EPIFANIA: LA GRANDE MANIFESTAZIONE DI DIO. Seguendo la Stella i Magi trovano Gesù, Salvatore anche dei Pagani

EPIFANIA: LA GRANDE MANIFESTAZIONE DI DIO. Seguendo la Stella i Magi trovano Gesù, Salvatore anche dei Pagani

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Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.

Vangelo di San Matteo Evangelista ed Apostolo (Mt. 2, 1-6)


Nell’immagine di copertina l’Adorazione dei Magi (o Pala Strozzi): un dipinto a tempera su tavola realizzato nel 1423 da Gentile da Fabriano (Fabriano, 1370 circa – Roma 1427), che lo eseguì per il ricco banchiere fiorentino Palla Strozzi. Capolavoro del gotico internazionale, che è oggi conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

di prof. ssa Paola Persichetti

Abbiamo visto spuntare la sua stella

L’Epifania è il giorno in cui siamo chiamati a contemplare la realtà stupefacente di un Dio che -invece di restare rinchiuso nella sua lontana e inaccessibile infinità- decide di venire fino a noi, di rivelarsi ai nostri occhi, di donarsi alla nostra comprensione e alla nostra contemplazione. E dunque il lieto annuncio che le molte oscurità di questi tempi che hanno intristito la nostra esistenza e sporcato di sangue la terra, sono dissipate da una luce che viene dall’alto. Questa è la bella notizia dell’Epifania: la grande festa della manifestazione di Dio.

Festa dell’Epifania

La festa dell’Epifania vuole preservare il popolo da alcuni malintesi e fuorvianti interpretazioni i disegni di Dio, soprattutto quando le ideologie dominanti influenzano la lettura della storia sacra. Anche il Natale è la manifestazione -l’epifania autentica e sostanziale- di un Dio che, per farsi conoscere ed amare, addirittura si fa uomo diventando un nostro fratello. Ciò che è avvenuto nella notte di Betlemme, non ha  avuto però risonanza nella società.

Uno potrebbe dedurre che la salvezza di Dio deve sempre restare nascosta, avvolta nell’oscurità e nel nascondimento; e quindi – si può arrivare a pensare – che anche l’azione della chiesa (che tale salvezza custodisce ed annuncia) deve essere il più possibile sotterranea: non deve cioè farsi sentire troppo all’esterno, non deve disturbare gli altri, deve umilmente mimetizzarsi entro la scena mondana.

L’Epifania  ci dice il contrario: nell’episodio dei Magi, il re, le autorità, l’intera Gerusalemme, i responsabili della cultura, vengono tutti raggiunti e messi in inquietudine dal messaggio che viene dal cielo. Certamente, Dio ha iniziato e si è rivelato all’inizio ai più semplici e più umili: è questo il significato del Natale.

Ma il fine della sua redenzione è che non resti nascosta e quasi clandestina: questo è il significato dell’Epifania che oggi la chiesa dovrebbe gridare fuori dal politicamente corretto. Il Vangelo di Matteo ci esorta a dire nella luce quello che ci viene detto nelle tenebre e a predicare sui tetti quello che viene ascoltato all’orecchio. Sono le stesse parole di Gesù che ci prospettano il programma epifanico, che è vincolante nell’azione pastorale della chiesa, e l’impegno Epifanico  di ogni battezzato.

La vera missione evocazione di ogni battezzato è quella di diventare un forte e chiaro annunciatore di Cristo e del suo regno.

Saremo in errore, considerare che ciò che è avvenuto a Betlemme (dove gli angeli hanno parlato soltanto ai pastori, poveri e analfabeti) potrebbe  indurre qualcuno a ritenere che i ricchi-ricchi non solo di censo, ma anche di cultura, di informazione, di potere, di fama-non siano tra i destinatari della missione del figlio di Dio . È vero che essi non sono tra i più favoriti e i più facilitati a capire il Vangelo, lo stesso Gesù nel Vangelo di Matteo benedice il padre perché ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli.

Ma la vicenda dei Magi – che arrivano ad adorare il Messia, pur essendo così benestanti da poter portare oro in  regalo e così istruiti da sapere scrutare e interpretare il corso degli astri- ci dice che nessuno è escluso irrimediabilmente dalla misericordia di quel Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”(1Tm 2,4).

Lo stesso Gesù nel Vangelo di Luca ci dice che tutto è possibile a Dio  (capitolo 19); e così ha dato speranza persino ai potenti orgogliosi, ai danarosi sazi e insaziabili,  agli intellettuali pieni di sé, al patto che si mettano alla sequela dei Magi e, abbandonata la loro opulenta desolazione, si pongano seriamente in cammino verso Betlemme.

L’insegnamento dell’Epifania non è soltanto una provvidenziale luce sul Natale ma è un suo organico e necessario completamento.

Storicità dell’arrivo dei Magi a Betlemme

L’arrivo dei Magi a Betlemme è un fatto realmente accaduto e allo stesso tempo pieno di simboli. In questo episodio avviene l’incontro tra la fede e la ragione, l’unità tra l’intelligenza umana e la grazia divina, il rovesciamento delle gerarchie del mondo.

A Natale il verbo eterno che nasce come uomo a Betlemme, si manifesta innanzitutto al popolo di Israele, conformemente al progetto di Dio che chiama alla salvezza per primi i discendenti di Abramo, a cui il salvatore era stato promesso; in secondo luogo si manifesta anche ai popoli pagani, anche a loro e li chiama a riconoscere, raccogliere e adorare l’unico salvatore del mondo. In quella carovana di uomini illustri venuti dall’oriente e guidati dalla stella siamo rappresentati tutti noi, discendenti di un mondo escluso dall’antica alleanza e, in loro, chiamato a quella nuova. L’Epifania è la nostra festa, cerchiamo dunque di capirne qualcosa di più.

Contorni temporali

La venuta dei Magi e la Natività vengono associate e collocate  in un breve arco di tempo che non è quello storico. Dobbiamo porre tra i due episodi un anno e mezzo o due anni di distanza.

Matteo infatti ci dice che i Magi trovarono il bambino e sua madre in una casa: evidentemente avevano lasciato la grotta della Natività e, non potendosi rimettere in viaggio con un neonato, si erano stabiliti in un’abitazione di Betlemme, dove probabilmente avevano ancora dei parenti; più chiaramente ci dice che il re Erode, dopo essersi informato circa il tempo del loro viaggio, dopo la partenza dei Magi fa uccidere i bambini di Betlemme dai due anni in giù (Matteo 2,16): questa dunque doveva essere all’incirca l’età di Gesù al momento della visita dei Magi.

Chi sono i Magi?

Magi è la traslitterazione del termine persiano antico magūsh, passato  al greco màgos. Si tratta di un titolo riferito specificatamente ai sacerdoti dello Zoroastrismo tipici dell’impero persiano. In Erodoto la parola magoi era associata a personaggi dell’aristocrazia della Media ed, in particolare, ai sacerdoti astronomi della religione zoroastriana, che erano anche ritenuti capaci di uccidere i demoni e ridurli in schiavitù.

Sappiamo anzitutto che vengono da oriente , determinazione  piuttosto vaga, che indica semplicemente l’essere stranieri: infatti poiché ad Occidente Israele ha soltanto il mare, chiunque arrivi da fuori, viene da oriente. Quindi più che un’indicazione geografica si tratta di una chiara collocazione etnica e religiosa: I Magi sono non ebrei, quindi sono stranieri quanto all’etnia e pagani quanto alla religione.

Il vocabolo “Magi” ha origine persiana, legato molto probabilmente alla dottrina del madzdeismo, si identifica con una classe di studiosi, di sapienti, e secondo le abitudini dell’epoca, oggetto di studio sono la religione, la filosofia, l’astronomia, e ogni genere di sapienza. È possibile ritenere che fossero, se non proprio dei sovrani, dei personaggi altolocati, dato che solo i ricchi e potenti potevano permettersi di dedicarsi a tempo pieno agli studi così da essere definiti Magi , e poter finanziare un’impresa  così dispendiosa come il lungo viaggio di una carovana di uomini, bestiame e vettovaglie.

Fin dai primi secoli del cristianesimo ai Magi sono stati associati gli atteggiamenti positivi della ricerca della luce spirituale e del rifiuto delle tenebre: addirittura si riteneva che con la loro opera avessero contribuito a cacciare i demoni verso gli inferi. E, poiché erano sacerdoti, sebbene zoroastriani, seguendo la stella e raggiungendo il neonato il Re di  Israele, lo avrebbero anche riconosciuto come Dio, anzi, come l’unico Dio venerato anche dalla rivelazione zoroastriana.

Quindi i Magi sarebbero arrivati presso la mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell’importanza religiosa e cosmica della nascita del Cristo. Nel Vangelo di Matteo, i Magi sarebbero state le prime autorità religiose ad adorare il Cristo.

Fonti storiche

Gran parte degli esegeti contemporanei, Influenzati dai criteri interpretativi della scuola critica di origine illuminista e protestante, vedono l’episodio dell’adorazione dei Magi come un racconto simbolico, inventato a bella posta per illustrare la chiamata dei pagani alla fede in Gesù alla pari con gli ebrei.

La parola Magi è una carta di identità ben conosciuta nell’antichità. Quasi 500 anni prima che l’apostolo Matteo  scrivesse il suo Vangelo, ne parla anche lo storico greco Erodoto, che li descrive come una delle sei tribù dei medi, un antico popolo Iraniano stanziato in gran parte dell’odierno Iran centrale e occidentale a sud del Mar Caspio. Essi precisamente costituivano la casta sacerdotale ed erano perciò sacerdoti della religione Mazdea (Credevano nel Dio unico Ahura Mazda), Il cui culto fu riformato nel VI secolo a.C. da Zarathustra . Coltivavano anche l’astronomia ed erano dediti all’interpretazione dei sogni, come attestano fonti storiche riguardanti, ad esempio, l’imperatore persiano Serse.

La credibilità storica dell’episodio trova il suo punto di forza proprio nel fatto di comparire nel Vangelo di Matteo. Come noto, il testo di San Matteo è rivolto direttamente agli ebrei, per convincerli che Gesù è il Messia promesso ad Israele, e più degli altri vuole mostrare la continuità tra antico e il nuovo testamento: sarebbe pertanto inconcepibile che proprio Matteo mette in bella vista che Gesù è il salvatore anche dei pagani.

Astronomi messi in viaggio seguendo una stella

In quanto astronomi è dunque plausibile che si siano messi in viaggio seguendo una stella. Tra l’altro, nel loro credo si parla di un messia o soccorritore, nato da una vergine e annunziato da una stella, destinato a salvare il mondo. A tal proposito lo storico Franco Cardini  scrive: “Matteo, povero pubblicano, dei Magi Mazdei non doveva sapere un bel niente o quasi: com’è che con tanta  sostanziale esattezza ha mostrato reminiscenze che noi conosciamo soltanto dall’Avesta, giuntoci  peraltro attraverso redazioni tardive e non anteriori comunque al III secolo d.C.?“.

L’Avesta è, potremmo dire, la Bibbia, ossia il testo della rivelazione, di quella religione.

La maggior parte delle nostre conoscenze tradizionali sui  Magi deriva da due fonti: la traslazione delle loro supposte reliquie da Milano a Colonia , voluta da Federico Barbarossa nel 1164, e il testo del domenicano Giacomo da Varazze, vescovo di Genova alla fine del 200 e autore della Legenda Aurea, testo composto tra il 1260 e il 1298 anno della morte dell’autore.

C’è un altro elemento su cui è importante soffermarsi che è l’astro che guida i Magi.

Che cos’è era dunque la stella dei Magi? Gli studi più recenti attestati anche da Benedetto XVI nel suo libro sull’infanzia di Gesù, portano a ritenere che si sia trattato di fenomeni celesti realmente avvenuti tra il 7 e il 4 a.C. (che sarebbe poi l’epoca dell’effettiva nascita di Gesù), come l’allineamento di alcuni pianeti ( Giove e Saturno, soprattutto) nella  costellazione dei pesci, con un conseguente effetto ottico di straordinaria brillantezza.

Il percorso dei Magi e Marco Polo

Nel milione di Marco Polo, vero e proprio capolavoro enciclopedico che offre una conoscenza etnografica, geografica e botanica dell’Asia medievale agli europei contemporanei e futuri, troviamo preziose informazioni relative al percorso dei Magi. Quando Marco Polo passa per la città di Saba, l’attuale Saveh, a sud ovest di Teheran, racconta stupefatto di aver visitato, condotto dalla popolazione locale, la tomba dei Magi i cui corpi apparivano incorrotti.

I Magi Tornarono ai loro paesi per un’altra strada

Avvertiti in sogno tornarono ai loro paesi per un’altra strada: abituati ad interpretare i segni del cielo astronomico e aperti a quelli del trascendente, pieni della loro sapienza umana e della grazia del Dio fattosi uomo finalmente incontrato, affronteranno un viaggio di ritorno diverso e più lungo. Una volta conosciuto il vero re non possono più assecondare le malvagie intenzioni del piccolo sovrano mediorientale, Erode, e decidono di tornare alle loro terre senza passare più dai dintorni di Gerico. L’incontro con il salvatore cambia definitivamente i loro cuori, niente è più come prima, neanche la strada del ritorno.

Il destino errante dei Magi non si sarebbe interrotto con il ritorno al loro paese-“per un’altra strada“, come scrive Matteo. Sarebbe proseguito anche dopo la loro morte, avvenuta, secondo una leggenda, a Gerusalemme, dove dopo la risurrezione di Gesù essi sarebbero tornati per testimoniare la fede.

È necessario imparare dai Magi a viaggiare per vie impervie, difficili ma scelte con intelligenza e senso pratico: I Magi scelsero questo tragitto piuttosto lungo anche per il fatto che garantiva sufficienti punti di rifornimento, siti commerciali e un margine di rischio più ridotto.

Il significato di questa festa, evento storico realmente accaduto, è avvalorato anche  da numerosi elementi simbolici che ci aprono al vero significato di questa festa.

  • Il primo simbolo è l’incontro e il dialogo tra la fede e la ragione, rappresentato dal lungo e faticoso pellegrinaggio dei Magi verso la casa di Betlemme. I Magi sono gli studiosi che unendo la sincera apertura della mente del cuore, scevri da pregiudizi, con l’indagine scientifica più avanzata di quel tempo, cioè i movimenti astronomici, si lasciano alle spalle loro idoli-le false divinità dell’epoca, ma anche gli idoli dello scientismo moderno-e non temono di inginocchiarsi davanti all’unico vero Dio fatto uomo, divenendo così il prototipo dell’uomo vero, che è razionale credente insieme, senza nessuna contraddizione.
  • Il secondo simbolo la speciale la stella che guida i Magi a Betlemme, rappresenta la luce dell’umana intelligenza e la luce della grazia divina che brillando insieme conducono l’uomo a riconoscere in quel bambino il vero Dio e ad adorarlo senza complessi.
  • Terzo simbolo sono i doni che i Magi portano al bambino che sono stati riconosciuti da tutta la tradizione cristiana come simboli della triplice dignità di colui che essi sono venuti ad adorare: l’incenso è il profumo che si brucia per onorare la divinità, dunque è il riconoscimento che quel bambino è Dio venuto nel mondo; l’oro è l’omaggio che si fa ai re, e dunque il riconoscimento che è nato l’unico vero sovrano dell’intero universo; la mirra è l’unguento con cui si dà degna sepoltura ai defunti di riguardo, dunque con esso si onora anzitempo quella morte che darà la vita al mondo.

A differenza dei sacerdoti e degli scribi che dovrebbero essere i garanti e i testimoni accreditati della nascita del Messia, che rimangono chiusi nel palazzo di Erode a fare congetture per togliere di mezzo il bambino, i Magi (sapienti) venuti dall’oriente accorrono a Betlemme.

Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fecero ritorno alla loro patria per un’altra strada. Scoperto l’inganno Erode si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni dando luogo alla strage degli innocenti, ma Giuseppe avvertito anticipatamente in un sogno, fuggì in Egitto con la famiglia.

La tomba dei Magi

Nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgio a Milano si trova la cappella dei Magi, in cui è conservato un colossale sarcofago di pietra vuoto, risalente al tardo impero romano: la tomba dei Magi. Secondo le tradizioni milanesi, la basilica sarebbe stata fatta costruita dal vescovo Eustorgio intorno all’anno 344: la volontà del vescovo era quella di esservi sepolto, dopo la sua morte, vicino ai corpi dei Magi stessi. Per questo motivo, avrebbe fatto giungere i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (dove erano stati portati alcuni decenni prima da Santa Elena, che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terrasanta).

Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio e si impossessò delle reliquie. I corpi vennero sottratti dall’arcivescovo di colonia, Rainaldo di Dassel, in Germania, che li trasferì attraverso Lombardia, Piemonte, Borgogna, Renania, fino al duomo della città tedesca, dove ancora oggi sono conservati in un prezioso reliquiario, un’arca d’argento dorato,  Cattedrale gotica di Colonia.

Non è superfluo notare , infine, che negli anni 80 del secolo scorso le reliquie di Colonia sono state sottoposte ad esami scientifici. Ne è  risultato che i tessuti sono di tre stoffe distinte, due di damasco e una di taffettà di seta, tutte di provenienza orientale e databili tra il II e il IV secolo.

Epifania   6 Gennaio 2024  dove trovare Dio

È necessario passare dall’adorazione di un Dio che è venuto ad incontrarci prendendo una carne, alla consapevolezza che noi uomini dobbiamo incamminarci alla ricerca di colui che per primo ci ha cercati. L’umanità, che in questo tempo ha anestetizzato l’anelito verso Dio, deve risvegliarsi dando spazio a quella nostra indole, impressa nel nostro DNA, indagatrice delle cause ultime che esce dalla mortificazione e dal soffocamento perpretato dalla molteplicità e dalla prepotenza delle attrattive e delle preoccupazioni mondane.

È dall’esempio  e  dall’incitamento  che ci viene dai Magi, come dai  Magi ci viene la fiducia che possiamo anche noi conseguire il traguardo della nostra ricerca e trovare Dio.

Tutti coloro che, come i Magi, sanno guardare non solo in terra ma anche in cielo, che hanno il coraggio di lasciare le abitudini di comodità, di vita mediocre, di incoerenza morale, che non temono di sfidare la mentalità di questo mondo e non si lasciano intimidire dalle ironie di chi vive ricurvo sulla terra troveranno Dio.

Come non pensare, in una tale situazione, al compito di un vescovo nel nostro tempo? Egli si troverà sempre in conflitto con l’intelligenza dominante di coloro che si attengono a ciò che  è apparentemente sicuro: coloro che vivono e annunciano la fede della chiesa non sono e non possono essere conformi alle opinioni dominanti proprie del  nostro tempo. L’agnosticismo oggi è largamente imperante con i suoi  dogmi ed è terribilmente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri.

Perciò, oggi è particolarmente pressante per un vescovo avere il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti. Egli deve essere valoroso saldo nella fortezza per lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermi nella verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come Agnelli in mezzo ai lupi. “Chi teme il signore non ha paura di nulla”, dice il Siracide (34,16). Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende uomini liberi.

In questo tempo di tenebre e di confusione anche all’interno della chiesa, proprio in questo contesto mi viene in mente un episodio degli inizi del cristianesimo che San Luca narra negli atti degli apostoli. Dopo il discorso di Gamaliele , che sconsigliava la violenza verso la comunità nascente dei credenti in Gesù, il sinedrio chiamò gli apostoli e li fece flagellare. San Luca continua: “ Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno… Non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo“ (Atti  capitolo 5,40) .

I successori degli apostoli devono sperare di essere ripetutamente percossi, in maniera moderna, se  non cessano di annunciare in modo udibile comprensibile il Vangelo di Gesù Cristo.

Subire gli oltraggi per lui sarà la conferma che sono stati giudicati degni di partecipare alla passione di Cristo.

I Magi  hanno seguito la stella, e così sono giunti fino a Gesù, alla grande luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. I Magi Sono diventati essi stessi stelle che brillano nel cielo della storia e ci indicano la strada. I santi sono le vere costellazioni di Dio, che illuminano le notti di questo mondo e ci guidano.

L’invito che faccio a me stessa e a tutti gli uomini di buona volontà è quello di vivere con Cristo per diventare sapienti. Solo allora diventeremo astri che precedono gli uomini e indicano loro la via giusta della vita. Prego affinché l’inquietudine di Dio per l’uomo ci tocchi in questo giorno di festa, perché possiamo tutti sperimentare la sua vicinanza e ricevere il dono della sua gioia.

In questa epifania del 2024 diventa imperativo per noi cristiani chiedere il coraggio e l’umiltà della fede pregando la nostra Madre  celeste, la Vergine Maria che mostri Gesù Cristo anche a noi, come lo ha mostrato ai Magi, come re del mondo e ci aiuti ad essere indicatori della strada che porta a  lui. Non c’è altra via per vivere in pace e nella verità in questo mondo prossimo al baratro dell’inferno.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

KISSINGER. UNO DEI PIU’ GRANDI CRIMINALI DELL’ULTIMO SECOLO. Leader del Nuovo Ordine Mondiale, Terrorista Atomico e Adoratore del Congresso di Vienna

KISSINGER. UNO DEI PIU’ GRANDI CRIMINALI DELL’ULTIMO SECOLO. Leader del Nuovo Ordine Mondiale, Terrorista Atomico e Adoratore del Congresso di Vienna

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Nell’immagine di copertina una foto del 19 settembre 2011 con Henry Kissinger e Bill Gates, il suo erede quale leader del Nuovo Ordine Mondiale

di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.


Il mainstream celebrerà l’ebreo askenazita, punta di diamante del sionismo radicale, come un grande statista, quando invece è stato uno dei più grandi criminali dell’ultimo secolo.

Il realista Kissinger ha fatto un secolo di storia e lascia dopo 100 anni, questa terra, di cui oltre la metà ai vertici della politica americana e occidentale. Anni di golpe, interventi militari e di invasioni, anni di Bidelberg, anni di morti su morti causati dall’imperialismo di cui il grande statista sionista Kissinger sarà sempre simbolo ed esempio per tutte le Élite. Esecutore politico senza pietà.

Astuto manipolatore e influente fino agli ultimi giorni, l’ebreo in fuga dall’Europa 15 anni, alla vigilia della seconda guerra mondiale, vedeva il mondo come un puzzle gigantesco, in cui ogni pezzo giocava un ruolo importante distinto verso un unico fine: gli USA come superpotenza internazionale, anche a prezzo di interventi     Realpolitik sullo scacchiere mondiale giudicati da molti brutali ed illegittimi.  Il Washington Post ricorda che i suoi critici lo definivano “ Amorale e senza principi”.

Presidente ombra

Kissinger concentrò nelle sue mani ogni negoziato che riteneva importante: fu presidente ombra, anche se la casa bianca era una meta a lui proibita, perché non era nato cittadino statunitense. Uscì dall’amministrazione con la sconfitta di Ford e l’ elezione del democratico Jimmy Carter, ma adesso era impegnato e attento della politica estera, in gruppi come la trilaterale; e fondò il suo celebre studio di consulenza Kissinger Associates, i cui clienti erano governi di tutto il mondo e da cui sono passati futuri ministri e sottosegretari. Un lascito di influenza che gli sopravviverà.

Maradona sfida l’uomo più potente del pianeta

Per esercitare il suo controllo si avvalse anche del mondo dello sport. Non è una storia molto conosciuta dai più, ma raccontarla ci aiuta a cogliere la particolare e meticolosa attenzione ad ogni realtà ed opportunità che gli permettesse di  raggiungere i suoi scopi.

“Soltanto lo sbarco in diretta di un’astronave extra terrestre carica di omini verdi potrebbe convincere tanta gente a raccogliersi contemporaneamente davanti a un televisore per due ore”, diceva sempre Kissinger che in Diego Armando Maradona trovò prima l’opportunità di colonizzare quello sport, poi un nemico da eliminare in ogni modo. Il fatto è incentrato in particolare sugli anni che vanno dal 1995 al 2015. Sono gli anni degli incontri-scontri tra  Henry Kissinger e il campione, a partire dal mondiale argentino del 1978 fino a USA 1994.

Due uomini, Henry e Diego, si sono incrociati sin troppe volte. Entrambi sembravano vivere nel mondo della Marvel universe, ma il mondo reale è un luogo meno eroico e decisamente più squallido in cui però, le ossessioni private diventano pubbliche e il personale, politico. Vale per Diego, che dalla propria biografia ha attinto la forza, il desiderio, il sogno di cambiare il mondo, vale per il tenace e cinico Kissinger che dalla propria ha attinto una sete di potere che ha rovesciato, ricambiato, sul suo mecenate per cui ha fatto instancabile attività di Lobbying (Rockfeller) e per il paese che l’ha adottato consegnandolo alla stanza dei bottoni, trasformando la già feroce dottrina Monroe  in un sistematico e selvaggio sistema di affermazione del neoliberismo del dopo guerra.

Per chi non lo sapesse James Monroe esplicitò la vera essenza, ma sarebbe più giusto dire assenza del sogno americano il 2 dicembre del 1823. Lo fece, il quinto presidente degli USA, in un discorso sullo stato dell’unione. Apparentemente era un’affermazione di sovranità degli USA che rifiutavano qualsiasi ingerenza esterna: peccato che la estendessero all’America latina e ai processi di indipendenza coevi, allora con l’intenzione di respingere l’influenza dell’Europa e in particolare dei coloni spagnoli.

Fu la prima affermazione dell’imperialismo statunitense come lo conosciamo ora-e non a caso divenne l’asse su cui costruire una Santa alleanza con l’impero britannico-e travestito da isolazionismo virtuoso Monroe prima, con  gretta arroganza, e Jefferson poi, in maniera più raffinata, intesserono rapporti privilegiati con le maggiori potenze del centro e sud America, fingendo di volerle proteggere ma, in realtà iniziando a depredarle, controllarle, manipolarle in un processo inquietamente simile a quello che pochi decenni dopo si affermò in Italia tra il Nord e il Sud.

Kissinger prese questo caposaldo dell’identità della superpotenza a stelle strisce e lo fece diventare un interventismo attivo in tutti i processi-democratici, economici, sociali-dell’America latina, facendo sì che i suoi interessi con multinazionali e potenze economiche divenissero strumento e fine di una strategia Imperialista che considerava il sud America “il cortile di casa“.  E si sa, se sei un nord americano, nel tuo cortile puoi fare tutto: sparare a chi vi entra, abbattere tutti gli alberi se la cosa ti aggrada, metterci dentro chi (e cosa) vuoi, sotterrare nel giardino spazzatura e rifiuti tossici, difenderlo ad ogni costo.

Il buon Henry dall’alto del Gotha politico ed economico e, anche sportivo, ha proseguito la sua strategia , forte di una totale amoralità, dove ogni alleato era buono per mantenere il dominio nord americano su un cortile peraltro pieno di risorse umane naturali. Qualsiasi ostacolo alla sua visione, che dagli anni 70 in poi aveva attecchito soprattutto nel Nord America più repubblicano andava rimosso, non importa con quali armi. Da segretario di Stato ha messo a ferro e fuoco un sud America lacerato da tensioni interne ed esterne, appoggiando, quando non condizionando direttamente, dittature e affidi che hanno cancellato le generazioni migliori di quel continente.

Diego Armando Maradona ha imposto a Kissinger umiliazioni non da poco.  Kissinger è stato, più di ogni altro, l’arci-nemico di Maradona e a chi sorride per il fatto che si metta il miglior giocatore della storia del calcio sullo  stesso piano di un Nobel per la pace e tra i politici e consiglieri più influenti del dopo guerra in almeno tre continenti, ricordiamo che il rapporto di Kissinger con il calcio è decennale: lo  stesso venne insignito della più alta onorificenza calcistica con L’ordine Al Merito. Kissinger e il calcio, quindi possiamo definirli organici l’uno all’altro.

“Se non puoi comandarli e comprarli, screditali, rovinali, devastali.“ MAFIA

Perché diventa l’Arci nemico di Diego Armando Maradona?

Per tre ottimi motivi, che lo porteranno, letteralmente a cercare prima di sedurlo e poi di eliminarlo. Non fisicamente, ma umanamente e professionalmente. Lo insegna la mafia: se non puoi comandarli e comprarli, screditali, rovinali, devastali.

I tre ottimi motivi sono il grande voltafaccia personale politico del 1987: rifiuta, Diego, di diventare testimonial a stelle e strisce, perché “io rimarrò sempre e solo argentino, nessuno può comprarsi la mia identità, neanche con un passaporto così ben pagato“ e va a Cuba a prendere un premio per conoscere Fidel Castro.

Il secondo è che, Diego, sostiene il nemico pubblico numero uno di Kissinger, quel rivoluzionario con la barba che a 50 km da casa dimostrava a tutti che si poteva combattere una superpotenza, e che si poteva farlo senza se e senza ma. Sostiene, tra le altre, anche quel Nicaragua che con la rivoluzione sandinista è stata l’unica altra esperienza continentale, sempre a due passi dei propri confini, in cui gli USA sono stati sconfitti dai ribelli.

Non fu una simpatia o un capriccio ma un vero e proprio sodalizio politico. Tanto che Maradona dirà, nel 1994, che se avesse vinto il suo secondo mondiale, non avrebbe stretto la mano degli alti papaveri della FIFA e ai politici nordamericani, ma avrebbe dedicato la coppa a Fidel Castro.

Kissinger capì immediatamente la centralità dell’icona e del politico Maradona, la capì prima di tutti. Così dal 1987 le provò tutte senza tuttavia riuscire nel suo intento, Diego non si fece corrompere.

Per Kissinger Maradona era un nemico pericoloso, strutturato, con una potenza mediatica e una capacità di unione di diversi mondi su un’unica piattaforma di rara forza. Uno da attenzionare a tutti livelli, persino quello dei servizi segreti. Se si  cerca la parola Maradona nei File WikiLeaks: comparirà sei volte. Nessun altro sportivo ha lo stesso trattamento.

Seduzione, mediazione-sempre oliate da opportunità economiche-, contrapposizione violenta, attacco alla reputazione personale professionale, strumentalizzazioni e induzione di crisi attraverso alleati potenti, terra bruciata, esilio. Esilio che equivale alla morte, rammentandoci un pezzo dell’operazione Condor ma anche il modus operandi della criminalità organizzata. Sarà una similitudine dura, ma basta chiedere a qualsiasi esperto del ramo. Non a caso Maradona rivolge ai suoi nemici l’accusa di mafia: aveva intuito il metodo.

Anima nera del Nuovo Ordine Mondiale    

KISSINGER ebreo askenazita diviene l’ Anima nera del nuovo ordine mondiale, che sta andando in pezzi solo adesso per diventare, probabilmente, qualcosa di ancora più spaventoso.  La parte più importante della carriera di Kissinger inizia alla fine della seconda guerra mondiale quando, agente dei servizi segreti militari in Germania, arruolò molti gerarchi nazisti (ed aiutò altri a scomparire) nelle fila delle aziende, dei laboratori scientifici, nell’esercito e nello spionaggio americano.

Il neo fascismo, il neonazismo europeo, la massoneria, il Vaticano e persino la mafia furono i suoi interlocutori, le sue amicizie, le sue alleanze, le sue decisioni e i suoi intrighi. E lui, sempre lui,  a coordinare gli sforzi di oltre mezzo secolo del sanguinario imperialismo americano. Più di 1500 scienziati e tecnici nazisti con le loro famiglie vengono trasferiti segretamente negli USA, sotto la guida dell’avvocato della famiglia Rockfeller, Allen Welsh Dulles, che al contempo assolda Reinhard Gehlen, ex spia al servizio del Fuhrer, per arruolare i veterani delle S.S. e della Gestapo in una nuova agenzia segreta, l’organizzazione Ghelen finanziata dagli USA, che agisce di concerto con la neonata CIA.

Tra i collaboratori di Gehlen spicca il nome di Youssef Nada, che molti anni dopo, con la sua Bank Al- Taqua, verrà coinvolto nelle inchieste sul finanziamento dell’attacco dell’11 settembre alle torri gemelle di New York.

Legame tra ebraismo e liberalismo in KISSINGER

Gli ebrei  askenaziti  sono  i discendenti delle comunità ebraiche di lingua e cultura yiddish stanziatesi nel medioevo nella valle del Reno. In ebraico medievale Aškenatz era il nome della regione franco-teutonica del Reno e ashkenazita significa germanico. Dal III secolo d.C. gli askenazi dell’Ucraina  e Crimea si convertirono al giudaismo e a partire dal IX secolo furono considerati askenazi i popoli di religione giudaica che parlavano Yiddish, vivevano nell’Europa orientale e che si erano uniti agli ebrei della diaspora. Ashkenazita è pertanto sinonimo di ebreo orientale, del Nord est Europa e nei due secoli XVIII secolo e XIX secolo ha dato vita a un forte flusso migratorio ashkenazita verso gli USA. 

Con loro emigrò anche il pensiero gnostico. La gnosi  nacque in ambienti ebraici mediante la confluenza tra la filosofia platonica e tradizioni Caldee,Egiziane e  Babilonesi  incontrate dagli ebrei durante i loro storici esili. Fu proprio la gnosi che fornì al popolo ebreo una spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e, di conseguenza, la fine della religione ebraica. Un Dio malvagio, un demiurgo platonico aveva ingannato gli ebrei che si erano fermati  ad interpretare la Bibbia in senso letterale. Doveva pertanto esserci un linguaggio nascosto che solo pochi potevano conoscere attraverso una scienza esoterica, la gnosi appunto.

Gli illuminati potevano, quindi, infrangere le leggi imposte dal demiurgo senza peccare, anzi: essi dovevano infrangerle per spezzare l’inganno ed essere liberi.

Quando l’ebreo migrante incontra negli USA la dottrina ufficiale del regno britannico che è il rifiuto del logos e  delle sue conseguenze (le leggi morali e religiose) si  afferma la legge del più forte. La ragione incapace di cogliere le verità metafisiche corrisponde, negli Stati Uniti, all’ideologia liberal.

Henry Kissinger, ebreo ashkenazita, è l’uomo che incarna tutto ciò, una sintesi perfetta dell’uomo che vuole piegare la realtà al suo volere, vuole piegare Dio. Non  ha mai nascosto di considerarsi un accademico “prestato“ alla politica. Pupillo di Nelson Rockfeller, ha sempre sottolineato che l’attività di insegnamento e di ricerca svolta alla Harvard  university per decenni era il lavoro che amava di più, anche perché gli fornì le basi per impostare la sua condotta negli anni che lo videro protagonista sulla scena mondiale.

Il concetto di “ordine mondiale” è al centro degli interessi Kissingeriani sin dagli albori della sua carriera accademica, quando si laureò a Harvard  (Università Liberal) con una tesi di dottorato su Metternich e il congresso di Vienna. Fu ad Harvard che incontrò il futuro direttore di circo globalista Klaus Schwab.  Ma prima che Kissinger trasformasse Schwab nell’uomo di Davos che è oggi, Kissinger divenne un agente della dinastia Rockefeller. Dal 1954 al 1958, Kissinger fu direttore degli studi speciali del Fondo Rockefeller Brothers.

Kissinger affermava che “l’indispensabile ordine mondiale… è fondamentale per il consenso americano” e che le Nazioni Unite “sono la prova della nostra convinzione che i problemi che hanno un impatto mondiale debbano essere affrontati attraverso istituzioni globali nella loro portata”.

Kissinger era convinto che a un nuovo ordine mondiale si doveva arrivare o per convinzione o per costrizione, l’unica alternativa sarebbe stato il caos.

Il nuovo ordine mondiale è l’estensione post illuminista-tecnocratica-positivista del sogno di uniformizzare   il mondo intero: tutti fratelli, tutti  uguali, tutti liberi, tutti felici, ricchi belli e sani. Solo, un po’ meno di numero……. Alla  fine degli anni 60 negli USA Henry Kissinger and friends devono  impedire la crescita demografica negli altri paesi e quindi finanziare la contraccezione e l’aborto all’estero.

NUOVO ORDINE MONDIALE          

  • Le ragioni proposte per avviare il NOM;
  • Gli obiettivi dichiarati;
  • I mezzi utilizzati;
  • I risultati generati.

così avremo chiara la preoccupazione dei firmatari del documento a cui ci si riferisce.

  • le ragioni proposte per l’avvio del NOM furono molto umanamente condivisibili, come peraltro tutte le utopie illusorie e demagogiche: troppe diseguaglianze ed ingiustizie al mondo e pertanto troppi rischi di conflitti. Troppe disparità della distribuzione della ricchezza, troppe diversità culturali, troppe diversità religiose, troppe diversità di governo democratico o tirannico, troppi sovranismi-nazionalismi. Troppa crescita della popolazione, soprattutto. Troppi esseri umani e conseguente insostenibilità per l’ambiente, troppi bimbi e troppo poche coccinelle…
  • Gli obiettivi dichiarati del NOM che era formulato “per il bene comune universale“ furono conseguentemente: la omogenizzazione delle culture, la relativizzazione delle religioni (soprattutto quelle dogmatiche), freno alla natalità con tutti i mezzi, fine dei nazionalismi, orientamento al mercato globale.
  • Gli strumenti utilizzati furono: la crescita di organismi internazionali governativi e non (ONU, FAO, WTO, OMS, UNESCO, BANCA MONDIALE, FMI, UNICEF……), la creazione di strutture diplomatiche non ufficiali e parallele (es. Banche internazionali…..), azioni non ufficiali necessarie ad accelerare il processo (fine della guerra fredda e il crollo del muro di Berlino, in Italia Tangentopoli con conseguente fine della prima Repubblica, nella chiesa il Vaticano II e i suoi sviluppi, ecc.) . È necessario precisare quali sospetti gravano talvolta su questi organismi internazionali: la FAO controlla l’economia dei paesi poveri (Che fanno troppi figli, secondo gli standard). L’UNESCO è il Vaticano laico-razionalista che “controlla“ le condizioni di pace, sicurezza, istruzione, scienza, cultura, giustizia, libertà e che magari spesso impone un umanesimo “scientifico“. Il FMI Finanzia quello che vuole, perciò, magari senza volerlo, finanzia la pianificazione familiare. L’Unicef si direbbe che ogni tanto, per sbaglio naturalmente, possa sostenere l’aborto procurato, i contraccettivi, l’educazione sessuale dei bambini, l’indottrinamento gender, etc .
  • Per realizzare gli obiettivi dichiarati con questi strumenti, furono utilizzati modelli di convincimento quali le grandi conferenze internazionali, preparate da Think Tank e Fondazioni varie. Ne ricordo solo qualcuna perché sono state moltissime.

Rapporto di Kissinger del 1974

Il rapporto di Henry Kissinger del 1974, rimasto per molto tempo secretato, spiegava che per mantenere la loro potenza nel mondo gli Stati Uniti dovevano impedire la crescita demografica negli altri Paesi e quindi finanziare la contraccezione e l’aborto all’estero. E questo è quello che è accaduto.  . Il documento inteso come The Kissinger Report si chiama per l’esattezza NSSM 200, cioè «National Security Study Memorandum 200 Implications of Worldwide Population Growth for U.S. Security and Oversea».

Per chi non conosce l’inglese: «Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti (e i loro interessi) oltremare». Tutto cominciò quando imperversava quello che l’economista e demografo Colin Clark chiamò in un suo famoso libro (edito da Ares) «il mito dell’esplosione demografica», la cui «bomba» era stata lanciata in quel torno di tempo dal ben più famoso Club di Roma.

Nell’agosto del 1974 si tenne a Bucarest un vertice mondiale sulla popolazione organizzato dall’Onu. Qui la delegazione statunitense venne praticamente sconfitta quando molti Paesi meno sviluppati si resero conto che la “crescita demografica” da “ridurre” era la loro. In soldoni, troppi poveri nel mondo, proletari nel senso pieno e non solo marxistico del termine, cioè abbondanti solo di prole. Che, nelle teorie (meglio: congetture) malthusiane e neomalthusiane sono esseri umani provvisti solo di bocca da sfamare. Ma le teste d’uovo di Washington non demorsero. Presidente era Nixon e segretario di Stato Kissinger.

Il Consiglio di Sicurezza Usa, che da Kissinger dipendeva, si mise al lavoro in sordina e nel dicembre dello stesso anno produsse l’NSSM 200, documento segreto che si desecretò automaticamente nel 1989. Nixon era, come tutti a quel tempo, seriamente preoccupato per la “bomba demografica” e già nel 1972 aveva istituito una commissione di studio affidandola a John Rockefeller. Ma quando sul suo tavolo si vide arrivare i “suggerimenti” per ovviare al problema, da buon repubblicano buttò tutto nel cestino. 

Nixon, com’è noto, dovette di lì a poco dare le dimissioni in seguito allo scandalo Watergate e il 16 ottobre 1975 il Rapporto Kissinger finì sul tavolo di Gerald Ford. Un passaggio del Rapporto recita: «I Paesi che lavorano per colpire i livelli di fertilità dovrebbero avere la priorità nei programmi di sviluppo e nelle strategie sulla salute e l’educazione che hanno un effetto decisivo sulla fertilità. La cooperazione internazionale dovrebbe dare la priorità all’assistenza di questo genere di sforzi nazionali». Il resto è storia, una storia che tutti conoscono.

Se gli Usa abbiano effettivamente seguito il Piano stilato nel 1974 non si sa. Però è un fatto che il neomalthusianesimo non ha mai più smesso di procedere con una  potenza di mezzi mai vista. Che poi abbia convinto i popoli sviluppati e molto meno gli altri fa parte della sterminata collezione di boomerang che gli apprendisti stregoni hanno nella loro panoplia. L’ingegneria sociale apre sempre vasi di pandora e crea guai molto più estesi di quelli che voleva evitare.

Seguono:

  • CONFERENZA DI RIO DEL 1977 sul NUOVO ORDINE MONDIALE
  • Club di Roma del 1978 sui nuovi obiettivi dell’umanità.
  • Una seconda conferenza di Rio nel 1992 sull’ecologia per la terra
  • La conferenza di Vienna del 1993 sui diritti umani.
  • Conferenza del Cairo del 1994 su popolazione sviluppo
  • Conferenza di Pechino nel 1995 sul ruolo della donna
  • Conferenza di Copenhagen del 1995 sul nuovo sviluppo sociale
  • Conferenza di Istanbul del 1996 sul nuovo habitat nel mondo
  • Conferenza di Roma, sempre nel 1996, sul problema alimentare
  • Conferenza di New York nel 2000 sui problemi del millennio
  • Conferenza Johannesburg nel 2001 sullo sviluppo sostenibile.
  • Nel 2001 c’è l’attentato alle torri gemelle e si ferma (apparentemente ) tutto.

Conseguenze

I risultati generati, più evidenti, furono: il crollo delle nascite, ma solo nel mondo occidentale. Il conseguente inizio del crollo della crescita del Pil, subito compensato dal lavoro e crescita del consumismo individuale, delocalizzazione produttiva in paesi a basso costo di produzione. Invecchiamento della popolazione e conseguente crescita dei costi fissi legati all’invecchiamento (pensioni e sanità) assorbita  da una forte crescita delle tasse.

La separazione del mondo in due aree: Occidente consumatore e non più produttore, oriente produttore. Crisi economico finanziaria globale che ha generato debito insostenibile, squilibri geopolitici, economici (petrolio), caos,etc. E persino ha provocato il famoso peggioramento climatico ambientale grazie a iper consumismo in Occidente e iper produzione (a basso costo, perciò senza attenzione all’inquinamento) in Asia e Pseudo pandemia COVID generata in Cina.

Da non trascurare il problema sanitario e i suoi costi cresciuti troppo a causa dell’invecchiamento della popolazione.. tutto questo disordine nasce dalle iniziative del NOM, In specifico quella relativa al controllo delle nascite e dunque il crollo della natalità in Occidente. La lezione avrebbe dovuto essere quella che non si possono negare le leggi naturali della creazione, invece la reazione è stata, purtroppo anche da parte della chiesa, molto complicata e disorientante,………… si arrivò persino  ad una disobbedienza pubblica di una parte consistente dell’episcopato nord europeo.

La stessa chiesa con LAUDATO SÌ ha tutelato l’ambiente e il clima in maniera esagerata e fuorviante.

 Nuovo disordine mondiale e morale

Invece di un nuovo ordine si è creato un nuovo disordine mondiale e soprattutto morale. Stavolta drammatico e globale. Con qualche sospetto in più sulla condivisione dell’autorità morale che scrive  Laudato sì  con noti malthusian- ambientalisti Americani e qualche teologo disoccupato.

Papa Benedetto XVI, nella sua ultima intervista concessa a Peter Seewald, parla apertamente di dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche e di forza spirituale dell’anticristo operante nella società moderna: La società moderna sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale.“

Le ideologie apparentemente umanistiche ci presentano un nuovo umanesimo che abbiamo visto evocare da molti-(anche dall’ex premier Conte), ma  abbiamo visto che nella maggioranza dei casi non sanno ciò di cui stanno parlando. Si doveva celebrare un nuovo umanesimo anche ad Assisi nel marzo del 2020 ( Economy of Francesco). Ma si può pensare di umanizzare ciò che prima non è evangelizzato? O si sta pensando ad un umanesimo pagano (amazzonico)?

Ci può essere un umanesimo senza Dio cioè senza il creatore di ciò che è “umano“? L’umanesimo cristiano si fondava sulla conoscenza della natura umana (fatta di anima, corpo, intelletto), sul dogma del peccato originale, sulla necessità della redenzione, dei sacramenti e della grazia.

La crisi della cristianità, facendo eclissare la verità del peccato originale e della redenzione, anzitutto dis- umanizzato. Il vecchio umanesimo cristiano permettendo che fosse corrotto dal luteranesimo (il quale nel momento in cui giustifica il peccato dichiara corrotta la natura umana e rifiuta la ragione), dal giansenismo (che nega il libero arbitrio), dal cartesianesimo (che nega leggi naturali ed autorità), dal Rousseaunismo (Che impone il mito del buon selvaggio). Pertanto è ormai evidente che quando oggi parliamo di nuovo umanesimo lo si fa non riconoscendo la creazione, il peccato originale e la redenzione.

Questo è il cuore dal quale sgorga ogni altra corruzione morale, soprattutto il convincimento che è la miseria materiale a creare la miseria morale. Così l’umanesimo diventa un trucco per giustificare il materialismo dell’uomo moderno e le sue debolezze morali, separando corpo ed intelletto e ignorando l’anima, separando fede dalle opere, negando le virtù e i meriti. Con uno sguardo che non vuole essere apocalittico, non si intravede all’orizzonte, nessuna forza realmente consistente, in grado di contrastare le dittature evocate da Papa Benedetto XVI.

Soprattutto, in questi tempi ultimi, non si vede la reazione delle autorità morali. Non sono ancora chiare le forze reali degli attori in gioco. L’elemento che è probabilmente nuovo, e inatteso, è il ruolo della “nuova filantropia“ che sta emergendo prepotentemente, cioè “la carità senza la verità“ che sembra cercare di soddisfare l’essere umano nel suo bisogno di aiuto provvidenziale con la provvidenza privata che sostituisce  quella religiosa.

La filantropia si inserisce tutta d’un tratto nel sistema che stiamo osservando e stiamo vivendo, dimostrando che la “carità“ laica è più efficiente di quella religiosa (anzi è per colpa di quella religiosa, che spreca, dissipa, persino a volte corrompe, eccetera). La filantropia è uno strumento ancora poco comprensibile, e immagine per fare il business, gode di esenzioni fiscali elevate (credito d’imposta fino al 50%), in soldoni vale una cifra elevatissima (300 Mid$). Ma si direbbe anche essa orientata al controllo delle nascite e all’immancabile tutela dell’ambiente.

È in mano a TYCOON GNOSTICI, come il sedicente cattolico Bill Gates che, in aperto contrasto coi più autentici valori cristiani, è sponsor delle Lobby LGBT, della cultura abortista e transgender, dell’ecologismo asfissiante, dell’immunizzazione globale scientista e dell’intelligenza artificiale in campo militare

Ecco proprio questo meriterebbe tutta la nostra attenzione. È su questo che si gioca il nostro futuro di sopravvivenza. Questo nuovo umanesimo ha un particolare profumo di eresia e di utopia, di ingegneria sociale sposata con la filantropia restitututiva. Siamo solo agli inizi, ma le piattaforme, l’intelligenza artificiale, eccetera presuppongono un potere spaventoso.

Persino lo  stesso Kissinger negli ultimi tempi era spaventato dall’intelligenza artificiale.

Ora che KISSINGER è morto… Speriamo…

Una società veramente buona per l’uomo deve avere delle condizioni naturali e delle  verità morali  come  la natura eterosessuale, monogamica e indissolubile del Matrimonio, la sacralità della vita umana dal concepimento alla morte naturale e l’immoralità della contraccezione .

Tutto quello che è innaturale, che nega leggi naturali evidenti che rappresentano la sintesi della genesi (Dio creò l’uomo e la donna, andate e moltiplicatevi, asservite  la terra e ogni essere vivente) oggi è pensiero dominante. La famiglia è stata ed è osteggiata perché compete con lo Stato il quale non vuole che la famiglia impartisca ai suoi membri una educazione individuale, soggettiva, troppo pericolosa nel globale che deve avere culture uniformi In tal senso la famiglia è considerata sovranista, egoista……. Va distrutta. Se ignoro le leggi naturali della genesi divina, rompo l’equilibrio producendo caos ignorando e contraddicendo l’ordine.

I tycoon gnostici lavorano febbrilmente Per un governo mondiale e filantropico con la volontà di rimodellare l’umanità. Siamo ormai di fronte ad un’Europa a guida protestante e laica, non più cattolica, non si intravedono cattolici che producano idee e proposte per  i nostri tempi. Lo scenario auspicato dal mondo gnostico è un mondo ambientalista e meticciato.

Che cos’è l’ambientalismo ecologico?

Aldilà delle definizioni populistiche (quello che salverà il futuro dei nostri figli…) O opportunistiche (il business nella green economy), l’ambientalismo deve essere la religione universale che sincretizza tutte le altre nella “religione della terra“ e su quella fa convergere la fede. Ma questo implica che si imponga un governo globale totalitario onnipotente che legifera e controlla tutto, incluso ciò che è etico e non. Il principio base dell’ambientalismo è considerare l’uomo come “cancro della terra“, che la sfrutta avidamente e irresponsabilmente. Ma non è proprio così; l’uomo ha sempre perfezionato, nei suoi limiti, il creato, a trasformato il deserto in Oasi e la giungla e giardini.

Lo scopo dell’uomo non era saccheggiare distruttivamente la terra ma lavorarla e farla produrre per provvedere ai suoi bisogni. Certo l’uomo, nella modernità, grazie al prevalere dell’eresia e alla esaltazione della sua capacità tecnica, si è corrotto e spesso ne ha abusato, ma invece di colpire l’abuso si è cambiata la legge. L’ambientalismo di oggi nasce grazie a l’iper-consumismo in Occidente e iperproduzionismo in oriente. Per crescere i consumi e dare l’illusione di ricchezza si doveva crescere il potere di acquisto in Occidente abbassando i prezzi, questo per compensare il crollo delle nascite.

La sintesi potrebbe essere che la soluzione ambientalista, malthusiana, gnostica e pagana auspicata da certi ambienti internazionali , porterà ad un governo mondiale. Per realizzare questo progetto è indispensabile avere in qualche modo l’appoggio della chiesa. Kissinger, quando era segretario di Stato, si recò da Paolo VI il 7 luglio 1974 e più tardi si incontrò anche con Giovanni Paolo II il 20 ottobre del 1979.

Ma è  solo Papa Francesco con Laudato Sì (Capitoli 164 e 165) che si arriva ad auspicare un governo mondiale, una autorità politica mondiale, per risanare l’economia, regolare i flussi migratori e per l’ambiente.

L’unica soluzione è ritornare a Dio per ritornare all’ordine. Restaurare la civiltà cristiana sul fondamento della verità perenne e immutabile che è Cristo. Oggi sembra un progetto irrealizzabile, eppure è  l’unico veramente alternativo a quello anticristico della dittatura mondiale.

ADDIO KISSINGER: MA COSA CI HAI LASCIATO?

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

DALLA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME AL GENOCIDIO IN PALESTINA. Analisi delle Origini del Giudaismo

DALLA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME AL GENOCIDIO IN PALESTINA. Analisi delle Origini del Giudaismo

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Nell’immagine di copertina Francesco Hayez – particolare della Distruzione del Tempio – Galleria dell’Accademia di Venezia

di prof. ssa Paola Persichetti

Tempio di Gerusalemme, cuore dell’ebraismo, violentemente e misteriosamente ridotto in cenere dai romani, contro la loro stessa volontà, nell’estate dell’anno 70. Da allora, e pianto tre volte al giorno dal pio ebreo con la straziante preghiera “possa essere la tua volontà che il tempio sia presto ricostruito nei nostri giorni!“ ogni anno-preceduto da 10 giorni di astensione dal vino, dalle carni, dal rifiuto di tagliarsi barba e capelli-ecco il rigoroso digiuno del 9 di Av ( 10 Agosto), con i neri addobbi sull’armadietto che custodisce i rotoli del pentateuco.

È il giorno in cui si commemora la rovina totale, quando il sacrificio a Dio del mattino e della sera, con l’Olocausto delle vittime sull’altare, terminò per sempre. È chiaro che nessun lettore si chiederà perché abbiamo intenzione di dedicare tanta attenzione al tempio di Gerusalemme in questo periodo di guerra tra Israele e Palestina.

“Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni” (Matteo 26,59-61)

Il tempio di Gerusalemme non era solo il monumento principale, il tempio era Gerusalemme stessa, anzi era Israele tutta intera e la sua rovina significò la rovina della nazione, Il passaggio dall’ebraismo ad una nuova fase, detta del “giudaismo”, che dura tuttora (malgrado il ritorno, ma “senza Messia“, in Palestina; e malgrado certi progetti attuali di ricostruzione di cui parleremo).

Quella distruzione significò la scomparsa fisica, o almeno, la perdita di significato dell’intera classe sacerdotale, con i sadducei che soprattutto la componevano, e il passaggio all’economia della sinagoga; la quale è un surrogato di necessità, dove a Dio si offrono le parole della preghiera ma non più le vittime sacrificali e dove si è fatto presto quasi assoluto il dominio dei farisei.

Su quell’alta acropoli a est di Gerusalemme – quel monte Moria sul quale fu traslato il nome di Sion per indicare la città, anzi la nazione intera-non ci si limitava a invocare l’eterno, ha immolare a lui cataste di animali.

Li – nella vuota, inaccessibile stanza del Sancta Sanctorum, dove solo il sommo sacerdote poteva penetrare una volta l’anno – lì era allo sgabello di Jahvé, il trono dove abitava la Shekinah, la sua presenza gloriosa. Per Israele, il tempio era tutto: non soltanto sul piano religioso, ma anche su quello sociale, economico. Basti ricordare che, quando fu terminato, nel 64 d.C., sei anni prima della distruzione, 18.000 lavoratori restarono disoccupati.

La legge prescriveva di venirvi in pellegrinaggio tre volte l’anno, a Pasqua, a Pentecoste, per la festa delle Capanne. Anche gli ebrei dispersi nel mondo rispettavano il precetto, spesso aldilà della misura minima obbligatoria per essi di almeno una volta nella vita. Così, sulla grande spianata esterna, aperta a tutti, nella successione dei cortili riservati agli ebrei, era tutta la nazione che si incontrava, si scambiavano notizie,si discuteva sulla scrittura, si confermava nella solidarietà e nella fede. Per gli abitanti di Gerusalemme, poi, quel luogo assolveva le funzioni quotidiane svolte dall’agorà nelle città greche, dal foro in quelle romane, da quella che sarà la piazza nei comuni del medioevo cristiano. Dobbiamo aggiungere, però, agli usi legittimi di luogo di incontro, anche quell’aspetto sfacciatamente commerciale che susciterà la ben nota ira e la conseguente reazione violenta di Gesù.

Pianto di Gesù sulla città santa

Il pianto di Gesù sulla città santa è, in realtà un pianto sul tempio, dal quale Dio si allontanerà lasciando deserta la sua “casa“ che era stata anche la casa di tutti gli israeliti. “Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta!“ (Matteo 23,37-38).

Procediamo oltre: verso il mistero. Sarà interessante interrogarsi sul significato che l’immane edificio ebbe non solo per l’ebraismo a esso contemporaneo, non solo per Gesù, non solo per i tempi della primitiva comunità cristiana di origine ebraica; ma sul significato enigmatico che dopo la sua distruzione radicale, nel 70 assunse sia per il giudaismo superstite che per il cristianesimo. Forse il tempio continua ad assolvere la sua funzione sacra di testimonianza a Dio anche da quando è ridotto al ricordo.

Come ha scritto Guido Cavalleri, un biblista ormai scomparso e che alla competenza scientifica affiancava quella consapevolezza religiosa indispensabile per il credente che legge la scrittura: “sulla spianata di Gerusalemme, nei resti di quello che fu il santuario della città santa, la fede scorge l’adempimento di profezie che ne fanno un segno visibile finché i tempi dei pagani non siano compiuti“.

La citazione che Cavalleri dà  alle parole scritte in  neretto è del testo di Luca, il quale, unico tra gli evangelisti, nel discorso escatologico attribuisce al Cristo una predizione: “Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti” (21,24).

I “tempi dei pagani“ sono questi nostri, è tutta la storia della morte e resurrezione del Cristo sino al suo ritorno quando, tra i segni che l’annunceranno-assicura Paolo-vi sarà l’ingresso nella chiesa dell’intero popolo ebraico: Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’ostinazione di una parte di Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato… (Romani 11,25-26).

Per tornare alla profezia di Gesù secondo Luca, calpestare Gerusalemme è sinonimo di calpestare il suolo del tempio, visto che la città era santa proprio perché ospitava quel luogo santo per eccellenza, il trono dove abitava lo spirito di Dio. Ed è davvero singolare che, sino a ora-dunque, per più di 2000 anni-la profezia appaia esattamente adempiuta. E, prima, adempiuta malgrado gli ebrei; in seguito per loro volontà stessa. Vediamo.

Il cortile dei gentili

Sul muro dove terminava il grande cortile dei gentili, aperto a tutti, stavano vistose lapidi in ebraico, greco e latino: le stesse lingue cioè del cartello che Pilato fece appendere sopra la croce del Nazareno. Quelle lapidi avvertivano solennemente che chi, non ebreo, avesse varcato quel limite, sarebbe stato messo a morte. Con la caduta di Gerusalemme, la situazione inopinatamente si rovescia: l’imperatore Adriano, al termine della seconda rivolta giudaica, cambia addirittura il nome della città latinizzandolo in a Aelia Capitolina; e sulla spianata del Tempio – raso al suolo mezzo secolo prima da Tito- fa innalzare statue degli dei pagani.

Dove era stata la porta sud, quella verso Betlemme fa piazzare una testa di porco: era all’insegna della 10ª legione Fretensis, che presidiava le rovine della città; ma era anche un insulto feroce a un popolo per il quale il maiale era l’animale impuro per eccellenza, un simbolo del diavolo stesso.

Già dal 70, il tributo che gli ebrei, anche nella diaspora, dovevano versare per il tempio continuava a essere riscosso, ma per andare a favore non più della casa di di Jahvè, ma di quel tempio a Giove sul Campidoglio di Roma dove Tito aveva concluso il suo trionfo deponendo, davanti all’altare di Zeus, le spoglie che nel santuario di Gerusalemme era riuscito a salvare: il grande candelabro d’oro a sette braccia, la tavola, in oro massiccio, per i panni della preposizione, un esemplare della Torah, la legge ebraica.

Soprattutto, Adriano espelle dalla sua Aelia Capitolina e dai dintorni, per un largo giro intorno, tutti gli ebrei; non potranno riavvicinarsi alle mura né tantomeno varcarle se non vorranno essere uccisi sul posto. Dove solo i circoncisi potevano entrare, ora possono entrare tutti, tranne i circoncisi.

Chiese sulla spianata che fu del tempio

Con Costantino, anche sulla spianata che fu del tempio, come in tutta Gerusalemme, i cristiani elevano le loro chiese (e fallirà, il tentativo di  riedificarvi il santuario ebraico durante l’effimera restaurazione degli antichi culti sotto Giuliano l’Apostata).

Ma ecco, nell’VIII secolo, l’invasione degli arabi che, della spianata fanno luogo fra i più sacri dell’islamismo. Cioè, “il nobile recinto sacro“. In effetti, i musulmani affermano che anche Maometto volle riconoscere la santità di Gerusalemme e, in particolare, del luogo dove sorgeva il tempio al Dio unico.

Dunque, avvicinandosi la morte, il profeta sarebbe volato sin quì-dove l’attendevano Abramo, Mosé e Gesù – sulla sua giumenta alata, Burak, e da qui sarebbe asceso al cielo; qui, dunque, in quello stesso VIII secolo, attorno alla roccia che era stata altare per i sacrifici ebraici, i musulmani costruirono la moschea detta di Omar e, pochi decenni dopo, la moschea “la remota“, in quanto era allora la più lontana dalla Mecca.

Ma il 15 luglio del 1099 (e per 88 anni, sino al 1187) ecco irrompere qui l’esercito dei crociati che trasformarono la moschea di Omar in chiesa e la moschea “La remota“ prima in palazzo per Baldovino, il re latino di Gerusalemme, e poi in “gran capitaneria“ per i cavalieri dell’ordine detto “del tempio“ proprio per il luogo dove era ubicata la loro casa madre. Ritiratisi cristiani, le costruzioni tornarono al culto musulmano, al quale ancora adesso appartengono.

Gli ebrei ritornano 1967

Quando, nel 1967, gli ebrei ritornarono, con le armi, in possesso anche di questa parte di città, dopo quasi 2000 anni da che non avevano più avuto il controllo di Gerusalemme, il generale Moshé Dayan – a nome del governo di Israele -rassicurò gli arabi islamici sul libero, anzi esclusivo, godimento della spianata. E non solo per ragioni politiche, per evitare cioè l’ulteriore esasperazione dei vinti che qui hanno il loro luogo più sacro dopo la Mecca; ma soprattutto per ragioni religiose, tutte ebraiche. In effetti, da quando il tempio fu distrutto, gli ebrei si sono sempre vietati di accedere al luogo dove sorgeva, perché affermano di non essere più in grado di stabilire dove fosse ubicata la sala vuota del Sancta Sanctorum.

Non entrano nella spianata, dunque, perché temono di calpestare un luogo che nessun piede umano può più toccare da quando, con la fine dei sacrifici e del sacerdozio che vi era dentro, non c’è più un sommo sacerdote che, unico, poteva lasciare lì le sue orme.

È davvero sorprendente: tutto ciò sembra confermare la profezia che Luca attribuisce a Gesù e secondo la quale, sino alla fine dei tempi, solo i“Pagani“ (cioè, unicamente i non ebrei) “calpesteranno Gerusalemme“: calpesteranno quel luogo, che tutta la riassume, che è la spianata del Tempio. Gli ebrei, anche di oggi, che pure qui hanno di nuovo la loro capitale, si limitano a radunarsi nella sinagoga all’aperto ricavata davanti al muro che – significativamente-si chiama “del pianto“. Dove davvero si piange, e con alti  lamenti, sulla giornata in cui i romani distrussero quella casa di Dio.

Per impulso di un Dio

“ Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: “non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta “. (Matteo 24,1-2).

“Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccogli i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa e lasciate a voi deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino a quando non direte: benedetto colui che viene nel nome del signore!“(Matteo 23,37-39).

Ecco dunque il cuore del mistero-davvero inquietante-nel quale vogliamo inoltrarci: è un fatto che oggi, al posto del grande santuario, non vediamo che è una spianata sulla quale sorgono le moschee di una fede sorella e al contempo antagonista come la mussulmana; ebbene, quel fatto corrisponde a una profezia di Gesù . Quelle rovine potrebbero essere davvero un segno, muto e al contempo eloquentissimo (“se questi taceranno, grideranno le pietre“ Luca 19,40), della verità messianica del Galileo. Non si dimentichi che il tempio distrutto nel 70 d.C. era il terzo costruito su quella stessa spianata dagli israeliti: era logico supporre che la loro fede indomita e che gli sforzi di tutto quanto il popolo non avrebbero esitato a ricostruir un quarto.

E, infatti, pare che si tentasse di farlo nel 132 d.C., al tempo della seconda rivolta, ma ne mancò il tempo per la controffensiva romana, ancora una volta vittoriosa e devastatrice.  Si cominciò ancora una volta a riedificarlo nell’anno 362 con l’aiuto, questa volta, dall’imperatore stesso, Giuliano detto L’ Apostata, che sembra fosse spinto proprio dal desiderio di aiutare gli ebrei a smentire quelle profezie del Vangelo di cui dicevamo. Ma quella ricostruzione dovete essere subito interrotta per una sorta di misteriosa opposizione divina: è una storia affascinante (e forse troppo trascurata) sulla quale dovremmo tornare.

E sarebbe interessante parlare anche del riemergere di progetti di riedificazione proprio nell’Israele di questi anni: ma, per non anticipare diremo solo che alle molte altre difficoltà (frapposte, tra l’altro, dagli ebrei ortodossi) si aggiunge quella terribile che toccare quel luogo ormai sacro all’Islam, demolendo tra l’altro (ne’ si potrebbe fare altrimenti) due delle moschee più venerate, scatenerebbe una “guerra santa“ rispetto alla quale l’opposizione musulmana vista sinora non sarebbe che un pallido anticipo.

Comunque sia, a rendere inquietante e dal suono misterioso la profezia di Gesù sulla rovina imminente e definitiva del tempio concorrono anche le circostanze in cui quella rovina avvenne, circostanze che ci sono narrate da un testimone insospettabile come Giuseppe Flavio, il capo ebreo  passato ai romani e divenuto storico della loro vittoriosa campagna, ma senza rinnegare la fede dei padri. Anzi, restandone infaticabile convinto apologeta sino alla fine.

La misteriosa ed enigmatica testimonianza di Giuseppe Flavio

Giuseppe Flavio discendeva da una famiglia illustre e aveva 29 anni quando scoppiò la prima rivolta contro Roma. Diresse la difesa della Galilea e, dopo il disastro delle sue truppe, fu tra i pochissimi superstiti cui fosse risparmiata la vita. Condotto prigioniero davanti al comandante in capo, Vespasiano, gli profetizzò che sarebbe divenuto imperatore. Quando questo avvenne davvero, due anni dopo, gli fu ridata la libertà e come interprete ed esperto di cose ebraiche, visse a fianco del nuovo responsabile delle operazioni dell’esercito romano, Tito, il figlio di Vespasiano.

Dopo la distruzione di Gerusalemme e la rovina definitiva di Israele, si stabilì a Roma dove, con La guerra giudaica, descrisse l’immane tragedia di cui era stato prima protagonista e poi testimone tra il 66 e il 70.

Si avverte subito qualcosa di enigmatico, di misteriosamente provvidenziale nel fatto che non solo sia stata scritta, ma ci sia stata conservata una simile testimonianza di uno, che certamente cristiano non era, su ciò che Gesù ha detto e profetizzato. A rendere ancora più strano il caso c’è il fatto che la maggior parte della storiografia antica è andata perduta, non è riuscita giungere sino a noi nello sfacelo dell’antichità e nell’incendio, nella dispersione di biblioteche e archivi.   Una sorte che avrebbe potuto seguire anche “la guerra giudaica“ visto che l’edizione originale, in aramaico, ottenne una diffusione limitatissima, anzi fu intercettata e distrutta quando era possibile dalle superstiti comunità ebraiche sparse nella diaspora che non perdonavano a quel “traditore“ di essersi “venduto“ ai romani.

Il caso di Giuseppe Flavio ci pone di fronte ad un vero reportage giornalistico dove il giornalista, per giunta, non è un anonimo, ma è uno dei figli più illustri della casta sacerdotale e nobiliare e ebraica. Giuseppe era nato a Gerusalemme stessa: il padre era membro della prima delle 24 famiglie sacerdotali, la madre veniva dalla stirpe reale degli Asmonei. È particolarmente significativo il passaggio di un simile ebreo a fianco dei romani. Certamente non fu una diserzione per aver salva la vita: egli aveva resistito ben 47 giorni, con un vigore un ardimento che stupirono lo stesso Vespasiano e che furono tra i motivi per cui venne risparmiato. Inoltre quel suo esporsi a fianco dei romani costava la prigionia a tutti i suoi familiari, restati intrappolati dentro Gerusalemme.

Ciò che spinse Giuseppe nel campo nemico, non significò l’abbandono di una fede alla quale rimase sempre fedele, ma fu piuttosto la persuasione che era necessario fare un atto di sottomissione nei confronti degli assedianti: “Io credo che Dio abbia ormai abbandonato questo luogo sacro e sia passato dalla parte dei romani che voi ora combattete“ fu il suo grido.  Di lui possiamo dire che era “un vero israelita“ fedele alla legge, ma che mostra di aver compreso che si è di fronte ad un senso di rovina e di distruzione finale che è quello dei Vangeli stessi.

Tutto il racconto della guerra giudaica dato da Giuseppe Flavio si svolge sullo sfondo inquietante delle profezie che incombono su Israele ed in particolare su Gerusalemme; e, in modo particolare ancora, su quel tempio che Tito, a ogni costo, cercherà invece di salvare. I romani si adoperarono per preservare il tempio per una sorta di sgomento davanti a quel Dio misterioso e a quella immane costruzione in suo onore, dove persino i tetti erano tutti rivestiti in lamina d’oro e che non aveva pari in tutto il mondo conosciuto.

Lo stesso Tito, pacioso discendente di contadini del reatino e terrorizzato davanti al misterioso Dio di questi orientali, ad un certo punto per risparmiare un tempio straniero stava causando una strage tra i suoi uomini. Infatti-dopo che con sforzi e perdite immani i legionari erano giunti a ridosso dell’edificio, avendo occupato e diroccato la fortezza Antonia-il comandante si ostinava non solo a non dare l’ordine di incendiare il santuario, ma faceva lavorare le macchine d’assedio su elementi secondari della struttura, per causare all’edificio sacro il danno minore possibile. Finalmente, Tito si decise a dare ordine di incendiare le porte esterne dei cortili, rivestite di argento; i giudei si sentirono senza più forza nel coraggio e non riuscirono a muovere un dito per porre riparo e per spegnere l’incendio, restando impietriti a guardare.

Siamo giunti al giorno fatale, quello che per tutti i secoli sarà il lutto per l’ebreo che lo rievocherà quotidianamente tre volte e la cui ricorrenza annuale sarà preceduta da una decade di lutto e digiuno, velando di nero i rotoli della legge.

Quel 10 di Loos, quel 6 Agosto dell’anno 70 d.C. era lo stesso giorno in cui una volta il tempio era stato già incendiato da parte del  re dei babilonesi. Una coincidenza cronologica in cui ancora una volta Giuseppe Flavio scorge il dito di un Dio che fa impazzire coloro che vuol perdere:

“Le fiamme ebbero inizio e furono causate dai giudei. Infatti, ritiratosi Tito, i ribelli dopo un breve riposo, si scagliarono di nuovo contro i romani e infuriò uno scontro fra i difensori del santuario e i soldati intenti a spegnere il fuoco nel piazzale interno. Costoro (i legionari romani), volti in fuga i giudei, l’inseguirono fino al tempio e fu allora che un soldato, senza aspettare l’ordine e senza provare alcun timore nel compiere un atto così terribile, spinto da una forza soprannaturale, afferrò un tizzone ardente e, fattosi sollevare da un commilitone, lo scagliò dentro attraverso una finestra dorata che dava sulle stanze adiacenti al santuario sul lato settentrionale“ (storia giudaica)

Un cristiano non può leggere una simile espressione in un autore non cristiano e non provare emozione: la distruzione del tempio simbolo dell’antica alleanza, superata ormai da una nuova.

Ma anche la reazione dei superstiti di Gerusalemme dove Gesù era stato mandato a morte e sulla quale aveva pianto fu una reazione terribile: “a levarsi delle fiamme, i giudei proruppero in un grido terrificante contro quel tragico momento e, incuranti della vita e senza risparmio di forze, si precipitarono al soccorso, perché stava per andare distrutto quello che fino ad allora avevano cercato di salvare.“

Ma-Giuseppe lo sottolinea con dolore e insieme con rassegnazione-nulla si poteva fare contro il volere divino che sovrasta gli uomini e sembra usarli come strumenti inconsci della sua volontà. “Contro il volere di Cesare, il tempio fu distrutto dalle fiamme” è ancora il giudeo che parla.

Grideranno le pietre

Vicino alla discesa del monte degli ulivi, cioè nel luogo dal quale più imponente appariva l’enorme costruzione del tempio, con i suoi basamenti che, partendo dalla valle del Cedron, si innalzavano sino a 80 m, Gesù pronuncia: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre“ (Luca 19,40).

Alla sommità, a rendere ancora più grandiosa la visione, correva lunghissimo, con le sue colonne, il portico di Salomone. E dunque, le pietre che avrebbero gridato sono, incontestabilmente, quelle del tempio che, ancora intatto, sorgeva davanti a Gesù.

Subito dopo Gesù, nello stesso Vangelo, piange sulla sorte terribile che sovrasta Gerusalemme: “Distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata“ (Luca 19,44). Queste pietre sono circondate dall’enigma di profezie e di avvenimenti storici umanamente inspiegabili.

Molti oracoli stavano nelle scritture ebraiche e nelle tradizioni antiche: “la guerra dei giudei contro i romani fu la più grande non soltanto dei nostri tempi, ma forse di tutte quelle fra città e nazioni di cui ci sia giunta notizia“ ci fa riflettere sempre Giuseppe Flavio. Se qualcuno vedesse qui qualche esagerazione, dovrà però ammettere che di certo fu la più feroce, la più sanguinosa, per la fanatica determinazione dei ribelli e la conseguente reazione implacabile dei romani.

Per capire la portata di ciò detto non dobbiamo dimenticare che in tutta la guerra i prigionieri dei romani furono 97.000 (se si considera anche che spesso i superstiti si suicidavano in massa piuttosto che arrendersi). Se 97.000 è il numero dei prigionieri dell’intera campagna, durata anni, solo per l’assedio di Gerusalemme, lo storico da l’impressionante cifra di 1.100.000 morti. E poiché è consapevole che un simile numero può suscitare incredulità, riporta calcoli precisi, fatti dai sacerdoti, per accertare quante persone ci fossero in città ogni anno al momento delle feste pasquali. Dunque l’intera nazione era stata come chiusa in prigione dal destino.

Oggi nel mezzo di una guerra tra Israele e la Palestina dovremmo tutti riprendere e rileggere le pagine de “La guerra giudaica“.

Fuori dalle mura e dal vallo di circonvallazione eretto dagli assedianti viene a mancare la legna per un raggio vastissimo, a causa della costruzione di croci, dove chi tenta di fuggire viene appeso in vari modi e forme, secondo il capriccio crudele dei soldati. Chi cerca di scappare finisce in questo modo, anche i disertori che si arrendono sperando di salvarsi fanno in realtà una fine orribile, sventrati per cercare nelle viscere monete preziose che avessero inghiottite. Dentro le mura, non la concordia nella sventura, ma l’odio che contrappone i gruppi di difensori; la pestilenza; soprattutto, la terribile penuria di viveri che porterà la maggioranza della popolazione a morire di fame, magari dopo aver pagato una fortuna un pezzo di cuoio di calzari da masticare o un pugno di fieno marcito.

Fino all’episodio spaventoso, a quel profumo di arrosto da una casa, con il conseguente  accorrere degli zeloti per scoprirvi una donna di nome Maria di Elenazar, che aveva ucciso con le proprie mani il figlio lattante per mangiarselo. Quasi una esemplificazione tragica del lamento di Gesù: “guai alle madri che allatteranno in quel giorno“. Gli assediati, udito questo, “non vedevano l’ora di morire, stimando fortunato chi se ne era andato prima di vedere simili atrocità“. E quando la notizia del cannibalismo raggiunge gli accampamenti degli assedianti, “i più furono presi da un odio ancora più grande per i giudei“ e Tito “si protestò innocente di questa infamia davanti a Dio“, dandone la colpa ai soli giudei. Tutto attorno alla città molitura a fare da cornice al dramma, uno spaventoso pantano costituito dai cadaveri in decomposizione: da una torre sola gettarono 120.000 morti. E alla luce di questo quadro, che assume la sua verità di profezia, purtroppo realizzata, il pianto del Cristo su Gerusalemme. Gerusalemme ha avuto il peggior destino mai riservato ad una città; ma-ciò che più-a quel destino non poteva comunque sottrarsi.

Sembra che una mano misteriosa abbia deciso di far perire l’antico Israele e iniziare, con i superstiti, una nuova fase dell’ebraismo, ridotto a testimonianza dolente.

I sacerdoti sopravvissuti, arresisi, supplicarono tutti assieme il vincitore di risparmiare loro la vita. Ma, proprio in questo caso, quel Tito che si era mostrato clemente, nei confronti della distruzione del tempio, è ora inflessibile dando ordine di metterli tutti a morte.

È, dunque, la fine, anche fisica, del vecchio Israele il quale, infatti, da allora non avrà più né tempio né sacerdozio.  Anzi, neppure avrà più uomini di stirpe regale perché, come ci insegna Eusebio  di Cesarea, dopo la caduta di Gerusalemme l’imperatore Vespasiano ordinò di ricercare e uccidere tutti i discendenti della tribù di David, perché tra i giudei non rimanesse più nessuno di stirpe regale.

Alla luce di tutto ciò e di fronte al genocidio che sta avvenendo ora in Palestina può un cristiano non meditare su ciò che sembra confermare, con tale radicale tragicità, quanto la sua fede crede?

L’aspettazione che percorreva l’impero romano

Molti storici romani, ed è davvero singolare, ci informano dell’aspettazione che percorreva l’impero, dell’attenzione inspiegabile di tutti su quella piccola, disprezzata, remota provincia. Tacito: “Più grande, si diceva, sarebbe diventata la potenza dell’oriente e uomini usciti di Giudea avrebbero conquistato il mondo“.

Svetonio: “era annunciato come destino che, in quel tempo uomini usciti di Giudea avrebbero conquistato il mondo“.  Entrambi scrivono tra la fine del primo e l’inizio del II secolo, quando i primi cristiani non erano che una setta trascurabile e semi sconosciuta che seguivano un uomo “venuto dalla Giudea“ e che avrebbe finito davvero per conquistare Roma e, con essa, tutto il mondo antico.

Resta il fatto che, nella profezia, credettero incrollabilmente quei milioni di ebrei che proprio fidando nell’arrivo in quel tempo del Messia, come essi lo intendevano (“Il dominatore del mondo ”), osarono affrontare la più grande potenza militare conosciuta e preferirono la morte più atroce alla resa.

Così, la terribile guerra è davvero una testimonianza resa  involontariamente alla fede di coloro che in Gesù il Nazareno vedevano il Messia giunto, seppure in modo sommesso, a compiere l’attesa  e proprio nel momento annunciato dai profeti ebraici e presagito persino dagli ignari pagani.

Il Messia venne ma non fu riconosciuto dagli ebrei; una sorta, dunque, di accecamento. Il biblista Guido Cavalleri, che già abbiamo citato, sottolinea come il popolo d’Israele non guardò né prestò fede ai segni manifesti che preannunciavano l’imminente rovina. Quasi fossero stati frastornati dal tuono e accecati negli occhi e nella mente, non compresero gli ammonimenti di Dio.

Sempre Giuseppe Flavio dopo averci descritto il tempio in fiamme, ci fa un elenco impressionante di quei segni manifesti; elenco che, quale che sia il giudizio, accresce e completa l’atmosfera arcana, la sensazione di forza del destino che sembra presiedere a quella grande tribolazione.

Erano passati 2177 anni, stando ai calcoli di Giuseppe, dalla fondazione di Gerusalemme alla sua distruzione nell’estate del 70. Distruzione tale “che nessuno, vedendo quel luogo, avrebbe potuto pensare che lì, sino a poco prima, sorgesse una grande città“

Siamo nel 2023, e il monte del tempio è rimasto ancora fonte di grandi tensioni geopolitiche e religiose.

Gli ebrei abbracciano la gnosi che fornisce a questo popolo una spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e di conseguenza la fine della religione ebraica e l’inizio del giudaismo.

Il nemico numero uno della chiesa cristiana cattolica è proprio la gnosi ma di questo ne parleremo prossimamente.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

LA PICCOLA INDI STA PER MORIRE DI FAME E DI SETE. Per colpa di Giudici Aguzzini nel Regno Britannico delle Potenze Infernali

LA PICCOLA INDI STA PER MORIRE DI FAME E DI SETE. Per colpa di Giudici Aguzzini nel Regno Britannico delle Potenze Infernali

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di prof. ssa Paola Persichetti

Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori

Hanno perseverato fino alla morte. Alla morte di una bambina  innocente di 8 mesi . Ieri, in Appello, è stato respinto  il ricorso della famiglia di Indi Gregory, la piccola anglo-italiana affetta da una rara patologia mitocondriale e fino ad oggi  in cura al Queen’s Medical Centre di Nottingham.

I giudici Peter Jackson, Eleanor King e Andrew Moylan, seguendo la linea di quanto deciso in primo grado dal collega Robert Peel, hanno infatti ordinato l’estubazione di Indi, che è prevista per oggi, sabato 11 novembre – come informa Christian Concern, l’associazione che sta assistendo legalmente i Gregory – in un hospice sul cui nome vige un obbligo di riservatezza.

Le parole dette al termine dell’udienza, con una formula dubitativa, dalla giudice King, facevano intendere come termine ultimo per l’estubazione quello del prossimo lunedì.

Ma appunto questa ambiguità è stata nel frattempo risolta, nell’accelerare  i tempi per il distacco dei supporti vitali, evento che potrebbe avvenire da un momento all’altro.

L’estubazione non dovrebbe comunque significare la morte immediata di Indi, come già chiarito nella sentenza di Peel in data 8 novembre 2023: «Il Trust cercherà di stabilizzarla dopo l’estubazione e valuterà il passo successivo, un processo che secondo loro potrebbe richiedere circa una settimana . Fin da quando, ieri pomeriggio, si è conclusa l’udienza, i legali della famiglia sono al lavoro per studiare un nuovo possibile ricorso. Intanto, nel tentativo di custodire la vita di Indi, continua il pressing del governo italiano su quello britannico.

Le richieste fatte in questa settimana dall’esecutivo del nostro Paese per cercare di salvare Indi sono andate di traverso ai giudici britannici che hanno valutato il caso. Secondo Jackson, King e Moylan, la richiesta italiana basata sulla Convenzione dell’Aja, richiesta su cui comunque non si è entrati nel merito durante l’udienza, è «totalmente mal concepita»  e «non nello spirito della Convenzione».

Anche riguardo al luogo dell’estubazione, la prima delle tre questioni affrontate nell’udienza di ieri, i giudici hanno respinto la richiesta dei genitori, Claire e Dean Gregory, che, pur rimanendo contrari all’idea di togliere il supporto vitale a Indi, chiedevano quantomeno di poterla estubare a casa, anziché nell’hospice, come infine è stato stabilito.

I giudici  hanno  concluso che non si debba concedere altro tempo, perché farla vivere ancora è contrario al suo «miglior interesse».

Durante l’udienza è emersa in modo evidente l’irritazione per il ricorso, con Jackson, su tutti, che ha mostrato  non il suo fastidio per l’intervento dell’Italia e per i tentativi, da parte dei Gregory, di neutralizzare le decisioni prese nelle corti del Regno Unito. Lo stesso giudice ha letto il giudizio finale con toni glaciali, lamentando i continui «ritardi» nell’estubazione che starebbero causando «angoscia» a Indi; e si è scagliato duramente contro l’approccio usato dai Gregory e dai loro legali durante il contenzioso, tacciandoli di «tattiche manipolatorie». Alla fine della lettura del giudizio, sia la giudice King che Moylan hanno dato il loro assenso al collega con un esplicito: «I agree» (Sono d’accordo).

Il padre di Indi ha quindi da un lato elogiato l’aiuto offerto dal governo italiano e dall’altro lamentato il comportamento disumano e crudele delle autorità del Regno Unito, che impediscono il trasferimento della bambina nel nostro Paese. « Non  rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine». Due semplici genitori, consapevoli che la vita umana è un dono da custodire, che lottano contro un sistema che va svelando sempre più i suoi tratti luciferini.

I Precedenti di Charlie Gard e Alfie Evans

Una vicenda che riporta alla mente altri due tragici episodi, che hanno riguardato due bambini inglesi nati con una malattia simile a quella di Indi: quello di Charlie Gard nel 2017 e quello di Alfie Evans nel 2018. In entrambi i casi l’Ospedale Bambin Gesù si offrì di accogliere i bambini (come per Indi), ma dopo un’intensa battaglia legale e mediatica, i giudici britannici decisero di impedire il loro trasferimento e di interrompere il supporto vitale. Charlie morì poco prima di compiere un anno, e Alfie a pochi giorni dal suo secondo compleanno.

In  Inghilterra si decide  di sopprimere vite perché ritenute non degne di essere vissute  mentre in Italia  si è pronti a ricevere Indi al Bambin Gesù per curarla donando la dignità di vivere che merita ogni essere umano. La cura è prendersi carico di un essere umano non solo con terapie mediche ma anche con attenzioni umane, idratazione, alimentazione, premure, interessi, farmaci in grado di mantenere in vita con dignità.

La cura è ciò che interessa di un uomo. Non è un caso che il principio che sta dietro alla decisione dei giudici  inglesi di sopprimere Indi ci sia il concetto del miglior interesse stabilito a priori.  La morte diventa così “l’unica cura possibile dentro il concetto del “migliore interesse“. Non ha senso curare quando il migliore interesse è quello di morire.

Istanza cinica e spietata dei medici inglesi

Perché questa istanza cinica e spietata dei medici inglesi che dovrebbero avere in cura la piccola?

Perché per lei non ci deve essere cura? Indi è il prodotto di una mentalità eutanasica, è un processo di cancellazione del malato che abbiamo visto anche durante la pandemia. Per il COVID non c’era una cura, quindi si doveva restare a casa con Tachipirina e vigile attesa. Ma la cura, quella vera, era il principio per il quale, in assenza di una specifica terapia, si poteva e si doveva intervenire con quelle cure mediche che avrebbero consentito all’organismo di combattere e sconfiggere il virus con successo. Molti medici hanno curato i pazienti malati di COVID usando l’arte medica e salvando così molte vite.

Ma oggi la scienza medica, diversa dall’arte medica, deve essere performante ed efficiente. Se non garantisce questi standard, allora è la scienza stessa che si incarica di condannare a morte un essere umano.  A nulla è valso il tentativo dell’Italia che ha  cercato la strada giuridica per strapparla alle fauci dell’aguzzino.         

Perché questa diversa risposta dei due paesi Inghilterra ed Italia?

La risposta la troviamo nel discorso di Ratisbona fatto da Papa Benedetto XVI Il 12 settembre del 2006 “ L’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di San Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell’Asia e che, in sogno, vide un macedone e sentire la sua supplica: “passa in macedonia e aiutaci!“ (Atti 16,6-10) questa visione può essere interpretata come una condensazione della necessità intrinseca di un avvicinamento  tra la fede biblica e l’interrogarsi greco .

Non è un caso che i medici facciano un giuramento chiamato “ giuramento di Ippocrate“. Ippocrate era un medico greco .

Ippocrate: il padre della medicina

Ippocrate viene considerato il Padre della Medicina: con il suo famoso giuramento fu il primo a regolamentare la professione medica

È molto importante ricordare gli ammonimenti del Papa Giovanni Paolo II che invitava tutti i medici ad essere fedeli al giuramento di Ippocrate esortando  al servizio consapevole del proprio dovere per gli uomini. Il 26 novembre 1994 menzionava nuovamente Ippocrate indicando il codice Vaticano in cui il giuramento di Ippocrate fu scritto in forma di croce, un simbolo di concezione cristiana della natura umana, della  santità ed anche del mistero di vita umana.

Roma punto di incontro tra Cristianesimo e mondo greco-romano

Nel profondo, vi si tratta dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico Illuminismo e religione. Considerato questo incontro, non è sorprendente che il cristianesimo, nonostante la sua origine e qualche suo sviluppo importante nell’oriente, abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva a Roma. Qui, nella cultura e civiltà del Mediterraneo nasce una costruzione antropologica ampia e complessa che si afferma per oltre un millennio, contribuendo alla nascita di una civiltà che ha fatto grande l’Occidente.

Tutto questo subirà una brusca interruzione nel 1517 quando un monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546), teologo tedesco, affigge le sue 95 tesi sul portone della chiesa del castello di Wittenberg.

Era nata la modernità  e con essa la fine della metafisica e l’inizio del materialismo. Con l’introduzione della fisica, cioè lo studio della materia e delle leggi che la regolano. Da lì nacque l’ideologia britannica chiamata “empirismo, con la sua incapacità di cogliere la realtà metafisica; o liberalismo se si vuole evidenziare l’emancipazione dell’uomo dalle leggi morali e religiose.

Ovviamente, l’eliminazione delle leggi morali religiose comporta l’abbandono dei deboli all’arbitrio dei forti; e la Royal Society riuscì a giustificare anche questo. Thomas Hobbes, segretario di Bacone, affermò “che lo stato di natura“ dell’uomo è “Bellum omnium contra omnes “, La guerra di tutto contro tutti. Dunque esistono persone che rifiutano il logos (per i cristiani il logos è Cristo); hanno addirittura creato una filosofia per dare ragione di questo rifiuto. Questa  filosofia prende il nome di Sovversione  o rivoluzione .

La sovversione è nata col peccato di Adamo, ma, è a partire dalla cristianità, che essa ha  conosciuto varie tappe come l’Umanesimo e il Rinascimento (1400-1500) che hanno cercato di rimpiazzare il Vangelo con la cabala o l’esoterismo ebraico a livello dell’Elite intellettuali o accademie culturali; poi è venuto il protestantesimo che ha immesso il soggettivismo e il relativismo nella religione rendendola una pura esperienza soggettiva e sentimentale, essenzialmente anzi gerarchica e sovvertitrice dell’ordine  voluto da Gesù quando ha fondato la sua chiesa sul primato di Pietro.

La prima forma di pensiero rivoluzionario è la gnosi.

Ambienti ebraici e la gnosi

La gnosi nacque in ambienti ebraici mediante la confluenza tra la filosofia platonica e tradizioni caldee, egiziane e babilonesi incontrate dagli ebrei durante i loro storici esili. Secondo l’accademico Robert Grant, la gnosi fornì a quel popolo una  spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e, di conseguenza la fine della religione ebraica: “I servizi del tempio erano finiti; che dovevano fare i sacerdoti e leviti? Col tempio distrutto, come potevano i farisei continuare ad ubbidire alla legge di Mosé? Con il fallimento della visione apocalittica, come poteva questa essere conservata dagli esseni o dagli zeloti? La legge e i profeti rimanevano, ma come potevano ormai essere interpretati?

Ecco la soluzione: gli ebrei erano stati ingannati da un Dio malvagio, un demiurgo platonico. La Bibbia celava un linguaggio nascosto che solo pochi “illuminati“ potevano conoscere attraverso una scienza esoterica (la gnosi appunto). La Bibbia non doveva quindi essere considerata in senso letterale. La cabala o scienza numerologica poteva ad esempio, svelare il significato segreto dei numeri scritti nella Bibbia. Gli illuminati dovevano infrangere le leggi imposte dal cattivo demiurgo e non peccavano anzi diventavano liberi trasformando in male ciò che è bene; e in  bene ciò che è male.

Regno Britannico e rifiuto del Logos

Nel   XVI secolo il rifiuto del  logos  divenne la dottrina ufficiale del regno Britannico. Per giustificare il rifiuto del logos e delle sue conseguenze (le leggi morali e religiose) si affermò che la ragione era incapace di cogliere le verità metafisiche e veniva limitata al dato sensibile.

L’ideologia britannica ebbe pesantissime influenze sulla psicologia e portò allo sviluppo della psicometria.  La psicologia è ridotta così allo studio della percezione e dei meccanismi biologici come i riflessi: tutto accade punto e basta. Si entra in un universo  impregnato della psicologia degli inferi. Il mondo tedesco-anglosassone ed il mondo ebraico si incontrano all’inferno: entrambe rifiutano il Logos..

Sigmund Freud  (ebreo) nel 1887 aveva iniziato una relazione (probabilmente dai tratti omosessuali) con il medico tedesco di origine ebraica Fliess. Costui aveva cominciato a utilizzare la numerologia cabalistica per interpretare i disturbi somatici dei suoi pazienti e ne aveva messo al corrente Freud. L’austriaco, probabilmente temendo per la sua carriera, aveva abbandonato l’ebraismo cambiando persino il proprio nome: a 22 anni aveva abbandonato l’ebraico Sigismund per  il tedesco Sigmund.

Tuttavia l’entusiasmo di Fliess per  la sapienza esoterica ebraica e il suo utilizzo a fini clinici colpì favorevolmente Freud. I sogni e la loro interpretazione sono uno dei cardini dell’esoterismo ebraico. Il primo trattato del Talmud babilonese, chiamato Berakhòt (Benedizioni), riguarda proprio l’interpretazione dei sogni. Il 23 settembre del 1897 Freud entrò nella massoneria ebraica proprio presso la loggia di Vienna dove espose, per la prima volta, i contenuti dell’interpretazione dei sogni che furono accolti con una ovazione.

L’ambizione, l’incesto e il pensiero di Nietzsche sono i tre pilastri su  cui Freud propone e basa un‘antropologia opposta rispetto a quella classica e perfettamente confacente al pensiero rivoluzionario. L’uomo freudiano non è guidato dalla ragione; piuttosto dalle passioni, che ne costituiscono il nucleo originario e autentico. È in sostanza il prototipo dell’uomo moderno, dell’uomo del XXI secolo. La psicologia dell’uomo moderno è la psicologia degli inferi che lo vuole in balia delle passioni “ come una canna sbattuta dal vento”. Sappiamo  anche quali sono le passioni che guidano l’uomo. Per Nietzsche l’uomo pre-greco, pre-cristiano, è “la splendida bestia bionda che si aggira avida di preda e di vittoria“, cioè stupro e omicidio.

Se non posso muovere le potenze del cielo solleverò quelle dell’inferno (Eneide capitolo 7 versetto 312)

Chiesa Anglicana, il dovere di morire e le  potenze dell’inferno

Per la chiesa anglicana la decisione “letale del medico“ deve essere frutto di manifesta riluttanza, ma non si sottrae all’argomento dei costi economici: “il principio di giustizia implica che il costo delle cure e i costi di lungo termine per la sanità e la pubblica istruzione debbono essere valutati in termini di opportunità per il servizio sanitario di usare le risorse per salvare altre vite“,

A dirlo È un Vescovo Tom Buckler che a Londra, nel 2006, reggeva l’importante cattedrale di Southwark.

Nel Regno Unito ci sono precise linee-guida per i medici che devono interfacciarsi con casi di bambini con gravi handicap. Dobbiamo, noi cristiani cattolici, gridare contro il rischio di trasformare la natura fondamentale della professione medica in una forma di ingegneria sociale il cui scopo è di massimizzare i benefici per la società e decidere quali vite hanno valore e quali no. Ma  in un mondo dove le persone hanno rifiutato il logos, cioè Cristo, i forti potranno decidere il destino dei deboli finendo per rendere gli esseri umani strumenti nelle Mani di altri esseri umani. Il diritto di morire cede inevitabilmente il passo al dovere di morire.

I medici e i giudici Inglesi non potendo muovere le potenze del cielo hanno sollevato quelle dell’inferno.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

DITTATURE DEL LIBERALISMO SENZA DIO. Legami tra Opposti: Capitalismo, Comunismo, Massoneria Sionista e ’68 Clericale in Vaticano

Paola Persichetti

DITTATURE DEL LIBERALISMO SENZA DIO. Legami tra Opposti: Capitalismo, Comunismo, Massoneria Sionista e ’68 Clericale in Vaticano

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Già sul finire della seconda guerra mondiale gli USA si apprestavano a conquistare definitivamente l’Europa e poi il mondo intero. Tuttavia, vi era ancora un “impero“ che nonostante tutto non era crollato nel 1945: la chiesa romana e che andava inglobato nel nuovo ordine mondiale.

In America, soprattutto Roosevelt e il magnate dell’editoria Harry Luce (1898-1967) avevano capito che persino nella loro patria (gli USA) i cattolici erano organizzati piramidalmente con una specifica gerarchia (Parroco e vescovo, che rispondevano al Papa di Roma), così come nel medioevo esisteva una struttura intimamente gerarchica. La storia moderna invece ripudia la gerarchia su tutti i piani.

Il liberalismo americanista entra nell’ambiente ecclesiale romano

Il 6 gennaio del 1941 il presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) pronunciò il celebre discorso detto delle quattro libertà. Con questo discorso gli Stati Uniti si arrogavano il compito di esportare l’american Way of life, il modello americano, ovunque nel mondo. Le quattro libertà, infatti,sono:

  • La libertà di parola e di espressione
  • La libertà religiosa
  • La libertà del bisogno, cioè il benessere materiale
  • La libertà dalla paura dei tiranni e delle guerre (questo punto aprirà la strada alla costituzione delle Nazioni Unite).

Questo discorso ebbe un amplissimo risalto, ma fu ulteriormente amplificato per opera di Henry  Luce , magnate dell’editoria considerato uno degli uomini più influenti degli Stati Uniti. Lo slogan della politica di Roosevelt era “tutti noi siamo chiamati… Per creare il primo grande secolo americano“. Qualche mese dopo, gli Stati Uniti entravano nella seconda guerra mondiale.

Tuttavia, inaspettatamente il progetto di Roosevelt e  Luce  incontra un ostacolo proprio tra le mura di casa: i cattolici statunitensi.  Costoro erano organizzati in enclave nazionali (italiane, polacche, irlandesi, tedeschi…) Perfettamente organizzate e con una gerarchia propria al vertice della quale c’era il vescovo o il parroco.

Erano uniti, culturalmente diversi dalla maggioranza dei bianchi anglosassoni protestanti (WASP) e  non ne condividevano lo stile di vita; ma soprattutto erano prolifici. L’incubo degli anglosassoni era che, mentre loro conquistavano il mondo i cattolici avrebbero conquistato gli Stati Uniti. Il metodista Paul Blanshard (1892-1980) contribuì, con pubblicazioni e conferenze, a dare l’allarme anticattolico; divenne opinione comune che non si potesse essere contemporaneamente cattolici e buoni cittadini statunitensi.

Oltre all’attacco diretto di Blanchard, l’Elite statunitense mise in atto altre strategie per superare l’ostacolo rappresentato dalla chiesa cattolica. Occorreva correre ai ripari… Bisognava cambiare la mentalità dei cattolici e cercare di renderli “sterili“ fisicamente e dottrinalmente modificando la morale matrimoniale, tramite l’introduzione della contraccezione, che avrebbe, così, anche minato la fortezza dogmatica e dottrinale dei cattolici, impregnandoli di americanismo o modernismo ascetico,”sterilizzandoli”.

Tra il 1963 ed il 1967, presso l’Università cattolica Notre dame di South Bend In indiana- la  più importante Università cattolica degli Stati Uniti-, l’associazione abortista Planned Parenthood tenne una serie di seminari segreti sul controllo della popolazione, sull’aborto e sulla contraccezione. I  destinatari dell’iniziativa erano alcuni docenti dell’università che, a cascata, avrebbero in seguito diffuso i contenuti delle conferenze sugli studenti. In cambio, l’università avrebbe ricevuto  100.000 $ dalla Ford Foundation e, addirittura, 550.000 $ dalla Rockfeller Foundation.

Inoltre, grazie a Padre Hesburgh (1917-2015), il rettore dell’Università Notre dame, John Rockfeller ottenne (il 15 luglio 1965) un’udienza privata con Paolo VI per illustrargli i vantaggi dell’applicazione della spirale intrauterina. In cambio dei suoi servigi padre Hesburg venne nominato presidente della Rockfeller Foundation.

Ma non è tutto qui, gli USA avrebbero voluto impadronirsi della struttura della chiesa romana cattolica, così efficientemente funzionante, per impiantare rapidamente ed efficacemente un nuovo ordine mondiale nell’universo intero. L’intelligence americana aveva notato che i cattolici erano compatti e obbedienti; diffusi in tutto l’orbe ben strutturati in parrocchie e diocesi sotto la direzione del Papa, quindi fortemente gerarchizzati.

Insomma, la chiesa era  l’arma migliore per esportare in tutto l’universo l’ideologia americana, ma occorreva infiltrarla, occuparla, prenderne la guida e neutralizzarla.  Così nacque il progetto di utilizzare la chiesa cattolica per combattere il comunismo, sfruttandone l’unità, l’obbedienza e l’ubiquità; e utilizzare il comunismo per cambiare l’atteggiamento della chiesa verso gli USA, con lo spauracchio della lotta del patto Atlantico contro l’impero sovietico.

Lo spettro della paura del comunismo avrebbe spinto i cattolici europei a gettarsi in braccio al liberalismo Atlantico; proprio come oggi la paura del covid 19 spinge gli uomini all’inoculazione del vaccino sperimentale i cui effetti avversi (non ancora totalmente conosciuti a lungo termine) iniziano già a farsi sentire.

Il Doctrinal Warfare Program della CIA

L’intelligence statunitense affidò al generale C.D. Jackson (1902-1964) della CIA (è uno dei principali artefici del Bildelberg group) Il compito di infiltrare la chiesa e di renderla aperta alla mentalità americana. Jackson fu tra i principali artefici di radio free Europe, ha  lavorato presso le Nazioni Unite, come sceneggiatore a Hollywood, come direttore della casa bianca ed è stato editore della rivista “life“ di proprietà di Henry  Luce.

Il nome dell’operazione fu Doctrinal Warfare Program.

Tuttavia, occorreva edulcorare alcuni principi cattolici eccessivamente dogmatici, i quali non avrebbero reso possibile un proficuo “dialogo” tra Washington e Roma.

Innanzitutto bisognava smussare il dogma “fuori della chiesa non c’è salvezza“, troppo esclusivista per il pluralismo inclusivista liberal-americano, che faceva un tutt’uno con l’indifferentismo liberale di stampo massonico.

Il secondo punto da ammorbidire riguardava la dottrina dei rapporti tra Stato e chiesa, che (per il cattolicesimo) debbono collaborare nell’ordine della gerarchia dei fini, ossia lo Stato, che è ordinato al benessere comune temporale deve essere subordinato alla chiesa, deputata al benessere spirituale; come il corpo è subordinato all’anima, la luna  al sole.

Secondo il modello americano, invece, la chiesa non aveva assolutamente alcun diritto di intromettersi nelle questioni politiche e nemmeno di influenzare la vita dei cittadini con la propria morale. L’America, paladina del liberalismo della massoneria e del giudaismo talmudico, riteneva che ci dovesse essere totale separazione tra lo Stato e la chiesa e che questa non potesse presentarsi come l’unica arca di salvezza.

Tuttavia, per portare a termine quest’operazione non bastava un “Agente“ esterno (la CIA), ma occorreva un uomo all’interno della chiesa cattolica;  vista l’importanza che i laici attribuivano ai sacerdoti e gli ecclesiastici ai teologi, il candidato doveva avere entrambi questi attributi. Quest’uomo enne individuato nel teologo gesuita John Courtney Murray.

Il 26 aprile 1948 la National Conference of Christians and Jews  organizzò a Baltimora una conferenza segreta su “Stato e chiesa”. Erano  presenti ebrei, protestanti e un solo cattolico: padre Murray.

Lo scopo della conferenza era quello di arrivare a far cambiare rotta all’insegnamento della chiesa su questo tema. Da quel momento, Murray divenne noto per le sue posizioni a favore della separazione tra Stato e chiesa, pure essendo questa una teoria condannata dalla chiesa.

Neanche a dirlo, da quel momento i suoi interventi vennero ospitati e diffusi dalle riviste di Luce, in particolare dalla più autorevole, “Time“. Luce, tuttavia, non si limitò a ruolo di editore di Murray:  lo  ospitò per anni in una delle sue abitazioni, gli regalò un’automobile e lo stipendiò lautamente. Inoltre gli chiese di diventare il direttore spirituale della sua seconda moglie Claire (1903-1987), già membro del congresso dal 1942, che si era convertita al cattolicesimo (nella sua variante americanista) nel 1946.

Molto probabilmente, i rapporti tra padre Murray e Claire furono più intimi e romantici rispetto alla classica direzione spirituale. Tra  le altre cose, Claire iniziò Padre Murray all’uso  di LSD.

Dal 1953 al 1956, Claire Luce fu ambasciatrice degli Stati Uniti in Italia, con delega ai rapporti con il Vaticano.

Nel 1955 il Santo Uffizio intimò al Murray di non scrivere più sul tema dei rapporti tra Stato e Chiesa nel senso della separazione totale tra loro; ma invano, ormai egli era più americanista che romano e lavorava alacremente per la CIA alla elaborazione della dottrina che sarebbe stata “canonizzata“ anche a Roma con la dichiarazione Dignitates humanae personae del 7 dicembre 1965.

Tuttavia, nonostante le intenzioni del Santo Uffizio, nel 1962 Padre Murray venne a Roma per partecipare come perito del cardinal Spellman ai lavori del concilio Vaticano II, E specificatamente per far passare de facto nell’ambiente ecclesiale la nuova teoria della “libertà religiosa“ come avverrà con il Decreto Dignitatis humanae personae (7 dicembre 1965).

Il Liberalismo Talmudico-Massonico s’infiltra nell’ambiente ecclesiale

Non si può capire ciò che è successo al concilio senza studiare il ruolo giocato in esso dai servizi segreti soprattutto americani e israeliani molto più che sovietici.

Roncalli, bea e Jules Isaac: il Liberalismo Talmudico s’infiltra nell’ambiente ecclesiale

Ora, già dal 1948 la CIA (non senza la National Conference of Christians and Jews) si occupava del concetto di “libertà religiosa“ da far accettare all’ambiente ecclesiale romano; nel 1960 il Benè Berith (B’nai B’rith),  ossia  la massoneria ebraica (non senza il Mossad), fece gli ultimi passi per addivenire alla stesura Dignitatis Humanae Personae (7 dicembre 1965) sulla “libertà religiosa“ e a quella sui rapporti tra cristianesimo e giudaismo che si chiamerà Nostra  aetate (28 ottobre 1965). Vediamo come……

I personaggi più rappresentativi che lavorarono alla stesura di questa dichiarazione furono Giovanni XXIII, il cardinal Bea e  Jules Isaac.

L’altro artefice di nostra aetate fu  il cardinale Agostino Bea, che volle  incontrare – subito dopo aver ricevuto da Roncalli l’incarico di  arrivare ad  un documento “revisionista” sui rapporti giudaico-cristiani – Nahuman Goldman (Presidente del Congresso  Mondiale Ebraico, nonché ideatore del Processo di Norimberga nel 1946 e dal 1956 presidente dell’Associazione sionista) a Roma il 26 ottobre 1960.

Bea chiese a Goldman, da parte di Roncalli,  una bozza per il futuro documento del Concilio sui rapporti cogli Ebrei  e sulla libertà religiosa (“Nostra aetate” e “Dignitatis humanae personae”).

Il 27  febbraio 1962 il memorandum fu presentato a Bea da Goldman e Label Katz  (anche lui membro del Benè Berith), a nome della Conferenza Mondiale delle Organizzazioni Ebraiche. Ebbene, questa bozza ispirata dalla Massoneria ebraica (B.B.) e dal Congresso Mondiale Ebraico, ha prodotto Dignitatis humanae e Nostra aetate.

Lo stesso Bea, sin dal 1961, incontrava spesso, a Roma, il rabbino  Abraham Yoshua Heschel, professore al “Seminario Teologico Ebraico” statunitense. Egli fu il padre spirituale dei “teo/conservatori”  cristianisti dell’amministrazione Bush jr., e «come collega scientifico di Bea… esercitò un notevole influsso sulla elaborazione di “Nostra aetate”».

Nel 1986 Jean Madiran ha svelato l’accordo segreto di Bea/Roncalli con i due dirigenti Ebrei (Isaac/Goldman), citando due articoli di Lazare  Landau, sul Quindicinale ebraico/francese “Tribune Juive” (n. 903, gennaio 1986 e n. 1001, dicembre 1987).

Landau scrive: «Nell’inverno del 1962, i dirigenti Ebrei ricevevano in  segreto, nel sottosuolo della sinagoga di Strasburgo, un inviato del Papa […] il padre domenicano Yves Congar, incaricato da Bea e Roncalli di chiederci ciò che ci aspettavamo dalla Chiesa cattolica, alla vigilia del Concilio […] la nostra completa riabilitazione, fu la  risposta […]. In un sottosuolo segreto della sinagoga di Strasburgo, la dottrina della Chiesa aveva conosciuto realmente una mutazione sostanziale».

Uno spauracchio deleterio:  o liberisti o comunisti, tertium non datur?

Courtney Murray meritò la copertina del Time. Infine, uno dei cavalli di battaglia dei teocon per perorare la causa del Liberalismo è la contrapposizione radicale tra il Liberismo e il Comunismo. Per cui il dilemma sarebbe: “O comunisti o liberisti, tertium non datur!”; insomma: “Chi non si vaccina con il siero del Liberalismo contro il virus del Comunismo, muore!”.

Il paladino di questa posizione è stato un allievo del Murray, Michael  Novak, che sotto il ricatto della paura del Comunismo, ha fortemente spinto non solo l’Europa ma anche l’ambiente ecclesiale verso l’Atlantismo e il Sionismo.

Il Liberalismo Politico della Rivoluzione Bolscevica

La dottrina cattolica, invece, insegna che il Socialcomunismo è un “effetto collaterale” del Liberalismo filosofico/politico e della sua versione economica (Liberismo).

Infatti, il Socialismo spinge alle conclusioni estreme e radicali ciò che è contenuto potenzialmente, anche se in maniera meno accesa quanto al modo, nel Liberalismo; insomma, tra di loro vi sono le medesime differenze che vi erano tra Rivoluzione britannica e francese, tra Massoneria di destra e di sinistra.

Marchesini Roberto  (Liberalismo e Cattolicesimo) cita – per provare la sostanziale identità (nella accidentale diversità) tra Liberalismo e Comunismo – un interessante libro di Ettore Bernabei (L’Italia del “miracolo” e del futuro, Siena, Cantagalli, 2012), secondo cui gli Usa avrebbero voluto favorire il Marxismo/leninismo per impedire alla Russia, che possedeva le materie prime, di diventare – da Paese agricolo e medievale – una potenza  industriale capace di competere con il super/capitalismo atlantico e occidentale, mantenendo le sue radici cristiane, le quali invece furono cancellate dal Bolscevismo.

Divenendo comunista, la Russia avrebbe perso molte delle sue potenzialità di arricchirsi industrialmente e di competere con gli Usa.

Alcuni esempi tratti dalla storia della Rivoluzione bolscevica del 1917 sono abbastanza significativi.

Leon Trotskij, ad esempio, sbarcò con la famiglia a New York il 13 gennaio del 1917, ampiamente foraggiato dal super/capitalismo statunitense. Il 27 marzo del 1917 lasciò l’America diretto in Norvegia, su una nave piena di rivoluzionari comunisti, ma venne intercettato dalla marina britannica ad Halifax e fu arrestato come spia tedesca. Qualcuno telegrafò in sua difesa al Presidente Usa (Woodrow Wilson) che fece arrivare a Trotskij e “compagni” regolari passaporti statunitensi per tornare in Russia (a fare la Rivoluzione). Trotskij arrivò in Russia il 17 maggio 1917.

Inoltre la Federal Reserve Bank di New York finanziò i bolscevichi nell’agosto del 1917, mentre nel maggio del 1918 venne fondata – con lo scopo di poter commerciare liberamente con la neonata Urss – la American League to Aid and Cooperate with Russia. Infine, il più grande ente finanziario americano Kuhn Loeband Company partecipò al finanziamento del primo piano quinquennale ideato e realizzato da Stalin tra il 1928 e il 1933.

Perciò il super/capitalismo liberista statunitense fece tutto il possibile per aiutare il Comunismo sovietico a non morire di fame e a portare avanti la Rivoluzione bolscevica.

Ciò non significa che i banchieri statunitensi fossero comunisti, ma solo che la loro ideologia era il mercato, il profitto e il guadagno, insomma il super/liberismo, il quale era dispostissimo a servirsi del Comunismo per arricchirsi maggiormente. 

Essi, come avevano fatto i Rothschild nel 1800 finanziando sia Napoleone sia Wellington, aiutavano economicamente sia i bolscevichi sia i “bianchi” rimasti fedeli allo Zar, guadagnando sia con gli uni sia con gli altri.

Tuttavia, in questo campo, non si può considerare unicamente il fattore dello sfruttamento da parte della finanza americana del Bolscevismo sovietico per mantenere la Russia in una posizione di dipendenza economica nei propri confronti; invece, occorre pure studiare il ruolo giocato dal risentimento della finanza ebraica contro lo Zarismo per la sua politica marcatamente antigiudaica (A. Solgenitsin, Due secoli assieme, Napoli, Controcorrente, 2007, 2° vol.).

Tuttavia, è innegabile che uno dei motivi primari che muovevano gli Usa nei confronti della Russia fosse proprio quello di togliere di mezzo un pericoloso concorrente. Infatti, sotto i Soviet la Russia non era in grado neppure di poter pensare di avvicinarsi all’America dal punto di vista economico/commerciale.

Tutto questo prova che la Rivoluzione comunista e l’alta finanza liberista non solo non sono contrapposte, ma sono in un rapporto di cooperazione per lo stabilimento di un Nuovo Ordine Mondiale, che possa controllare il mercato mondiale e anche la politica dell’universo orbe, in cui il mondo sovietico potrebbe fornire mano d’opera a bassissimo prezzo al mondo occidentale e liberale, per di più senza diritto di sciopero.

Insomma, conclude Marchesini: “Il Comunismo sovietico in Russia è stato tutt’altro che un nemico per il capitalismo occidentale” .

Lo testimonia un uomo simbolo di questo momento epocale del capitalismo: Armand Hammer (1898-1990). Il padre di Hammer, ebreo  emigrato da Odessa, fondatore del partito comunista americano, fu tra coloro che accolsero e finanziarono Trockij  durante  il suo soggiorno a New York.  Nel 1921, quando negli Urali scoppiò una terribile carestia che provocò milioni di morti di fame, Hammer  organizzò il trasporto di grano statunitense (spesso avariato); così cominciò una incredibile carriera come imprenditore tra gli Stati Uniti e la Russia. Inoltre aprì nella Russia bolscevica fabbriche di matite, penne e fertilizzanti chimici; e ottenne fantastici contratti per lo sfruttamento di gas e petrolio russo.

Negli anni, Hammer raccolse  una incredibile collezione d’arte appartenuta ai Romanov; alla sua morte era uno degli uomini più ricchi del mondo grazie alle ricchezze russe.

La Fabian Society e la London School of Economics

Un altro indizio di questa complementarità nella diversità tra Comunismo e Liberismo è il fatto che la principale istituzione del Socialismo mondiale la Fabian Society e la maggiore Istituzione del Liberismo, la London School of Economics, non hanno lottato tra di loro ma si sono correlate…, vediamo come.

La Fabian Society fu fondata nel 1884, essa si proponeva di raggiungere i suoi scopi in maniera graduale ed è per questo che si chiama Fabian da Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, colui che lottò contro Annibale temporeggiando ed evitando lo scontro frontale.

Analogamente la Fabian Society si proponeva di raggiungere i suoi scopi  iper/liberisti senza scosse violente, senza lotte frontali, ma gradualmente e dolcemente. Essi erano e sono ancora:

1°) l’eliminazione delle Nazioni e delle Patrie;

2°) la loro sostituzione con un Governo Unico Mondiale, guidato da una élite di ultra/plutocrati che governano su una massa di ultra/poveri;

3°) il controllo poliziesco sulla  popolazione mondiale tramite la pratica sanitaria ed eugenetica;

4°) l’abolizione della vera religione tramite la cancellazione del culto pubblico reso all’unico Mediatore e Redentore del genere umano, ossia il Sacrificio della Messa di Tradizione apostolica;

5°) l’abolizione della piccola e media proprietà e impresa privata a pro del latifondo e della grande industria.

Ecco perché lo stemma primitivo della Fabian Society era un lupo travestito da pecora, ossia il turbo/capitalismo che si nasconde sotto sembianze di agnello per scannare i popoli e succhiare il loro sangue. 

Ma non è tutto, anzi qui viene il bello. Infatti la socialistissima   Fabian Society nel 1895 dette nascita alla London School of Economics and Political Science: il tempio del super/liberismo mondiale e mondialista.

Mi sembra, perciò, molto difficile negare che vi sia stata una certa simbiosi tra Socialismo e Liberismo per la futura dominazione universale del mondo intero da parte di una piccola élite; insomma, Liberismo e Socialismo non solo non sono contrapposti, ma sono due facce della stessa medaglia, due rami dello stesso albero e due tentacoli della medesima piovra: un materialismo di “destra” e per  ricchi e un materialismo di “sinistra” e per poveri:” cospirazione aperta” di H.G. Wells.

Unione degli opposti

A coloro che sostengono l’opposizione tra socialismo e il liberismo, va ricordata una cosa.  I  principi di identità (A è A è non può essere non-A) e non contraddizione (è impossibile che una cosa sia e non sia allo stesso tempo), che costituiscono le basi della logica aristotelica e tomista , non  valgono per chi rifiuta la filosofia di Aristotele e Tommaso. Abbiamo diversi esempi di questa contemporanea presenza di un concetto e del suo opposto:

  • Gli gnostici e tutti i movimenti religiosi da essi derivati (necessità di infrangere ogni regola morale e religiosa per diventare santi e puri)
  • Alchimisti rinascimentali (incesto alchemico, unione degli opposti)
  • Dialettica e hegeliana per la quale la tesi produce il suo contrario (l’antitesi) e, infine, si fonde con essa (la sintesi).
  • Romanzo 1984 di Orwell, dove il SocIng impone il “bipensiero”, ossia la possibilità di sostenere un’idea e il suo opposto: “la guerra è pace“, la libertà è schiavitù“, “l’ignoranza è forza“.

Tutti questi esempi, insomma, per dire che il socialismo sovietico come progetto occidentale è più che ammissibile.

La Messa Beat e il Sessantotto Clericale

Emerge chiaramente che  c’è stata una progressiva e intenzionale infiltrazione dell’ideologia Whig all’interno della mentalità e del corpus dottrinale cattolici.  Abbiamo visto che si tratta di un progetto che parte da molto lontano (dal 1945) .

Questo progetto ha avuto il suo culmine durante il concilio Vaticano II, con l’American proposition di padre Murray e  l’avvicinamento a Paolo VI da parte di John Rockfeller.

Questo tentativo di infiltrazione non si è fermato lì. C’è stato un insistente corteggiamento dei servizi segreti presso il Vaticano perché quest’ultimo appoggiasse le guerre del nuovo millennio (espresso.Repubblica-attualità-cronaca-2011 04 22 news.).

Sappiamo del contributo del filosofo liberale Rocco Buttiglione alla stesura dell’enciclica Centesimus annus, salutata  oltre oceano come una svolta cattolica nei confronti del capitalismo; è noto l’avvicinamento di un filosofo liberale, Marcello Pera (1943-vivente), allievo di Popper, a Benedetto XVI.

Come non pensare al cosiddetto “68 cattolico“, che ha anticipato il 68 propriamente detto e ha avuto come momento topico la “messa dei giovani“ o “messa beat”,  celebrata  il 27 aprile 1966?

Autore delle musiche fu Marcello Gionbini (1928-2003), autore di colonne sonore di western all’italiana, il quale ebbe l’idea di scrivere in collaborazione con il paroliere Giuseppe Scoponi (1925 – 2017), delle canzonette a sfondo vagamente “religioso”, con ritmi beat (cfr. M. Scaringi, La Messa dei giovani di Marcello Giombini all’indomani della Riforma liturgica, Roma, Ufficio Liturgico Nazionale, 1996; T. Tarli, Le messe beat, Roma, Castelvecchi, II ed. 2007; F. Marchignoli, Pop italiano d’ispirazione cristiana, Villa Verrucchio, La Pieve Poligrafica, 2008).

Nel 1965 un complessino yé-yé ascolano “Gli Amici” incise un disco di canzoni “sacre” che avrebbero iniziato ad animare le messe beat ancor prima che venisse promulgata la Nuova Messa Montiniana. Sùbito dopo salì alla ribalta il complesso sardo de “I Barrittas”.

Questi  precursori della Nuova Messa Montiniana, furono sùbito elogiati dal Generale dei Gesuiti di allora, padre Pedro Arrupe (1907 – 1991). Il gesuita Arrupe fu affiancato dal padre domenicano Gabriele Sinaldi della Università “Pro Deo”, consigliere di Giuseppe Scoponi, che incoraggiò Marcello Giombini a comporre la cosiddetta “Messa dei giovani”, ossia la quasi ufficializzazione della Messa beat in attesa della promulgazione del Novus Ordo Missae.

Questa “Messa beat ufficiosa” e non ancora ufficiale fu eseguita (più che celebrata) la prima volta nella chiesa di San Filippo Neri alla Vallicella, il 27 aprile del 1966, alla presenza di migliaia di persona, della TV e di molti giornalisti.

La Messa beat non deve essere considerata una scappatella effimera di qualche giovane o prete scapestrato, ma ha segnato in maniera molto seria la Liturgia cattolica, che già da allora iniziò a essere luteranamente riformata.

Purtroppo dall’Italia la “Messa beat” si trasferì anche all’estero e persino oltre/oceano.
Ebbene, non mi sembra eccessivo dire che il “Sessantotto studentesco” fu ampiamente anticipato dal “Sessantacinque clericale”.

D’altro canto come il lockdown clericale ha anticipato il lockdown nazionale.

Venne così introdotto (1965/66), già prima della promulgazione della Nuova Messa (1969), un nuovo rito della Messa, molto più simile alla “Cena luterana” (forse trattandosi di Messe beat sarebbe più opportuno dire “Baldoria luterana”) che al rinnovamento incruento del Sacrificio del Calvario, con la lingua volgare, il tavolino al posto dell’altare, la comunione in piedi e persino sulle mani, il celebrante che officia rivolto al popolo e non a Dio.

Padre Morlion, la “Pro Deo” e la “Luiss” 

Attenzione! Il domenicano padre Gabriele Sinaldi, come abbiamo visto, insegnava alla Università “Pro Deo”, che fu fondata esattamente nel fatidico 1966 dal padre domenicano Felix Morlion (1904 – 1987). Roberto Marchesini (cit., p. 155) ci spiega che essa era “l’ennesimo progetto della Cia gestito da Henry Luce”, cara amica di padre Murray.

Padre Morlion nacque a Dixmude in Belgio il 16 maggio del 1904 e arrivò, con l’Esercito Usa, in Sicilia e poi a Roma nel 1944 – accompagnato da una lettera di presentazione di Alcide De Gasperi firmata da don Sturzo – con alcuni compiti di carattere politico affidatigli dal fondatore del Partito Popolare Italiano, esule negli Usa (1924/1940).

Ora, Morlion era un esperto di tecniche della guerra psicologica e di propaganda di massa, lavorava per i servizi segreti americani (Oss e poi Cia). 

Egli fondò a Roma, con il nulla osta di monsignor Montini, nel 1946, la Università Internazionale degli Studi Sociali (UISS) “Pro Deo” della quale divenne il Presidente nel medesimo anno, con a capo il Presidente (dal 1921 al 1966) della Fiat Vittorio Valletta [10] e con la protezione dei ministri democristiani Scelba, Gonella e Andreotti.

Attualmente la “Pro Deo” si chiama Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) “Guido Carli” fondata a Roma nel 1974 da Umberto Agnelli, che rilevò la “Pro Deo”, ma che ne cambiò nome solo nel 1977. 

Padre Morlion ne restò Presidente sino al 31 ottobre 1975, fu rimpiazzato da Carlo Ferrero sino al 1978, poi dal Governatore della Banca d’Italia (1960/1975) e, quindi, Ministro del Tesoro (1989/1992) Guido Carli dal 1978 al 1993, in séguito da Luigi Abete (1993/2001), quindi da Antonio D’Amato, Luca Cordero di Montezemolo (2004/2010), Luisa Marcegaglia (2010/2019) e da Vincenzo Boccia nel 2019.

Egli era stato incaricato di ridurre l’influenza comunista in Italia, anche attraverso la propaganda, il cinema e la cultura. Collaborò con Roberto Rossellini alla produzione di due film: Stromboli e Francesco giullare di Dio entrambi del 1950 (cfr. F. Scottoni, Il pio frate che lavorava per la Cia, in la Repubblica, 27 novembre 1991; N. Tranfaglia, Come nasce la repubblica, Milano, Bompiani, 2004).

Conclusioni

Nel 1992 l’autore liberista Francis Fukuyama (1952-vivente) pubblicò un libro intitolato La fine della storia e l’ultimo uomo.

In questo libro si celebrava la vittoria del liberalismo sul comunismo dopo una lotta secolare Di questa opera ci interessa soprattutto il dualismo che offre al lettore: destra o sinistra, liberalismo o comunismo, bene o male. Il dualismo è uno schema di pensiero tipicamente gnostico; nella gnosi tutto al suo posto che, in realtà è un alter ego. Questo non è lo schema di pensiero del cristianesimo: bene e male non sono due forze uguali e contrapposte, così come la luce il buio, la salute e le malattie. Il bene è, il male è assenza di bene; la luce è, il buio è assenza di luce; la salute è, la malattia è assenza di salute. Esiste un solo principio, non due. Noi possiamo scegliere se aderire o no.

Tiriamo allora le fila e del discorso. La prima cosa che possiamo affermare che esiste una incompatibilità radicale tra il liberalismo e il cattolicesimo, più volte sottolineata dal magistero cattolico e dalla storia. L’avvicinamento tra queste due forze è stato così stretto che talvolta esse sembrano coincidere. Quello che possiamo constatare con certezza sono le conseguenze di questa infiltrazione: confusione dottrinale, riduzione delle vocazioni, progressiva delusione della morale sessuale, Cessazione della spinta missionaria secondo il mandato evangelico.

Oggi dopo l’89, ha ancora senso che i cattolici combattono le battaglie liberali? È compito dei cattolici impegnarsi per il libero mercato, per la società aperta o per lo smantellamento dello stato sociale? Credo che sia il caso che i cattolici tornino a fare ciò che compete loro.

L’americanismo

Che cos’è l’americanismo?

La società dei sacerdoti missionari di San Paolo apostolo (paulisti), la congregazione religiosa che formò e ordinò sacerdote Robert Sirico, Fu fondata da Isaak Thomas  Hecker. Nato da una famiglia luterana di origine tedesche, si convertì al metodo Ismo e poi al cattolicesimo.

Nel 1858 fondò la congregazione Paulista per propagare il cattolicesimo negli Stati Uniti, soprattutto utilizzando i mezzi di comunicazione di massa. Per raggiungere questo scopo, secondo Hecker, era necessario eliminare tutto ciò che, nel cattolicesimo, potesse infastidire la sensibilità moderna, ad esempio il rigore su alcuni aspetti morali; e tacere su alcune verità di fede che contrastano con la modernità.

Era invece necessario soffermare la predicazione sull’azione dello spirito Santo, la cui azione sarebbe più feconda che in passato; e sulle virtù naturali e attive, piuttosto che su quelle soprannaturali e passive (umiltà, obbedienza…). L’azione dello spirito Santo, che parlerebbe direttamente al cuore di ogni uomo, renderebbe superflua la direzione spirituale e, in generale, la gerarchia cattolica.

Questa impostazione fu chiamata “americanismo“ e fu condannata da Leone XIII con la lettera Testen benevolentiae, Del 22 gennaio 1899, indirizzata al cardinale James Gibbons (1834-1921) di Baltimora, ammiratore e fautore dei psolisti.

In questa lettera, nella quale si fa esplicitamente il nome di Hecher,   vengono  messi in evidenza e condannate le seguenti” nuove  virtù” :

iniziativa, imprenditorialità, cooperazione sociale, impegno pubblico, responsabilità civica, confronto leale, l’arte del compromesso e della praticità, il rispetto per il prossimo, la gentilezza nei rapporti interpersonali (Novak, l’etica cattolica e lo spirito del capitalismo).

Là dove non c’è Dio, non c’è l’uomo: ecco la scoperta del nostro tempo.

Alla religione del Dio vivente si oppone la religione del diavolo; alla religione del Cristo, la religione dell’anticristo. E contro il Dio-uomo si erge l’uomo-Dio e, l’uomo che ha preso il posto di Dio.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

PAZIENTE RIFIUTA TRASFUSIONE PER RISCHIO SANGUE DI VACCINATI. Grazie ai Protocolli DAT dell’Associazione Trilly

PAZIENTE RIFIUTA TRASFUSIONE PER RISCHIO SANGUE DI VACCINATI. Grazie ai Protocolli DAT dell’Associazione Trilly

Indice dei contenuti

Inchiesta sulle Alternative sempre più diffuse all’Emotrasfusione
per evitare plasma contaminato dalla Spike Tossica dei sieri genici mRNA
L’importante insegnamento dei Testimoni di Geova

di prof. ssa Paola Persichetti

presidente dell’Associazione Trilly  La Gente come Noi Terni – attiva nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori

«Io sono il medico, Nessuno può dirmi come devo trattare un paziente durante un intervento chirurgico». È la frase che un medico di Roma rivolge a Maria (nome di fantasia) durante una visita di pre-ospedalizzazione in  vista di pianificare, insieme al medico anestetista, un intervento chirurgico: una isterectomia ed una isteroannessiectomia

Il chirurgo riferisce alla paziente che l’intervento durerà oltre le due ore e verrà fatto in anestesia generale e ci potrebbe essere necessità di una emotrasfusione vista la possibilità di perdite abbondanti di sangue. Maria si oppone perché contraria alla trasfusione di sangue da soggetti di cui non  si conosce lo storico anamnestico.

Maria ha paura di poter ricevere il sangue da soggetti donatori che si sono vaccinati coi sieri genici mRNA (o mDNA) Covid-19 volti a innescare nel corpo umano la produzione della Spike Tossica che, come dimostrato da molteplici ricerche scientifiche pubblicate da Gospa News, può essere a lungo persistente nel liquido ematico.

Il Rifiuto della Trasfusione di Sangue è un Diritto di Tutti

Lei ha rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione e ha perso anche il suo lavoro per non aver ceduto al ricatto. Maria viene irrisa dai medici che le dicono che il sangue fornito dall’ospedale di… Roma è sicuro e non necessita di fare una differenza tra quello dei vaccinati e non.

Le dicono che c’è disinformazione e pregiudizio nei confronti del sangue dei vaccinati, anche per colpa di troppe fake news. Insistono dicendo che l’AVIS  denuncerà alle autorità gli episodi che minano la sua reputazione e quella  di tutto il sistema sanitario e della comunità scientifica.

Le rammentano del caso di un minore ricoverato al Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, a febbraio dello scorso anno, i cui genitori avevano chiesto solo sangue NO VAX per l’intervento chirurgico del figlio.

L’ospedale fece ricorso al giudice tutelare del tribunale di Bologna che lo accolse decidendo che il bambino doveva essere operato perché non c’erano problemi di sicurezza con il sangue abitualmente utilizzato dalla struttura.

Maria, che non è stata affatto  convinta dai medici ad accettare una eventuale emotrasfusione, si rivolge all’associazione TRILLY APS di cui è socia, chiedendo se esista una soluzione al problema. Maria viene subito rassicurata e  informata su quali siano i suoi diritti ,sul Buon uso del sangue (PBM) e sulle direttive anticipate di trattamento (DAT).

“Stabilire quali cure accettare o rifiutare è un diritto di tutti. Non solo dei testimoni di Geova” le viene detto. L’associazione si fa carico della gestione del caso di Maria con le DAT.

La professoressa Paola Persichetti, presdente dell’Associazione Trilly APS – La Gente come Noi Terni

TRILLY APS la Gente come Noi, in sigla denominata Trilly APS è un’associazione  di cui io sono la  presidente, ha sede legale nel Comune di Terni. Non ha fini di lucro è apartitica ed a confessionale e si ispira ai principi di solidarietà, democrazia e pluralismo. Persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, mediante lo svolgimento, in favore dei propri associati, di loro familiari o di terzi, di una o più attività di interesse generale. Presta servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati

Tanatofobia, la Paura della Morte, che ci  ha travolto

Il clima di paura ha travolto centinaia di milioni di uomini: ha  revocato diritti e libertà, incanalando i cittadini lungo una strada che, a prima vista, sembra senza ritorno.. Oggi  la storia stessa, sta iniziando a mostrarci la verità: luce e ombra hanno cercato di rubarsi la scena a vicenda in una strana alternanza. Certo, i periodi di buio possono essere terribili e durare a lungo: ma non in eterno, se si tiene accesa la fiaccola della ragione.

L’associazione Trilly ha inteso ed intende  fare questo, riaccendere la fiaccola della ragione a quei cittadini ai quali si è spenta esortandoli imperativamente, prima che sia troppo tardi, che è arrivato il momento di fermarsi per dare risposte e soluzioni alle molteplici problematiche, per poter uscire da questo tunnel.

In questi ultimi tre anni in cui la maggioranza della popolazione si è piegata così facilmente ai ricatti pur di continuare a lavorare e vivere, la nostra associazione è rimasta accanto ai cittadini che volevano continuare ad esercitare i propri diritti e la propria libertà. Abbiamo aiutato le persone a non cedere al ricatto imposto da un regime che ha ingigantito un’emergenza e negato l’accesso alle strutture sanitarie, alle cure efficaci terremotando così  le persone sotto le bombe quotidiane della disinformazione panica.

Siamo convinti che, a fronte delle difficoltà talora generate dall’odierna medicina tecnologica, le DAT possano essere uno strumento in grado di favorire un processo anche coerente con la prospettiva della fede cristiana.

La nostra intenzione è inserire le DAT all’interno di una comprensione cristiana del tempo della malattia e della morte, sottolineando l’importanza di evitare ogni forma di ostinazione nell’uso dei trattamenti e ogni intervento eutanasico, e ponendo al centro la nozione di proporzionalità delle cure.

Si è inoltre voluta richiamare l’importanza della figura del fiduciario e di un dialogo sincero e collaborativo tra fiduciario ed équipe medica, nel perseguimento del miglior interesse del paziente.

La scelta di cura e la morte non possono essere infatti ridotte a una questione meramente medica, in quanto presentano una molteplicità di risvolti individuali, sociali, religiosi e spirituali.

Le decisioni in merito sono dunque necessariamente personali, come personali sono i valori e il credo religioso di ciascuno di noi. In questo contesto è un obbligo fondamentale per il personale sanitario rispettare l’autonomia e il principio di autodeterminazione dell’individuo, oltre ai principi bioetici della beneficenza, della non maleficenza (primum non nocere) e della giustizia.

Diritto alla  salute e alla libertà di scelta: rifiuto di emotrasfusioni e strategie  alternative

Sono oltre 5mila i professionisti sull’intero territorio nazionale che hanno scelto di curare i propri pazienti senza utilizzare il sangue durante le terapie. Persino nel corso degli interventi chirurgici.

Sono solo alcuni dei numeri che la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova sta collezionando dal 2015, anno in cui è stato sottoscritto il PMB (Patient blood management), il protocollo del ministero della Salute che, secondo le linee guida dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), impegna i medici a non utilizzare sangue o emocomponenti nelle operazioni chirurgiche.

Una vera e propria rete a livello mondiale che la confessione ha creato allo scopo di fornire informazioni in merito alle strategie mediche e chirurgiche alternative alle emotrasfusioni. Strategie che, con il passare del tempo, vengono illustrate e approfondite in occasione di convegni su tutto il territorio nazionale.

“In particolare a Palermo, nell’ottobre 2018, a cui sono intervenuti oltre 3.500 chirurghi, dove è stato possibile allestire stand informativi con indicazioni relative alla medicina senza sangue . In quell’occasione erano presenti anche i rappresentanti della sezione italiana dell’American College of Surgeons”.

Come ha spiegato Antonio Corcione, responsabile del Centro regionale trapianti della Campania, e direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione dell’ospedale Monaldi di Napoli, “il paziente Testimone di Geova da anni fa parte del mio vissuto professionale.

Negli ultimi anni il gruppo di lavoro per il documento sul rifiuto alla emotrasfusione del gruppo di studio Siaarti (la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, ndr) per la Bioetica, ha lavorato per fornire agli anestesisti linee guida che permettano loro di assumere una posizione quanto più possibile univoca di fronte a condizioni chirurgiche e anestesiologiche complesse”.

Operazione chirurgica con emotrasfusione

Sulla stessa lunghezza d’onda Ugo Boggi, professore ordinario di chirurgia generale all’università di Pisa, professore associato aggiunto in chirurgia generale all’università di Pittsburgh (Usa), e presidente eletto di Sito (la Società italiana dei trapianti d’organo: “L’esperienza maturata con i Testimoni di Geova ha professionalmente motivato me e tutti i miei collaboratori ad affinare le tecniche di risparmio del sangue e di gestione post-operatoria per limitare la necessità del supporto trasfusionale.

Questo percorso ha certamente recato beneficio ad alcune persone che avevano espresso il loro rifiuto alle trasfusioni, ma ha consentito anche di evitare le trasfusioni in molti altri pazienti che pure avevano consentito”.

Dati ufficiali della Congregazione Cristiana parlano di circa 16mila pazienti “Testimoni di Geova curati ogni anno in Italia grazie alle tecniche che non prevedono l’utilizzo di emotrasfusioni”.

Natura apparentemente Innocua della Trasfusione di Sangue

A tal riguardo è bene sapere che, la  natura solo apparentemente innocua della trasfusione di sangue, la sua percepita facile disponibilità, il suo relativo basso costo, la facilità con cui può essere prescritta e la capacità di osservarne immediatamente l’efficacia sono tutti elementi che hanno contribuito ad un suo utilizzo molto diffuso.

Tuttavia, le prove relative ai possibili effetti dannosi collegati alle trasfusioni sono andate aumentando di anno in anno. Diversi studi hanno dimostrato che i pazienti trasfusi vanno incontro più frequentemente rispetto a quelli non trasfusi a complicanze ed esiti peggiori, tra cui un aumento del rischio di mortalità, morbilità (ictus, danno renale, eventi tromboembolici, infezioni, insufficienza respiratoria) con prolungamento della degenza.

Se il paziente rifiuta l’emotrasfusione si possono comunque migliorare i risultati clinici basandosi sulla risorsa sangue dei pazienti stessi. Il concetto di PBM non è focalizzato su una specifica patologia, ma mira a gestire la risorsa sangue del singolo paziente che, quindi, acquista un ruolo centrale e prioritario.

Questo approccio riduce in modo significativo l’utilizzo dei prodotti del sangue, affrontando tutti i fattori di rischio trasfusionale modificabili ancor prima che sia necessario prendere in considerazione il ricorso alla terapia trasfusionale stessa. È una strategia che mette insieme una serie di interventi di tipo multiprofessionale e multidisciplinare. È pertanto un approccio che coinvolge tutti coloro che ruotano intorno alla gestione di un soggetto che può avere necessità di trasfusioni di sangue.

Il PBM si estende anche a Indicazioni Non Chirurgiche

Sebbene il PBM di solito si riferisca a pazienti chirurgici, il suo utilizzo clinico si è gradualmente evoluto negli ultimi anni e ora si riferisce anche a condizioni non chirurgiche.

Il programma PBM è stato esteso per includere indicazioni non chirurgiche, e ricercatori hanno tentato di applicare questo approccio a diverse condizioni cliniche, incluse Oncologia e la OncoEmatologia, pazienti critici nelle unità di terapia intensiva, pazienti con disturbi epatici o insufficienza cardiaca e in ostetricia. L’implementazione di questi percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari può infine apportare un contenimento della spesa sanitaria, con una riduzione del 10-20% dei costi trasfusionali.

Interessante quanto pubblicato dal Centro Nazionale Sangue il 22 luglio 2020: 

Più sicurezza per i pazienti, gli ospedali italiani seguono il Pbm ( CNS 2020) OMS e il ministero della salute raccomandano PBM

OMS l’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 2010, e di seguito il Ministero della Salute, raccomandano l’adozione di programmi di Patient Blood Management (PBM), ovvero protocolli che consentano di ottimizzare la “risorsa” di sangue del paziente ed evitare, o almeno ridurre, le emotrasfusioni. Il vantaggio pubblicato in letteratura è quello di tempi di degenza postoperatoria più brevi, minore incidenza di infezioni e una ripresa dall’intervento più rapida. Il risparmio di risorse economiche può far dimezzare i costi diretti e indiretti del sangue. Il  PBM deve essere lo standard terapeutico per tutti gli ospedali.

“Trasfusioni? Sempre meno”. Tecniche alternative della chirurgia senza sangue

Ha suscitato una vasta eco sia in ambito sanitario che mediatico, il trapianto di fegato senza trasfusioni di sangue eseguito lo scorso dicembre all’Ospedale di Borgo Trento di Verona su una paziente di sessanta anni testimone di Geova.

Ne ha parlato parlato anche la-notizia.net sul loro giornale visto l’eccezionalità e complessità dell’intervento riuscito perfettamente, come riferito dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Ma qual è la reale situazione della chirurgia senza sangue in Italia? A tal proposito è interessante l’approfondimento realizzato da Steno Sari (su Libero nell’edizione del 15 aprile 2019) che ha sentito sull’argomento alcuni medici esperti nel campo trasfusionale, cardiochirurgico e medico/legale.

Il dottor Ivo Beverina responsabile dell’Unità operativa Semplice “Centro trasfusionale” dell’ASST Ovest Milanese ha dichiarato: “Già da anni attuiamo una politica di ottimizzazione della terapia trasfusionale secondo linee guida internazionale.

Per fare due esempi, tale modalità ha portato a una riduzione dalla trasfusione di plasma dell’85,8% nel corso di 13 anni e di circa 1000 unità di sangue nel 2018 rispetto l’anno precedente” A proposito di alternative alle trasfusioni il dottor Beverina aggiunge: “Noi medici abbiamo a disposizione molti mezzi per evitare la trasfusione di sangue, in particolare in ambito chirurgico, ma non solo. Ciò che di interessante è emerso dagli studi – prosegue Beverina- è che in molte situazioni la trasfusione non migliora la, prognosi ma la stessa rimane invariata o anzi in alcuni casi peggiora”.

Il Rifiuto trasfusioni di sangue non riguarda solo i testimoni di Geova

Ma la chirurgia senza sangue è solo ad appannaggio dei testimoni di Geova e motivata sempre da convinzioni etico/religiose?

Sembrerebbe di no secondo quanto dichiarato dal dottor Samuel Mancuso cardiochirurgo al Maria Pia Hospital di Torino:

“In tutto il mondo sempre più pazienti rifiutano trasfusioni a motivo dei risultati clinici, indipendentemente dalle convinzioni religiose; i pazienti non trasfusi e trattati con una adeguato protocollo si riprendono più in fretta e hanno meno complicazioni postoperatorie. L’American Association of blood Banks nel suo editoriale di gennaio dedicato al Patient Blood Management (le linee guida dell’OMS che prevede la diminuzione o eliminazione dell’impiego di prodotti del sangue, ndr) ha pubblicamente ringraziato la comunità americana dei testimoni di Geova per aver focalizzato attenzione dei medici di tutti il mondo sulla qualità dei protocolli di risparmio del sangue a beneficio di tutti con marcati miglioramenti dei risultati clinici”. Aggiunge ancora Mancuso che alcuni pazienti precisano subito la loro posizione dicendo: “Io non sono testimone di Geova, ma non voglio le trasfusioni…”

Aspetto legale e bioetico

Resta l’aspetto legale e bioetico da considerare in una scelta tanto delicata come il rifiuto di una emotrasfusione da parte di un paziente in cura in un ospedale. Il diritto di decidere se e come curarsi è un diritto tutelato dalla Costituzione, analiticamente disciplinato nel 2017 dalla legge 219.

Il medico deve rispettare le volontà del paziente consapevole delle conseguenze; il magistrato non può imporre al medico di non rispettarle” e per il medico che non rispetta le disposizioni del paziente oltre alle conseguenze penali e civili sono prospettabili quelle disciplinari dell’amministrazione da cui il medico dipenda e dall’Ordine dei medici.

L’associazione  Trilly APS  rivolge uno  speciale ringraziamento  al Comitato Etico Locale USL8 di Arezzo che in piena collaborazione con il locale Comitato di Assistenza Sanitaria eall’Hospital Information Service della sede Mondiale dei Testimoni di Geova per la diffusione di tutte le informazioni Scientifiche ed Etiche Internazionali utili per abbattere anche qui in Italia barriere e pregiudizi Culturali Secolari.

La stessa richiede, facendosi portavoce di tutti i suoi soci, che si ponga fine negli  ospedali e nelle strutture sanitarie italiane  alle  barriere e ai pregiudizi contro chi liberamente ha scelto di non vaccinarsi e voglia avvalersi pertanto dello strumento“.

”Disposizioni anticipate di trattamento“ per dare il proprio diniego alla trasfusione senza essere accusato di essere un soggetto complottista ascientifico .  Non dobbiamo permettere che venga violato il diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.

Fonti di diritto

Il Tribunale di Milano, in corte d’appello ad ottobre 2022, dopo 17 anni dagli abusi e violenza subita , ha dato ragione ad una paziente che è stata violata nella sua integrità di persona e nel suo diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.

La presente vicenda, risale al 2005.  Riguarda il rifiuto alle emotrasfusioni espresso dalla suddetta  paziente Testimone di Geova, in occasione di un intervento programmato di parto cesareo:  rifiuto specifico alle emotrasfusioni manifestato a voce e per iscritto dalla paziente cosciente.

La Suprema di Cassazione, a cui si era rivolta la paziente dopo il rifiuto risarcitorio sia in primo grado che in appello, ripercorre nel 2020 nella sentenza il fatto, con utili particolari, vissuti come dramma e abuso subito nel 2005 dalla Testimone di Geova, che a seguito di parto Cesareo aveva prima subito la sottovalutazione dell’emergenza emorragica in atto, visibile dai parametri dell’Emocromo che nel giro di 2 giorni erano passati con Emoglobina da 12 a 9, poi 6 e infine a 5,1.

La sentenza stabilisce un risarcimento di 40mila euro e soprattutto fissa per sempre l’abuso subito. La  paziente  è stata violata nella sua integrità di persona e nel suo diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.  Come dice Platone esistono due tipologie di medici: “ quello degli schiavi, che non ascolta e obbliga ai trattamenti, e l’altro tipo che invece ascolta la persona e cerca il trattamento sanitario personalizzato: quello è il medico degli uomini liberi”.

Siamo uomini liberi che scelgono medici che ci ascoltano

L’associazione TRILLY APS ringrazia , anche, il professor Pasquale Giuseppe Macri, primario di medicina legale dell’Asl Toscana sud-est, che con una coscienza bioetica, giuridica e deontologica ha sostenuto fin dal 1996 la rivoluzione che pone l’autodeterminazione del paziente al centro decisionale con il diritto al dissenso informato.

Il prof. Macrì ha così riequilibrato, a favore del malato, il rapporto di cura paternalistico a favore del medico che si trincerava dietro ad un ipotetico stato di necessità per violentare la coscienza e le libere scelte del paziente. Moltissimi professionisti oggi considerano ancora  il dissenso alle Emotrasfusioni dei Testimoni di Geova, una lotta che è servita al progresso civile della medicina e del diritto a favore della dignità delle persone.

Con una ricaduta molto positiva sull’intera collettività mondiale di cui oggi possono usufruire tutti coloro che per vari motivi rifiutano il trattamento di emo trasfusione non solo per motivi religiosi..

Le prese di posizione di questi pazienti hanno consentito di avere una Buona Legge su (PBM) e il progressivo riconoscimento dei BioDiritti avvalorati dalla BioEtica più attuale come le  DAT.

Per Informazioni sulla corretta attivazione dei protocolli delle Direttive Anticipate di Trattamento (DAT).

Mail : trilly.lagentecomenoi@gmail.com
Sitoweb: www.trillyapslagentecomenoi.it

prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly  APS La Gente come Noi Terni 

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

TUTTI GLI ARTICOLI DI PAOLA PERSICHETTI 

Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori


X TAVOLA DI ASSISI: LA GRANDE ASSENTE. Affari Big Pharma sui Feti Abortiti approvati dall’UE ma ignorati dai Cristiani

X TAVOLA DI ASSISI: LA GRANDE ASSENTE. Affari Big Pharma sui Feti Abortiti approvati dall’UE ma ignorati dai Cristiani

Indice dei contenuti

di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.


LE GIORNATE INTENSE SU “LE TAVOLE DI ASSISI”

Il 9 e il 10 settembre ho partecipato alla due giorni de “le tavole di Assisi” che si è tenuta, appunto ad Assisi. Sono state due giornate intense, e con numerosi interventi che si sono susseguiti dalla mattina alla sera.  Tutto è stato molto interessante,  e mi sono trovata in perfetta armonia con molti degli interventi fatti ma c’è un ma…

Mi limiterò a fare soltanto alcune osservazioni  senza le quali, ritengo non si possa avere la giusta chiave di lettura delle due giornate. L’ evento era teso, secondo gli organizzatori, “a riflettere, ragionare, ascoltare e pregare insieme.“ L’appuntamento nella splendida cornice di Assisi  ha messo al centro delle sue riflessioni le sfide che attendono l’Italia e l’intero Occidente: l’assalto alla vita e alla famiglia fino alla guerra, dalla dittatura del pensiero unico fino al definitivo sradicamento delle radici cristiane dell’Occidente.

Erano presenti alcune delle principali sigle del panorama cattolico Italiano con due vescovi, una pastora del mondo  evangelico ( protestante) numerosi intellettuali e più di 400 persone accreditate.

Voglio  partire dall’intervento di monsignor Giampaolo Crepaldi vescovo emerito di Trieste che ha  gettato  le fondamenta sulle quali si sarebbe dovuto ( ma  così non è stato) costruire l’intero evento con l’apporto dei vari relatori.

Bisogna recuperare la convinzione che il cristianesimo e la chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente. Bisogna recuperare l’idea, insegnataci anche da Benedetto XVI… Che non è possibile dissodare le terre incolte della vita sociale senza aver prima dissodato le nostre anime“.

Oggi questa eredità preziosa si trova in grave difficoltà e il motivo principale è di fede in primo luogo e in secondo luogo di ragione. Dice monsignor Crepaldi che  si concede troppo al naturalismo e si pensa che il mondo non abbia bisogno del Cristo della fede ma eventualmente solo del Cristo della ragione, per poi progressivamente scendere di livello ed arrivare al Cristo dell’etica mondialista ed infine al Cristo della coscienza individuale.

La conseguenza di tutto ciò è che il ruolo del Cristianesimo così concepito finisce di avere un ruolo importante nella società.

Questa è una menzogna perché il cristianesimo e la chiesa hanno invece qualcosa di proprio e di unico da dire nella pubblica piazza, in una piazza dove il vociferare “Del pubblico dibattito“ genera soltanto un grande baccano quotidiano.

Se il cristianesimo e la chiesa “hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e di unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti, perché non possono darsi da fare indifferentemente per tutto.“ Scriveva Benedetto XVI che “Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto“.

Questo tutto deve essere vagliato alla luce di quanto la chiesa ha da dire di proprio e di unico nella pubblica piazza. Monsignor Crepaldi ha rincarato la dose facendo riferimento a l’esistenza di troppe realtà cattoliche che oggi hanno fatto propria l’agenda ONU per il 2030.

Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, e li rende disponibili alle avventure anche le più strane.“

I CATTOLICI “FLUIDI” RESTANO IMPRODUTTIVI

La società non trae nessun vantaggio da attivisti frenetici cattolici “fluidi”che restano improduttivi.

Alla base dell’oblio dei “principi non negoziabili“, di cui ci parlava Benedetto XVI, sta l’agnosticismo cattolico il quale assolutizza la politica permettendole di fare tutto svilendola e rendendola cieca. Una politica fatta alla cieca.

Ad una politica così ridotta la dottrina sociale della chiesa non ha più nulla da dire.

Stanno scomparendo gli spazi in cui il cattolico può operare. “La pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della dottrina sociale della chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali“ si sta riducendo di numero.

La domanda che si impone e si erge a questo punto è molto semplice e allo stesso tempo molto seria: i cattolici, siano essi laici o uomini di chiesa, si  adeguano o tentano di opporsi?

Per opporvisi serve Il messaggio proprio e unico che la chiesa e il cristianesimo hanno da dire al mondo.

Tutti coloro che non lo fanno o lo fanno male verranno fecondati  e avvelenati da altre idee che con il Cristianesimo non hanno niente a che vedere.

LE IV TAVOLE DEL SIMPOSIO 

Queste sono state le tavole intorno alle quali ci si è seduti e i relatori hanno dato degli spunti sui quali sarebbe stato necessario confrontarsi. Non è stato possibile e non per mancanza di tempo ( considerando che alcuni relatori invitati non hanno potuto partecipare): alcune tematiche non “dovevano” essere affrontate.

Le IX tavole

  • La sacralità della vita umana
  • La famiglia società naturale fondata sul matrimonio
  • Inverno demografico e neo – malthusianesimo
  • Le ideologie e i giovani: Gender, Wolke, e molto altro
  • Transumanesimo e post-umanesimo la dittatura soft
  • Anima e trascendenza: fede, chiesa, vita eterna
  • Economia e cura del creato
  • L’Italia ripudia la guerra
  • La sovranità appartiene al popolo

Mentre Monsignor Crepaldi parla di Chiesa Cattolica alle tavole erano presenti alcuni rappresentanti delle chiese evangeliche: chiese nate dalla Riforma protestante, la quale rifiutò molte istituzioni e pratiche della Chiesa Cattolica in nome del ritorno al Vangelo,che ogni Cristiano poteva interpretare secondo la propria coscienza. Sarà bene per il lettore saper rispondere alla domanda : chi è il cattolico?

Il cattolico è colui che si oppone alla ribellione contro il Logos. È colui che si sforza di vivere in armonia con il Logos, cioè con l’ordine, il senso che ha creato e governa l’universo. E il Logos si è fatto carne, ha abitato in mezzo a noi e ha fondato la chiesa Cattolica.

Papà Benedetto XVI nel viaggio in Germania del 2011 non nascose la problematica morale, che costituisce una nuova sfida per il cammino ecumenico. “Nei dialoghi non possiamo ignorare le grandi questioni morali circa la vita umana, la famiglia, la sessualità, la bioetica, la libertà, la giustizia e la pace“. La presenza della pastora  Roselen  Böener Faccio  tra i relatori alle Tavole di Assisi ha riproposto  un problema cruciale dell’ecumenismo contemporaneo .

La questione della struttura della rivelazione-la relazione tra sacra scrittura, la tradizione viva nella santa chiesa e il ministero dei successori degli apostoli come testimone della vera fede. E qui è implicita la problematica dell’ecclesiologia che fa parte di questo problema: come arriva la verità di Dio a noi”.

Il problema teologico soggiacente è il discernimento tra la tradizione con maiuscola, e le tradizioni. Papa Benedetto XVI ci metteva in guardia sulla problematica dei metodi adottati nei vari dialoghi ecumenici dove il rischio del relativismo è più forte. I documenti comuni di studio prodotti dai vari dialoghi ecumenici non sono testi del magistero cattolico: vanno riconosciuti nel loro giusto significato come contributi offerti alla competente autorità della chiesa, che sola è chiamata a giudicare in modo definitivo.

Noi Cattolici dobbiamo rimanere fermi sui principi morali non negoziabili. Solo così sarà possibile combattere la dittatura del relativismo evitando che il dialogo ecumenico ne diventi l’ennesima vittima per malinteso buonismo. Accorgimento venuto meno durante il confronto con la Pastora.

 AFFARI SUI FETI ABORTITI APPROVATI DALL’UE, IGNORATI DAI CRISTIANI

La  prima tavola sulla sacralità della vita  pur avendo affrontato il tema “aborto non ha speso  una sola parola riguardo al problema morale degli esperimenti sui feti abortiti.

“La vita umana è sacra perché (…) Comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale col creatore, suo unico fine“.  Donum vitae, CDF,1988

È stato ampiamente condannata la  legge ingiusta come la 194 perché nessuna ragione può prevalere sulla sacralità della vita umana. La chiesa non può, in nome del dialogo venire meno alla doverosa chiarezza su aborto e 194.

L’impegno più grande è stato  quello di portare il discorso sull’aborto come atto delittuoso e illecito.  Quando  si parla di aborto, il valore che viene messo maggiormente in  gioco è il valore della vita nascente, che va tutelata, a maggior ragione, perché è più indifesa. Ma tacere sull’uso dei  feti abortiti significa essere complici alla creazione di una cultura che ritiene legittimo che alcuni muoiono per il bene dell’umanità, una cultura che decide che alcuni esseri umani non sono persone, ma cose, fornitori di “materiale biologico“.

Soltanto due giorni dopo, In data 12 settembre 2023, il parlamento europeo ha approvato una proposta di regolamento (483 voti a favore, 89 astensioni e 52 contrari, che sostanzialmente rischia di aprire le porte alla commercializzazione di embrioni e feti, Di fatto equiparati a “sostanze di origine umana“ come anche sangue e plasma. Addirittura il partito popolare europeo “riconosce e sostiene l’esistenza di un mercato europeo della fertilità per giustificare gli scambi trans frontalieri di gameti, embrioni e feti in caso di carenza in uno Stato membro“.

Questo scenario rischia di aprire concretamente alla legalizzazione del mercato di vite umane in Europa. Inoltre è chiaro come ci sia dietro un disegno politico e culturale per far passare sempre di più il messaggio  e il concetto della non dignità della vita umana nel grembo materno. Sì, infatti, si possono includere feti ed embrioni classificandoli come “sostanze di origine umana“ allora tutto ciò riduce Feti ed embrioni a qualcosa di non “vivo”, qualcosa di equiparabile agrumi di cellule e per questo non solo non degni di diritti, ma anche oggetti da sfruttare a uso e consumo anche di fini abbietti, come l’eugenetica.

IL PECCATO DI OMISSIONE

Pertanto  è necessario comprendere se alcuni  specifici preparati beneficiano  già in modo essenziale dell’aborto. Detto altrimenti: esiste un rapporto diretto tra l’aborto e la realizzazione di questi  preparati?  La risposta è sì.

Dal 1999 l’organizzazione non-profit Children of God for life è in prima linea per la battaglia sui vaccini etici.Debra Vinnedge, Fondatrice dell’associazione nel 2005 porta a conoscenza della pontificia Accademia per la vita il problema dei vaccini immorali.

Già dal 1961 il ricercatore del Winstar  Institute dell’Università della Pennsylvania, il dottor Leonard Hayflick, rivelava  al mondo i suoi esperimenti per ottenere le linee cellulari fetali WI 1-25 (WI sta per Winstar Institute, la  numerazione riguarda le linee cellulari progressive); tre  anni dopo, l’anno della rosolia epidemica negli USA, Hayflick ricavava  una nuova linea cellulare, la WI -38 tratta dai  polmoni di una bambina di tre mesi di gestazione.

Sapete  quanti aborti sono stati usati per estrarre il virus della rosolia dai  feti e utilizzarlo per il vaccino? Fu ammesso dagli stessi studiosi, tra cui il dottor Plotkin (padre del vaccino contro la rosolia), ben 67 aborti: 67 aborti per ottenere il virus e 30 per arrivare alla linea cellulare WI-38, per  la coltivazione del virus.

La storia della produzione del vaccino contro la rosolia rivela che dietro una linea cellulare si nascondono non uno, ma una molteplicità di feti dissezionati; inoltre il feto viene appositamente scelto in ragione di alcune caratteristiche importanti della madre e della famiglia.

Non  si tratta di aborti spontanei, ma di aborti selezionati, come conferma altresì lo studio sulla creazione di una recente linea cellulare, importante anche per  capire l’equivoco su una presunta perennità delle linee cellulari fetali. Queste linee cellulari vengono infatti comunemente definite “immortali“; l’aggettivo lascia intendere che si tratterebbe di linee cellulari disponibili nei secoli dei secoli per la ricerca e la realizzazione di vaccini o di altri farmaci.  Pertanto  non sussisterebbe più la necessità di nuovi aborti per ottenere nuove linee e Il ricorso a feti provenienti da aborto non risulterebbe pertanto più necessario.

IL CRIMINE DEGLI ABORTI SELEZIONATI 

La realtà è però differente. Questo crimine non appartiene affatto al passato, ma al presente e al futuro. In  uno studio pubblicato da Bo Ma,et al. nel 2015, si evince e conferma che le donne che abortiscono sono debitamente scelte e che per ottenere una linea Cellulare, sono necessari più feti con queste caratteristiche:

  • età gestazionale compresa tra i 2 e i 4 mesi
  • Induzione del parto con il metodo water bag
  • la professione dei genitori non deve prevedere il contatto con prodotti chimici e radiazioni
  • Entrambi i genitori devono essere in buona salute senza malattie neoplastiche e genetiche, e senza alcuna storia di trapianti di tessuti e di organi nella linea familiare per tre generazioni
  • Nessuna malattia infettiva

Impossibile dunque continuare a ritenere ingenuamente che queste linee cellulari provengono da aborti spontanei o “casuali“; non  sono aborti spontanei perché il processo rapido di autolisi  renderebbe i tessuti inutilizzabili. I tessuti sono presi a cuore battente perché il sangue deve ancora circolare per ossigenare le cellule.

Per coloro che ancora negano la presenza e l’utilizzo delle cellule embrionali fetali nei vaccini vi segnalo la pubblicazione del  CDC (Centers for Disease Control and Prävention) che pubblica un elenco degli eccipiente dei vaccini dove sono elencati i detriti cellulari fetali MRC-5 e  WI-38. Il passaggio finale è vero non utilizza linee cellulari fetali, ma ogni passo fino a quest’ultimo punto l’ha fatto. I vaccini dipendono dalle linee cellulari fetali.

Moralmente sono cattivi perché la cooperazione formale è sempre illegittima. Ricorrere ai vaccini illeciti ha comportato pericoli non solo in linea ipotetica, ma nella realtà ( vedasi il già citato emendamento europeo). Grave quindi è stato il silenzio  da parte delle associazioni pro-life e persino degli uomini di chiesa  presenti : a prescindere dalle scelte individuali, non si è ancora assistito a una estesa e forte condanna dei centri di ricerca, delle case farmaceutiche e delle scelte di politica sanitaria che hanno privilegiato la via immorale. In parole povere si dice silenzio-assenso.

Di certo, come un assenso è stata percepita la generale astensione durante la discussione della prima tavola di Assisi di una ferma condanna di questo macabro mercato dei feti.

LA PANDEMIA HA ACCELERATO IL PROCESSO IMMORALE SUI VACCINI

Il periodo pandemico ha accelerato  il processo immorale che ha condotto all’uso dei vaccini COVID-19 sotto la pressione della paura. Forse si doveva  provocare una reazione per spostare l’interesse della ricerca verso modalità lecite, opponendo l’obiezione di coscienza e cercando alternative eticamente accettabili. In caso contrario è  stato commesso un peccato di scandalo.

Vangelo di Matteo 18,7 “ Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano  scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”

Il 21 dicembre del 2020, anche la congregazione per la dottrina della fede si esprimeva  in una nota sulla illiceità assoluta della sperimentazione sui feti abortiti. Da allora nessuna voce ecclesiale parla più del problema.

La prima tavola di Assisi aveva un’occasione importante per lanciare un appello in tal senso e sollecitare non solo i nostri governanti ma anche i nostri vescovi a prendere una  posizione. Capiranno primo poi che si raccoglie quello che si semina.              

Chiunque si assuefà al male e a una concezione utilitaristica della vita umana, senza nulla obiettare è destinato a finire male come dice il salmo numero uno “ Il signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi finisce male“ .

ALEMANNO E LA BUCCIA DI BANANA VANNACCI 

Ora  la presenza di Alemanno, è stata la ciliegina sulla torta che ha svelato parzialmente il filo conduttore dell’evento.

A parte tutte le critiche infondate di classificare i partecipanti alle giornate di Assisi come puzzle di novax , putiniani, antidarwiniani  non si può negare che è stato fatto un tentativo di costruire una presenza del mondo politico e culturale identitario. In questo non c’è nulla di male nella misura in cui venga fatto superando quel senso di inferiorità che il mondo cattolico ha  e considerando il pensiero già espresso da monsignor Crepaldi :la chiesa cattolica ha qualcosa di unico e proprio da dire alla politica italiana e non il contrario.

È venuto a parlarci della guerra e della necessità di ripudiarla. Completamente d’accordo Ma sia Alemanno che Adolfo Morganti che Francesco Borgonovo, direttore de La Verità, sono scivolati su una buccia di banana il cui nome è Vannacci. L’accenno  al generale Vannacci come ad un difensore del buon senso e dell’ovvio lo chiarisce ancora meglio.

Guarda caso anche Vannacci nel suo libro non tocca le stesse tematiche che sono state censurate ad Assisi.

Di tutto si è occupato, fuorché della Pandemia (L’elefante che da tre anni è nella stanza) e di un altro tema estremamente importante: la libertà religiosa. A questo punto, mi sorge  la domanda del perché tanto mondo cattolico, presente ad Assisi, in particolare quello conservatore ( così ha presentato l’evento il senatore Pillon), si è tanto entusiasmato per il Generalissimo ?

Cosa propone?   Un orgoglio nazionale italiano puramente laicista, dove il grande assente è il ruolo del Cristianesimo in Italia. Si ispira  all’orgoglio nazionalista di altri Stati. Nulla di nuovo, lo stesso era avvenuto col Risorgimento. Secondo il generale Vannacci il mondo cosiddetto “normale  è quello che si fonda sull’antropocentrismo e l’occidentalcentrismo.  È un tecnocratico e che anche se apparentemente contesta l’ ecologismo poi di fatto promuove gli OGM.

Non possiamo permettere che Vannacci  diventi un paladino del mondo cattolico , fosse pure IL MONDO COSÌ  DETTO “conservatore“.

X TAVOLA: LA GRANDE ASSENTE

Qual è quindi la X  tavola assente che dovrebbe essere inserita  negli eventi da riproporre PROSSIMAMENTE, così come Simone  Pillon ha auspicato  alla fine delle sue conclusioni, in tutta Italia per rilanciare il pensiero cristiano, conservatore e identitario?

La  X tavola

La chiesa accoglie tutti ma non tutto. Rimettere al centro la tradizione autentica della chiesa da dove attingere per poter poi costruire e ricostruire ciò che è stato distrutto e ciò che di nuovo va edificato.  Serve il messaggio proprio e unico che la Chiesa e il Cristianesimo hanno da dire al mondo.

PAPA LEONE XIII, IL GRANDE ALFIERE CRISTIANO CHE SCOMUNICO’ LA MASSONERIA. Attualità della Visione del Pontefice a 120 anni dalla Morte

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PAPA LEONE XIII, IL GRANDE ALFIERE CRISTIANO CHE SCOMUNICO’ LA MASSONERIA. Attualità della Visione del Pontefice a 120 anni dalla Morte

Indice dei contenuti

di prof. ssa Paola Persichetti

120 anni fa moriva LEONE  XIII

Voglio raccontare una storia che i cattolici spesso ignorano, colpevolmente; cosa che li costringe a tacere ogni volta che qualcuno oppone loro la solita propaganda: “Galileo, inquisizione, ecc“., cioè le solite leggende nere, le solite falsità , che però sono sufficienti a farci arrossire. Per questo leggere e conoscere la storia della chiesa vuol dire impossessarsi di un ottimo strumento per combattere “Quella congiura contro la verità“ che denunciava Papa Leone XIII (al secolo Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903); e che ogni cattolico ha il dovere di combattere.

Per farlo bisogna conoscere le nostre origini, conoscere i martiri, i santi, i papi, le persecuzioni subite dai cristiani, e soprattutto quel rapporto così conflittuale con il potere, con i potenti di ogni sorta e di ogni ideologia, che nel corso dei secoli hanno cercato di fagocitare la chiesa perché la chiesa era (ed è) l’unico ma irriducibile argine a protezione degli ultimi, dei poveri, dei piccoli.  Un argine formidabile che è il corpo di Gesù Cristo, oggi come mai perseguitato e insanguinato.

Le  sfide che oggi la chiesa deve affrontare sono sfide che senza la conoscenza della sua storia, dei fatti, dei suoi protagonisti, di quella cultura cattolica che è la nostra cultura, difficilmente si riuscirà ad affrontare. Perché  una fede senza cultura, rischia di sbriciolarsi anche di fronte al più patetico sussidiario.  Sono stati  fondamentali gli   interventi che i sommi pontefici, hanno fatto negli ultimi due secoli e mezzo, nel loro abbondante magistero, della vicenda massonica e dei suoi fondamenti ultimi: antropologici, Metafisici, culturali, etici. È stata una lettura che ha seguito, passo a passo, L’evolversi della massoneria andando fino in fondo ai presupposti, molte volte anticipando gli esiti che, sul piano della vita della società e del rapporto con la chiesa si sono poi, di fatto realizzati.

La massoneria è un nemico della chiesa; nasce con questa inimicizia e persegue la realizzazione di questa inimicizia con la distruzione della chiesa e della civiltà cristiana e con la sostituzione ad esse  di una cultura e di una società sostanzialmente ateistiche, anche quando si fa riferimento all’architetto dell’universo..non è la chiesa a essere antimoderna ma è la modernità  ad essere anti ecclesiale. Nella massoneria la modernità esprime il massimo di chiarezza e di identità raccogliendo anche il massimo di impatto culturale sociale.

L’enciclica Humanus Genus contro la Massoneria

Leone XIII (pontefice dal 20 febbraio 1878 fino alla sua morte nel 1903) con la stesura dell’Humanum Genus-L’enciclica che con precisione filosofica analizza i presupposti, la natura e l’operato della massoneria – denuncia le caratteristiche delle sette. In perfetta continuità con Pio IX, da vescovo di Perugia prima che da Papa, Gioacchino Pecci ammonisce che la fine del potere temporale dei pontefici è funzionale, nelle intenzioni di chi la promuove, alla scomparsa della chiesa cattolica. L’attività della massoneria mondiale negli ultimi decenni dell’ottocento culmina nell’attacco frontale al cattolicesimo nel suo paese di elezione: l’Italia. È pertanto naturale che il pontefice analizzi l’operato delle società segrete a partire da quanto succede in Italia e a Roma. Papa Pecci – come Pio IX prima di lui – ricorda i meriti della sede Apostolica e enumera i vantaggi derivanti dall’Italia dalla presenza sul suo suolo della sede di Pietro.

Le benemerenze della Roma pontificia sono innegabili, secondo Pecci: i barbari respinti o di incivili liti; dispotismo combattuto e frenato; le lettere, le arti, le scienze promosse; le libertà dei comuni; le imprese contro i musulmani. La sede di Pietro ha diritto pertanto  ad essere rispettata e mantenuta. Papa Leone XIII alza la voce affermando che non è la chiesa ad essere antipatriottica ma è la massoneria che, essendo anticattolica, e, proprio per questo, è anche anti-italiana.

Da una parte abbiamo la bellezza della civiltà cristiana che si contrappone al degrado dell’Italia massonica. Il panorama che si offre all’analisi del pontefice è , in effetti, desolante: l’emigrazione comincia a diventare massiccia, la corruzione dilagante, l’anarchia e il socialismo guadagnano terreno per il degrado della condizione della maggioranza della popolazione. Di lì a poco lo scandalo della Banca romana, l’esplosione dei fasci siciliani con annesso stato d’assedio, Il disastro coloniale, la strage di fine secolo compiuta a Milano dal generale Bava  Beccaris. Leone XIII addita  la massoneria come nemica di Dio, della chiesa e della patria.

Nel piano dell’unità di Italia si punta a Roma, alla distruzione dello Stato pontificio, un attacco alla sovranità della Santa sede. Perché?

Perchè Roma è il Mondo…

Perché Roma è il mondo. I romani, che avevano un impero smisurato, avevano la consapevolezza che Roma era unica.Roma era universale, era la città in cui tutti si sentivano a casa. Il cristianesimo eredita e porta a compimento l’universalità romana. Lo spiega bene Paolo nella lettera ai Galati e nella lettera ai Colossesi ,  quando  dice che “non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna“ perché tutti sono uno in Cristo Gesù. Le lettere di Paolo dimostrano che l’universalità cui Roma aspira  è realizzata appieno dalla chiesa romana.

È proprio questa universalità che fa di Roma un obiettivo: ogni nemico di Cristo vuole arrivare a Roma, distruggere Roma e creare una nuova Roma. Cioè un nuovo potere universale. Tutti gli imperi ci hanno provato, ma finora non ci sono riusciti. La massoneria è interessata ad arrivare a Roma perché vuole il potere, vuole riuscire a dominare ovunque, e perché l’unico ostacolo che incontra è rappresentato dalla chiesa cattolica. È una volontà di dominio che parte da lontano, radicata nella riforma protestante.

In quale modo?

Protestantesimo e massoneria sono collegati dall’idea del libero esame promossa dal protestantesimo. L’esaltazione della libertà da Roma e dal magistero che Lutero incarna, diventa l’esaltazione della libertà dalla rivelazione propugnata dalla massoneria. La  verità non è rivelata, è prodotta volta a volta dalla libera discussione nelle logge. E l’odio per Roma passa da Lutero alla massoneria.

Quando si parla di uno Stato pontificio arretrato, fuori dal tempo si mente spudoratamente: lo Stato pontificio era un gioiello, e a suo favore non c’è bisogno di tante parole perché bastano le pietre come  le città, i villaggi e i borghi. È sufficiente visitare regioni come l’Umbria, le Marche , il Lazio perché si comprenda come fosse amministrato lo Stato pontificio. Quanti ospedali, quante chiese, quante cappelle, quante opere d’arte, quante fontane, quanti oratori, quanti conventi, quante opere di beneficenza, quante scuole. Quanta bellezza c’era ovunque. Quanto amore e rispetto per la vita delle persone.

La massoneria pensa di avere una singolare affinità con lo spirito scientifico pertanto è naturale che la sfida alla chiesa cattolica sia portata con particolare determinazione nel mondo dell’università e della cultura, della scuola e della stampa. E così, mentre il regno d’Italia si gloria dell’apertura della biblioteca nazionale inaugurata a Roma nel 1876 (ubicata nella sede romana dei gesuiti-il collegio Romano-e formata da quanto resta delle biblioteche sottratte agli ordini religiose), Leone XIII, per sottolineare da che parte sta l’amore per i libri e per i documenti, apre al pubblico l’archivio  segreto Vaticano e la biblioteca Apostolica vaticana.

Nell’enciclica Saepenumero considerantesi del 18 agosto 1883, denuncia la congiura contro la verità di una storiografia compiacente. La sua posizione durante il Risorgimento è paragonabile a quella di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI durante il processo di unificazione europea. Come  Leone XIII difendono la tradizione religiosa e culturale dell’Italia cattolica tentando di risparmiare agli italiani le ingiustizie e le sofferenze loro inferte il nome del progresso e della libertà, così Giovanni Paolo II e Benedetto XVI rammentano le radici cristiane del continente europeo tentando di risparmiare alla popolazione europea-dopo il comunismo il nazismo-gli amari frutti della ragione umana senza Dio (“libera”).

Quando Giovanni Paolo II si appella senza sosta ai governanti perché menzionino il cristianesimo nel trattato costituzionale, lo fa con gli occhi rivolti al futuro e non combatte, per usare un’espressione di Ratzinger, “una qualche nostalgica battaglia di retroguardia della storia“ (Cfr la conferenza “ L’Europa nella crisi delle culture“, tenuta a Subiaco il 1 aprile 2005, a pochi giorni dalla sua elevazione pontificia).

Nell’Humanum Genus Leone XIII prende atto della grande potenza acquistata in poco tempo dalla massoneria la quale si comporta come “uno stato invisibile ed irresponsabile“ che tenta di imporre a tutti libertà, fratellanza e uguaglianza intesa alla maniera delle logge. Stato nello Stato, i massoni sono certi di costituirne l’Elite intellettuale e morale e ritengono che a loro compete il dovere di dirigere ogni aspetto della vita associata: dalla politica alla cultura, dalla scuola alla stampa, dall’arte alle opere di beneficenza. Analizziamo questi aspetti nel dettaglio a partire dalla situazione italiana tanto spesso richiamata dal Papa nei suoi interventi.

  • La massoneria ufficialmente, non si occupa di politica.eppure cerca di imporre i propri uomini alla guida dello Stato
  • Sopprime gli ordini religiosi con l’incameramento dei beni ecclesiastici ( un’enorme quantità di ricchezza è passata di mano, migliaia di palazzi meravigliosi, di chiese, di oggetti d’arte, di archivi, biblioteche, di terreni, tutte le proprietà che erano state regalate alla chiesa nel corso dei secoli, sono state acquistate per due lire dall’Elite liberale, circa l’1% della popolazione.) La conseguenza fu che per la prima volta nella sua storia l’Italia, invece di risorgere, sì è trasformata in una colonia di poveri costretti in massa all’emigrazione.
  • Distrugge il potere temporale . Lo Stato pontificio era il punto di riferimento dei cattolici di tutto il mondo.Leone XIII insiste sull’importanza del potere temporale del pontefice.il potere temporale era funzionale a garantire la libertas ecclesiae, La libertà del potere spirituale. Nella seconda metà dell’ottocento i cattolici vedono crollare tutte le loro certezze.per la prima volta dalla fine delle persecuzioni gli italiani vedono la propria fede irrisa, i gioielli della propria cultura rapinati, i preti, i vescovi e i religiosi calunniati e incarcerati, lo Stato pontificio conquistato da uomini che si definiscono cattolici. Di fronte ad un simile sfacelo il rischio che la fede vacilla è concretissimo.

Le élite dell’ordine specifica quale sia il compito grandioso che attende i fratelli: Smantellare la società basata sulla rivelazione per costruirne una fondata sul naturalismo.

La strategia è di procedere con cautela per il bene generale della massoneria in Italia e in Europa, Pertanto le prassi massoniche devono essere occultate e l’odio per la chiesa dissimulato.

La fine del potere temporale del papato era l’obiettivo di forze internazionali legate al protestantesimo e alla massoneria per distruggere la chiesa.

Si resta sconcertati che ci sia ancora chi, anche nel mondo cattolico, neghi od occulti queste cose.

La fine del potere temporale era strumentale al crollo del potere spirituale. Convinzione  della massoneria era che togliendo al papato le proprie ricchezze questo sarebbe crollato anche spiritualmente.

Una circolare del grande oriente del 1888  dice  di doversi guardare bene dal non usare la parola anticattolicesimo , ma di usare la parola anticlericalismo, perché è necessario dimostrare che la massoneria non combatte i cattolici ma i clericali. Ufficialmente non si pongono contro Cristo e la Chiesa  ma contro i clericali che la snaturano.

Il Risorgimento ha  attuato gli stessi provvedimenti anticattolici messi in atto tre secoli prima dalle  nazioni protestanti: l’unica differenza è stata che, mentre Lutero, Calvino ed Enrico VIII, agivano in odio dichiarato alla chiesa cattolica, i liberali italiani erano vincolati al rispetto formale della costituzione e si professavano più cattolici del Papa. Una menzogna radicale più volte denunciata  da Leone XIII.

Diventare come Dio

Un punto importante da sottolineare è che l’avversione della chiesa nei confronti della massoneria deriva dalla lotta senza quartiere che la chiesa fin dalle origini ha ingaggiato contro la gnosi. La  chiesa combatte la massoneria perché combatte la gnosi, e perché la libera-muratoria è la forma moderna e contemporanea della gnosi.  La  quale gnosi- è importante specificarlo-è quanto di più radicalmente anticristiano ci possa essere dal momento che si fonda sulla tentazione, meglio sulla menzogna primordiale: “diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male“ (genesi 3,5).

La chiesa cattolica ed i suoi papi hanno portato avanti in totale solitudine contro tutto e contro tutti un “gigantesco sforzo Antignostico” a dimostrazione di come quanto la massoneria fosse ritenuta una questione della massima gravità.

Il magistero pontificio di Leone XIII è straordinariamente profetico, umile e indefesso, mosso dall’amore per la verità teologica, filosofica e storica, il cui unico obiettivo è la difesa delle “ragioni di Dio“ (per dirla con Papa Wojtyla) e, quindi, dell’uomo.

In nessun modo l’essere cattolici è compatibile con l’appartenenza ad una realtà in quanto gnostica e  intrinsecamente anticristiana.

In questi tempi di dottrina fluida e di sinodalità liquida; di un cattolicesimo umanitario, affratellante, dialogante ed ecologico; di una predicazione che volge lo sguardo alle cose di quaggiù anziché a quelle di lassù e che ha sostituito la santificazione con la sanificazione delle feste troviamo tanta Caritas e poca Veritas.

Come diceva il compianto cardinal Caffarra, solo un cieco può non accorgersi della confusione che c’è nella chiesa in un tempo come quello che stiamo vivendo.

Uno strumento efficacissimo e diabolico usato per allontanare gli uomini da Dio è l’esaltazione del sentimento, arma perfetta per smantellare la morale rivelata e spalancare la strada a tutte le passioni. Basta osservare le società occidentali nell’ultimo mezzo secolo per rendersi conto di come sia stato proprio l’uso del sentimento da parte delle logge massoniche ad  aver favorito la diffusione di una cultura compiutamente anticristiana in tutti i gangli della società: diritto, musica, costume, spettacolo, mass media, Internet, editoria, TV, cinema, eccetera.

Il magistero pontificio mette puntualmente in evidenza anche il carattere satanico del progetto massonico.

Leone XIII e la preghiera a San Michele Arcangelo

Leone XIII è noto per la celebre preghiera a San Michele Arcangelo, che ha una storia tutta da scoprire. La preghiera è molto particolare, è un vero e proprio esorcismo. Era il 13 ottobre 1884 quando Papa Leone XIII, mentre celebrava la Santa messa nella sua cappella privata, ascoltò in maniera distinta due voci.una, dolce; l’altra, aspra e dura.  La prima voce era quella di Gesù; l’altra di Satana. Il dialogo fra loro era molto agitato: Satana avrebbe chiesto a Gesù più tempo e più potere per poter distruggere la chiesa. Il  tempo richiesto per svolgere il suo piano era di 75 anni-100 anni.Gesù avrebbe acconsentito alla richiesta, precisando comunque che le porte dell’inferno non avrebbero avuto certamente l’ultima parola. Quella stessa esperienza mistica di Leone XIII si arricchì inoltre di una vera e propria visione.

Lo stesso pontefice descrisse di aver visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso; di aver visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della chiesa ed attaccare la chiesa stessa. Ed è allora che apparve San Michele che ricacciò tutti gli spiriti malvagi nell’abisso. Vide San Michele Arcangelo intervenire molto più tardi dopo che le persone ebbero moltiplicato le loro ferventi preghiere nei confronti dell’Arcangelo. Leone XIII rimase sconcertato e appena si destò si diresse immediatamente nel suo ufficio e scrisse di getto una preghiera a San Michele Arcangelo. L’orazione, nella sua forma estesa, venne successivamente inserita nel libro degli esorcismi ufficiali della chiesa e come tale, in casi di possessione, era recitabile  soltanto da un sacerdote autorizzato.

Ne riporto  solamente una parte: “[ San Michele], Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete  oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei cieli. , Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine somiglianza e riscattati a gran  prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore  con tutta l’armata degli angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che è chiamato diavolo e Satana, che tende trappole a tutti“. Poi, si faceva riferimento a ciò che il pontefice aveva visto: “ora ecco che questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia“.

E, più avanti, si chiudeva con la richiesta d’aiuto a San Michele Arcangelo per combattere le insidie del maligno. Esiste anche una versione più breve che è la più conosciuta e recitata dalla maggioranza dei fedeli. Fu lo stesso Papa LeoneXIII e  in persona a dare l’ordine  che venisse recitata   in tutte le chiese del mondo al termine della messa, nel contesto delle cosiddette Preci leonine, una  serie di preghiere e invocazioni solenni a Dio e alla vergine Maria, già in uso dal 1859.

La preghiera scritta e introdotta nel rituale romano da Leone XIII, nella forma breve, recitava così: “ Nel nome del Padre , del Figlio  e dello spirito Santo./ San Michele Arcangelo,/difendici nella battaglia/contro le malvagità e le insidie del diavolo, sì nostro aiuto/Che Dio lo comandi/ ti preghiamo supplichevoli:/  e tu, che sei il principe della milizia celeste,/ Satana e gli altri spiriti maligni,/ che si aggirano per il mondo/. Cercando la perdizione delle anime/con la virtù divina ricacciali  nell’inferno./ Amen”.

Con il concilio Vaticano II

Con il concilio Vaticano II vennero abolite le Preci leonine , e  con esse ci fu una prima drastica limitazione della preghiera scritta da Leone XIII. A questa riforma, nel corso degli anni, seguiranno altre limitazioni fino a far quasi cadere nel dimenticatoio l’importantissima orazione. Fu Giovanni Paolo II nel 1994 a ricordare a tutti i cristiani le preziose parole di Papa Leone XIII.

La tradizione ha sempre parlato di San Michele come il primo tra gli angeli a scegliere risolutamente Dio. San Pio da Pietralcina, che fin da bambino dovette subire gli attacchi del demonio, disse: “guai a me se non ci fosse stato San Michele: a quest’ora  avreste visto padre Pio sotto i piedi di Lucifero“.

Guardando gli avvenimenti che hanno segnato la chiesa e l’intera società in questi ultimi decenni, non è stata una scelta felice l’abbandono della sua recita. Non solo perché la preghiera  a San Michele è in modo diretto una preziosa protezione contro il maligno, ma perché pure tra i  molti  battezzati-compresi ecclesiastici di spicco-si sta perdendo progressivamente la consapevolezza dell’esistenza di Satana e della sua azione malvagia, che è il più grande favore che si può fare al demonio e insieme un grande pericolo per la salvezza delle anime.

Sarebbe bello se un giorno tutta la chiesa tornasse a recitare quelle preci, che includono il Salve regina e tre Ave Maria.

Mi piace ricordare, visto il periodo storico che stiamo vivendo da tre anni, che a San Michele Arcangelo è legato anche il ricordo della peste bubbonica del 1656 che nel solo regno di Napoli causò, secondo le fonti, dai 240.000 ai 400.000 morti. Quando l’epidemia arrivò nella zona del Gargano, l’arcivescovo di Manfredonia, Giovanni Alfonso Puccinelli, iniziò a chiedere fervidamente l’intercessione dell’Arcangelo. Il quale gli apparve dicendo che chi avesse adoperato con devozione pietre del suo santuario sul Gargano sarebbe stato liberato dalla pestilenza.Puccinelli fece allora dividere in  schegge alcune pietre del famoso santuario: vi scolpì una croce e le iniziali di San Michele, raccomandando agli abitanti di esporre il segno presso le porte di case e palazzi. Il territorio di Manfredonia rimase immune dal morbo e l’evento, scrive la Treccani, “ebbe vasta eco anche a livello internazionale“. A memoria dei fatti il vescovo fece erigere un obelisco in onore di San Michele, tuttora presente a Monte Sant’Angelo, con una scritta in latino: “al principe degli arcangeli, vincitore della peste, patrono e tutelare, monumento di eterna gratitudine“.

È questa fede nella provvidenza che andrebbe recuperata.

Magistero di Papa Leone XIII

In sintesi il magistero di Papa Pecci contro la massoneria è il più duro e circostanziato della storia della chiesa. Il pontefice analizza i presupposti filosofici e culturali della libera muratoria e ne descrive le modalità operative. Associazione che usa tutte le armi di Satana, la massoneria riceve uno straordinario impulso dagli sconvolgimenti religiosi, culturali ed economici provocati dalla Riforma, si consolida all’epoca dei “filosofi“ e dell’Illuminismo ed è all’origine della rivoluzione francese e del liberalismo. La massoneria, o meglio la galassia di associazioni a vario titolo apparentate che la costituiscono, riversa sulla chiesa, che non riesce a soggiogare, un “furore“ enorme, all’origine della persecuzione anticattolica in ogni parte della terra.(Humanum Genus).

Fermissimo nella condanna delle società segrete, Leone XIII è instancabile nel ricordare ed elencare i meriti della civiltà nata dalla predicazione evangelica. Il pontefice  ritiene che solo il Vangelo renda possibile la formazione di una società orientata al suo proprio fine e ammonisce che, rifiutata la rivelazione, la comunità civile precipita inesorabilmente nella barbarie del paganesimo.. Richiamandosi alla realtà dei fatti Papa Pecci ricorda come la Santa sede sia sempre stata centro di cultura e di faro di civiltà e sottolinea quanto straordinario sia per l’Italia il privilegio di ospitare la sede della cattedra di Pietro.

prof. ssa Paola Persichetti

INSIDIA GENDER AL PADRE NOSTRO. La Deriva Femminista e Anglicana contro il Vangelo di Gesù Cristo

INSIDIA GENDER AL PADRE NOSTRO. La Deriva Femminista e Anglicana contro il Vangelo di Gesù Cristo

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Nell’immagine di copertina L’incoronazione della Santissima Vergine Maria da parte della Santissima Trinità composta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo – particolare dell’opera di Giovan Battista Moroni (1576, olio su tavola, Chiesa di Sant’Alessandro della Croce, Bergamo) 


di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

Basta usare il maschile, usiamo un genere neutro: il dibattito nella chiesa anglicana.

Nei giorni scorsi, nella chiesa anglicana c’è chi ha proposto di usare un linguaggio più neutrale quando ci si riferisce alla divinità, anziché continuare con il maschile, e scegliere un pronome neutro. In poche parole nelle chiese protestanti ci si chiede se sia politicamente corretto che Dio sia di genere maschile e per quale ragione non possa essere femminile e a questo punto se non sia meglio riferirsi a lui o a lei con il genere neutro.

Quanto sono ciechi questi vescovi della chiesa anglicana che non vedono la verità?

Si renderanno mai conto che ci sono cose che non si possono discutere?

Cristo ci ha rivelato il volto di Suo Padre e questo non può essere messo in discussione. Dio è colui che detta le regole teologiche. Se vuole essere compreso in termini maschili, allora è così che dobbiamo parlare di Lui. Fare diversamente equivale a creare un dio a nostra immagine e cadere nell’idolatria.

Perché cambiare la mascolinità di Dio?

Perché in questi ultimi anni l’identità maschile fa così paura?

Il maschio, con la sua virilità intesa come disponibilità a rischiare la vita per salvarla, per salvare l’onore (cioè la dignità umana), per la fedeltà ai propri valori; intesa come assertività, coraggio fortezza deve essere neutralizzato. Mai come in questi ultimi anni c’è una crisi inedita nella storia dell’umanità: non era mai accaduto che così tante persone restassero senza risposta davanti agli interrogativi: “chi sono? Quale è il mio ruolo? Qual è il mio posto nel mondo?“

Oggi pare, infatti, che la civiltà sia femminile, la barbarie sia maschile. Tutto ciò che ha un vago odore di virilità suscita disgusto e disprezzo. Sembra che meno  testosterone c’è in giro, meglio è . Se un uomo vuole essere non certo apprezzato, ma perlomeno tollerato, deve mostrarsi assolutamente alieno dei conflitti, pernulla risoluto, attento ai sentimenti più che al raggiungimento degli obiettivi: inerte, passivo e perciò innocuo. Un uomo, insomma, non  virile. L’unico uomo buono è l’uomo morto; o quello castrato.

Nel 2008 in una campagna pubblicitaria lanciata dal fotografo Oliviero Toscani per il settimanale donna moderna veniva pubblicata una immagine shock che rappresentava due bambini nudi (Mario e Anna) sotto l’immagine dei quali si leggeva, rispettivamente, “carnefice“  e “vittima“. Mario, futuro carnefice perché  maschio; Anna, futura vittima perché femmina. Intervistato dal settimanale, alla domanda: “perché non è Anna a diventare carnefice?“, Toscani rispondeva: “un po’ dipende dal sangue, dal DNA, non c’è dubbio“.

Il messaggio è chiaro: il padre è un orco, il maschio è un carnefice. Dipende dal DNA, non c’è dubbio. Cos’altro dovrebbe restare da fare all’uomo, al padre,  dopo una simile campagna? Vergognarsi? Chiedere perdono? Nascondersi, mimetizzarsi, tentare di convincere il mondo che lui è sì un uomo, ma non ne ha colpa? In realtà non è un vero uomo, è che ripudia la sua virilità ? La virilità pare un virus ormai quasi completamente debellato, che ogni tanto, non si capisce bene perché, si ostina a fare capolino nel mondo maschile e a provocare tutti i guai di questa terra.

Non è un caso e una cosa da poco conto voler neutralizzare la figura di Dio come padre con la scusa del politicamente corretto. La verità è che la figura paterna è considerata un pericolo nella società liberale perché solo il padre può insegnare che nella vita è necessario rischiare, osare; per la madre, infatti, il pericolo non è divertente, è solo pericoloso. Persino Freud, il padre della psicanalisi ci dice che il padre è colui che pone un limite, che testimonia che c’è qualcosa di più importante di sé.

Il padre insegna a soffrire, il padre educa a pagare, Il padre ricorda la rinuncia. Per la madre la vita del figlio è sacra, per il padre la vita va resa sacra (sacrificata) per gli altri, o per qualcosa di ancora più sacro. La madre insegna a vivere; Il padre insegna a morire, dopo aver dato uno scopo alla propria vita e quindi essere vissuti con onore. Se  non c’è nulla per cui valga la pena di spendere la vita, questo è ciò che vale la vita: nulla.

Tutto ciò non significa che il modello educativo paterno sia giusto e quello materno sia sbagliato; significa invece che entrambi sono giusti, che entrambi sono necessari e che si completano a vicenda. La diversità, le differenti sensibilità materna e paterna non sono in contrasto, ma si integrano, aggiungendo a  l’uno ciò che manca all’altro. Paternità e maternità non sono mutualmente escludenti, ma complementari. Nel  cristianesimo sono presenti entrambe le sensibilità: paterna (Dio Padre nostro e sposo) materna (vergine Maria madre di Dio e sposa). Perché allora voler eliminare la parola padre dalla preghiera del Padre Nostro perché maschile?

Il motivo è molto semplice: una società senza limiti, che vive obbedendo ai propri desideri è una società senza ordine, caotica, insicura, Inadeguata di fronte alle avversità e ai pericoli della vita ed è per questo facilmente controllabile. Una società che vive in una dittatura del desiderio riconoscendolo come unica autorità , non ha  più punti fermi, non ha più limiti, vive nel caos che genera ansia , insicurezza e precarietà . È una società senza padre, che non ha più strumenti per  affrontare il dolore e la morte.

Come  è potuto accadere tutto ciò? Come è stato possibile?

L’uomo e donna: immagine di Dio

Questa è la visione biblica come risulta dalle prime pagine della genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò“ (genesi 1,27). L’uomo, come Dio lo ha creato, nella sua bipolarità referenziale di maschio o femmina, è immagine di Dio, creato per adorare Dio e riflettere la sua gloria. L’uomo, creato a immagine di Dio, è un essere vivo e relazionale, che ha la sua ragione e la sua possibilità di esistenza in un plurale comunitario: reciprocamente e con Dio.

Differenza e comunione

L’immagine e somiglianza di Dio si manifesta nella differenza e nella comunione sessuale degli uomini. Fin dal primo momento della creazione, l’essere umano esiste nella differenza di sesso e nella reciproca relazione sessuale. Possiamo chiederci perché, nella creazione degli uomini, è sottolineata in maniera speciale la differenza sessuale. Nella creazione degli animali si dice semplicemente: “ognuno secondo la sua specie“ a  quanto pare, questo basta per ricevere la benedizione della fertilità. Nella creazione degli uomini invece, si menziona in maniera esplicita la differenza di sesso. E si aggiunge, poi, la benedizione della fecondità. Questa immagine rappresenta Dio sulla terra e Dio “appare“ sulla terra nella sua immagine “uomo-donna“.

L’uomo e la donna, nel loro mutuo reciproco dono, sono a immagine di Dio. Ma  bisogna affermare che si tratta della Sessualità umana, nella quale è coinvolta tutta la persona. La sessualità umana presuppone, esprime e realizza il mistero integrale della persona. La sessualità umana è una porta di uscita e di entrata nel mondo delle persone. La  sessualità è la grande forza che spinge l’uomo ad aprirsi e ad uscire da se stesso con il suo bisogno dell’altro e la sua capacità di donazione all’altro. L’immagine di Dio, dunque, non è l’uomo singolo e solitario. Uomo e donna uniti in una sola carne, che manifestano il figlio frutto della loro unione,  è l’immagine di Dio amore e fonte della vita. L’immagine di Dio  è un carattere dell’essere dell’uomo che si trasmette ai discendenti, come dono della benedizione divina.

Sessualità: conoscere, conoscersi e riconoscersi

La sessualità umana, come struttura fondamentale della persona, è un valore che riguarda tutta la persona. La sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma anche sul piano psicologico e spirituale, segnando tutte le sue manifestazioni. La diversità sessuale, uomo e donna, rende possibile l’amore e l’unità. Essendo la donna totalmente altra, differente, l’uomo deve-e lo stesso vale per la donna-uscire da se stesso e andare verso di lei, fino a formare con lei una sola carne nell’amore oblativo di se stesso nell’incontro sessuale. L’amore coniugale è un amore umano nel quale si cerca soprattutto la persona dell’altro, la sua felicità e la sua crescita in ciò che ha di più proprio il singolare. L’atto sessuale è qualcosa di vitale per l’uomo e la donna. Come abbiamo visto, il senso pieno della sessualità umana maschile femminile, secondo la Bibbia, consiste tanto nel fondare una famiglia quanto nella creazione di una comunità d’amore.

Maschile e femminile, papà e mamma. L’ideologia di genere ha  avuto, tra i pochi, il merito di focalizzare l’attenzione di alcuni osservatori sulla figura del padre e  della madre, sul ruolo paterno e materno, e sulla loro importanza nella formazione dell’identità di genere. È importante, si osserva, che ci siano entrambi i genitori, il padre e la madre; ma è ancora più importante che, nei confronti del bambino, siano presenti Il ruolo paterno e materno.

Aldilà di chi li riveste: non è necessario che il ruolo paterno sia esercitato dal padre e quello materno dalla madre; un ruolo paterno può essere esercitato anche da altri uomini (uno zio, un nonno, un prete…) E addirittura da una donna (dalla madre, ad esempio nel caso della vedovanza). L’ideologia di genere sostiene che non esista alcun legame tra sesso e genere; e che il genere, essendo una pura costruzione sociale, deve (per qualche motivo mai chiarito) essere decostruito. Proviamo dunque ad affrontare le domande poste di genere, per poi applicarle alla relazione tra sesso e il loro ruoli genitoriali. Molti ritengono che le questioni relative al genere possono essere affrontate dal punto di vista scientifico.

È senz’altro vero che la scienza (cioè la misurazione come metodo di conoscenza) è un valido strumento per conoscere la realtà, ma non tutta la realtà può essere conosciuta attraverso la scienza: l’uomo ad esempio, nella sua profonda identità, non può essere misurato. lo strumento che fino alla metà dell’ottocento (cioè fino al positivismo) è stato utilizzato con successo per conoscere l’uomo è la filosofia, in particolare l’antropologia.

L’antropologia  può aiutarci a dipanare le questioni poste dall’ideologia di genere? Personalmente credo di sì; credo, in particolare, di alcuni strumenti antropologici della filosofia aristotelico-tomista possano essere particolarmente utili per affrontare tali interrogativi. Aristotele sostiene che il movimento, il divenire, il mutamento consiste nel passaggio dallo stato di potenza a quello di atto.

La potenza è la capacità di un ente di essere ciò che ancora non è; l’atto è, invece la realizzazione di ciò che precedentemente era solamente in potenza. La natura è il principio insito negli enti, che guida il divenire dallo Stato di Potenza a quello di Atto. 

Il termine natura, dunque, non indica semplicemente ciò che esiste, la realtà; né può indicare generalmente ciò che fanno gli animali o vegetali semplicemente perché ogni specie ha una propria natura, ossia un proprio progetto, diverso da quello di altre specie. In termini correnti potremmo definire la natura come il progetto che guida lo sviluppo di ciò che esiste, la sua realizzazione. Mentre l’identità sessuale (cioè l’essere maschio o femmina) è definita sin dal concepimento-il momento dal quale ogni cellula del corpo umano è caratterizzata dai cromosomi XX nella femmina e XY nel maschio; l’identità di genere (cioè l’essere uomo o donna), invece, si acquista con lo sviluppo.

Si potrebbe dire che maschio e femmina li creò (genesi 1,27), ma uomo e donna si diventa. Potremmo  quindi descrivere il sesso e il genere in termini aristotelici, definendo il sesso come potenza e il genere come atto, cioè la realizzazione di un Progetto (la natura) presente fin dal concepimento ma che si realizza nel corso della vita. Il  compimento della propria identità sessuale consiste quindi nell’acquisire pienamente l’identità di genere, ossia nel diventare pienamente uomini (se maschi) e donne (se femmine).

Ciò che può ostacolare o permettere lo sviluppo della natura delle cose è il ruolo dell’ambiente: una piantina di limone ha una natura, un progetto che prevede la produzione di frutti particolari come i limoni. Può tuttavia accadere che, la piantina non porti frutto: forse non ha ricevuto abbastanza acqua, luce, forse è stata assalita dai parassiti, forse era in una posizione non adeguata.

Ciò non significa ovviamente, che la natura della pianta non prevedesse la presenza di frutti, bensì che l’ambiente ha ostacolato lo sviluppo della piantina secondo la sua natura. Tornando all’uomo, questo significa che esiste una natura che guida la realizzazione del progetto della persona; e che se una Persona non riesce a sviluppare pienamente le sue potenzialità non significa che non ne avesse, ma solamente che l’ambiente e le esperienze che ha vissuto (la cultura) non glielo hanno permesso. Quello che permette lo sviluppo dell’identità sono le relazioni, strumento essenziale per la propria realizzazione, e l’uomo non può vivere senza relazioni.

L’ideologia di genere sostiene l’assoluta indipendenza della parte biologica della sessualità (il sesso) da quella non-biologica (il genere). Per  l’antropologia aristotelico-tomista ogni cosa esistente è un “sinolo”-ossia una unione-di materia e forma; nel caso dell’uomo la materia è il corpo e la forma è l’anima. L’anima e il corpo sono  inscindibili, tanto che la separazione dell’anima dal corpo comporta la morte dell’uomo; e il loro rapporto non è una somma, quanto piuttosto un prodotto. Che differenza c’è tra la somma di anima e corpo e la loro unione? Più o meno la differenza che passa tra gli ingredienti per fare una torta e la torta. Finché gli ingredienti sono separati ognuno mantiene le sue caratteristiche ma una volta che si Impastano gli ingredienti e si cuoce la torta non è più possibile separare gli ingredienti.

Questo è, secondo l’antropologia aristotelico-tomista, la relazione che lega anima e corpo nell’uomo: esse sono unite indissolubilmente. Per questo motivo è lecito, ed anche utile distinguere la componente biologica della sessualità da quella psicologica e relazionale; ma esse sono le due facce della stessa medaglia, inscindibili se non al prezzo di annientare l’uomo.

L’Ideologia Gender derivata dal Femminismo

L’ideologia di genere deriva chiaramente dal femminismo radicale e dalla sua lettura della società.

I rapporti tra uomo e donna sono diversi ma hanno uguale dignità; la  complementarietà tra il ruolo maschile  e quello femminile  ha una importanza fondamentale nell’educazione dei figli, nella coppia e persino per la persona, essendo il dono reciproco ( possibile solo tra persone diverse e complementari) la condizione della realizzazione personale,secondo la “teologia  del corpo” di Giovanni Paolo II.

Nel corso dei secoli la  visione complementare della mascolinità e della femminilità  ha subito numerosi attacchi volti a distruggere i legami che presuppongono un’alterità,e quindi una relazione tra soggetti diversi.

Così, seguendo lo schema proposto in campo religioso dalla rivoluzione protestante (eliminati i sacramenti, il culto dei santi, della madonna, tutti siamo soli di fronte a Dio padre, senza avvocati, intercessori, mediatori), la rivoluzione francese lascia gli uomini soli, senza legami se non quelli verticali con lo “Stato“: l’individuo non è più “persona“ ma “cittadino“, deve cioè la sua identità allo “Stato”; vengono  aboliti Gli Stati (ossia le classi sociali: clero, nobiltà e borghesia), gli ordini religiosi, le confraternite, le corporazioni professionali; non esiste più alcuna autorità naturale, ma solo quelle che sono il frutto di un accordo tra i cittadini. C’è un contratto sociale liberamente stipulato tra gli uomini, e non una natura umana non stabilita dall’uomo.

Forse il più importante gesto simbolico della rivoluzione francese fu la decapitazione di Luigi XVI. Egli, infatti, fu ucciso non in quanto Luigi di Borbone, ma per quello che rappresentava, cioè il potere regale di origine divina.

I rivoluzionari intesero distruggere con un gesto simbolico e cruento il principio stesso di autorità naturale in ogni sua forma, compresa l’autorità paterna.

“Tagliando la testa a Luigi XVI, la Rivoluzione ha tagliato la testa a tutti i padri di famiglia” (Honoré de Balzac)

Non è un caso se i Giacobini stabiliscono che i maggiorenni non saranno più sottoposti alla patria potestà; e che i figli saranno allevati dallo Stato e non più dalle famiglie.

Il Femminismo nato durante la Rivoluzione Francese

Non è un caso nemmeno se proprio durante la Rivoluzione Francese nasce il femminismo.

Si tratta di un femminismo di stampo liberale che – in accordo con i princìpi della Rivoluzione Francese- rivendica uguali diritti fra diseguali, opponendosi al principio di organicità tra uomo e donna basato invece sulla complementarietà dei ruoli.

Con la Rivoluzione marxista si arriva poi a considerare la famiglia non come una società naturale, fondata sul matrimonio, bensì fondata sullo sfruttamento della donna da parte dell’uomo. In Italia, il comunismo, non ne fece un obbiettivo principale perché il proletariato condivideva la visione cattolica e naturale della famiglia e dei ruoli maschile e femminile.

La svolta si ebbe nel cosiddetto 68 quando vennero presi di mira i legami personali e familiari; oltre al generico concetto di autorità  venne condannata l’autorità paterna e maschile.

In questo modo , accanto a “ Vietato vietare” e “ L’immaginazione al potere” , comparve lo slogan “ Ne padri né padroni”; il malinconico auspicio:”Una società senza padre” da parte di Alexander Mitscherlich ( 1869-1951).

Negli stessi anni comparve una nuova forma di femminismo denominato radicale che si proponeva di eliminare la radice della disuguaglianza, cioè le differenze.

Le femministe radicali concepivano la società come una struttura costruita dagli uomini (gli oppressori) per tenere le donne ( gli oppressi) in una posizione di sudditanza: tale era infatti la lettura che il femminismo  radicale dava del matrimonio come “un metodo legalmente sanzionato per controllare le donne”; del rapporto sessuale,” pura, formalizzata espressione di disprezzo per il corpo delle donne”; dell’ accudimento materno dei figli visto come “un compito che impedisce la libertà “; la cura della casa come una schiavitù imposta dall’uomo.

Una società senza sessi

 Il Femminismo radicale ritiene che la lotta tra i sessi debba sfociare in una società senza sessi. Il femminismo radicale ritiene che lo strumento dell’oppressione maschile sia il linguaggio. In che modo il linguaggio costringerebbe la donna in una posizione di inferiorità rispetto all’uomo? Secondo le femministe radicali il linguaggio, in quanto espressione di una concezione maschile della realtà, codificherebbe una visione maschile del mondo che, attraverso l’educazione, forma ruoli, sensibilità, psicologie e relazioni diverse per uomini e donne.

Ad esempio, chiamando Dio con un nome maschile; oppure usando la parola “uomo”per indicare il genere umano, oppure indicando con nomi maschili ruoli sociali importanti ( avvocato, magistrato, giudice, sindaco…) indipendentemente dal fatto che a incarnare quel ruolo sia una donna anziché un uomo,creerebbe l’idea che l’uomo è superiore alla donna. Perché uomo e donna siano realmente uguali, dunque, è necessario agire sul linguaggio.

L’incarnazione del verbo è avvenuta secondo il sesso maschile. Che significa questo? Che la salvezza offerta da Dio agli uomini, l’unione cui sono chiamati con lui, in una parola l’Alleanza, riveste fin dall’antico testamento, presso i profeti,  la forma privilegiata di un mistero nunziale: il popolo eletto diventa gli occhi di Dio una sposa ardentemente amata. Allora si realizza pienamente e definitivamente il mistero nuziale, annunziato e cantato nell’antico testamento: il Cristo è lo sposo; la chiesa è la sua sposa, che egli  ama poiché se l’è acquistata col suo sangue e l’ ha resa gloriosa Santa e  Immacolata, e dalla quale è ormai inseparabile.

Dio incarnatosi in Cristo come Sposo

Dio si è incarnato in un corpo  di  sesso  maschile perché è lo Sposo.

Nei tempi passati era lo sposo che determinava la condizione sociale della sposa ed essa veniva elevata al rango sociale del marito diventando comproprietaria dei suoi beni. È interessante quanto si legge nel catechismo della chiesa cattolica: “chiamando Dio con il nome di padre, il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso,  è bontà e sollecitudine d’amore per tutti i suoi figli.

Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l’immagine della maternità, che indica ancor meglio l’immanenza di Dio, l’intimità tra Dio e la sua  creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all’esperienza umana dei genitori e, in certo qual modo, solo per l’uomo i primi rappresentanti di Dio. Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene  perciò ricordare che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umana, pur essendo nell’origine il modello: nessuno è padre quanto Dio.

La  parola Abbà si trova nella lingua aramaica, che è la lingua usata da Gesù e significa papà, padre, babbo, babbo mio e anche padre nostro.
Gesù è stato il primo a rivolgersi a Dio chiamandolo “Padre”.

San Marco che ha scritto il vangelo in greco, narrando la passione del Signore, riporta l’espressione aramaica usata da Gesù: “E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu»” (Mc 14,36).

San Girolamo, che ha tradotto il vangelo dal greco in latino, ha lasciato questa parola aramaica. E così, giustamente, hanno fatto anche i traduttori italiani.

Con questo nome anche i cristiani, fin dalla prima ora, si rivolgono a Dio, sottolineando così la particolare familiarità che hanno con Lui, con il quale si rapportano non solo come creature verso il Creatore (come fanno i pagani), ma come figli col Padre: “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15); “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4,6).

Gesù, che ci ha insegnato a pregare, vuole che chiamiamo Dio Padre nostro.

San Tommaso commenta: per sottolineare che ci rivolgiamo a Uno che è infinitamente più desideroso di noi di venirci in aiuto. Lo è immensamente di più di quanto non lo sia un padre umano col proprio figlio.

Dio è certamente al di sopra della distinzione sessuale ma i beni che sono racchiusi nella Sessualità(Donazione di sé e procreazione) in Dio sono al massimo esponenziale. È Dio stesso che si è presentato come padre. Chiamandolo padre, noi usiamo il linguaggio usato da Dio stesso il quale peraltro ha espresso i suoi sentimenti nei confronti dell’uomo paragonandoli anche a quelli di una madre. In  ogni caso non si tratta di una Paternità biologica, come quella che si esprimeva nella mitologia greca e pagana, ma soprannaturale. Dio è padre Perché mediante la grazia santificante comunica agli uomini un germe della sua vita divina  e si relaziona con loro non solo come il creatore con le creature alle quali da tutto ciò che è loro necessario per essere tali, ma li innalza alla sua vita divina facendoli diventare suoi familiari e amici. “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Giovanni 1,12).

Ciò significa che prima di accoglierlo non erano figli di Dio. Figli di Dio non lo si nasce, ma lo si diventa e lo si diventa quando si accoglie quel germe di vita santa e divina che egli infonde in noi mediante la grazia santificante. San Paolo quando dice che siamo stati predestinati ad essere suoi figli adottivi (Efesini 1,5) vuol sottolineare che non siamo figli di Dio per natura, ma lo diventiamo per grazia, per benevolenza divina. San Giovanni insiste nel dire che “siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente“! (1 Giovanni 3,1).lo siamo realmente a motivo di quel germe divino (1 Giovanni 3,9) deposto il noi.

Un tempo maledetto

Questo è un tempo maledetto in cui i pazzi guidano i ciechi. La nostra società  è  una malata psichiatrica, l’Occidente politicamente ,follemente corretto in cui siamo stati condannati a vivere dove la civiltà , la verità  e la realtà  sono morte. Alla luce delle considerazioni espresse  e dell’analisi fatte sul significato del maschile e del femminile nella rivelazione cristiana è completamente folle che gli anglicani siano intenzionati a cancellare i riferimenti a Dio padre, e ad abolire i pronomi maschili che lo riguardano nelle scritture e nella liturgia. I  settori ecclesiali definiti “liberali progressisti“ ritengono che l’uso del termine “ padre” e il genere maschile siano una cattiva interpretazione teologica che ha portato al “sessismo attuale”.

I portavoce del religiosamente corretto anglicano, esigono  sviluppare un linguaggio più inclusivo  nella liturgia ufficiale dando l’opportunità ai fedeli di parlare di Dio in una maniera non legata al genere”.

Ci tranquillizza il fatto che le chiese anglicane siano deserte e la liturgia di genere neutro riguarderà pochissimi sfortunati agonizzanti. È mai possibile che  la  chiesa anglicana ignori che l’uso del maschile non  significa che Dio sia maschio?“ Il che è un’eresia. Pertanto le immagini maschili e femminili non sono intercambiabili, talchè il Padre non potrà  essere chiamato madre senza una perdita di significato.

Chissà se a Westminster credono ancora che “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente,che striscia sulla terra” ( Genesi 1,26-28). Per i cultori del gender e del Green i tempi della Bibbia devono essere tempi bui e le parole della Genesi  politicamente scorrettissime.

Il padre nostro è stato dettato da Gesù, ogni intervento sul testo è dunque una manipolazione delle scritture, che per i fedeli sono Parola del Signore.

Ma ad una chiesa fondata da un re, Enrico VIII, non per divergenze teologiche ma per divorziare da Caterina d’Aragona e sposare Anna di Bolena, non interessano le scritture. Gli uomini della chiesa anglicana “hanno abbandonato Dio non per altri dèi, ma per nessun dio” (Thomas Stearins Eliot). Questo non era mai accaduto prima. Per riportare le pecore all’ovile non sarà sufficiente il linguaggio inclusivo, la ritrattazione di alcuni dogmi o la folle neutralizzazione del nome di Dio.

Il neo-anglicanesimo, come una parte del cattolicesimo moderno, sono al servizio del potere, instrumentum regni.  In Inghilterra  dove la religione di Enrico nacque come strumento della corona i pastori fanno bene a porsi al servizio del mondo : è il loro ruolo da cinquecento anni, lo hanno svolto con “grande dovizia e maestria”.

Oggi il potere globale dell’Occidente vuole un‘umanità unisex e transex, promuovendo l’equivalenza e la fluidità gender. Non ci dobbiamo stupire quando  arriveranno a cambiare non il genere, ma il nome di Dio, per esempio in energia cosmica, o qualcosa di simile.

Rattrista però vedere le chiese cristiane arrendersi al nemico senza lottare. Non si rendono conto che i loro padroni gioiscono per la resa incondizionata di un Occidente in agonia su un letto di morte con accanto il  suo Dio diventato genitor*1.

Nell’indifferenza generale si vuole celebrare  il funerale di Dio Padre perché troppi chierici hanno scelto di servire Mammona: non ne vogliono più sapere del Dio Padre.

STATI UNITI D’AMERICA: LA CHIESA DEI DEMONI. Dai Puritani del Nuovo Ordine Mondiale agli Albori di una Nuova Umanità

STATI UNITI D’AMERICA: LA CHIESA DEI DEMONI. Dai Puritani del Nuovo Ordine Mondiale agli Albori di una Nuova Umanità

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Nell’immagine la sfilata organizzata dal Satanic Temple davanti all’Arkansas Capitol con la statua di Baphomet, idolo demoniaco di origine medievale

di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

 Siamo agli albori di una nuova umanità: Manovre che hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità

In questo scritto, si vogliono indagare le radici invisibili dei gravi errori strategici commessi negli ultimi decenni dalla potenza egemone occidentale, gli Stati Uniti d’America; le cercheremo dove è meno facile scorgerle: nel  mito fondativo americano, nella religione civile d’America, nei momenti più profondi e meno consapevoli della psiche americana.

Gli Stati Uniti d’America una “CHIESA” tra Sacra Narrazione e il suo Demone

Il 4 luglio 1776, gli stati uniti furono battezzati con queste parole :” Ci impegniamo reciprocamente con le nostre vite, le nostre fortune e il nostro sacro onore”. È nata una nazione con questo giuramento designando Gli Stati Uniti come il culmine futuro della storia.

Il nuovo mondo fu colonizzato, principalmente, da Olanda e Inghilterra e dai loro dissidenti religiosi o calvinisti estremisti e radicali. Essi si dicevano “lontani dalla vecchia Europa“, come Lutero ci voleva “lontano da Roma“, infatti per i calvinisti americani anche il protestantesimo classico o luteranesimo europeo era intollerabile. I protestanti del nuovo mondo si presentavano come “la nuova Gerusalemme“.

Gli Stati Uniti, con un ardente fervore religioso, credendo di possedere una vocazione superiore a redimere l’umanità, punire i malvagi e battezzare l’età dell’oro sulla terra entrano in una narrazione sacra. Era il nuovo Israele di Dio che aveva una missione da compiere servire l’uomo. L’America è la nazione eccezionale, l’unica, la pura di cuore, la battezzatatrice e la redentrice di tutti i popoli umiliati e oppressi.

Questo è il catechismo della religione civile americana.

Oggi  possiamo davvero comprendere il pensiero e l’azione americani solo attraverso la lente della religione. La narrazione sacra governa gli americani: governa ciò che pensano, dicono e fanno.

Il problema è: chi controlla questa narrazione sacra?

Naturalmente, Il Vangelo americano è Inestricabilmente legato alla Riforma e alla sanguinosa storia del protestantesimo: non può sfuggire alle sue origini cristiane calviniste.

Il concetto puritano /calvinista di vocazione, “secondo il quale il cristiano si dimostra strumento di Dio non negli eroismi della vita monastica, ma accettando la propria posizione nel mondo, operando con successo nel regno del demonio“ (Bonazzi, dizionario di politica, Torino, Utet) è entrato nel sangue degli USA; tra “vocazione o ascesi terrena e mondana“, di cui parla il professor Tiziano Bonazzi, è tipica del calvinismo puritano, dell’americanismo e oggi del neo-conservatorismo cristianista.

Conseguenze importanti del puritanesimo: l’origine delle colonie americane

I padri Pellegrini che emigrarono nel 1620, sul Mayflower, in America erano puritani .Costoro crearono quella borghesia dei commercianti inglesi, severi, avidi di guadagno, che consideravano la ricchezza come una benedizione del cielo e la povertà come l’effetto del vizio.

I puritani trasferitisi in America erano convinti di essere il popolo eletto al quale era stata destinata quella terra ricca e potente, una sorta di paradiso in terra o di terra promessa. Georges Batault mostra  molto bene l’affinità tra giudaismo talmudico e puritanesimo. La pseudo-riforma protestante, spiega l’autore, è stata essenzialmente antiromana ed ha scoperto nella tradizione ebraica sia lo spirito di rivolta e il millenarismo sia la mentalità affaristica che è propria del liberismo anglo-americano.

Il ruolo degli ebrei e dei puritani in America è talmente congiunto che non è possibile distinguerli. Sotto  l’influsso giudaico-puritano, gli Stati Uniti d’America sono diventati la più grande potenza economica, politica e militare e, tramite l’America, lo spirito ebraico-puritano si è diffuso in tutto il mondo.

Mentre in Europa il giudaismo non si è potuto avvalere della religione madre europea, il cattolicesimo romano, che, anche qui, ha esercitato la sua funzione di “colui che trattiene il mistero di iniquità operante nel mondo“ (San Paolo), in America, invece, la religione predominante nel nuovo mondo, il puritanesimo, gli ha dato non solo tolleranza ed emancipazione assimilatrice, ma la piena libertà religiosa, sociale e politica, che lo ha reso un tutt’uno con l’americanismo e ne ha fatto il padre cofondatore degli Stati Uniti: Il puritanesimo e l’ebraismo sionista sono coessenziali e tendono teologicamente al dominio del mondo e alla sua trasformazione in una sorta di paradiso in terra, grazie al benessere materiale ottenuto mediante lo spirito liberal-mercantilistico.

La Massoneria figlia della Riforma 

Il ruolo del protestantesimo gioca un ruolo importante anche nella genesi della massoneria, tale verità è stata troppo spesso passata sotto silenzio. La massoneria è in parte di origine protestante; resta in stretto collegamento con la chiesa anglicana;  la sua ideologia è prossima a quella del protestantesimo/ calvinismo.

Ciò si può evincere da una Breve storia della Massoneria pubblicata in precedenza dal direttore di Gospa News.

Il liberalismo ha abbracciato il protestantesimo e il suo “ pecca fortier”. Il liberalismo è la rivoluzione.

È il padre di ogni altra rivoluzione: quella protestante, quella illuminista, quella marxista, quella sessuale.

Il problema del momento presente è quello di acquisire delle idee chiare su alcune entità che dirigono il mondo: l’americanismo , il suo padre, ossia il giudaismo post biblico e la massoneria americana che partorisce” logge massoniche occultiste ed elitarie volte a propalare l’ideale suprematista di un Nuovo Ordine Mondiale”

Il Papa della massoneria americana fu Albert Pike che nel 1859 divenne Gran  Maestro del Rito Scozzese Antico e Accettato.

La nostra piccola storia comincia nel medioevo, in Italia… a Firenze

Dobbiamo fare molta attenzione a non trarre conclusioni affrettate.

L’Italia non è una terra qualunque, Lo abbiamo già constatato in questi tre lunghi anni di pseudo-pandemia. Anche la Toscana non è una regione qualsiasi: GSK Vaccines Institute for GlobalHealth a Siena.  Larry Fink, “un miliardario americano di origine ebraica che rappresenta l’epifenomeno della cultura Sionista”. Il fondo newyorkese di Fink è un azionista di rilievo della GlaxoSmithKline (GSK).

La famiglia dei Medici

La famiglia dei Medici  era originaria del Mugello; già dal XII secolo si erano trasferiti in città e avevano intrapreso il commercio della lana e dei suoi lavorati.

La manifattura laniera si rivelò una fonte inesauribile di guadagno e la gestione del denaro cominciò a produrre molti utili. Come accade sempre, la gestione del denaro cominciò a produrre più utili della manifattura laniera; così si aprì ufficialmente il Banco Dei Medici  che, in poco tempo, divenne enormemente importante anche a causa della riscossione delle decime per conto del Papa.

Il possesso di ingenti somme di danaro liquido generarono  due cose: Prestito ad usura  e il mecenatismo (accademia neoplatonica).

L’usura, considerata peccato mortale dalla teologia morale cristiana, veniva praticata dal Banco dei Medici . Nonostante ciò non  venne mai esplicitamente condannata: come poter d’altro canto accusare il banchiere del Papa?

Anche le grandi donazioni fatte alla Chiesa (Rinascimento) contribuirono a tapparle la bocca; non solo riguardo all’usura ma anche riguardo al particolare interesse che la famiglia dei Medici riservava allo studio delle arti oscure, ancora più proibite dell’usura.

Una volta superata la soglia morale dell’usura, una volta che si è cominciato a fare denaro con il denaro, ogni altro mezzo diventa lecito. Persino l’alchimia,che aveva come scopo, guarda caso, la creazione di oro dai metalli vili.

La giustificazione venne fornita dal neoplatonismo gnostico che considera lecito ciò che è illecito e buono ciò che è cattivo.

Se è lecita l’usura, è lecito anche l’amore sensuale e passionale. Sparisce l’amore puro, sacro e verginale rappresentato dalla Madonna e al suo posto (ri)nasce Venere, la dea pagana dell’amore carnale, sensuale.

Il rifiuto delle leggi morali e religiose, il ritorno al paganesimo e la ricerca di collusioni con il potere religioso condussero a una rilevanza sempre maggiore del cattolicesimo nella vita dei fiorentini. Irreligiosità e amoralità sono caratteristiche di questo periodo. (Carissimi lettori trovate correlazioni con il periodo odierno?)

E continua a Londra

Questo quadro italiano venne esportato in Inghilterra dove nel 1535 Thomas Cromwell  diventato vicario generale del re e suo principale consigliere, fece diventare legale l’usura secondo il modello fiorentino.

Ma la chiesa in Inghilterra era molto forte per  poter attuare il progetto fiorentino e pertanto andava indebolita: Cromwell iniziò una capillare opera di spoliazione dei monasteri inglesi a favore della corona. Chi si opponeva veniva semplicemente ucciso.

Fu Thomas Cromwell  ad  infilare nel letto di Enrico VIII la cortigiana Anna Bolena e a sostenerne le illegittime richieste di divorzio.

A questo punto l’individuo è solo di fronte al potere politico, al quale non gli resta che sottomettersi. La liberazione sessuale è controllo politico ( E.Michael Jonson).

Questo concetto è profondamente radicato nella teologia cattolica. L’ Uomo libero è colui che segue la ragione, il logos; chi segue le passioni non è libero, bensì schiavo. Per ridurre schiavitù qualcuno, quindi , è sufficiente renderlo schiavo delle passioni; e, tra tutte le passioni, quella più facile da utilizzare è la concupiscenza. Nella Bibbia abbiamo uno splendido esempio di come l’avversario più temibile possa essere reso assolutamente innocuo mediante questa passione: è la storia di Giuditta, che sconfigge, con le sue grazie, il terribile Oloferne, generale dell’esercito assiro.

Per questo motivo, il libro di Giuditta è stato eliminato sia dalla Bibbia ebraica che da quella protestante. Per quanto riguarda i protestanti, la storia ricorda molto ciò che accadde al re Enrico VIII, Defensor Fidei, che  si macchiò di numerosi peccati (scisma, adulterio, omicidio…) a causa dell’avvenenza di Anna Bolena.

Chi era Thomas Cromwell?

Figlio di un birraio di Putney (a sud ovest di Londra ) aveva combattuto come mercenario nelle Fiandre e in Italia ma rimasto disoccupato si fece assumere dai banchieri Frescobaldi ed inviare in Belgio per spiare i banchieri di Anversa, concorrenti dei fiorentini.

Il figlio del birraio, fece carriera come spia lavorando anche in Vaticano e insieme ad un’altro personaggio, il cardinale Thomas Wolsey, fecero in poco tempo una splendida carriera, scalando il potere e accumulando importanti ricchezze.

Cromwell non era solo un’abile spia ma gli anni che aveva passato al servizio dei Frescobaldi  avevano fatto di lui un esperto in tecniche bancarie fiorentine senza scrupoli. Nel 1535 Cromowell  divenne vicario generale del re e suo principale consigliere ed è in questa veste che fece diventare legale l’usura secondo il modello fiorentino; e iniziò una capillare opera di spoliazione dei monasteri inglesi a favore della corona.

Eliminata dall’Inghilterra la Chiesa Cattolica ed essendo re Enrico il capo della nuova chiesa nazionale, non c’era più nessun freno morale che impedisse le più spregiudicate imprese finanziarie.

La riforma luterana forniva una giustificazione con la sua morale così distante da quella cattolica:” Esto peccator et pecca fortiter, sed fortius Fide et gaude in Cristo”, Puoi commettere il peccato e commetterlo senza ritegno, ma credi ancor più fortemente e rallegrati in Cristo.

Cosa mancava affinché il modello fiorentino fosse ricomposto e riprodotto in ogni suo aspetto in Inghilterra ? Mancava lo studio della magia e il suo riconoscimento ufficiale. Elisabetta I rimediò scegliendo come consigliere e astrologo John Dee:  si dedicò alla ricerca della pietra filosofale, contattò medium, fece esperimenti di necromanzia per capire i segreti della produzione alchemica dell’oro.

Fu lui ha creare l’imperialismo britannico (la tradizione voleva che i Tudor fossero discendenti di re Artù, Elisabetta era legittima sovrana di tutte le terre scoperte da quel personaggio; a queste andavano aggiunte quelle raggiunte dal monaco irlandese Brandano. Ciò significava che le isole britanniche, l’oceano Atlantico e il Nord-America erano domini britannici. Non solo: essendo la regina Elisabetta legittima erede delle corone di Spagna e Portogallo, era anche la sovrana di gran parte dell’America meridionale).

È necessario trovare una giustificazione

Come giustificare filosoficamente quanto era accaduto fino a quel momento? Ci pensò Francis Bacon, spia con Elisabetta e Grand commis, alto funzionario di Stato con Giacomo I  di Inghilterra con il quale condivideva l’interesse per l’occulto e per i giovani uomini. Con Bacon non esiste più un bene o un male, un giusto o uno sbagliato, non esiste alcun Logos, alcun ordine universale al quale conformarsi perché la sua esistenza non è verificabile con un’esperimento.

La Royal Society avrà come scopo di approfondire e diffondere la filosofia di Bacon. Non possiamo non menzionare Thomas Hobbes che trasse le conseguenze da quanto scritto da Bacon: se la legge naturale, che proteggeva i deboli, è abolita, il debole è ora alla mercé del forte.

L’uomo hobbesiano non è guidato dalla ragione come nell’antropologia classica, bensì dalle passioni e dal desiderio. ( sarà questo il motivo per cui, oggi, l’industria del porno, che fattura circa 100 miliardi di dollari l’anno, mette i suoi prodotti a disposizione gratuitamente a qualsiasi ora del giorno e della notte? Quale altra industria lo farebbe?).

Locke prosegue  l’opera  di giustificazione negando l’esistenza di leggi morali e religiose innate, assolute e universali. Secondo Locke, gli  unici modi per conoscere qualcosa sono l’esperienza e l’osservazione: la realtà materiale non può essere conosciuta con le realtà metafisiche ( empirismo). Nessuna autorità morale o religiosa può interferire con le scelte di un individuo (scrive Locke).

La demolizione della metafisica procede con Isaac Newton: Newton e Locke sono  entrambi membri della Royal Society, entrambi erano ariani negando la divinità di Cristo, entrambi  alchimisti. Non si dimentichi che Newton fu l’ultimo dei maghi, l’ultimo dei babilonesi e dei sumeri.  Divenne guardiano della zecca reale, a Londra e successivamente venne nominato direttore generale in qualità di matematico, astronomo e alchimista.

Queste poche pennellate sull’usura, sulla magia, sull’alchimia, sull’astrologia, sugli adulteri, sull’ espropriazione dei beni della Chiesa, sull’imperialismo, sul colonialismo non sarebbero complete se non facessimo riferimento anche all’eugenetica che fa i suoi primi passi proprio in quel periodo.

La riforma anglicana con l’espropriazione di tutti i beni ecclesiastici produsse una spaventosa ondata di povertà: moltissimi  inglesi che vivevano nelle e delle proprietà della Chiesa si trovarono da un momento all’altro senza casa e senza mezzi di sostentamento. Ma questo fu solo l’inizio perché tutte le terre demaniali divennero private e recintate. Charles Dickens, nei suoi romanzi descrive molto bene questa massa di povera gente che inurbandosi  si trasforma in sotto- proletariato.

Thomas Robert Malthus  studiò il problema e trovò la soluzione nel limitare artificialmente la crescita della popolazione depopolazione (cari lettori notate delle correlazionei con i nostri tempi?).

Furono queste idee che ispirarono un giovane biologo, Charles Robert Darwin.

Egli nel 1838 lesse il saggio di Malthus e  questo  gli permise di assemblare una teoria sull’origine delle specie : Selezione naturale malthusiana in un universo Newtoniano , meccanico, a-morale e a-teologico. La lotta per la vita si risolve nella sopravvivenza del più adatto. Con Darwin sorge una nuova religione: la scienza (h). Bacon era il suo Abramo e Darwin il suo Mosè.

Per compiere tutti questi delitti, i liberali hanno dovuto rifiutare la legge naturale e le sue manifestazioni, le leggi morali e religiose. Per fare ciò hanno abbracciato il protestantesimo e il suo pecca fortiter, decretandone la fortuna; poi  hanno dichiarato la ragione incapace di cogliere la verità di quelle leggi che avevano infranto; hanno deriso la metafisica, insultato Aristotele; hanno creato dal nulla una nuova filosofia che giustificasse le loro azioni; ne hanno fatto lo strumento per costruire un mondo nuovo che fosse al loro piacimento. In poche parole hanno rifiutato il logos.

Questo è il liberalismo. Il liberalismo è la rivoluzione.

Il liberalismo è la rivoluzione

 Il liberalismo è il padre di ogni altra rivoluzione: quella  protestante, quella illuminista, quella marxista, quella sessuale. Per affermarsi ha dovuto distruggere un mondo costruito in armonia con il logos, il mondo in cui la filosofia del Vangelo governava la società che aveva tratto  da tale ordinamento frutti inimmaginabili, la memoria dei quali dura e durerà, come Papa Leone XIII afferma nella lettera enciclica “Immortale Dei”1885.

 A questo punto possiamo affermare che il capitalismo emerge come un virus da un mondo cattolico indebolito: quando  il cattolicesimo è forte e sano il capitalismo non può manifestarsi. Il  capitalismo precede e fomenta lo sviluppo del protestantesimo che, soprattutto nella sua versione calvinista puritana non è altro che un ritorno all’ebraismo.

Cristo è scandalo per  Giudei  ( 1Cor 1,17-25)

Perché Cristo non è stato riconosciuto come il Messia annunciato nell’antico  testamento da parte degli ebrei? Israele rifiuta la figura del servo sofferente-crocifisso profetizzato dal libro del profeta Isaia. Gli ebrei hanno bisogno di eroi vincenti, rifiutano la figura del Cristo perché perdente ( muore in croce perdonando i suoi nemici). Il figlio di Dio doveva uccidere i propri nemici così come Dio precipitò nel mare cavallo e cavaliere egiziani durante la traversata del Mar Rosso.

L’archetipo del supereroe ebraico è Mosé, che con Superman ha molto in comune.

Gli inventori dei supereroi di carta sono gli ebrei. Da Superman a Batman, passando per X-Men, Daredevil, Spider-Man, Thor…….. Se leggiamo i nomi dei padri dei supereroi a fumetti è come scorrere i banchi di una sinagoga: le prime storie a fumetti sono in lingua yiddish  e quando decidono di fare il salto nel mercato si americanizzano il nome.

Calvinismo e ritorno all’Ebraismo            

Voegelin “ la religione civile e millenaristica americana ha le sue radici nel protestantesimo, in particolare nel credo calvinista frutto di una esegesi della Scrittura priva della prospettiva “ cristologica” che ci fa ritornare all’ebraismo.

In sintesi L’enfasi viene posta sul vecchio testamento che viene letto  negando che si parli di Cristo e non si annunciasse la sua venuta.

A questo punto è doveroso fare alcune precisazioni: “il giudaismo rabbinico“ non è una religione fatta di dogmi e morale, ma piuttosto una forma di vita o una pratica storico-religiosa. Il  giudaismo rabbinico non è la religione mosaica o vetero-testamentaria, esso si fonda non sull’antico testamento(Legge e profeti,) ma sul Talmud, secondo cui Israele è il popolo santo che deve salvare e dominare il mondo. Il  giudaismo rabbinico, quindi è essenzialmente sionista.  La  questione giudaico-americana consiste nel fatto che il nuovo mondo fu colonizzato, principalmente, da Olanda e Inghilterra e dai loro dissidenti religiosi o calvinisti estremisti radicali.

Calvinismo, Massoneria e Sionismo sono le tre componenti principali dell’americanismo, come tale l’America (e il sionismo, di cui gli USA sono la seconda “Terrasanta“) è essenzialmente distinta dall’Europa. La filosofia americana è antimetafisica e quindi anti greco-romana, la politica è massonica e filosionista.

L’Europa rinascerà solo se tornerà alle sue radici (metafisica greca, patristica e scolastica), ritrovando la sua vera identità culturale.

Si comprende così perché il popolo ebraico/puritano americano nato dai padri fondatori, si autoproclama strumento per la purificazione del resto del mondo “ terra di Satana”.

Nel cuore di un uomo americano troviamo l’eterna lotta tra la luce e le tenebre, il bene e il male con una grande differenza con l’esegesi cristiano apostolica ( cattolica ed ortodossa) espressa nel libro dell’apocalisse dove non viene annunciato nessun Regno dei cieli sulla terra bensì la salvezza oltre l’orizzonte terreno.

Il millenarismo è sempre stato respinto dal cattolicesimo e dall’ortodossia.

Il nuovo ordine mondiale, dal 2019 sino ad oggi si è definitivamente installato come una dittatura o meglio come una tirannia su scala globale. Dobbiamo tenere bene a mente come il puritanesimo (che ha giocato in America il ruolo che la massoneria ha avuto in Europa a favore del giudaismo) e l’ebraismo sionista siano cooessenziali e tendono teologicamente al dominio del mondo.

La lobby sionista rappresenta uno dei potentati più forti nel business degli armamenti e delle Big Pharma,  divenute sempre più ricche e prepotenti grazie ad una pandemia pianificata da decenni da esponenti del nuovo ordine mondiale . (Lobby sioniste Fabio Carisio)

Il giudeo-americanismo è il vero problema dell’ora presente: esso  con  l’attuale politica americana ci ha portati sull’orlo di un immane conflitto nucleare, che rischia di esplodere a partire dalla situazione che si è venuta formando in Ucraina-Donbass nel gennaio 2022.

 Svolta Storica e Guerra

Addentriamoci ora nella storia militare, nella strategia e nell’antropologia volendo rischiarare uno degli aspetti più enigmatici della presente svolta storica.

Indaghiamo insieme a Vlahos  le radici invisibili dei gravi errori strategici commessi negli ultimi trent’anni dalla potenza egemone occidentale, Gli Stati Uniti d’ America .

Partendo dalla religione civile d’America che è infiammata da un’apocalisse eternamente ricorrente dove la guerra è il suo rituale di purificazione.

La religione civile americana inestricabilmente legata , come già detto,al cristianesimo calvinista e alla Sanguinosa storia del protestantesimo, dove tra le varie denominazioni protestanti, quella che più incarnanò lo spirito di ribellione alle leggi morali e religiose fu il calvinismo / puritanesimo.

Il calvinismo accentuò il ritorno all’ebraismo; aborre il sacrificio di Cristo; Ignora il nuovo testamento e si concentra esclusivamente sul vecchio ; come  l’ebraismo farisaico , pratica libero esame della scrittura . Vangelo americano:   se siamo caduti nella corruzione, dobbiamo essere purificati e resi di nuovo degni di agire come Redentore del mondo. Per i suoi peccati, una narrazione sacra corrotta non può trovare espiazione. La rinascita esige quindi il passaggio attraverso il fuoco purificatore della guerra. Il demone  dell’ossessione per il potenziale purificatore e consacrante delle prove e dei terrori insiti nella guerra nascosta  nei meandri della letteratura sacra.

La nascita stessa dell’America come nazione è radicata in questo invasamento demoniaco della guerra. Essi si  ritengono in missione per conto di Dio, come ci ricorda  El Wood Blues. L’America è stata incaricata da Dio o dalla provvidenza e quindi porta con sé la sua autorità, con il popolo americano che funge da agente Divino. Con la fondazione dell’America, questa voce divina-che si leva al di sopra e dall’esterno ma che sorge anche dall’interno-diviene immanente nei fondatori dell’America e nei suoi “eletti”. La salvezza del mondo è affidata all’America, che deve assumersi il compito di rovesciare punire i malvagi, di inseguire e abbattere il male stesso.

L’America rappresenta la luce che lotta contro l’eterno lato oscuro-questo è il fondamento del manicheismo americano. Infine, come una Lucerna messa sopra il moggio, l’America rappresenta la nazione scelta da Dio, il cui popolo ha il compito sacro di mantenere la promessa post millenaria del regno dei cieli sulla terra.

La soluzione del 900 dell’America è stata quella di trasformare il nemico distillando tutto il male e il peccato in un individuo satanico che fosse la nuova personificazione del male. Quindi il nemico primordiale dell’America non erano i tedeschi, ma Hitler; non  i sovietici, ma Stalin; non i russi, ma Putin. Il male personificato come anticristo è stato il santo dei santi nella formula di redenzione dell’America per quasi un secolo.

Dove siamo diretti in questa melodrammatica prova?

Gli Stati Uniti sono governati dalla loro religione civile, non dall’ideologia. Gli americani sono guidati da una narrazione sacra. Tuttavia, a guidarla è sempre un piccolo gruppo di élite fanatiche, che guidano una storia che può realizzarsi solo in guerra. Tuttavia ci troviamo di fronte alla battaglia che ci viene imposta con la forza. La realtà è che gli Stati Uniti stanno ora sfidando aggressivamente le due maggiori e più pericolose grandi potenze, La Russia e la Cina.

Gli Stati Uniti hanno iniziato e completato il loro fatidico passaggio come incarnazione di ordini divini: da un “Nuovo Ordine per i Tempi” alle “ Nazioni Unite”, a un Nuovo Ordine Mondiale”,e infine a uno liberale “Ordine basato sulle Regole”. Ma questi cosiddetti ordini sono un simulacro del demone che si nasconde nel profondo della narrazione sacra americana : la fissazione  per il fuoco purificatore della guerra, che ci ha spinti all’eccesso, e sull’orlo della rovina. Ci troviamo in un momento dove è stata finalmente disvelata la tirannia globale.

Detto ciò ci sorge spontanea una domanda: “ Il complotto demo-pluto-giudaico-massonico esiste ancora“?  Fabio Carisio fa una capillare ricostruzione dei rapporti tra l’istituzione massonica e il protestantesimo in Europa e particolarmente in Italia dalla fine del settecento alla prima guerra mondiale.

Tutte le nazioni protestanti e massoniche del mondo nell’800 ma anche gli Stati Uniti, che erano nati da poco, parteciparono con molto zelo a finanziare, a consigliare quelli che fecero l’unità d’ Italia perché fare l’unità d’Italia aveva come obiettivo l’arricchimento di un’Elite che avevano rubato i beni della chiesa e ridotto la maggioranza della popolazione italiana a diventare un popolo di emigranti, che non aveva più una lira.

Le nazioni massoniche e protestanti avevano come obiettivo principale e ideologico quello di trasformare Roma da caput Mundi a caput Italiae, perché è evidente che Roma come capitale d’Italia finì di essere Roma. Una potenza spirituale come l’Italia venne così trasformata in una colonia da parte di coloro che avevano più potere.

La nostra storia che è partita dall’Italia attraversato l’Inghilterra , giunta in Olanda e poi ha navigato fino al Nuovo Mondo ci ha riportati in Italia: identità italiana che si è formata grazie alle sue radici cristiane. Grazie a quel patrimonio di cultura e di arte fiorito nell’humus Cristiano…