: “I servizi del tempio erano finiti; che dovevano fare i sacerdoti e leviti? Col tempio distrutto, come potevano i farisei continuare ad ubbidire alla legge di Mosé? Con il fallimento della visione apocalittica, come poteva questa essere conservata dagli esseni o dagli zeloti? La legge e i profeti rimanevano, ma come potevano ormai essere interpretati?

Ecco la soluzione: gli ebrei erano stati ingannati da un Dio malvagio, un demiurgo platonico. La Bibbia celava un linguaggio nascosto che solo pochi “illuminati“ potevano conoscere attraverso una scienza esoterica (la gnosi appunto). La Bibbia non doveva quindi essere considerata in senso letterale. La cabala o scienza numerologica poteva ad esempio, svelare il significato segreto dei numeri scritti nella Bibbia. Gli illuminati dovevano infrangere le leggi imposte dal cattivo demiurgo e non peccavano anzi diventavano liberi trasformando in male ciò che è bene; e in  bene ciò che è male.

Regno Britannico e rifiuto del Logos

Nel   XVI secolo il rifiuto del  logos  divenne la dottrina ufficiale del regno Britannico. Per giustificare il rifiuto del logos e delle sue conseguenze (le leggi morali e religiose) si affermò che la ragione era incapace di cogliere le verità metafisiche e veniva limitata al dato sensibile.

L’ideologia britannica ebbe pesantissime influenze sulla psicologia e portò allo sviluppo della psicometria.  La psicologia è ridotta così allo studio della percezione e dei meccanismi biologici come i riflessi: tutto accade punto e basta. Si entra in un universo  impregnato della psicologia degli inferi. Il mondo tedesco-anglosassone ed il mondo ebraico si incontrano all’inferno: entrambe rifiutano il Logos..

Sigmund Freud  (ebreo) nel 1887 aveva iniziato una relazione (probabilmente dai tratti omosessuali) con il medico tedesco di origine ebraica Fliess. Costui aveva cominciato a utilizzare la numerologia cabalistica per interpretare i disturbi somatici dei suoi pazienti e ne aveva messo al corrente Freud. L’austriaco, probabilmente temendo per la sua carriera, aveva abbandonato l’ebraismo cambiando persino il proprio nome: a 22 anni aveva abbandonato l’ebraico Sigismund per  il tedesco Sigmund.

Tuttavia l’entusiasmo di Fliess per  la sapienza esoterica ebraica e il suo utilizzo a fini clinici colpì favorevolmente Freud. I sogni e la loro interpretazione sono uno dei cardini dell’esoterismo ebraico. Il primo trattato del Talmud babilonese, chiamato Berakhòt (Benedizioni), riguarda proprio l’interpretazione dei sogni. Il 23 settembre del 1897 Freud entrò nella massoneria ebraica proprio presso la loggia di Vienna dove espose, per la prima volta, i contenuti dell’interpretazione dei sogni che furono accolti con una ovazione.

L’ambizione, l’incesto e il pensiero di Nietzsche sono i tre pilastri su  cui Freud propone e basa un‘antropologia opposta rispetto a quella classica e perfettamente confacente al pensiero rivoluzionario. L’uomo freudiano non è guidato dalla ragione; piuttosto dalle passioni, che ne costituiscono il nucleo originario e autentico. È in sostanza il prototipo dell’uomo moderno, dell’uomo del XXI secolo. La psicologia dell’uomo moderno è la psicologia degli inferi che lo vuole in balia delle passioni “ come una canna sbattuta dal vento”. Sappiamo  anche quali sono le passioni che guidano l’uomo. Per Nietzsche l’uomo pre-greco, pre-cristiano, è “la splendida bestia bionda che si aggira avida di preda e di vittoria“, cioè stupro e omicidio.

Se non posso muovere le potenze del cielo solleverò quelle dell’inferno (Eneide capitolo 7 versetto 312)

Chiesa Anglicana, il dovere di morire e le  potenze dell’inferno

Per la chiesa anglicana la decisione “letale del medico“ deve essere frutto di manifesta riluttanza, ma non si sottrae all’argomento dei costi economici: “il principio di giustizia implica che il costo delle cure e i costi di lungo termine per la sanità e la pubblica istruzione debbono essere valutati in termini di opportunità per il servizio sanitario di usare le risorse per salvare altre vite“,

A dirlo È un Vescovo Tom Buckler che a Londra, nel 2006, reggeva l’importante cattedrale di Southwark.

Nel Regno Unito ci sono precise linee-guida per i medici che devono interfacciarsi con casi di bambini con gravi handicap. Dobbiamo, noi cristiani cattolici, gridare contro il rischio di trasformare la natura fondamentale della professione medica in una forma di ingegneria sociale il cui scopo è di massimizzare i benefici per la società e decidere quali vite hanno valore e quali no. Ma  in un mondo dove le persone hanno rifiutato il logos, cioè Cristo, i forti potranno decidere il destino dei deboli finendo per rendere gli esseri umani strumenti nelle Mani di altri esseri umani. Il diritto di morire cede inevitabilmente il passo al dovere di morire.

I medici e i giudici Inglesi non potendo muovere le potenze del cielo hanno sollevato quelle dell’inferno.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

DITTATURE DEL LIBERALISMO SENZA DIO. Legami tra Opposti: Capitalismo, Comunismo, Massoneria Sionista e ’68 Clericale in Vaticano

Paola Persichetti

DITTATURE DEL LIBERALISMO SENZA DIO. Legami tra Opposti: Capitalismo, Comunismo, Massoneria Sionista e ’68 Clericale in Vaticano

Indice dei contenuti

Già sul finire della seconda guerra mondiale gli USA si apprestavano a conquistare definitivamente l’Europa e poi il mondo intero. Tuttavia, vi era ancora un “impero“ che nonostante tutto non era crollato nel 1945: la chiesa romana e che andava inglobato nel nuovo ordine mondiale.

In America, soprattutto Roosevelt e il magnate dell’editoria Harry Luce (1898-1967) avevano capito che persino nella loro patria (gli USA) i cattolici erano organizzati piramidalmente con una specifica gerarchia (Parroco e vescovo, che rispondevano al Papa di Roma), così come nel medioevo esisteva una struttura intimamente gerarchica. La storia moderna invece ripudia la gerarchia su tutti i piani.

Il liberalismo americanista entra nell’ambiente ecclesiale romano

Il 6 gennaio del 1941 il presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) pronunciò il celebre discorso detto delle quattro libertà. Con questo discorso gli Stati Uniti si arrogavano il compito di esportare l’american Way of life, il modello americano, ovunque nel mondo. Le quattro libertà, infatti,sono:

  • La libertà di parola e di espressione
  • La libertà religiosa
  • La libertà del bisogno, cioè il benessere materiale
  • La libertà dalla paura dei tiranni e delle guerre (questo punto aprirà la strada alla costituzione delle Nazioni Unite).

Questo discorso ebbe un amplissimo risalto, ma fu ulteriormente amplificato per opera di Henry  Luce , magnate dell’editoria considerato uno degli uomini più influenti degli Stati Uniti. Lo slogan della politica di Roosevelt era “tutti noi siamo chiamati… Per creare il primo grande secolo americano“. Qualche mese dopo, gli Stati Uniti entravano nella seconda guerra mondiale.

Tuttavia, inaspettatamente il progetto di Roosevelt e  Luce  incontra un ostacolo proprio tra le mura di casa: i cattolici statunitensi.  Costoro erano organizzati in enclave nazionali (italiane, polacche, irlandesi, tedeschi…) Perfettamente organizzate e con una gerarchia propria al vertice della quale c’era il vescovo o il parroco.

Erano uniti, culturalmente diversi dalla maggioranza dei bianchi anglosassoni protestanti (WASP) e  non ne condividevano lo stile di vita; ma soprattutto erano prolifici. L’incubo degli anglosassoni era che, mentre loro conquistavano il mondo i cattolici avrebbero conquistato gli Stati Uniti. Il metodista Paul Blanshard (1892-1980) contribuì, con pubblicazioni e conferenze, a dare l’allarme anticattolico; divenne opinione comune che non si potesse essere contemporaneamente cattolici e buoni cittadini statunitensi.

Oltre all’attacco diretto di Blanchard, l’Elite statunitense mise in atto altre strategie per superare l’ostacolo rappresentato dalla chiesa cattolica. Occorreva correre ai ripari… Bisognava cambiare la mentalità dei cattolici e cercare di renderli “sterili“ fisicamente e dottrinalmente modificando la morale matrimoniale, tramite l’introduzione della contraccezione, che avrebbe, così, anche minato la fortezza dogmatica e dottrinale dei cattolici, impregnandoli di americanismo o modernismo ascetico,”sterilizzandoli”.

Tra il 1963 ed il 1967, presso l’Università cattolica Notre dame di South Bend In indiana- la  più importante Università cattolica degli Stati Uniti-, l’associazione abortista Planned Parenthood tenne una serie di seminari segreti sul controllo della popolazione, sull’aborto e sulla contraccezione. I  destinatari dell’iniziativa erano alcuni docenti dell’università che, a cascata, avrebbero in seguito diffuso i contenuti delle conferenze sugli studenti. In cambio, l’università avrebbe ricevuto  100.000 $ dalla Ford Foundation e, addirittura, 550.000 $ dalla Rockfeller Foundation.

Inoltre, grazie a Padre Hesburgh (1917-2015), il rettore dell’Università Notre dame, John Rockfeller ottenne (il 15 luglio 1965) un’udienza privata con Paolo VI per illustrargli i vantaggi dell’applicazione della spirale intrauterina. In cambio dei suoi servigi padre Hesburg venne nominato presidente della Rockfeller Foundation.

Ma non è tutto qui, gli USA avrebbero voluto impadronirsi della struttura della chiesa romana cattolica, così efficientemente funzionante, per impiantare rapidamente ed efficacemente un nuovo ordine mondiale nell’universo intero. L’intelligence americana aveva notato che i cattolici erano compatti e obbedienti; diffusi in tutto l’orbe ben strutturati in parrocchie e diocesi sotto la direzione del Papa, quindi fortemente gerarchizzati.

Insomma, la chiesa era  l’arma migliore per esportare in tutto l’universo l’ideologia americana, ma occorreva infiltrarla, occuparla, prenderne la guida e neutralizzarla.  Così nacque il progetto di utilizzare la chiesa cattolica per combattere il comunismo, sfruttandone l’unità, l’obbedienza e l’ubiquità; e utilizzare il comunismo per cambiare l’atteggiamento della chiesa verso gli USA, con lo spauracchio della lotta del patto Atlantico contro l’impero sovietico.

Lo spettro della paura del comunismo avrebbe spinto i cattolici europei a gettarsi in braccio al liberalismo Atlantico; proprio come oggi la paura del covid 19 spinge gli uomini all’inoculazione del vaccino sperimentale i cui effetti avversi (non ancora totalmente conosciuti a lungo termine) iniziano già a farsi sentire.

Il Doctrinal Warfare Program della CIA

L’intelligence statunitense affidò al generale C.D. Jackson (1902-1964) della CIA (è uno dei principali artefici del Bildelberg group) Il compito di infiltrare la chiesa e di renderla aperta alla mentalità americana. Jackson fu tra i principali artefici di radio free Europe, ha  lavorato presso le Nazioni Unite, come sceneggiatore a Hollywood, come direttore della casa bianca ed è stato editore della rivista “life“ di proprietà di Henry  Luce.

Il nome dell’operazione fu Doctrinal Warfare Program.

Tuttavia, occorreva edulcorare alcuni principi cattolici eccessivamente dogmatici, i quali non avrebbero reso possibile un proficuo “dialogo” tra Washington e Roma.

Innanzitutto bisognava smussare il dogma “fuori della chiesa non c’è salvezza“, troppo esclusivista per il pluralismo inclusivista liberal-americano, che faceva un tutt’uno con l’indifferentismo liberale di stampo massonico.

Il secondo punto da ammorbidire riguardava la dottrina dei rapporti tra Stato e chiesa, che (per il cattolicesimo) debbono collaborare nell’ordine della gerarchia dei fini, ossia lo Stato, che è ordinato al benessere comune temporale deve essere subordinato alla chiesa, deputata al benessere spirituale; come il corpo è subordinato all’anima, la luna  al sole.

Secondo il modello americano, invece, la chiesa non aveva assolutamente alcun diritto di intromettersi nelle questioni politiche e nemmeno di influenzare la vita dei cittadini con la propria morale. L’America, paladina del liberalismo della massoneria e del giudaismo talmudico, riteneva che ci dovesse essere totale separazione tra lo Stato e la chiesa e che questa non potesse presentarsi come l’unica arca di salvezza.

Tuttavia, per portare a termine quest’operazione non bastava un “Agente“ esterno (la CIA), ma occorreva un uomo all’interno della chiesa cattolica;  vista l’importanza che i laici attribuivano ai sacerdoti e gli ecclesiastici ai teologi, il candidato doveva avere entrambi questi attributi. Quest’uomo enne individuato nel teologo gesuita John Courtney Murray.

Il 26 aprile 1948 la National Conference of Christians and Jews  organizzò a Baltimora una conferenza segreta su “Stato e chiesa”. Erano  presenti ebrei, protestanti e un solo cattolico: padre Murray.

Lo scopo della conferenza era quello di arrivare a far cambiare rotta all’insegnamento della chiesa su questo tema. Da quel momento, Murray divenne noto per le sue posizioni a favore della separazione tra Stato e chiesa, pure essendo questa una teoria condannata dalla chiesa.

Neanche a dirlo, da quel momento i suoi interventi vennero ospitati e diffusi dalle riviste di Luce, in particolare dalla più autorevole, “Time“. Luce, tuttavia, non si limitò a ruolo di editore di Murray:  lo  ospitò per anni in una delle sue abitazioni, gli regalò un’automobile e lo stipendiò lautamente. Inoltre gli chiese di diventare il direttore spirituale della sua seconda moglie Claire (1903-1987), già membro del congresso dal 1942, che si era convertita al cattolicesimo (nella sua variante americanista) nel 1946.

Molto probabilmente, i rapporti tra padre Murray e Claire furono più intimi e romantici rispetto alla classica direzione spirituale. Tra  le altre cose, Claire iniziò Padre Murray all’uso  di LSD.

Dal 1953 al 1956, Claire Luce fu ambasciatrice degli Stati Uniti in Italia, con delega ai rapporti con il Vaticano.

Nel 1955 il Santo Uffizio intimò al Murray di non scrivere più sul tema dei rapporti tra Stato e Chiesa nel senso della separazione totale tra loro; ma invano, ormai egli era più americanista che romano e lavorava alacremente per la CIA alla elaborazione della dottrina che sarebbe stata “canonizzata“ anche a Roma con la dichiarazione Dignitates humanae personae del 7 dicembre 1965.

Tuttavia, nonostante le intenzioni del Santo Uffizio, nel 1962 Padre Murray venne a Roma per partecipare come perito del cardinal Spellman ai lavori del concilio Vaticano II, E specificatamente per far passare de facto nell’ambiente ecclesiale la nuova teoria della “libertà religiosa“ come avverrà con il Decreto Dignitatis humanae personae (7 dicembre 1965).

Il Liberalismo Talmudico-Massonico s’infiltra nell’ambiente ecclesiale

Non si può capire ciò che è successo al concilio senza studiare il ruolo giocato in esso dai servizi segreti soprattutto americani e israeliani molto più che sovietici.

Roncalli, bea e Jules Isaac: il Liberalismo Talmudico s’infiltra nell’ambiente ecclesiale

Ora, già dal 1948 la CIA (non senza la National Conference of Christians and Jews) si occupava del concetto di “libertà religiosa“ da far accettare all’ambiente ecclesiale romano; nel 1960 il Benè Berith (B’nai B’rith),  ossia  la massoneria ebraica (non senza il Mossad), fece gli ultimi passi per addivenire alla stesura Dignitatis Humanae Personae (7 dicembre 1965) sulla “libertà religiosa“ e a quella sui rapporti tra cristianesimo e giudaismo che si chiamerà Nostra  aetate (28 ottobre 1965). Vediamo come……

I personaggi più rappresentativi che lavorarono alla stesura di questa dichiarazione furono Giovanni XXIII, il cardinal Bea e  Jules Isaac.

L’altro artefice di nostra aetate fu  il cardinale Agostino Bea, che volle  incontrare – subito dopo aver ricevuto da Roncalli l’incarico di  arrivare ad  un documento “revisionista” sui rapporti giudaico-cristiani – Nahuman Goldman (Presidente del Congresso  Mondiale Ebraico, nonché ideatore del Processo di Norimberga nel 1946 e dal 1956 presidente dell’Associazione sionista) a Roma il 26 ottobre 1960.

Bea chiese a Goldman, da parte di Roncalli,  una bozza per il futuro documento del Concilio sui rapporti cogli Ebrei  e sulla libertà religiosa (“Nostra aetate” e “Dignitatis humanae personae”).

Il 27  febbraio 1962 il memorandum fu presentato a Bea da Goldman e Label Katz  (anche lui membro del Benè Berith), a nome della Conferenza Mondiale delle Organizzazioni Ebraiche. Ebbene, questa bozza ispirata dalla Massoneria ebraica (B.B.) e dal Congresso Mondiale Ebraico, ha prodotto Dignitatis humanae e Nostra aetate.

Lo stesso Bea, sin dal 1961, incontrava spesso, a Roma, il rabbino  Abraham Yoshua Heschel, professore al “Seminario Teologico Ebraico” statunitense. Egli fu il padre spirituale dei “teo/conservatori”  cristianisti dell’amministrazione Bush jr., e «come collega scientifico di Bea… esercitò un notevole influsso sulla elaborazione di “Nostra aetate”».

Nel 1986 Jean Madiran ha svelato l’accordo segreto di Bea/Roncalli con i due dirigenti Ebrei (Isaac/Goldman), citando due articoli di Lazare  Landau, sul Quindicinale ebraico/francese “Tribune Juive” (n. 903, gennaio 1986 e n. 1001, dicembre 1987).

Landau scrive: «Nell’inverno del 1962, i dirigenti Ebrei ricevevano in  segreto, nel sottosuolo della sinagoga di Strasburgo, un inviato del Papa […] il padre domenicano Yves Congar, incaricato da Bea e Roncalli di chiederci ciò che ci aspettavamo dalla Chiesa cattolica, alla vigilia del Concilio […] la nostra completa riabilitazione, fu la  risposta […]. In un sottosuolo segreto della sinagoga di Strasburgo, la dottrina della Chiesa aveva conosciuto realmente una mutazione sostanziale».

Uno spauracchio deleterio:  o liberisti o comunisti, tertium non datur?

Courtney Murray meritò la copertina del Time. Infine, uno dei cavalli di battaglia dei teocon per perorare la causa del Liberalismo è la contrapposizione radicale tra il Liberismo e il Comunismo. Per cui il dilemma sarebbe: “O comunisti o liberisti, tertium non datur!”; insomma: “Chi non si vaccina con il siero del Liberalismo contro il virus del Comunismo, muore!”.

Il paladino di questa posizione è stato un allievo del Murray, Michael  Novak, che sotto il ricatto della paura del Comunismo, ha fortemente spinto non solo l’Europa ma anche l’ambiente ecclesiale verso l’Atlantismo e il Sionismo.

Il Liberalismo Politico della Rivoluzione Bolscevica

La dottrina cattolica, invece, insegna che il Socialcomunismo è un “effetto collaterale” del Liberalismo filosofico/politico e della sua versione economica (Liberismo).

Infatti, il Socialismo spinge alle conclusioni estreme e radicali ciò che è contenuto potenzialmente, anche se in maniera meno accesa quanto al modo, nel Liberalismo; insomma, tra di loro vi sono le medesime differenze che vi erano tra Rivoluzione britannica e francese, tra Massoneria di destra e di sinistra.

Marchesini Roberto  (Liberalismo e Cattolicesimo) cita – per provare la sostanziale identità (nella accidentale diversità) tra Liberalismo e Comunismo – un interessante libro di Ettore Bernabei (L’Italia del “miracolo” e del futuro, Siena, Cantagalli, 2012), secondo cui gli Usa avrebbero voluto favorire il Marxismo/leninismo per impedire alla Russia, che possedeva le materie prime, di diventare – da Paese agricolo e medievale – una potenza  industriale capace di competere con il super/capitalismo atlantico e occidentale, mantenendo le sue radici cristiane, le quali invece furono cancellate dal Bolscevismo.

Divenendo comunista, la Russia avrebbe perso molte delle sue potenzialità di arricchirsi industrialmente e di competere con gli Usa.

Alcuni esempi tratti dalla storia della Rivoluzione bolscevica del 1917 sono abbastanza significativi.

Leon Trotskij, ad esempio, sbarcò con la famiglia a New York il 13 gennaio del 1917, ampiamente foraggiato dal super/capitalismo statunitense. Il 27 marzo del 1917 lasciò l’America diretto in Norvegia, su una nave piena di rivoluzionari comunisti, ma venne intercettato dalla marina britannica ad Halifax e fu arrestato come spia tedesca. Qualcuno telegrafò in sua difesa al Presidente Usa (Woodrow Wilson) che fece arrivare a Trotskij e “compagni” regolari passaporti statunitensi per tornare in Russia (a fare la Rivoluzione). Trotskij arrivò in Russia il 17 maggio 1917.

Inoltre la Federal Reserve Bank di New York finanziò i bolscevichi nell’agosto del 1917, mentre nel maggio del 1918 venne fondata – con lo scopo di poter commerciare liberamente con la neonata Urss – la American League to Aid and Cooperate with Russia. Infine, il più grande ente finanziario americano Kuhn Loeband Company partecipò al finanziamento del primo piano quinquennale ideato e realizzato da Stalin tra il 1928 e il 1933.

Perciò il super/capitalismo liberista statunitense fece tutto il possibile per aiutare il Comunismo sovietico a non morire di fame e a portare avanti la Rivoluzione bolscevica.

Ciò non significa che i banchieri statunitensi fossero comunisti, ma solo che la loro ideologia era il mercato, il profitto e il guadagno, insomma il super/liberismo, il quale era dispostissimo a servirsi del Comunismo per arricchirsi maggiormente. 

Essi, come avevano fatto i Rothschild nel 1800 finanziando sia Napoleone sia Wellington, aiutavano economicamente sia i bolscevichi sia i “bianchi” rimasti fedeli allo Zar, guadagnando sia con gli uni sia con gli altri.

Tuttavia, in questo campo, non si può considerare unicamente il fattore dello sfruttamento da parte della finanza americana del Bolscevismo sovietico per mantenere la Russia in una posizione di dipendenza economica nei propri confronti; invece, occorre pure studiare il ruolo giocato dal risentimento della finanza ebraica contro lo Zarismo per la sua politica marcatamente antigiudaica (A. Solgenitsin, Due secoli assieme, Napoli, Controcorrente, 2007, 2° vol.).

Tuttavia, è innegabile che uno dei motivi primari che muovevano gli Usa nei confronti della Russia fosse proprio quello di togliere di mezzo un pericoloso concorrente. Infatti, sotto i Soviet la Russia non era in grado neppure di poter pensare di avvicinarsi all’America dal punto di vista economico/commerciale.

Tutto questo prova che la Rivoluzione comunista e l’alta finanza liberista non solo non sono contrapposte, ma sono in un rapporto di cooperazione per lo stabilimento di un Nuovo Ordine Mondiale, che possa controllare il mercato mondiale e anche la politica dell’universo orbe, in cui il mondo sovietico potrebbe fornire mano d’opera a bassissimo prezzo al mondo occidentale e liberale, per di più senza diritto di sciopero.

Insomma, conclude Marchesini: “Il Comunismo sovietico in Russia è stato tutt’altro che un nemico per il capitalismo occidentale” .

Lo testimonia un uomo simbolo di questo momento epocale del capitalismo: Armand Hammer (1898-1990). Il padre di Hammer, ebreo  emigrato da Odessa, fondatore del partito comunista americano, fu tra coloro che accolsero e finanziarono Trockij  durante  il suo soggiorno a New York.  Nel 1921, quando negli Urali scoppiò una terribile carestia che provocò milioni di morti di fame, Hammer  organizzò il trasporto di grano statunitense (spesso avariato); così cominciò una incredibile carriera come imprenditore tra gli Stati Uniti e la Russia. Inoltre aprì nella Russia bolscevica fabbriche di matite, penne e fertilizzanti chimici; e ottenne fantastici contratti per lo sfruttamento di gas e petrolio russo.

Negli anni, Hammer raccolse  una incredibile collezione d’arte appartenuta ai Romanov; alla sua morte era uno degli uomini più ricchi del mondo grazie alle ricchezze russe.

La Fabian Society e la London School of Economics

Un altro indizio di questa complementarità nella diversità tra Comunismo e Liberismo è il fatto che la principale istituzione del Socialismo mondiale la Fabian Society e la maggiore Istituzione del Liberismo, la London School of Economics, non hanno lottato tra di loro ma si sono correlate…, vediamo come.

La Fabian Society fu fondata nel 1884, essa si proponeva di raggiungere i suoi scopi in maniera graduale ed è per questo che si chiama Fabian da Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, colui che lottò contro Annibale temporeggiando ed evitando lo scontro frontale.

Analogamente la Fabian Society si proponeva di raggiungere i suoi scopi  iper/liberisti senza scosse violente, senza lotte frontali, ma gradualmente e dolcemente. Essi erano e sono ancora:

1°) l’eliminazione delle Nazioni e delle Patrie;

2°) la loro sostituzione con un Governo Unico Mondiale, guidato da una élite di ultra/plutocrati che governano su una massa di ultra/poveri;

3°) il controllo poliziesco sulla  popolazione mondiale tramite la pratica sanitaria ed eugenetica;

4°) l’abolizione della vera religione tramite la cancellazione del culto pubblico reso all’unico Mediatore e Redentore del genere umano, ossia il Sacrificio della Messa di Tradizione apostolica;

5°) l’abolizione della piccola e media proprietà e impresa privata a pro del latifondo e della grande industria.

Ecco perché lo stemma primitivo della Fabian Society era un lupo travestito da pecora, ossia il turbo/capitalismo che si nasconde sotto sembianze di agnello per scannare i popoli e succhiare il loro sangue. 

Ma non è tutto, anzi qui viene il bello. Infatti la socialistissima   Fabian Society nel 1895 dette nascita alla London School of Economics and Political Science: il tempio del super/liberismo mondiale e mondialista.

Mi sembra, perciò, molto difficile negare che vi sia stata una certa simbiosi tra Socialismo e Liberismo per la futura dominazione universale del mondo intero da parte di una piccola élite; insomma, Liberismo e Socialismo non solo non sono contrapposti, ma sono due facce della stessa medaglia, due rami dello stesso albero e due tentacoli della medesima piovra: un materialismo di “destra” e per  ricchi e un materialismo di “sinistra” e per poveri:” cospirazione aperta” di H.G. Wells.

Unione degli opposti

A coloro che sostengono l’opposizione tra socialismo e il liberismo, va ricordata una cosa.  I  principi di identità (A è A è non può essere non-A) e non contraddizione (è impossibile che una cosa sia e non sia allo stesso tempo), che costituiscono le basi della logica aristotelica e tomista , non  valgono per chi rifiuta la filosofia di Aristotele e Tommaso. Abbiamo diversi esempi di questa contemporanea presenza di un concetto e del suo opposto:

  • Gli gnostici e tutti i movimenti religiosi da essi derivati (necessità di infrangere ogni regola morale e religiosa per diventare santi e puri)
  • Alchimisti rinascimentali (incesto alchemico, unione degli opposti)
  • Dialettica e hegeliana per la quale la tesi produce il suo contrario (l’antitesi) e, infine, si fonde con essa (la sintesi).
  • Romanzo 1984 di Orwell, dove il SocIng impone il “bipensiero”, ossia la possibilità di sostenere un’idea e il suo opposto: “la guerra è pace“, la libertà è schiavitù“, “l’ignoranza è forza“.

Tutti questi esempi, insomma, per dire che il socialismo sovietico come progetto occidentale è più che ammissibile.

La Messa Beat e il Sessantotto Clericale

Emerge chiaramente che  c’è stata una progressiva e intenzionale infiltrazione dell’ideologia Whig all’interno della mentalità e del corpus dottrinale cattolici.  Abbiamo visto che si tratta di un progetto che parte da molto lontano (dal 1945) .

Questo progetto ha avuto il suo culmine durante il concilio Vaticano II, con l’American proposition di padre Murray e  l’avvicinamento a Paolo VI da parte di John Rockfeller.

Questo tentativo di infiltrazione non si è fermato lì. C’è stato un insistente corteggiamento dei servizi segreti presso il Vaticano perché quest’ultimo appoggiasse le guerre del nuovo millennio (espresso.Repubblica-attualità-cronaca-2011 04 22 news.).

Sappiamo del contributo del filosofo liberale Rocco Buttiglione alla stesura dell’enciclica Centesimus annus, salutata  oltre oceano come una svolta cattolica nei confronti del capitalismo; è noto l’avvicinamento di un filosofo liberale, Marcello Pera (1943-vivente), allievo di Popper, a Benedetto XVI.

Come non pensare al cosiddetto “68 cattolico“, che ha anticipato il 68 propriamente detto e ha avuto come momento topico la “messa dei giovani“ o “messa beat”,  celebrata  il 27 aprile 1966?

Autore delle musiche fu Marcello Gionbini (1928-2003), autore di colonne sonore di western all’italiana, il quale ebbe l’idea di scrivere in collaborazione con il paroliere Giuseppe Scoponi (1925 – 2017), delle canzonette a sfondo vagamente “religioso”, con ritmi beat (cfr. M. Scaringi, La Messa dei giovani di Marcello Giombini all’indomani della Riforma liturgica, Roma, Ufficio Liturgico Nazionale, 1996; T. Tarli, Le messe beat, Roma, Castelvecchi, II ed. 2007; F. Marchignoli, Pop italiano d’ispirazione cristiana, Villa Verrucchio, La Pieve Poligrafica, 2008).

Nel 1965 un complessino yé-yé ascolano “Gli Amici” incise un disco di canzoni “sacre” che avrebbero iniziato ad animare le messe beat ancor prima che venisse promulgata la Nuova Messa Montiniana. Sùbito dopo salì alla ribalta il complesso sardo de “I Barrittas”.

Questi  precursori della Nuova Messa Montiniana, furono sùbito elogiati dal Generale dei Gesuiti di allora, padre Pedro Arrupe (1907 – 1991). Il gesuita Arrupe fu affiancato dal padre domenicano Gabriele Sinaldi della Università “Pro Deo”, consigliere di Giuseppe Scoponi, che incoraggiò Marcello Giombini a comporre la cosiddetta “Messa dei giovani”, ossia la quasi ufficializzazione della Messa beat in attesa della promulgazione del Novus Ordo Missae.

Questa “Messa beat ufficiosa” e non ancora ufficiale fu eseguita (più che celebrata) la prima volta nella chiesa di San Filippo Neri alla Vallicella, il 27 aprile del 1966, alla presenza di migliaia di persona, della TV e di molti giornalisti.

La Messa beat non deve essere considerata una scappatella effimera di qualche giovane o prete scapestrato, ma ha segnato in maniera molto seria la Liturgia cattolica, che già da allora iniziò a essere luteranamente riformata.

Purtroppo dall’Italia la “Messa beat” si trasferì anche all’estero e persino oltre/oceano.
Ebbene, non mi sembra eccessivo dire che il “Sessantotto studentesco” fu ampiamente anticipato dal “Sessantacinque clericale”.

D’altro canto come il lockdown clericale ha anticipato il lockdown nazionale.

Venne così introdotto (1965/66), già prima della promulgazione della Nuova Messa (1969), un nuovo rito della Messa, molto più simile alla “Cena luterana” (forse trattandosi di Messe beat sarebbe più opportuno dire “Baldoria luterana”) che al rinnovamento incruento del Sacrificio del Calvario, con la lingua volgare, il tavolino al posto dell’altare, la comunione in piedi e persino sulle mani, il celebrante che officia rivolto al popolo e non a Dio.

Padre Morlion, la “Pro Deo” e la “Luiss” 

Attenzione! Il domenicano padre Gabriele Sinaldi, come abbiamo visto, insegnava alla Università “Pro Deo”, che fu fondata esattamente nel fatidico 1966 dal padre domenicano Felix Morlion (1904 – 1987). Roberto Marchesini (cit., p. 155) ci spiega che essa era “l’ennesimo progetto della Cia gestito da Henry Luce”, cara amica di padre Murray.

Padre Morlion nacque a Dixmude in Belgio il 16 maggio del 1904 e arrivò, con l’Esercito Usa, in Sicilia e poi a Roma nel 1944 – accompagnato da una lettera di presentazione di Alcide De Gasperi firmata da don Sturzo – con alcuni compiti di carattere politico affidatigli dal fondatore del Partito Popolare Italiano, esule negli Usa (1924/1940).

Ora, Morlion era un esperto di tecniche della guerra psicologica e di propaganda di massa, lavorava per i servizi segreti americani (Oss e poi Cia). 

Egli fondò a Roma, con il nulla osta di monsignor Montini, nel 1946, la Università Internazionale degli Studi Sociali (UISS) “Pro Deo” della quale divenne il Presidente nel medesimo anno, con a capo il Presidente (dal 1921 al 1966) della Fiat Vittorio Valletta [10] e con la protezione dei ministri democristiani Scelba, Gonella e Andreotti.

Attualmente la “Pro Deo” si chiama Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) “Guido Carli” fondata a Roma nel 1974 da Umberto Agnelli, che rilevò la “Pro Deo”, ma che ne cambiò nome solo nel 1977. 

Padre Morlion ne restò Presidente sino al 31 ottobre 1975, fu rimpiazzato da Carlo Ferrero sino al 1978, poi dal Governatore della Banca d’Italia (1960/1975) e, quindi, Ministro del Tesoro (1989/1992) Guido Carli dal 1978 al 1993, in séguito da Luigi Abete (1993/2001), quindi da Antonio D’Amato, Luca Cordero di Montezemolo (2004/2010), Luisa Marcegaglia (2010/2019) e da Vincenzo Boccia nel 2019.

Egli era stato incaricato di ridurre l’influenza comunista in Italia, anche attraverso la propaganda, il cinema e la cultura. Collaborò con Roberto Rossellini alla produzione di due film: Stromboli e Francesco giullare di Dio entrambi del 1950 (cfr. F. Scottoni, Il pio frate che lavorava per la Cia, in la Repubblica, 27 novembre 1991; N. Tranfaglia, Come nasce la repubblica, Milano, Bompiani, 2004).

Conclusioni

Nel 1992 l’autore liberista Francis Fukuyama (1952-vivente) pubblicò un libro intitolato La fine della storia e l’ultimo uomo.

In questo libro si celebrava la vittoria del liberalismo sul comunismo dopo una lotta secolare Di questa opera ci interessa soprattutto il dualismo che offre al lettore: destra o sinistra, liberalismo o comunismo, bene o male. Il dualismo è uno schema di pensiero tipicamente gnostico; nella gnosi tutto al suo posto che, in realtà è un alter ego. Questo non è lo schema di pensiero del cristianesimo: bene e male non sono due forze uguali e contrapposte, così come la luce il buio, la salute e le malattie. Il bene è, il male è assenza di bene; la luce è, il buio è assenza di luce; la salute è, la malattia è assenza di salute. Esiste un solo principio, non due. Noi possiamo scegliere se aderire o no.

Tiriamo allora le fila e del discorso. La prima cosa che possiamo affermare che esiste una incompatibilità radicale tra il liberalismo e il cattolicesimo, più volte sottolineata dal magistero cattolico e dalla storia. L’avvicinamento tra queste due forze è stato così stretto che talvolta esse sembrano coincidere. Quello che possiamo constatare con certezza sono le conseguenze di questa infiltrazione: confusione dottrinale, riduzione delle vocazioni, progressiva delusione della morale sessuale, Cessazione della spinta missionaria secondo il mandato evangelico.

Oggi dopo l’89, ha ancora senso che i cattolici combattono le battaglie liberali? È compito dei cattolici impegnarsi per il libero mercato, per la società aperta o per lo smantellamento dello stato sociale? Credo che sia il caso che i cattolici tornino a fare ciò che compete loro.

L’americanismo

Che cos’è l’americanismo?

La società dei sacerdoti missionari di San Paolo apostolo (paulisti), la congregazione religiosa che formò e ordinò sacerdote Robert Sirico, Fu fondata da Isaak Thomas  Hecker. Nato da una famiglia luterana di origine tedesche, si convertì al metodo Ismo e poi al cattolicesimo.

Nel 1858 fondò la congregazione Paulista per propagare il cattolicesimo negli Stati Uniti, soprattutto utilizzando i mezzi di comunicazione di massa. Per raggiungere questo scopo, secondo Hecker, era necessario eliminare tutto ciò che, nel cattolicesimo, potesse infastidire la sensibilità moderna, ad esempio il rigore su alcuni aspetti morali; e tacere su alcune verità di fede che contrastano con la modernità.

Era invece necessario soffermare la predicazione sull’azione dello spirito Santo, la cui azione sarebbe più feconda che in passato; e sulle virtù naturali e attive, piuttosto che su quelle soprannaturali e passive (umiltà, obbedienza…). L’azione dello spirito Santo, che parlerebbe direttamente al cuore di ogni uomo, renderebbe superflua la direzione spirituale e, in generale, la gerarchia cattolica.

Questa impostazione fu chiamata “americanismo“ e fu condannata da Leone XIII con la lettera Testen benevolentiae, Del 22 gennaio 1899, indirizzata al cardinale James Gibbons (1834-1921) di Baltimora, ammiratore e fautore dei psolisti.

In questa lettera, nella quale si fa esplicitamente il nome di Hecher,   vengono  messi in evidenza e condannate le seguenti” nuove  virtù” :

iniziativa, imprenditorialità, cooperazione sociale, impegno pubblico, responsabilità civica, confronto leale, l’arte del compromesso e della praticità, il rispetto per il prossimo, la gentilezza nei rapporti interpersonali (Novak, l’etica cattolica e lo spirito del capitalismo).

Là dove non c’è Dio, non c’è l’uomo: ecco la scoperta del nostro tempo.

Alla religione del Dio vivente si oppone la religione del diavolo; alla religione del Cristo, la religione dell’anticristo. E contro il Dio-uomo si erge l’uomo-Dio e, l’uomo che ha preso il posto di Dio.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

PAZIENTE RIFIUTA TRASFUSIONE PER RISCHIO SANGUE DI VACCINATI. Grazie ai Protocolli DAT dell’Associazione Trilly

PAZIENTE RIFIUTA TRASFUSIONE PER RISCHIO SANGUE DI VACCINATI. Grazie ai Protocolli DAT dell’Associazione Trilly

Indice dei contenuti

Inchiesta sulle Alternative sempre più diffuse all’Emotrasfusione
per evitare plasma contaminato dalla Spike Tossica dei sieri genici mRNA
L’importante insegnamento dei Testimoni di Geova

di prof. ssa Paola Persichetti

presidente dell’Associazione Trilly  La Gente come Noi Terni – attiva nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori

«Io sono il medico, Nessuno può dirmi come devo trattare un paziente durante un intervento chirurgico». È la frase che un medico di Roma rivolge a Maria (nome di fantasia) durante una visita di pre-ospedalizzazione in  vista di pianificare, insieme al medico anestetista, un intervento chirurgico: una isterectomia ed una isteroannessiectomia

Il chirurgo riferisce alla paziente che l’intervento durerà oltre le due ore e verrà fatto in anestesia generale e ci potrebbe essere necessità di una emotrasfusione vista la possibilità di perdite abbondanti di sangue. Maria si oppone perché contraria alla trasfusione di sangue da soggetti di cui non  si conosce lo storico anamnestico.

Maria ha paura di poter ricevere il sangue da soggetti donatori che si sono vaccinati coi sieri genici mRNA (o mDNA) Covid-19 volti a innescare nel corpo umano la produzione della Spike Tossica che, come dimostrato da molteplici ricerche scientifiche pubblicate da Gospa News, può essere a lungo persistente nel liquido ematico.

Il Rifiuto della Trasfusione di Sangue è un Diritto di Tutti

Lei ha rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione e ha perso anche il suo lavoro per non aver ceduto al ricatto. Maria viene irrisa dai medici che le dicono che il sangue fornito dall’ospedale di… Roma è sicuro e non necessita di fare una differenza tra quello dei vaccinati e non.

Le dicono che c’è disinformazione e pregiudizio nei confronti del sangue dei vaccinati, anche per colpa di troppe fake news. Insistono dicendo che l’AVIS  denuncerà alle autorità gli episodi che minano la sua reputazione e quella  di tutto il sistema sanitario e della comunità scientifica.

Le rammentano del caso di un minore ricoverato al Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, a febbraio dello scorso anno, i cui genitori avevano chiesto solo sangue NO VAX per l’intervento chirurgico del figlio.

L’ospedale fece ricorso al giudice tutelare del tribunale di Bologna che lo accolse decidendo che il bambino doveva essere operato perché non c’erano problemi di sicurezza con il sangue abitualmente utilizzato dalla struttura.

Maria, che non è stata affatto  convinta dai medici ad accettare una eventuale emotrasfusione, si rivolge all’associazione TRILLY APS di cui è socia, chiedendo se esista una soluzione al problema. Maria viene subito rassicurata e  informata su quali siano i suoi diritti ,sul Buon uso del sangue (PBM) e sulle direttive anticipate di trattamento (DAT).

“Stabilire quali cure accettare o rifiutare è un diritto di tutti. Non solo dei testimoni di Geova” le viene detto. L’associazione si fa carico della gestione del caso di Maria con le DAT.

La professoressa Paola Persichetti, presdente dell’Associazione Trilly APS – La Gente come Noi Terni

TRILLY APS la Gente come Noi, in sigla denominata Trilly APS è un’associazione  di cui io sono la  presidente, ha sede legale nel Comune di Terni. Non ha fini di lucro è apartitica ed a confessionale e si ispira ai principi di solidarietà, democrazia e pluralismo. Persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, mediante lo svolgimento, in favore dei propri associati, di loro familiari o di terzi, di una o più attività di interesse generale. Presta servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati

Tanatofobia, la Paura della Morte, che ci  ha travolto

Il clima di paura ha travolto centinaia di milioni di uomini: ha  revocato diritti e libertà, incanalando i cittadini lungo una strada che, a prima vista, sembra senza ritorno.. Oggi  la storia stessa, sta iniziando a mostrarci la verità: luce e ombra hanno cercato di rubarsi la scena a vicenda in una strana alternanza. Certo, i periodi di buio possono essere terribili e durare a lungo: ma non in eterno, se si tiene accesa la fiaccola della ragione.

L’associazione Trilly ha inteso ed intende  fare questo, riaccendere la fiaccola della ragione a quei cittadini ai quali si è spenta esortandoli imperativamente, prima che sia troppo tardi, che è arrivato il momento di fermarsi per dare risposte e soluzioni alle molteplici problematiche, per poter uscire da questo tunnel.

In questi ultimi tre anni in cui la maggioranza della popolazione si è piegata così facilmente ai ricatti pur di continuare a lavorare e vivere, la nostra associazione è rimasta accanto ai cittadini che volevano continuare ad esercitare i propri diritti e la propria libertà. Abbiamo aiutato le persone a non cedere al ricatto imposto da un regime che ha ingigantito un’emergenza e negato l’accesso alle strutture sanitarie, alle cure efficaci terremotando così  le persone sotto le bombe quotidiane della disinformazione panica.

Siamo convinti che, a fronte delle difficoltà talora generate dall’odierna medicina tecnologica, le DAT possano essere uno strumento in grado di favorire un processo anche coerente con la prospettiva della fede cristiana.

La nostra intenzione è inserire le DAT all’interno di una comprensione cristiana del tempo della malattia e della morte, sottolineando l’importanza di evitare ogni forma di ostinazione nell’uso dei trattamenti e ogni intervento eutanasico, e ponendo al centro la nozione di proporzionalità delle cure.

Si è inoltre voluta richiamare l’importanza della figura del fiduciario e di un dialogo sincero e collaborativo tra fiduciario ed équipe medica, nel perseguimento del miglior interesse del paziente.

La scelta di cura e la morte non possono essere infatti ridotte a una questione meramente medica, in quanto presentano una molteplicità di risvolti individuali, sociali, religiosi e spirituali.

Le decisioni in merito sono dunque necessariamente personali, come personali sono i valori e il credo religioso di ciascuno di noi. In questo contesto è un obbligo fondamentale per il personale sanitario rispettare l’autonomia e il principio di autodeterminazione dell’individuo, oltre ai principi bioetici della beneficenza, della non maleficenza (primum non nocere) e della giustizia.

Diritto alla  salute e alla libertà di scelta: rifiuto di emotrasfusioni e strategie  alternative

Sono oltre 5mila i professionisti sull’intero territorio nazionale che hanno scelto di curare i propri pazienti senza utilizzare il sangue durante le terapie. Persino nel corso degli interventi chirurgici.

Sono solo alcuni dei numeri che la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova sta collezionando dal 2015, anno in cui è stato sottoscritto il PMB (Patient blood management), il protocollo del ministero della Salute che, secondo le linee guida dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), impegna i medici a non utilizzare sangue o emocomponenti nelle operazioni chirurgiche.

Una vera e propria rete a livello mondiale che la confessione ha creato allo scopo di fornire informazioni in merito alle strategie mediche e chirurgiche alternative alle emotrasfusioni. Strategie che, con il passare del tempo, vengono illustrate e approfondite in occasione di convegni su tutto il territorio nazionale.

“In particolare a Palermo, nell’ottobre 2018, a cui sono intervenuti oltre 3.500 chirurghi, dove è stato possibile allestire stand informativi con indicazioni relative alla medicina senza sangue . In quell’occasione erano presenti anche i rappresentanti della sezione italiana dell’American College of Surgeons”.

Come ha spiegato Antonio Corcione, responsabile del Centro regionale trapianti della Campania, e direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione dell’ospedale Monaldi di Napoli, “il paziente Testimone di Geova da anni fa parte del mio vissuto professionale.

Negli ultimi anni il gruppo di lavoro per il documento sul rifiuto alla emotrasfusione del gruppo di studio Siaarti (la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, ndr) per la Bioetica, ha lavorato per fornire agli anestesisti linee guida che permettano loro di assumere una posizione quanto più possibile univoca di fronte a condizioni chirurgiche e anestesiologiche complesse”.

Operazione chirurgica con emotrasfusione

Sulla stessa lunghezza d’onda Ugo Boggi, professore ordinario di chirurgia generale all’università di Pisa, professore associato aggiunto in chirurgia generale all’università di Pittsburgh (Usa), e presidente eletto di Sito (la Società italiana dei trapianti d’organo: “L’esperienza maturata con i Testimoni di Geova ha professionalmente motivato me e tutti i miei collaboratori ad affinare le tecniche di risparmio del sangue e di gestione post-operatoria per limitare la necessità del supporto trasfusionale.

Questo percorso ha certamente recato beneficio ad alcune persone che avevano espresso il loro rifiuto alle trasfusioni, ma ha consentito anche di evitare le trasfusioni in molti altri pazienti che pure avevano consentito”.

Dati ufficiali della Congregazione Cristiana parlano di circa 16mila pazienti “Testimoni di Geova curati ogni anno in Italia grazie alle tecniche che non prevedono l’utilizzo di emotrasfusioni”.

Natura apparentemente Innocua della Trasfusione di Sangue

A tal riguardo è bene sapere che, la  natura solo apparentemente innocua della trasfusione di sangue, la sua percepita facile disponibilità, il suo relativo basso costo, la facilità con cui può essere prescritta e la capacità di osservarne immediatamente l’efficacia sono tutti elementi che hanno contribuito ad un suo utilizzo molto diffuso.

Tuttavia, le prove relative ai possibili effetti dannosi collegati alle trasfusioni sono andate aumentando di anno in anno. Diversi studi hanno dimostrato che i pazienti trasfusi vanno incontro più frequentemente rispetto a quelli non trasfusi a complicanze ed esiti peggiori, tra cui un aumento del rischio di mortalità, morbilità (ictus, danno renale, eventi tromboembolici, infezioni, insufficienza respiratoria) con prolungamento della degenza.

Se il paziente rifiuta l’emotrasfusione si possono comunque migliorare i risultati clinici basandosi sulla risorsa sangue dei pazienti stessi. Il concetto di PBM non è focalizzato su una specifica patologia, ma mira a gestire la risorsa sangue del singolo paziente che, quindi, acquista un ruolo centrale e prioritario.

Questo approccio riduce in modo significativo l’utilizzo dei prodotti del sangue, affrontando tutti i fattori di rischio trasfusionale modificabili ancor prima che sia necessario prendere in considerazione il ricorso alla terapia trasfusionale stessa. È una strategia che mette insieme una serie di interventi di tipo multiprofessionale e multidisciplinare. È pertanto un approccio che coinvolge tutti coloro che ruotano intorno alla gestione di un soggetto che può avere necessità di trasfusioni di sangue.

Il PBM si estende anche a Indicazioni Non Chirurgiche

Sebbene il PBM di solito si riferisca a pazienti chirurgici, il suo utilizzo clinico si è gradualmente evoluto negli ultimi anni e ora si riferisce anche a condizioni non chirurgiche.

Il programma PBM è stato esteso per includere indicazioni non chirurgiche, e ricercatori hanno tentato di applicare questo approccio a diverse condizioni cliniche, incluse Oncologia e la OncoEmatologia, pazienti critici nelle unità di terapia intensiva, pazienti con disturbi epatici o insufficienza cardiaca e in ostetricia. L’implementazione di questi percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari può infine apportare un contenimento della spesa sanitaria, con una riduzione del 10-20% dei costi trasfusionali.

Interessante quanto pubblicato dal Centro Nazionale Sangue il 22 luglio 2020: 

Più sicurezza per i pazienti, gli ospedali italiani seguono il Pbm ( CNS 2020) OMS e il ministero della salute raccomandano PBM

OMS l’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 2010, e di seguito il Ministero della Salute, raccomandano l’adozione di programmi di Patient Blood Management (PBM), ovvero protocolli che consentano di ottimizzare la “risorsa” di sangue del paziente ed evitare, o almeno ridurre, le emotrasfusioni. Il vantaggio pubblicato in letteratura è quello di tempi di degenza postoperatoria più brevi, minore incidenza di infezioni e una ripresa dall’intervento più rapida. Il risparmio di risorse economiche può far dimezzare i costi diretti e indiretti del sangue. Il  PBM deve essere lo standard terapeutico per tutti gli ospedali.

“Trasfusioni? Sempre meno”. Tecniche alternative della chirurgia senza sangue

Ha suscitato una vasta eco sia in ambito sanitario che mediatico, il trapianto di fegato senza trasfusioni di sangue eseguito lo scorso dicembre all’Ospedale di Borgo Trento di Verona su una paziente di sessanta anni testimone di Geova.

Ne ha parlato parlato anche la-notizia.net sul loro giornale visto l’eccezionalità e complessità dell’intervento riuscito perfettamente, come riferito dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Ma qual è la reale situazione della chirurgia senza sangue in Italia? A tal proposito è interessante l’approfondimento realizzato da Steno Sari (su Libero nell’edizione del 15 aprile 2019) che ha sentito sull’argomento alcuni medici esperti nel campo trasfusionale, cardiochirurgico e medico/legale.

Il dottor Ivo Beverina responsabile dell’Unità operativa Semplice “Centro trasfusionale” dell’ASST Ovest Milanese ha dichiarato: “Già da anni attuiamo una politica di ottimizzazione della terapia trasfusionale secondo linee guida internazionale.

Per fare due esempi, tale modalità ha portato a una riduzione dalla trasfusione di plasma dell’85,8% nel corso di 13 anni e di circa 1000 unità di sangue nel 2018 rispetto l’anno precedente” A proposito di alternative alle trasfusioni il dottor Beverina aggiunge: “Noi medici abbiamo a disposizione molti mezzi per evitare la trasfusione di sangue, in particolare in ambito chirurgico, ma non solo. Ciò che di interessante è emerso dagli studi – prosegue Beverina- è che in molte situazioni la trasfusione non migliora la, prognosi ma la stessa rimane invariata o anzi in alcuni casi peggiora”.

Il Rifiuto trasfusioni di sangue non riguarda solo i testimoni di Geova

Ma la chirurgia senza sangue è solo ad appannaggio dei testimoni di Geova e motivata sempre da convinzioni etico/religiose?

Sembrerebbe di no secondo quanto dichiarato dal dottor Samuel Mancuso cardiochirurgo al Maria Pia Hospital di Torino:

“In tutto il mondo sempre più pazienti rifiutano trasfusioni a motivo dei risultati clinici, indipendentemente dalle convinzioni religiose; i pazienti non trasfusi e trattati con una adeguato protocollo si riprendono più in fretta e hanno meno complicazioni postoperatorie. L’American Association of blood Banks nel suo editoriale di gennaio dedicato al Patient Blood Management (le linee guida dell’OMS che prevede la diminuzione o eliminazione dell’impiego di prodotti del sangue, ndr) ha pubblicamente ringraziato la comunità americana dei testimoni di Geova per aver focalizzato attenzione dei medici di tutti il mondo sulla qualità dei protocolli di risparmio del sangue a beneficio di tutti con marcati miglioramenti dei risultati clinici”. Aggiunge ancora Mancuso che alcuni pazienti precisano subito la loro posizione dicendo: “Io non sono testimone di Geova, ma non voglio le trasfusioni…”

Aspetto legale e bioetico

Resta l’aspetto legale e bioetico da considerare in una scelta tanto delicata come il rifiuto di una emotrasfusione da parte di un paziente in cura in un ospedale. Il diritto di decidere se e come curarsi è un diritto tutelato dalla Costituzione, analiticamente disciplinato nel 2017 dalla legge 219.

Il medico deve rispettare le volontà del paziente consapevole delle conseguenze; il magistrato non può imporre al medico di non rispettarle” e per il medico che non rispetta le disposizioni del paziente oltre alle conseguenze penali e civili sono prospettabili quelle disciplinari dell’amministrazione da cui il medico dipenda e dall’Ordine dei medici.

L’associazione  Trilly APS  rivolge uno  speciale ringraziamento  al Comitato Etico Locale USL8 di Arezzo che in piena collaborazione con il locale Comitato di Assistenza Sanitaria eall’Hospital Information Service della sede Mondiale dei Testimoni di Geova per la diffusione di tutte le informazioni Scientifiche ed Etiche Internazionali utili per abbattere anche qui in Italia barriere e pregiudizi Culturali Secolari.

La stessa richiede, facendosi portavoce di tutti i suoi soci, che si ponga fine negli  ospedali e nelle strutture sanitarie italiane  alle  barriere e ai pregiudizi contro chi liberamente ha scelto di non vaccinarsi e voglia avvalersi pertanto dello strumento“.

”Disposizioni anticipate di trattamento“ per dare il proprio diniego alla trasfusione senza essere accusato di essere un soggetto complottista ascientifico .  Non dobbiamo permettere che venga violato il diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.

Fonti di diritto

Il Tribunale di Milano, in corte d’appello ad ottobre 2022, dopo 17 anni dagli abusi e violenza subita , ha dato ragione ad una paziente che è stata violata nella sua integrità di persona e nel suo diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.

La presente vicenda, risale al 2005.  Riguarda il rifiuto alle emotrasfusioni espresso dalla suddetta  paziente Testimone di Geova, in occasione di un intervento programmato di parto cesareo:  rifiuto specifico alle emotrasfusioni manifestato a voce e per iscritto dalla paziente cosciente.

La Suprema di Cassazione, a cui si era rivolta la paziente dopo il rifiuto risarcitorio sia in primo grado che in appello, ripercorre nel 2020 nella sentenza il fatto, con utili particolari, vissuti come dramma e abuso subito nel 2005 dalla Testimone di Geova, che a seguito di parto Cesareo aveva prima subito la sottovalutazione dell’emergenza emorragica in atto, visibile dai parametri dell’Emocromo che nel giro di 2 giorni erano passati con Emoglobina da 12 a 9, poi 6 e infine a 5,1.

La sentenza stabilisce un risarcimento di 40mila euro e soprattutto fissa per sempre l’abuso subito. La  paziente  è stata violata nella sua integrità di persona e nel suo diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.  Come dice Platone esistono due tipologie di medici: “ quello degli schiavi, che non ascolta e obbliga ai trattamenti, e l’altro tipo che invece ascolta la persona e cerca il trattamento sanitario personalizzato: quello è il medico degli uomini liberi”.

Siamo uomini liberi che scelgono medici che ci ascoltano

L’associazione TRILLY APS ringrazia , anche, il professor Pasquale Giuseppe Macri, primario di medicina legale dell’Asl Toscana sud-est, che con una coscienza bioetica, giuridica e deontologica ha sostenuto fin dal 1996 la rivoluzione che pone l’autodeterminazione del paziente al centro decisionale con il diritto al dissenso informato.

Il prof. Macrì ha così riequilibrato, a favore del malato, il rapporto di cura paternalistico a favore del medico che si trincerava dietro ad un ipotetico stato di necessità per violentare la coscienza e le libere scelte del paziente. Moltissimi professionisti oggi considerano ancora  il dissenso alle Emotrasfusioni dei Testimoni di Geova, una lotta che è servita al progresso civile della medicina e del diritto a favore della dignità delle persone.

Con una ricaduta molto positiva sull’intera collettività mondiale di cui oggi possono usufruire tutti coloro che per vari motivi rifiutano il trattamento di emo trasfusione non solo per motivi religiosi..

Le prese di posizione di questi pazienti hanno consentito di avere una Buona Legge su (PBM) e il progressivo riconoscimento dei BioDiritti avvalorati dalla BioEtica più attuale come le  DAT.

Per Informazioni sulla corretta attivazione dei protocolli delle Direttive Anticipate di Trattamento (DAT).

Mail : trilly.lagentecomenoi@gmail.com
Sitoweb: www.trillyapslagentecomenoi.it

prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly  APS La Gente come Noi Terni 

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

TUTTI GLI ARTICOLI DI PAOLA PERSICHETTI 

Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori


Inaugurazione anno scolastico 2023/2024

Progetto educativo


Spesso la prevenzione è vista unicamente come una necessità, un modo per evitare di dover rimediare in seguito a una situazione di difficoltà.

L’ambiente educativo deve essere quindi una palestra per il giovane, un luogo sereno nel quale imparare, anche grazie ai “buoni esempi”, i valori e gli strumenti atti ad affrontare in autonomia la vita con tutte le sue difficoltà e contraddizioni.

La parola prevenzione ha però per Don Bosco un significato più ampio: non occorre soltanto prevenire il male, ma far questo andando incontro al bene, così da farlo emergere in tutte le sue forme.
Occorre quindi avere ottimismo, riconoscere in se stessi e nel giovane un’energia capace di guidarlo verso l’autonomia, risvegliare la voglia di camminare, di costruirsi, dandone l’esempio in prima persona e aiutare il giovane a prendere coscienza delle sue qualità positive, offrendo al tempo stesso concrete possibilità per cui queste possano esprimersi al meglio.

È l’esempio dell’educatore, colui che è venuto prima, che guida il giovane attraverso questo processo di scoperta e formazione della propria personalità.

Ragione
Porre la ragione al centro dell’educazione umana significa, essenzialmente, credere nell’uomo, nella sua capacità di apprendere, di decidere liberamente.
È un atto di fiducia e ottimismo nella persona.
Contrapposta alla ragione è l’istintività, anche emotiva: bella, certo, ma può giocarti dei brutti scherzi.


Religione
Un elemento molto importante, in quanto orienta l’uomo a Dio e lo rende capace di amare. Eppure anche davanti alla religione, la ragione ha la precedenza. Diceva infatti don Bosco: “mai obbligare i giovani alla frequenza dei Sacramenti, ma incoraggiarli e facilitarli nell’approccio a Gesù, facendo notare la bellezza e la santità di quella religione che propone mezzi così semplici per costruire una società civile”.


Amorevolezza
È la base di ogni azione educativa, ma “non è sufficiente amare i giovani, occorre soprattutto che i giovani stessi si sentano amati”.
E ancora, viceversa, “ognuno si faccia amare per educare i giovani”. Educare è quindi un donarsi in modo gioioso, trasmettendo gioia e serenità proprio con il dono di sé.
Questo amore si manifesta in una accoglienza del giovane così come egli è, con i suoi difetti e i suoi pregi, nella sua unicità.
Attenzione e dialogo – L’educazione è cosa di cuore
Don Bosco aveva affermato che la pratica di questo sistema è tutta poggiata sulle parole di San Paolo che dice: “La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene tutto”».

Don Bosco è convinto che solo Dio ci può insegnare l’arte di amare come Lui e di educare, e da ciò segue l’importanza della religione nel suo sistema educativo.

Fin da ragazzo Don Bosco aveva ricevuto il consiglio «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare il cuore dei giovani», una frase che segnò tutto il suo cammino.

L’amore per i giovani e soprattutto il farli sentire amati, attraverso l’interessamento ai loro giochi, alle loro vite e alle loro problematiche è quello che rende l’educatore un amico speciale, un fratello maggiore che guida il giovane verso l’autonomia
Riconoscimento delle unicità – Un punto accessibile al bene
Don Bosco diceva «Basta che siate giovani perché io vi ami assai», una frase che ci fa capire come egli guardasse al giovane con simpatia e che nella filosofia salesiana si traduce nella creazione di un canale di comunicazione tra educatore ed educando, che permette con il tempo la trasmissione di valori di vita e di fede.

Secondo Don Bosco in ogni giovane si trova «un punto accessibile al bene», grazie al quale è possibile instaurare questo rapporto di fiducia e insegnamento, volto ad aiutare il giovane a crearsi una personalità armonica e solida.

La ragione del Sistema Preventivo è dare fiducia alle forze di bene presenti in ogni persona, che l’educazione ha il compito di far crescere e maturare.


Un ambiente stimolante per lo sviluppo – Salute, scienza, santità
A Don Bosco interessava non solo la salvezza dell’anima del giovane ma anche il suo sviluppo mentale e sociale.

Oltre quindi ad educare al senso cristiano dell’esistenza, egli proponeva ai suoi ragazzi momenti di svago e protagonismo, quali teatro, musica e gioco, da inframezzare ad attività propedeutiche all’apprendimento di un mestiere con cui guadagnarsi la vita ed essere un onesto cittadino.


Orientamento – L’educazione può cambiare la storia!
Questa idea sostenne Don Bosco in tutto il suo lavoro e per tutta la durata della sua vita.

L’educatore, secondo questa visione, è «un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi».

La competenza educativa, l’amore della “vita profonda”, lo sguardo positivo su se stessi e sugli altri e la “passione” per i giovani sono le caratteristiche che consentono ad un educatore di educare il giovane ad usare la propria libertà nel migliore dei modi.
Il titolo del convegno era allarmante e propositivo: “È il momento della vera scuola cattolica”, illustrato ancora meglio dal sottotitolo: “Uscire dal sistema per essere se stessi”. Le tre relazioni di Stefano Fontana, don Samuele Cecotti e don Marco Begato sono state concordi nel constatare che esiste ormai un sistema ben collaudato e che si muove con coerenza non per educare ma per diseducare, per togliere i figli ai genitori, per impedire alla Chiesa di continuare a considerarsi primario soggetto educativo e non solo collaboratrice esterna e occasionale dopo aver delegato l’educazione ad altri e soprattutto allo Stato. Questo sistema si chiude a riccio per impedire vie di fuga,
In questo modo, però, la Chies rinuncia a quanto le è proprio per natura: come ha segnalato al convegno don Cecotti, la Chiesa insegna la verità rivelata, però questa si basa sulla ragione e quindi ha titolo originario anche per educare la ragione, in un unico progetto educativo perché unico, anche se distinto, è il progetto salvifico. Purtroppo, l’influenza di tante correnti della teologia contemporanea condizionate dalla prospettiva protestante ha rotto il rapporto tra fede e ragione sicché oggi si pensa che alla ragione debba pensare lo Stato e alla fede la Chiesa. Da qui il ritiro di quest’ultima dalla pubblica piazza.

Che poi magari lo Stato insegnasse ad usare la ragione. Oggi, anche se non da oggi, avviene il contrario. Come hanno segnalato le relazioni mattutine al convegno, dapprima lo Stato si è dichiarato neutro da principi e valori, poi ha cominciato a combattere coloro che pretendevano ancora di tenere formi principi e valori pubblici, quindi ha iniziato a fare violenza imponendo i propri principi e i propri valori. Come è avvenuto da qualche tempo con l’istituzione dell’insegnamento dell’Educazione Civica in ogni ordine di scuola pubblica.
La libertà di educazione e il confronto tra una scuola che forma al bene comune e quella moderna, ideologica e statale, originata dalla Prussia e poi importata anche in Italia. La scuola parentale come antidoto. L’abuso della tecnologia e i danni per i giovani. Dall’incontro della Bussola con Marco Sermarini e lo psicologo Roberto Marchesini.

Anticlericale, non c’era libertà». Da lì, l’indottrinamento da parte di chi detiene il potere è proseguito fino ai giorni nostri, quando la scuola è preda di teoria del gender, Agenda 2030, eccetera.

Di contro, come ha notato Sermarini, «il cristianesimo ha saputo valorizzare nei secoli» una cultura e un’educazione per il bene dell’uomo, anche mutuando il meglio del mondo greco-romano, «come ad esempio le famose arti liberali, che sono una grande introduzione alla realtà che la Chiesa ha fatto propria e che fa parte di quella che possiamo chiamare civiltà occidentale, civiltà europea», secondo «un’idea sana di Europa». Con l’era moderna si assiste invece al tentativo di cancellare questa identità, un’operazione a cui «la scuola di Stato si presta perfettamente», grazie anche a un equivoco di fondo: «È una scuola apparentemente neutra ma che in realtà funge, volontariamente o involontariamente, da megafono delle idee dominanti».

I due ospiti hanno sottolineato i danni che vengono da un inappropriato o eccessivo uso della tecnologia, concordando tra l’altro sull’opportunità per gli studenti di non portare il cellulare in classe. Riguardo all’insegnamento, se è vero che in determinate situazioni «ci sono delle tecnologie utili», come argomenta il rettore della Scuola Libera Chesterton, «in generale noi utilizziamo un metodo molto classico e antico: il professore parla, fa esempi, spiega qualcosa e i ragazzi ascoltano, prendono appunti, intervengono, domandano, sono stimolati a fare domande, a cercare di capire. È quello che si dice “seguire un maestro”, qualcuno che ti introduca alla realtà vera e propria, non a quella virtuale». Sermarini, per la sua esperienza a scuola, e Marchesini, per i pazienti ricevuti nel suo studio, evidenziano gli scarsissimi livelli di apprendimento e le altre conseguenze negative che hanno accompagnato la didattica a distanza (Dad). Anzi, per Marchesini, «la Dad è stata un esperimento per abolire la scuola in presenza e fisica». Attraverso la sua attività, lo psicologo clinico ha potuto constatare di persona l’incremento dei pensieri e tentativi suicidari nei giovanissimi, vedendovi un legame proprio con la Dad, il lockdown e il terrorismo mediatico in tempo di Covid-19. Senza dimenticare, come rileva Cascioli, che le politiche per spingere gli studenti di medie e superiori alla vaccinazione hanno aggravato ulteriormente il quadro, emarginando i non vaccinati.

Tornando al vulnus dell’uso abnorme dei mezzi tecnologici, lo psicologo ha riferito come gli addetti ai lavori concordino sul fatto che gli schermi di cellulari, computer, tablet, ecc., «sono dal punto di vista cognitivo la peggior disgrazia che poteva capitare a queste generazioni […]. Tutti questi strumenti tecnologici e digitali hanno ridotto l’attenzione dei ragazzi a intervalli brevissimi». Il loro uso prolungato aumenta disturbi del sonno, irritabilità e nervosismo, e diminuisce la capacità di relazionarsi. Tutto ciò ha una serie di altri effetti, di cui Marchesini riporta un paio di esempi emblematici, vittime immateriali incluse: vedi il compianto assolo di chitarra…

X TAVOLA DI ASSISI: LA GRANDE ASSENTE. Affari Big Pharma sui Feti Abortiti approvati dall’UE ma ignorati dai Cristiani

X TAVOLA DI ASSISI: LA GRANDE ASSENTE. Affari Big Pharma sui Feti Abortiti approvati dall’UE ma ignorati dai Cristiani

Indice dei contenuti

di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.


LE GIORNATE INTENSE SU “LE TAVOLE DI ASSISI”

Il 9 e il 10 settembre ho partecipato alla due giorni de “le tavole di Assisi” che si è tenuta, appunto ad Assisi. Sono state due giornate intense, e con numerosi interventi che si sono susseguiti dalla mattina alla sera.  Tutto è stato molto interessante,  e mi sono trovata in perfetta armonia con molti degli interventi fatti ma c’è un ma…

Mi limiterò a fare soltanto alcune osservazioni  senza le quali, ritengo non si possa avere la giusta chiave di lettura delle due giornate. L’ evento era teso, secondo gli organizzatori, “a riflettere, ragionare, ascoltare e pregare insieme.“ L’appuntamento nella splendida cornice di Assisi  ha messo al centro delle sue riflessioni le sfide che attendono l’Italia e l’intero Occidente: l’assalto alla vita e alla famiglia fino alla guerra, dalla dittatura del pensiero unico fino al definitivo sradicamento delle radici cristiane dell’Occidente.

Erano presenti alcune delle principali sigle del panorama cattolico Italiano con due vescovi, una pastora del mondo  evangelico ( protestante) numerosi intellettuali e più di 400 persone accreditate.

Voglio  partire dall’intervento di monsignor Giampaolo Crepaldi vescovo emerito di Trieste che ha  gettato  le fondamenta sulle quali si sarebbe dovuto ( ma  così non è stato) costruire l’intero evento con l’apporto dei vari relatori.

Bisogna recuperare la convinzione che il cristianesimo e la chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente. Bisogna recuperare l’idea, insegnataci anche da Benedetto XVI… Che non è possibile dissodare le terre incolte della vita sociale senza aver prima dissodato le nostre anime“.

Oggi questa eredità preziosa si trova in grave difficoltà e il motivo principale è di fede in primo luogo e in secondo luogo di ragione. Dice monsignor Crepaldi che  si concede troppo al naturalismo e si pensa che il mondo non abbia bisogno del Cristo della fede ma eventualmente solo del Cristo della ragione, per poi progressivamente scendere di livello ed arrivare al Cristo dell’etica mondialista ed infine al Cristo della coscienza individuale.

La conseguenza di tutto ciò è che il ruolo del Cristianesimo così concepito finisce di avere un ruolo importante nella società.

Questa è una menzogna perché il cristianesimo e la chiesa hanno invece qualcosa di proprio e di unico da dire nella pubblica piazza, in una piazza dove il vociferare “Del pubblico dibattito“ genera soltanto un grande baccano quotidiano.

Se il cristianesimo e la chiesa “hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e di unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti, perché non possono darsi da fare indifferentemente per tutto.“ Scriveva Benedetto XVI che “Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto“.

Questo tutto deve essere vagliato alla luce di quanto la chiesa ha da dire di proprio e di unico nella pubblica piazza. Monsignor Crepaldi ha rincarato la dose facendo riferimento a l’esistenza di troppe realtà cattoliche che oggi hanno fatto propria l’agenda ONU per il 2030.

Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, e li rende disponibili alle avventure anche le più strane.“

I CATTOLICI “FLUIDI” RESTANO IMPRODUTTIVI

La società non trae nessun vantaggio da attivisti frenetici cattolici “fluidi”che restano improduttivi.

Alla base dell’oblio dei “principi non negoziabili“, di cui ci parlava Benedetto XVI, sta l’agnosticismo cattolico il quale assolutizza la politica permettendole di fare tutto svilendola e rendendola cieca. Una politica fatta alla cieca.

Ad una politica così ridotta la dottrina sociale della chiesa non ha più nulla da dire.

Stanno scomparendo gli spazi in cui il cattolico può operare. “La pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della dottrina sociale della chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali“ si sta riducendo di numero.

La domanda che si impone e si erge a questo punto è molto semplice e allo stesso tempo molto seria: i cattolici, siano essi laici o uomini di chiesa, si  adeguano o tentano di opporsi?

Per opporvisi serve Il messaggio proprio e unico che la chiesa e il cristianesimo hanno da dire al mondo.

Tutti coloro che non lo fanno o lo fanno male verranno fecondati  e avvelenati da altre idee che con il Cristianesimo non hanno niente a che vedere.

LE IV TAVOLE DEL SIMPOSIO 

Queste sono state le tavole intorno alle quali ci si è seduti e i relatori hanno dato degli spunti sui quali sarebbe stato necessario confrontarsi. Non è stato possibile e non per mancanza di tempo ( considerando che alcuni relatori invitati non hanno potuto partecipare): alcune tematiche non “dovevano” essere affrontate.

Le IX tavole

  • La sacralità della vita umana
  • La famiglia società naturale fondata sul matrimonio
  • Inverno demografico e neo – malthusianesimo
  • Le ideologie e i giovani: Gender, Wolke, e molto altro
  • Transumanesimo e post-umanesimo la dittatura soft
  • Anima e trascendenza: fede, chiesa, vita eterna
  • Economia e cura del creato
  • L’Italia ripudia la guerra
  • La sovranità appartiene al popolo

Mentre Monsignor Crepaldi parla di Chiesa Cattolica alle tavole erano presenti alcuni rappresentanti delle chiese evangeliche: chiese nate dalla Riforma protestante, la quale rifiutò molte istituzioni e pratiche della Chiesa Cattolica in nome del ritorno al Vangelo,che ogni Cristiano poteva interpretare secondo la propria coscienza. Sarà bene per il lettore saper rispondere alla domanda : chi è il cattolico?

Il cattolico è colui che si oppone alla ribellione contro il Logos. È colui che si sforza di vivere in armonia con il Logos, cioè con l’ordine, il senso che ha creato e governa l’universo. E il Logos si è fatto carne, ha abitato in mezzo a noi e ha fondato la chiesa Cattolica.

Papà Benedetto XVI nel viaggio in Germania del 2011 non nascose la problematica morale, che costituisce una nuova sfida per il cammino ecumenico. “Nei dialoghi non possiamo ignorare le grandi questioni morali circa la vita umana, la famiglia, la sessualità, la bioetica, la libertà, la giustizia e la pace“. La presenza della pastora  Roselen  Böener Faccio  tra i relatori alle Tavole di Assisi ha riproposto  un problema cruciale dell’ecumenismo contemporaneo .

La questione della struttura della rivelazione-la relazione tra sacra scrittura, la tradizione viva nella santa chiesa e il ministero dei successori degli apostoli come testimone della vera fede. E qui è implicita la problematica dell’ecclesiologia che fa parte di questo problema: come arriva la verità di Dio a noi”.

Il problema teologico soggiacente è il discernimento tra la tradizione con maiuscola, e le tradizioni. Papa Benedetto XVI ci metteva in guardia sulla problematica dei metodi adottati nei vari dialoghi ecumenici dove il rischio del relativismo è più forte. I documenti comuni di studio prodotti dai vari dialoghi ecumenici non sono testi del magistero cattolico: vanno riconosciuti nel loro giusto significato come contributi offerti alla competente autorità della chiesa, che sola è chiamata a giudicare in modo definitivo.

Noi Cattolici dobbiamo rimanere fermi sui principi morali non negoziabili. Solo così sarà possibile combattere la dittatura del relativismo evitando che il dialogo ecumenico ne diventi l’ennesima vittima per malinteso buonismo. Accorgimento venuto meno durante il confronto con la Pastora.

 AFFARI SUI FETI ABORTITI APPROVATI DALL’UE, IGNORATI DAI CRISTIANI

La  prima tavola sulla sacralità della vita  pur avendo affrontato il tema “aborto non ha speso  una sola parola riguardo al problema morale degli esperimenti sui feti abortiti.

“La vita umana è sacra perché (…) Comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale col creatore, suo unico fine“.  Donum vitae, CDF,1988

È stato ampiamente condannata la  legge ingiusta come la 194 perché nessuna ragione può prevalere sulla sacralità della vita umana. La chiesa non può, in nome del dialogo venire meno alla doverosa chiarezza su aborto e 194.

L’impegno più grande è stato  quello di portare il discorso sull’aborto come atto delittuoso e illecito.  Quando  si parla di aborto, il valore che viene messo maggiormente in  gioco è il valore della vita nascente, che va tutelata, a maggior ragione, perché è più indifesa. Ma tacere sull’uso dei  feti abortiti significa essere complici alla creazione di una cultura che ritiene legittimo che alcuni muoiono per il bene dell’umanità, una cultura che decide che alcuni esseri umani non sono persone, ma cose, fornitori di “materiale biologico“.

Soltanto due giorni dopo, In data 12 settembre 2023, il parlamento europeo ha approvato una proposta di regolamento (483 voti a favore, 89 astensioni e 52 contrari, che sostanzialmente rischia di aprire le porte alla commercializzazione di embrioni e feti, Di fatto equiparati a “sostanze di origine umana“ come anche sangue e plasma. Addirittura il partito popolare europeo “riconosce e sostiene l’esistenza di un mercato europeo della fertilità per giustificare gli scambi trans frontalieri di gameti, embrioni e feti in caso di carenza in uno Stato membro“.

Questo scenario rischia di aprire concretamente alla legalizzazione del mercato di vite umane in Europa. Inoltre è chiaro come ci sia dietro un disegno politico e culturale per far passare sempre di più il messaggio  e il concetto della non dignità della vita umana nel grembo materno. Sì, infatti, si possono includere feti ed embrioni classificandoli come “sostanze di origine umana“ allora tutto ciò riduce Feti ed embrioni a qualcosa di non “vivo”, qualcosa di equiparabile agrumi di cellule e per questo non solo non degni di diritti, ma anche oggetti da sfruttare a uso e consumo anche di fini abbietti, come l’eugenetica.

IL PECCATO DI OMISSIONE

Pertanto  è necessario comprendere se alcuni  specifici preparati beneficiano  già in modo essenziale dell’aborto. Detto altrimenti: esiste un rapporto diretto tra l’aborto e la realizzazione di questi  preparati?  La risposta è sì.

Dal 1999 l’organizzazione non-profit Children of God for life è in prima linea per la battaglia sui vaccini etici.Debra Vinnedge, Fondatrice dell’associazione nel 2005 porta a conoscenza della pontificia Accademia per la vita il problema dei vaccini immorali.

Già dal 1961 il ricercatore del Winstar  Institute dell’Università della Pennsylvania, il dottor Leonard Hayflick, rivelava  al mondo i suoi esperimenti per ottenere le linee cellulari fetali WI 1-25 (WI sta per Winstar Institute, la  numerazione riguarda le linee cellulari progressive); tre  anni dopo, l’anno della rosolia epidemica negli USA, Hayflick ricavava  una nuova linea cellulare, la WI -38 tratta dai  polmoni di una bambina di tre mesi di gestazione.

Sapete  quanti aborti sono stati usati per estrarre il virus della rosolia dai  feti e utilizzarlo per il vaccino? Fu ammesso dagli stessi studiosi, tra cui il dottor Plotkin (padre del vaccino contro la rosolia), ben 67 aborti: 67 aborti per ottenere il virus e 30 per arrivare alla linea cellulare WI-38, per  la coltivazione del virus.

La storia della produzione del vaccino contro la rosolia rivela che dietro una linea cellulare si nascondono non uno, ma una molteplicità di feti dissezionati; inoltre il feto viene appositamente scelto in ragione di alcune caratteristiche importanti della madre e della famiglia.

Non  si tratta di aborti spontanei, ma di aborti selezionati, come conferma altresì lo studio sulla creazione di una recente linea cellulare, importante anche per  capire l’equivoco su una presunta perennità delle linee cellulari fetali. Queste linee cellulari vengono infatti comunemente definite “immortali“; l’aggettivo lascia intendere che si tratterebbe di linee cellulari disponibili nei secoli dei secoli per la ricerca e la realizzazione di vaccini o di altri farmaci.  Pertanto  non sussisterebbe più la necessità di nuovi aborti per ottenere nuove linee e Il ricorso a feti provenienti da aborto non risulterebbe pertanto più necessario.

IL CRIMINE DEGLI ABORTI SELEZIONATI 

La realtà è però differente. Questo crimine non appartiene affatto al passato, ma al presente e al futuro. In  uno studio pubblicato da Bo Ma,et al. nel 2015, si evince e conferma che le donne che abortiscono sono debitamente scelte e che per ottenere una linea Cellulare, sono necessari più feti con queste caratteristiche:

  • età gestazionale compresa tra i 2 e i 4 mesi
  • Induzione del parto con il metodo water bag
  • la professione dei genitori non deve prevedere il contatto con prodotti chimici e radiazioni
  • Entrambi i genitori devono essere in buona salute senza malattie neoplastiche e genetiche, e senza alcuna storia di trapianti di tessuti e di organi nella linea familiare per tre generazioni
  • Nessuna malattia infettiva

Impossibile dunque continuare a ritenere ingenuamente che queste linee cellulari provengono da aborti spontanei o “casuali“; non  sono aborti spontanei perché il processo rapido di autolisi  renderebbe i tessuti inutilizzabili. I tessuti sono presi a cuore battente perché il sangue deve ancora circolare per ossigenare le cellule.

Per coloro che ancora negano la presenza e l’utilizzo delle cellule embrionali fetali nei vaccini vi segnalo la pubblicazione del  CDC (Centers for Disease Control and Prävention) che pubblica un elenco degli eccipiente dei vaccini dove sono elencati i detriti cellulari fetali MRC-5 e  WI-38. Il passaggio finale è vero non utilizza linee cellulari fetali, ma ogni passo fino a quest’ultimo punto l’ha fatto. I vaccini dipendono dalle linee cellulari fetali.

Moralmente sono cattivi perché la cooperazione formale è sempre illegittima. Ricorrere ai vaccini illeciti ha comportato pericoli non solo in linea ipotetica, ma nella realtà ( vedasi il già citato emendamento europeo). Grave quindi è stato il silenzio  da parte delle associazioni pro-life e persino degli uomini di chiesa  presenti : a prescindere dalle scelte individuali, non si è ancora assistito a una estesa e forte condanna dei centri di ricerca, delle case farmaceutiche e delle scelte di politica sanitaria che hanno privilegiato la via immorale. In parole povere si dice silenzio-assenso.

Di certo, come un assenso è stata percepita la generale astensione durante la discussione della prima tavola di Assisi di una ferma condanna di questo macabro mercato dei feti.

LA PANDEMIA HA ACCELERATO IL PROCESSO IMMORALE SUI VACCINI

Il periodo pandemico ha accelerato  il processo immorale che ha condotto all’uso dei vaccini COVID-19 sotto la pressione della paura. Forse si doveva  provocare una reazione per spostare l’interesse della ricerca verso modalità lecite, opponendo l’obiezione di coscienza e cercando alternative eticamente accettabili. In caso contrario è  stato commesso un peccato di scandalo.

Vangelo di Matteo 18,7 “ Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano  scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”

Il 21 dicembre del 2020, anche la congregazione per la dottrina della fede si esprimeva  in una nota sulla illiceità assoluta della sperimentazione sui feti abortiti. Da allora nessuna voce ecclesiale parla più del problema.

La prima tavola di Assisi aveva un’occasione importante per lanciare un appello in tal senso e sollecitare non solo i nostri governanti ma anche i nostri vescovi a prendere una  posizione. Capiranno primo poi che si raccoglie quello che si semina.              

Chiunque si assuefà al male e a una concezione utilitaristica della vita umana, senza nulla obiettare è destinato a finire male come dice il salmo numero uno “ Il signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi finisce male“ .

ALEMANNO E LA BUCCIA DI BANANA VANNACCI 

Ora  la presenza di Alemanno, è stata la ciliegina sulla torta che ha svelato parzialmente il filo conduttore dell’evento.

A parte tutte le critiche infondate di classificare i partecipanti alle giornate di Assisi come puzzle di novax , putiniani, antidarwiniani  non si può negare che è stato fatto un tentativo di costruire una presenza del mondo politico e culturale identitario. In questo non c’è nulla di male nella misura in cui venga fatto superando quel senso di inferiorità che il mondo cattolico ha  e considerando il pensiero già espresso da monsignor Crepaldi :la chiesa cattolica ha qualcosa di unico e proprio da dire alla politica italiana e non il contrario.

È venuto a parlarci della guerra e della necessità di ripudiarla. Completamente d’accordo Ma sia Alemanno che Adolfo Morganti che Francesco Borgonovo, direttore de La Verità, sono scivolati su una buccia di banana il cui nome è Vannacci. L’accenno  al generale Vannacci come ad un difensore del buon senso e dell’ovvio lo chiarisce ancora meglio.

Guarda caso anche Vannacci nel suo libro non tocca le stesse tematiche che sono state censurate ad Assisi.

Di tutto si è occupato, fuorché della Pandemia (L’elefante che da tre anni è nella stanza) e di un altro tema estremamente importante: la libertà religiosa. A questo punto, mi sorge  la domanda del perché tanto mondo cattolico, presente ad Assisi, in particolare quello conservatore ( così ha presentato l’evento il senatore Pillon), si è tanto entusiasmato per il Generalissimo ?

Cosa propone?   Un orgoglio nazionale italiano puramente laicista, dove il grande assente è il ruolo del Cristianesimo in Italia. Si ispira  all’orgoglio nazionalista di altri Stati. Nulla di nuovo, lo stesso era avvenuto col Risorgimento. Secondo il generale Vannacci il mondo cosiddetto “normale  è quello che si fonda sull’antropocentrismo e l’occidentalcentrismo.  È un tecnocratico e che anche se apparentemente contesta l’ ecologismo poi di fatto promuove gli OGM.

Non possiamo permettere che Vannacci  diventi un paladino del mondo cattolico , fosse pure IL MONDO COSÌ  DETTO “conservatore“.

X TAVOLA: LA GRANDE ASSENTE

Qual è quindi la X  tavola assente che dovrebbe essere inserita  negli eventi da riproporre PROSSIMAMENTE, così come Simone  Pillon ha auspicato  alla fine delle sue conclusioni, in tutta Italia per rilanciare il pensiero cristiano, conservatore e identitario?

La  X tavola

La chiesa accoglie tutti ma non tutto. Rimettere al centro la tradizione autentica della chiesa da dove attingere per poter poi costruire e ricostruire ciò che è stato distrutto e ciò che di nuovo va edificato.  Serve il messaggio proprio e unico che la Chiesa e il Cristianesimo hanno da dire al mondo.